26/06/2004: OSSERVATORIO SULLA REPRESSIONE IN FS
La privatizzazione di un servizio tanto importante per la collettività come le ferrovie, non può essere realizzata in modo indolore. Per rispondere all'esigenza del capitale privato di mettere finalmente le mani su questo bene pubblico i governi, con l'appoggio dei sindacati filopadronali (CGIL - CISL - UIL e satelliti), da anni stanno sviluppando un percorso di smantellamento della vecchia Azienda Autonoma Ferrovie dello Stato. Le tappe, dalla fine degli anni 80, sono state prima l'Ente Ferrovie dello Stato, poi l'SPA, ed ora tutto è pronto per lo spezzatino definitivo dell'azienda. Il pretesto, come sempre in questi casi, è "l'Europa". Le direttive comunitarie in materia di liberalizzazione del servizio ferroviario esistono (e sono combattute dai ferrovieri europei ma anche in maniera strisciante da alcuni governi, come quello francese, che ne ritardano e ne condizionano gli effetti più deleteri) ma l'Italia le assume acriticamente ed in maniera restrittiva aggiungendoci pure del suo, come nel caso dei decreti Bassanini che le estende anche al trasporto pubblico locale. Un primo prezzo pagato dai ferrovieri alla liberalizzazione è stata la drastica riduzione di personale. Dai 220 mila effettivi della metà degli anni 80, ai 90 mila scarsi di oggi. Non ci sono stati licenziamenti su vasta
scala ma un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali ed ai fondi europei, la qual cosa ha indubbiamente nuociuto alla combattività della categoria. Tuttavia questo esodo massiccio ha determinato un secondo prezzo da pagare, questa volta non solo per i ferrovieri ma anche per i cittadini: lo smantellamento di molte strutture ferroviarie strategiche, come impianti di manutenzione, officine e quant'altro. La diminuzione degli organici nei settori vitali delle ferrovie (esercizio e manutenzione) è senza dubbio una delle cause dell'attuale situazione. Ma lo smantellamento delle ferrovie come servizo pubblico si porta inevitabilmente a rimorchio anche lo smantellamento della categoria dei ferrovieri. Con l'ultimo contratto i sindacati di regime consegnano ai nuovi padroni delle ferrovie uno strumento formidabile per portare l'attacco al cuore dei lavoratori. Orario di lavoro da brivido nei settori viaggiante e macchina, nessun reale recupero salariale, introduzione massiccia della precarietà, possibilità di esternalizzazione di attività, peggioramento sensibile del regolamento disciplinare. Insomma, tutti gli ingredienti per giungere in breve tempo alla "soluzione finale" della categoria. Infatti le società del Gruppo FS non perdono tempo ad applicare il nuovo contratto, in particolare per quanto riguarda l'aspetto disciplinare. Da alcuni anni in FS si respira un clima pesante. Già con il vecchio contratto la dirigenza aveva forzato molte situazioni, dimostrando di poter avvalersi di norme e regolamenti a sua discrezione a scapito dei lavoratori. Oggi la holding - in particolare Trenitalia - alza il livello dello scontro. Negli ultimi mesi è aumentato il ricorso a provvedimenti disciplinari, anche pesantissimi, da parte di questa società nei confronti dei lavoratori - in particolare capitreno e macchinisti - rei di pretendere il rispetto di quello che rimane delle norme contrattuali, dei regolamenti ferroviari, delle norme di sicurezza.
Inizialmente tali provvedimenti disciplinari tendevano a colpire le avanguardie di lotta riconosciute nei vari depositi, con multe spropositate e giorni di sospensioni a raffica ai danni dei delegati rsu e dei lavoratori sindacalmente più attivi, con il proposito di isolarle. Ora Trenitalia, con l'utilizzo sempre più discrezionale e politico del regolamento disciplinare, cerca di creare un clima generalizzato di terrore tra i lavoratori. I licenziamenti dei quattro colleghi liguri e piemontesi (che, lo ricordiamo,
non erano impegnati sindacalmente) in seguito alla trasmissione televisiva Report, vanno letti infatti come un avvertimento all'intera categoria.
Di fronte a quella che si sta manifestando come una vera e propria emergenza (i dati, in continua "evoluzione", della repressione nella sola Toscana relativi alla vicenda della E464, parlano di 50 capitreno puniti con oltre 300 giornate di sospensione) la Rete dei Ferrovieri in Lotta ha deciso di costituire un Osservatorio sui provvedimenti disciplinari e sulla repressione in ferrovia, che viene gentilmente ospitato dal sito www.controappunto.org. Invitiamo tutte le colleghe e tutti i colleghi ad inviare informazioni ed aggiornamenti in merito all'indirizzo di posta elettronica ferrovierinlottagenova@yahoogroups.com. I dati verranno valutati, inseriti nell'osservatorio, sviluppati ed infine utilizzati per realizzare momenti di controinformazione.
RETE DEI FERROVIERI IN LOTTA
ferrovierinlottagenova@yahoogroups.com
http://www.autprol.org/