02/01/2005: Diserzioni americane in Irak


5.000 diserzioni e il numero aumenta: Dave Lindorff da Counter Punch

Quanto tempo dovrà passare prima che le diserzioni e gli ammutinamenti
investano la macchina da guerra in Iraq con lo stesso disordine, sabotaggio
e confusione che contagiò l'esercito americano in Vietnam? Quel giorno non
è poi così lontano.
John Fogerty ha ragione. "E' ancora una volta déjà vu," fatta eccezione
per una differenza.
In Vietnam, nel periodo che era seguito al Tet, quando era diventato
chiaro ai soldati impegnati nella battaglia che la guerra era una causa
persa e che stavano solamente mettendo a repentaglio le proprie vite e l'integrità
dei propri corpi per fornire copertura a Richard Nixon e ad altri politici
a Washington, l'ammutinamento, la diserzione e il "fragging" - la messa
"fuori gioco" di ufficiali eccessivamente aggressivi che stavano facendo
di tutto per farti finire ammazzato prima che il tuo tour si fosse concluso,
per non accennare al fatto della folle e superstiziosa eliminazione di coloro
che avevano il compito di trasportare le body bag sul campo di battaglia
(perché se non c'erano body bag, nessuno poteva essere ucciso) - erano diventati
fenomeni epidemici.
Questa volta, mentre diventa sempre più chiaro che gli Stati Uniti
non possono vincere in Iraq - qualunque cosa questo possa significare -
e che ad un certo punto sono destinati ad essere sommariamente cacciati
fuori dal paese con la coda fra le gambe, sia che ciò accada quest'anno
sia che lo faccia fra cinque, questo è comunque un esercito differente.
Anziché essere composto di coscritti arrabbiati e poco volenterosi, questa
volta l'esercito che è impegnato nella battaglia si compone, almeno nominalmente,
di ufficiali volontari - ossia di persone che hanno firmato per arruolarsi
come militari regolari, o che si sono uniti alle riserve o alla Guardia
Nazionale. Solo pochi di loro, ovviamente, pensavano di poter finire impantanati
in questo genere di guerriglia infinita all'altro capo del mondo, ma comunque
lo sanno bene di aver firmato.
Garantito che a molti dei grugni nel deserto è stata venduta una pila
di merci da reclutatori conniventi e disonesti, o sono stati spinti ad unirsi
all'esercito dalla mancanza di una qualunque alternativa occupazionale,
o hanno visto il servizio militare come l'unico modo possibile per pagarsi
l'educazione universitaria che per molti Americani poveri è finanziariamente
fuori portata in qualunque altra maniera, ma in ogni caso la maggior parte
di loro ha una ragione che li ha spinti a far richiesta di indossare l'uniforme.
Ma questo è pure un esercito più adulto e più sicuro di sé, cosa che
è divenuta palese quando ad un gruppo di soldati della Guardia Nazionale
di stanza in Kuwait, e in procinto di essere inviati nella zona di guerra,
è stata offerta la possibilità di incontrare il Segretario della Difesa
e l'architetto della guerra, Donald Rumsfeld.
Questi soldati non sono ricorsi al "fragging", ossia all'eliminazione
del Segretario, ma se le parole potessero uccidere, quella pomposa e noiosa
nullità adesso se ne starebbe da qualche parte a coltivare margherite. I
soldati lo hanno tempestato di dure domande riguardanti gli ordini di 'stop-loss',
che trattengono molti di loro in servizio attivo ben al di là dei propri
periodi di arruolamento, come pure il dover combattere senza sufficiente
protezione per il corpo, e il fatto di venire forniti di Humvee e di camion
pesanti non blindati, anche se poi la metà o più degli incidenti e degli
infortuni mortali capitati al personale degli Stati Uniti in servizio in
Iraq avrebbero potuto essere evitati semplicemente dotando i mezzi di una
miglior blindatura. In breve, hanno lasciato sapere allo scioccato e confuso
Segretario di essere incazzati in maniera suprema per quello che gli si
sta ordinando di fare. Questi soldati hanno osato parlare in una maniera
che farebbe vergognare i press corp di Washington e del Pentagono (se quel
gruppo sovrapagato e sovracurato non fosse un tale lecca-piedi senza vergogna
del potere).
Adesso sentiamo anche dire che questo esercito in Iraq di 150.000
uomini fino ad ora è andato incontro a ben 5000 diserzioni - un tasso sorprendentemente
alto del 3.3 per cento. Tutto questo è rimarchevole, considerando quanto
possa essere difficile disertare in quel tipo di ambiente. In Vietnam, ci
si poteva nascondere in qualche bordello di Saigon, o, come fecero alcuni
soldati, ci si poteva dileguare nella giungla, andare a consegnarsi ai Vietcong
e farsi quindi 'contrabbandare' nel Vietnam del Nord ed eventualmente in
Russia o persino in Svezia. Le opzioni che sono a disposizione in Iraq non
sono così buone, particolarmente con un'insurrezione che appare essere molto
meno organizzata nonché disciplinata e che è molto più incline ad uccidere
un disertore errante piuttosto che a offrirgli - a lui o lei - riparo e
asilo.
Quanto tempo dovrà passare prima che le diserzioni e i rabbiosi interrogatori,
e gli ammutinamenti occasionali - come abbiamo visto succedere verso la
fine di ottobre quando i soldati di un convoglio per il trasporto di combustibile
si erano rifiutati di eseguire gli ordini a causa della mancanza di protezione
e di blindatura da parte dei loro camion, esposti così al rischio di esplosione
- conducano allo stesso genere di disordine, di sabotaggio e di confusione
che aveva contagiato l'esercito degli Stati Uniti in Vietnam, investendo
in pieno la macchina da guerra statunitense in Iraq?
La mia opinione è che quel giorno non sia poi tanto lontano.
Quando i soldati credono in quello che stanno facendo - quando quello
che stanno realmente facendo coincide più o meno con la propaganda che gli
è stata inculcata durante l'addestramento - possono resistere a rischi e
a difficoltà incredibili. Non dimenticate che molti dei soldati Statunitensi
credevano di essere stati inviati in Iraq a vendicare gli attacchi dell'11
settembre e a proteggere l'America da un pazzo con in mano la Bomba. Ora
molti di loro stanno comprendendo di essere impegnati a combattere una resistenza
nazionalista in un paese che non aveva mai rappresentato una vera minaccia
per gli Stati Uniti e che non ha mai avuto niente a che fare con l'11 Settembre.
Come quei soldati comprendono in maniera sempre più chiara di essere soltanto
carne sacrificabile, e che gli si sta chiedendo di fare un qualcosa di assai
meno nobile, o peggio ancora, che tutto quello che stanno facendo è semplicemente
di dare una ripulita al disordine creato da cricca politica, da ideologi
e da incompetenti che se ne stanno a casa loro, tutto ciò che vorranno fare
è l'unica cosa che chiunque farebbe in quella situazione: sfuggire a quell'inferno
e tornarsene a casa vivi e tutti di un pezzo.
Quelle a cui stiamo adesso assistendo sono solo le prime crepe.
E andrà solamente peggiorando.
Come canta Fogerty nella sua nuova canzone: "E' ancora una volta déjà
vu."

Dave Lindorff è l'autore di "Killing Time: an Investigation into the
Death Row Case of Mumia Abu-Jamal". Il suo nuovo libro che raccoglie gli
articoli scritti per CounterPunch si intitola "This Can't be Happening!"
ed è stato appena pubblicato dalla Common Courage Press. Informazioni su
entrambi i libri e su altro lavoro da parte di Lindorff sono consultabili
sul sito: http://www.thiscantbehappening.net Lindorff può essere contattato
all'indirizzo di posta: dlindorff@yahoo.com


http://www.autprol.org/