25/12/2004: Intervista ad Ainara ARMENDARIZ e Joseba PERMACH, Membri della Mesa Nacional di Batasuna


"Fondamentale, nella proposta di Anoeta è il metodo proposto"

Per anni si è chiesto a Batasuna di essere quella che avrebbe rappresentato la sinistra indipendentista in un processo di negoziazione politica e questo è ciò che prospetta il metodo di risoluzione, basato su due tavoli negoziali distinti, proposto ad Anoeta. Armendariz e Permach lamentano che le altre forze politiche, per ora, non abbiano dato una valutazione di questo metodo.
Batasuna considera positivo che la maggior parte delle forze politiche abbiano riconosciuto il movimento di pezzi sulla scacchiera verificatosi ad Anoeta e richiama l'attenzione sul fatto che, per la prima volta, abbiano risposto soggetti politici e sociali dell'insieme del paese ma, allo stesso tempo, Ainara Armendariz e Joseba Permach si rammaricano che quasi tutti «si siano concentrati nel darci un voto, invece di valutare il metodo di risoluzione del conflitto che abbiamo proposto».

Si sta dicendo a Batasuna che ha compiuto un passo ma che non è sufficiente. Cosa avete da rispondere?

Che anche a Batasuna piacerebbe potere dire lo stesso degli altri, perché questo significherebbe che il processo è avviato. Ma ciò che bisogna fare ora non è dare i voti agli altri, ma sapere che responsabilità politica ha ognuno e svilupparla con dei fatti. Non è neppure il momento di cercare di erodere la posizione di altre parti -in questo caso di Batasuna- a proprio vantaggio.

Qual è il nucleo principale della vostra offerta?

Si tratta fondamentalmente di tre cose: la prima, è che Batasuna fa una lettura politica del momento e vede che si aprono possibilità che il cambiamento politico in atto in questo paese possa essere utile alla risoluzione del conflitto; in secondo luogo, proponiamo la nostra ferma volontà di approfittare di questo momento per fare tutto quanto possibile affinché in questo paese si avvii un processo di risoluzione del conflitto; terzo e, probabilmente, più importante, che Batasuna propone un metodo di dialogo e negoziazione per portare questo paese dalla situazione attuale ad una situazione di pace e democrazia. In questo metodo, inoltre, si delimita chiaramente ciò che dobbiamo concordare fra formazioni politiche e ciò che devono concordare il Governo ed ETA. Per noi, questo metodo è la parte fondamentale della proposta presentata, oltre agli impegni assunti; disgraziatamente, non è stata valutata l'importanza di tutto questo.

­In che senso?

Per anni si è chiesto a Batasuna di essere quella che avrebbe rappresentato il progetto politico della sinistra indipendentista in un processo di dialogo e negoziazione e ciò che diciamo è che, in questo momento ed allo scopo di conseguire un accordo politico fra l'insieme dei soggetti baschi, sarebbe Batasuna ad essere rappresentata in questo ambito di negoziazione. D'altra parte, ovviamente, è necessario che ETA ed il Governo parlino di altri temi.

In alcune dichiarazioni, avete raccomandato pazienza...

Noi ci siamo dati un metodo e due grandi obiettivi, che sono un accordo fra i soggetti politici baschi, che garantisca che il cambiamento comporti la risoluzione del conflitto e che sia rispettato da parte degli stati ed un accordo fra il Governo ed ETA. A partire da qui, riteniamo che la sinistra indipendentista debba fare la sua parte, fare i suoi investimenti, affinché questi accordi possano realizzarsi. Ma la sinistra indipendentista non può conseguire questi accordi da sola; sono necessari l'impegno ed i passi di tutti i soggetti e questo non verrà dall'oggi al domani.

­Avete già iniziato a discutere la proposta con altri partiti e soggetti sociali?

Per noi, era prioritario fare conoscere la proposta al maggior numero di persone possibile e questa iniziativa è già in moto; poi, ci siamo prefissi di farla conoscere direttamente ad altri soggetti politici e sociali e già abbiamo avuto le prime riunioni; in terzo luogo, abbiamo presentato il nostro contributo anche in seno al Forum di Dibattito Nazionale, che attualmente è l'ambito d'azione preferenziale per conseguire avanzamenti sulla via della risoluzione del conflitto.

Come valutare la risposta di Madrid?

Si stanno sentendo voci diverse, ma sono più importanti i fatti e ciò che abbiamo conosciuto sono arresti e le denunce di torture. In ogni caso, bisogna tenere conto anche della valutazione fatta dal Governo spagnolo, nella quale riconosce che una parte coinvolta in questo conflitto ha compiuto un passo, perché si suppone che questo obblighi il Governo stesso a compierne un altro.

Non sono stati pochi coloro che hanno inteso che la manifestazione di Anoeta trasmettesse un messaggio di cambiamento di ciclo nella sinistra indipendentista. È così?

Sì, è così, ma probabilmente in maniera molto diversa da come alcuni hanno interpretato pubblicamente. C'è chi sta tentando di vedere, nella presentazione e nella scenificazione, una situazione di debolezza della sinistra indipendentista, che provoca un cambiamento di linea politica; noi, però, riteniamo che debba realizzarsi un cambiamento di ciclo politico, perché gli ambiti attuali vivono una crisi enorme. Vediamo che, in questo paese, il cambiamento è in atto e di questo bisogna approfittare per la risoluzione del conflitto.

­È stata una novità che una proposta di questo rilievo sia giunta da Batasuna, per di più dicendo che impegna tutta la sinistra indipendentista. Significa che Batasuna assume la guida politica della sinistra indipendentista?

Non si tratta di parlare di guida, così come il dibattito non può essere sulle condanne. Ciò che rappresenta una realtà evidente, è che nonostante la politica di messa fuori legge attivata dal PP e dal PSOE e della quale hanno approfittato le altre forze politiche, Batasuna, oggi, è un riferimento politico per l'insieme della società basca e Batasuna è, all'interno della sinistra indipendentista, il massimo referente pubblico per portare avanti l'attività politica.

Avete assunto l'impegno per il quale «le differenze, durante il processo, si dirimeranno in maniera pacifica e democratica». Cosa comporta questo, esattamente?

Per giungere ad un accordo fra parti che hanno posizioni differenti, è indispensabile avere volontà politica e saper vedere la posizione dell'altra parte. È indispensabile anche che questo dialogo si svolga secondo parametri pacifici e democratici e, per questo, anche tutte le parti devono assumere l'impegno già preso dalla sinistra indipendentista.

Sapete quale possa essere l'opinione di ETA rispetto a questo?

Più che una valutazione di questa proposta, ciò che conosciamo tutte e tutti è la sua valutazione del momento politico e, come ha espresso nel suo ultimo comunicato, la sua volontà di compiere i passi necessari per favorire un processo che porti questo popolo verso uno scenario democratico e di pace. Questa opinione è ben nota, benché si sia tentato di occultarla.

Tuttavia, il mantenimento della lotta armata non è un impedimento per il progredire del processo?

Batasuna ha proposto un metodo di risoluzione del conflitto ed alcuni impegni per l'avvio di questo metodo. Euskal Herria continua ad essere immersa in un conflitto originato dalla negazione dell'esistenza di un popolo e, questo conflitto, genera una violenza dello Stato ed una violenza di risposta. Questa è la realtà nella quale ci troviamo ed alla quale vuole fare fronte la sinistra indipendentista nel suo insieme e, in particolare, Batasuna, quando ha presentato questa proposta. Pertanto, a partire da questa proposta, ciò che abbiamo è, soprattutto, una chiara volontà di Batasuna di avviare un processo di risoluzione del conflitto. Questo è l'importante ed il fatto sostanziale.

Nella vostra proposta, sostenete un dialogo fra tutti. Questo vuol dire che se non ci stanno tutti non c'è dialogo?

Un accordo che risolva un conflitto, in Euskal Herria ed in qualsiasi parte del mondo, deve essere fra tutti o, almeno, fra tutti coloro che possono garantire il rispetto di questo accordo. Come si è visto in Irlanda, per esempio, questo accordo non può essere solo fra indipendentisti. In ogni caso, il fatto che non ci stiano tutti non vuol dire che il processo non possa avviarsi. Oggi, fortunatamente, esiste già una dinamica aperta all'interno del Forum di Dibattito Nazionale, che cerca un accordo di base per i prossimi mesi.

Insomma, si può iniziare senza che ci siano tutti, con l'obiettivo di finire con tutti presenti...

Dovremo iniziare fra quanti hanno volontà di compiere passi e non possiamo pensare che dalla sera alla mattina, per la presa di posizione politica di Batasuna, tutto cambi completamente. Questo avrà le sue difficoltà, sarà progressivo e la scommessa che facciamo è che ogni passo compiuto sia definitivo.

Il Foro di Di barrito Nazionale, al quale avete ripetutamente fatto riferimento, è abbastanza limitato nella sua composizione.

Ma ci risulta che, ad eccezione di PP, UPN, RPR e del Front National, tutte le altre formazioni politiche di questo paese abbiano partecipato all'avvio del Forum di Dibattito Nazionale per la possibile creazione di un tavolo per la risoluzione del conflitto, vale a dire, non gli mancano capacità e possibilità. Altra questione è la volontà che può esserci e che il primo accordo possa essere fra determinate formazioni politiche. Indipendentemente dal fatto che questi primi accordi si stringano fra molti o fra non tanti, l'importante è la direzione verso la quale ci si muove e che l'obiettivo non sia danneggiare terzi.

­Batasuna ha proposto due processi di accordo. Devono svilupparsi parallelamente?

Tutti sanno che ci troviamo di fronte ad un conflitto politico ed armato. L'interessante è che i processi si sviluppino parallelamente ed integralmente.

Può succedere che progredisca il tavolo dei soggetti baschi e che non ci sia un negoziato fra ETA e gli stati, oppure il contrario. Cosa accadrà in questo caso?

Al di là dei ritmi di un tavolo o dell'altro, l'importante è che la direzione sia la stessa e che in entrambi vi sia volontà di risolvere il conflitto. D'altra parte, è difficile pensare che se c'è volontà politica di fissare, fra tutti, delle regole di gioco democratiche, non vi sia quella di progredire nella smilitarizzazione del conflitto.

Quando Batasuna dice che ora la priorità è la ricerca della pace, vuol dire che lascia in secondo piano la costruzione nazionale?

No. Continuare a costruire Euskal Herria è fondamentale e noi abbiamo il nostro progetto politico, al quale stiamo lavorando, però abbiamo fatto una lettura politica del momento e sottolineiamo che ci troviamo di fronte ad un momento storico, con possibilità reali di progredire verso l'avvio di un processo di risoluzione del conflitto e siamo pronti a mettere tutta la carne al fuoco. Inoltre, secondo la nostra analisi, la strategia di costruzione nazionale ha portato alla crisi dell'ambito dell'autonomia ed è ciò che ci consente di compiere questi passi.

cosa vuole dire esattamente, Batasuna, quando dice che il processo deve partire dalla situazione attuale?

Siamo coscienti del fatto che ci sono formazioni politiche che, al momento di affrontare qualsiasi processo di dialogo, proporranno la necessità di tenere conto dell'attuale divisione territoriale ed amministrativa. La nostra proposta continua ad essere quella di mantenere una Euskal Herria unita, ma questo non vuol dire che anche su questo tema non siamo disposti a parlare, sempre essendo coscienti che, se vogliamo trovare una soluzione al conflitto, andando alle sue radici, è necessario un accordo fra tutte le basche e tutti i baschi; non si può escludere nessun cittadino, né nessun territorio.

Però, dovrebbero pronunciarsi tutti contemporaneamente o possono esserci tempi differenti?

Questa è una delle cose delle quali si deve parlare, mettendo sul tavolo la proposta di ciascuno.

Si può promuovere un processo di questo tipo dall'illegalità?

Dall'illegalità abbiamo fatto fronte ai problemi di organizzazione interna che essa genera e, dopo tre tornate elettorali, abbiamo anche dimostrato che la sinistra indipendentista ha saputo mantenere strutturata la sua base sociale. L'esperienza di questi ultimi tempi dimostra che, poco a poco, stiamo guadagnando terreno rispetto alla situazione di illegalità, ma non possiamo, in nessun momento, dimenticare che questa è una situazione antidemocratica, inammissibile in un processo di risoluzione del conflitto. Se in un processo tutti ci impegniamo a fare sì che, per vie pacifiche e democratiche, si possa fare diventare realtà qualsiasi progetto politico, essendo fuori legge questa condizione non si dà.


Dal quotidiano GARA del 29.11.2004




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