28/08/2004: Resistere alla persecuzione politica mascherata da "guerra contro il terrorismo"
L'Île St Denis, 26.08.04
La Corte d'Appello di Parigi ha annunciato che giovedì 16 settembre emetterà la sua sentenza sulla richiesta di nullità del procedimento giudiziario francese contro i due membri del (n)PCI Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel, che ha esaminato nell'udienza del 15 giugno. Tre mesi per prendere una decisione. Perché tanto tempo?
I compagni sono stati arrestati il 23 giugno 2003, nell'ambito di un'ondata di perquisizioni in Italia, Francia e Svizzera chieste dalla Procura di Napoli e dalla Procura di Bologna. Sono stati in prigione fino al 20 dicembre 2003 e da allora sono in libertà condizionata (con privazione dei documenti d'identità, firma settimanale al commissariato, obbligo di abitare presso la famiglia fissata dal Tribunale e di non uscire dalla zona di confino). Dopo molte resistenze e ritardi, gli avvocati nel novembre 2003 avevano infine avanzato la richiesta di nullità delle perquisizioni e dei sequestri, fermi e arresti seguiti alle perquisizioni. La richiesta che la Corte d'Appello ha finalmente preso in esame il 15 giugno 2004, a un anno dalle perquisizioni.
Nel dicembre 2003 le autorità italiane si sono opposte alla libertà condizionata dei due membri del (n)PCI. Avevano contato che le autorità francesi li tenessero fuori circolazione per almeno 4 anni (3 in attesa del rinvio a processo più 1 in attesa del processo). Così infatti prevedono le leggi della "patria dei diritti dell'uomo", come la cultura borghese definisce senza ironia la Francia: basta che le sue autorità formulino l'accusa di "associazione sovversiva con finalità di terrorismo". Ma, grazie alla solidarietà e al loro comportamento, la detenzione dei due compagni era diventata così scomoda per le autorità francesi che queste conclusero che era meglio metterli fuori, ma al confino. Ora però è difficile che la Corte d'Appello riesca a respingere la richiesta di nullità con una motivazione compatibile con la dignità professionale dei suoi membri. Quindi il 16 settembre potrebbero cadere le restrizioni imposte dalle autorità francesi alla libertà dei due compagni. Difficilmente però i compagni saranno liberi. I tre mesi tra l'udienza di giugno e la sentenza di settembre sono con ogni probabilità serviti a trovare una soluzione che salverebbe capra e cavoli per le autorità dei due paesi. La Corte d'Appello di Parigi dichiarerà sì decadute le restrizioni, ma quanche giorno prima la Procura di Bologna emetterà un mandato di arresto per associazione sovversiva e banda armata. Questa per di più non colpirà solo i due compagni del (n)PCI di cui chiederà l'estradizione, ma anche altri comunisti e lavoratori avanzati italiani, con perquisizioni, fermi, interrogatori e arresti. Questo è con ogni verosimiglianza lo sporco gioco che le autorità dei due paesi hanno preparato nei tre mesi trascorsi tra l'udienza e la sentenza.
Di fronte a questo sporco gioco, un'ulteriore dimostrazione della collaborazione dei due Stati contro le masse popolari e contro il movimento comunista, la Delegazione mette preventivamente in guardia i democratici italiani e francesi: ad essi chiede solidarietà e mobilitazione e la firma dell'Appello redatto dall'avv. Giuseppe Pelazza che smaschera e denuncia la persecuzione politica mascherata da guerra contro il terrorismo che le autorità italiane conducono da quasi 25 anni contro i compagni impegnati nella ricostruzione di un vero partito comunista (vedasi http://appello-pc.tripod.com; e.mail: < appellocpc@yahoo.com target=_blank >).
Nonostante i loro contrasti sull'opportunità e sui modi di collaborare all'aggressione dei gruppi imperialisti USA contro l'Iraq, le classi dirigenti dei due paesi, l'Italia e la Francia e i loro Stati sono profondamente unite. Entrambe attaccano le conquiste di civiltà e di benessere che le masse popolari hanno strappato alla borghesia imperialista nel secolo appena finito, nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria. Eliminazione dei diritti dei lavoratori, riduzione e precarizzazione dei posti di lavoro, sostituzione di lavori qualificati con lavori precari e poco pagati, allungamento dell'orario di lavoro, carovita e riduzione dei salari reali, caroaffitti, privatizzazione dei servizi pubblici, trasformazione dell'istruzione, dell'assistenza sanitaria, dei servizi postali, dei trasporti, del turismo, della cultura, della viabilità in merci riservate a chi ha i soldi per pagarsele, riduzione dell'istruzione pubblica a apprendimento di mestieri, persecuzione degli immigrati, dei disoccupati e dei giovani, disprezzo per i diritti e la dignità delle donne, riduzione dei pensionati a esuberi da eliminare al più presto e dei bambini a bersaglio per ogni tipo di sfruttamento, attentati alla salute fisica e mentale, degradazione morale e intellettuale, devastazione dell'ambiente: questo e altri simili "valori" e obiettivi uniscono le classi dominanti dei due paesi e le loro autorità. Nessuna meraviglia quindi che esse siano unite anche nel perseguitare chiunque è o ritengono sia o possa diventare centro di aggregazione, mobilitazione, orientamento, organizzazione e direzione della resistenza delle masse popolari all'imposizione di simile "civiltà". Più carceri, più poliziotti, più controlli, più multe, più restrizione dei diritti civili e politici: esse non possono imaginare altro rimedio al marasma sociale che producono per imporre la sopravvivenza del loro ordinamento sociale capitalista. Non è un caso che le autorità francesi appoggiano perfino i disegni di vendetta e le dimostrazioni di forza contro i militanti delle Organizzazioni Comuniste Combattenti degli anni '70 rifugiati all'estero, come Cesare Battisti e i suoi amici, con cui la banda Berlusconi cerca di rafforzare le sue posizioni nell'ambito della classe dirigente italiana. Del resto è quello che le stesse autorità francesi fanno, come mostra il caso della compagna di Action Directe che esse hanno fatto estradare questa primavera, a pochi giorni dalla prescrizione dei reati per cui l'avevano condannata, dal Messico dove era rifugiata da vent'anni. La crisi politica ha fatto passi avanti e niente di strano quindi che oggi la banda di Berlusconi, il padrino di Craxi, e il governo Chirac, il successore di Mitterand, straccino l'accordo che vent'anni fa Craxi e Mitterand avevano concluso per favorire la liquidazione delle Organizzazioni Comuniste Combattenti in Italia e in Francia.
La guerra contro il terrorismo è un comodo paravento dietro cui le autorità di tutti i paesi imperialisti mascherano la guerra di sterminio che esse conducono contro le masse popolari, contro i milioni di lavoratori che per il loro sistema di sfruttamento sono degli "esuberi" da "rottamare", contro i paesi oppressi che esse saccheggiano sempre più duramente, senza alcun ritegno. I gruppi imperialisti si accapigliano sempre più tra loro, si armano e si contendono ogni terreno di investimento, ogni settore di mercato. Essi suscitano guerre civili in un numero crescente di paesi di cui si contendono il predominio, la destabilizzazione dei governi soggetti ai concorrenti è loro prassi comune. Le divergenze tra di loro sono le divergenze di predoni per la spartizione del bottino, quali che siano le "nobili motivazioni" dietro cui ognuno di essi maschera la sua causa. Se Bush è il boia, Woityla è il suo cappellano: ripetono la divisione dei compiti tipica di ogni struttura di repressione. Quando il Vaticano recita la parte dell'autorità di buona volontà e amica del popolo oppresso, immaginate solo quanto sarebbero più difficili per i gruppi imperialisti USA, per la banda Berlusconi e per gli altri manutengoli e concorrenti di Bush l'aggressione all'Iraq e l'assedio di Najaf se il Vaticano avesse impegnato la sua autorità morale contro il saccheggio dei paesi oppressi e contro l'aggressione di quelli che resistono come l'impegnò contro il movimento comunista. Boia, cappellano e aiutanti si dividono tra loro il lavoro e si azzuffano per la spartizione del bottino delle loro estorsioni.
Ma questa muta di avidi predoni ha fatto i conti senza l'oste. La ribellione dei popoli e delle classi oppresse cresce in ogni angolo del mondo. Avevano anche pensato che fosse cosa facile l'occupazione dell'Iraq, ma a più di un anno di distanza dall'aggressione si scontrano ancora con l'eroica resistenza delle masse popolari irachene ed è fallito il progetto di metterne una parte contro l'altra. Un po' alla volta il movimento comunista rinasce in ogni angolo del mondo.
È tuttavia una rinascita lenta e tormentosa di fronte alla violenza inedita con cui i gruppi imperialisti imperversano. La Delegazione chiama quindi ogni lavoratore avanzato e ogni comunista a mobilitarsi con più energia e con più audacia per ricostruire veri partiti comunisti, per dare alle masse popolari l'orientamento e la direzione di cui hanno bisogno per organizzarsi, far fronte con successo alla guerra di sterminio condotta dai gruppi imperialisti e trasformarla in guerre popolari rivoluzionarie fino all'instaurazione di nuovi paesi socialisti.
Resistere alla repressione per noi membri della Delegazione oggi vuole anzitutto dire continuare il lavoro per la costruzione del (nuovo)Partito comunista italiano, anche nella situazione straordinaria in cui la borghesia ci ha costretto. Siamo quindi contenti di annunciare che il 21 agosto abbiamo concluso con successo il 2° corso della Università Popolare. Ad esso hanno partecipato dieci comunisti e lavoratori avanzati provenienti da varie parti d'Italia, per il 60% giovani lavoratori o studenti che aspirano a diventare comunisti e per il 40% adulti che vogliono migliorare la loro concezione del mondo per renderla più adeguata ai compiti dell'epoca. Il corso ha permesso di illustrare a comunisti e a lavoratori avanzati la concezione, gli obiettivi, le analisi, la linea e i metodi del (nuovo)Partito comunista italiano.
A fine settembre l'Università Popolare aprirà il suo 3° corso, se la solidarietà e la mobilitazione dei sinceri democratici dei due paesi avrà fatto fallire il complotto preparato dalle autorità francesi e italiane in questi mesi. Noi continueremo a mettere a profitto la situazione in cui siamo costretti, per stabilire e rafforzare rapporti con tutte le forze soggettive della rivoluzione socialista e con tutti i gruppi comunisti, per illustrare la concezione, gli obiettivi, le analisi, la linea e i metodi del nostro partito e per imparare il più possibile da tutti quelli che lottano per creare un mondo diverso dall'attuale. Per compiere questa strada contiamo sulla solidarietà, sull'appoggio e sulla simpatia delle masse popolari, dei lavoratori avanzati, dei rivoluzionari e dei comunisti di tutto il mondo.
Delegazione della CP(Commissione Preparatoria del congresso
di fondazione del (nuovo)Partito comunista italiano)
c/o Giuseppe Maj - BP 3 - 4, rue Lénine
93451 L'Île St Denis (France)
tel 0033.(0)6.19.16.36.94
e.mail: delegazionecp@yahoo.it
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