02/11/2004: LETTERA DI FRANCESCO GIOIA DALLA LATITANZA
non so dove, ????????, 2004
Cari parenti, amici e compagni,
sono circa due mesi e mezzo che sono uscito da casa dei miei nonni, o meglio dalla mia custodia cautelare domiciliare che mi era stata imposta da persone che non conosco e che sicuramente non vale la pena conoscere. Questa custodia consisteva più o meno nel non poter uscire dalla mia casa, nel non poter vedere nessun familiare non convivente, quindi di non poter vedere nessun parente dalla parte di mio padre (neanche mio padre). La mia condizione di segregato in casa segregava anche i miei familiari perché nella loro casa non potevano far entrare nessun familiare o persona non convivente con totale stravolgimento delle abitudini dei miei nonni e della mia mamma. A differenza della custodia in carcere io non potevo né telefonare né scrivere a nessuno, pena il trasferimento in galera. A condire tutto questo bel quadretto sette volte al giorno e anche 2 o 3 per notte venivano a trovarmi delle persone che sono tutt’altro che miei amici, anzi è da quando che avevo 16 anni che le provano di tutte per portarmi in carcere.
Un po’ di storia. Da quando ero minorenne ho subito più o meno una dozzina di perquisizioni domiciliari, 4 o 5 delle quali nella casa dei miei nonni; non mi è mai stato trovato niente di compromettente. Sono stato presente come indagato in numerose inchieste nessuna delle quali è mai finita con una condanna, ad eccezione di due piccole stupidaggini finite con una multa, per particolare accanimento e astio da parte dei difensori del capitalismo (polizia e carabinieri). Visto che da me non sono mai riusciti a cavare un ragno dal buco, e la loro ferma condizione che io fossi sempre causa dei loro problemi, i difensori dello sfruttamento si sono sempre accaniti sui miei amici (anarchici e non) e sulle loro famiglie con perquisizioni, minacce, botte ed insulti. Alcune volte non ha funzionato, alcune volte ho perso amicizie o sicuramente l’approvazione di queste da parte dei genitori degli amici.
Quante volte mi sono sentito dire “Mi hanno detto che se dicevo che tu avevi fatto questa cosa (riferito ad un’azione) non mi facevano niente per la droga che mi hanno trovato addosso, ma non potevo dirlo perché non ti ho visto fare niente”, oppure un altro amico “mi hanno portato in caserma senza avvocato, preso a schiaffi, interrogato e ricattato”. Quante volte appena conosciuti i genitori dei miei amici mi sono sentito dire “quando mio figlio esce con te mi sento tranquillo, tu non bevi, non fumi, sei un bravo ragazzo”, e tutta questa fiducia me la da’ sempre tutta la gente che conosco fino a che non fanno la loro comparsa gli uomini in divisa, minacciando, ricattando, terrorizzando. Queste cose mi sono capitate con amici, parenti, fidanzate, ma anche sul lavoro, nel bar che frequento, dove faccio acquisti.
Circa due mesi prima del mio arresto, mentre torno da uno dei miei soliti lavori saltuari (bracciante agricolo) vedo un filo nero che sporge un poco dal montante dell’auto e sommato al fatto che da tempo la radio faceva il solito rumore di quando fa interferenza un cellulare, ed io non ho un cellulare (me l’hanno sequestrato) ho capito che la mia macchina era stata visitata da qualche piccolo spione.
Dopo, togliendo il montante e parte del cruscotto ho trovato un GPS global position system (serve per sapere gli spostamenti in tempo reale della macchina), la sua antenna e due microspie.
Quello vuol dire che due o più spioni sono entrati nella mia macchina (sempre chiusa), scassinandola o avendo una copia delle chiavi o una macchinetta apri-serrature.
E questa cosa non è successa solo a me , ma a molti altri compagni.
Queste cose sembrano bene chiarire i metodi dei soldati del denaro.
Questa è stata ed è la mia vita e più o meno penso che è simile a quella di molti altri compagno compresi quelli che sono insieme a me indagati nell’inchiesta sulle COR. Le COR (Cellule di offensiva rivoluzionaria) sono un gruppo che agisce in tutta Italia, ma che ha compiuto molte azioni in Pisa e dintorni. Azioni a danno di fascisti, sindacalisti di regime, carabinieri... Tutte persone che ogni anarchico o comunista indica come nemici giurati della propria classe. Per questo e per non fare della apologia eviterò di commentare queste azioni. L’offensiva sbirresca inizia arrestando un compagno (Alessio) con l’accusa ridicola di aver comprato una tanica vuota il giorno che le COR incendiavano una caserma, altri compagni il giorno stesso o poco dopo vengono arrestati perché nella loro casa viene ritrovato un documento delle COR che gli era stato inviato come a molti altri giornalisti o per posta, o per internet in maniera anonima. Morale: in Italia si può andare in carcere per aver ricevuto una lettera anonima. Dopo un mese la seconda ondata di arresti: io, Giuseppe e Willy. Per me: perquisizione alle 6 del mattino, nessun accenno all’arresto, dopo non aver trovato niente mi portano in caserma per firmare i fogli. Arrivati alla caserma uno mi dice “Ti devo dare due notizie, ti devo arrestare, ma puoi fare gli arresti nella tua casa”, io sorrido sarcasticamente, nella mia testa non c’era nessuno stupore o paura, solo disprezzo. E’ da questo momento che comincio a sentire la voglia di andarmene da questa situazione di merda e questa volta si fa via via più grande fino al giorno della mia fuga. Un po’ per restituire a miei quelle libertà che gli erano state tolte con la mia detenzione domiciliare e un po’ per me, che chiuso in casa con grande gioia del nemico ci stavo proprio male. Il trasferimento ingiustificato del mio amico Willy mi ha fatto pensare che era il caso di fare in fretta per non subire la stessa sorte a causa di qualche capriccio di un GIP. Sfido chiunque a dire che le prove a mio carico sono consistente e invito mia madre a mostrare i miei verbali a qualsiasi persona amica che voglia farsi due risate (io purtroppo ho riso poco). Durante la mia fuga ho fatto molte amicizie, alcune fittizie, altre no, bagni al mare o in piscina, visto concerti, ballato, sono andato al cinema, ho scherzato, ma ho anche pensato e mi sono informato su altre realtà dei mie amici detenuti. Tutte cose che la sbirraglia voleva impedirmi di fare. Sono tante le cose positive dell’andare via, ma per colpa di questa situazione non posso vedere le persone che più ho amato nella mia vita, i miei parenti, i miei amici e il mio cane Ludd che quando tornerò vizierò molto. Mi manca tanto anche il mio amico Willy che mi è stato molto vicino in momenti difficili e che spero di vedere in libertà al più presto. Un grazie anche al mio avvocato Luca Pellegrini che continua a portare avanti la mia difesa anche se sono via, e per tutte le volte che mi ha aiutato nelle situazioni più disparate. Un saluto a tutti i compagni anarchici e comunisti che portano avanti le lotte con coerenza e coraggio e a tutte le persone che più o meno direttamente li supportano.
Io dal mio cane Ludd ho imparato che alle persone che ci vogliono bene e che ci rispettano dobbiamo dimostrargli un amore grande, senza la paura di non essere abbastanza uomini per un pianto o per una carezza ad un amico, ma anche ad essere feroce e vendicativo con le persone che mi vogliono male o mi vendono al nemico.
Spedisco diverse copie della presente e gradirei che girasse molto fra i miei parenti ed amici, nonché che qualcuno potesse inviarla su internet.
Solidarietà a tutti i compagni che portano avanti l’azione diretta contro il capitalismo e lo Stato.
Francesco Gioia, uno degli arrestati per l’inchiesta sulle COR, fortunatamente libero
http://www.autprol.org/