26/06/2004: Sollicciano: bracci della morte; in pochi giorni tre omicidi di stato


In meno di una settimana un tentato suicidio ed uno riuscito, in tutto tre morti nel giro di neanche un mese, ecco il bilancio della stretta repressiva seguita all'evasione di 5 detenuti di nazionalità albanese.
Una precedente evasione di altri due detenuti era costata il posto al troppo morbido(?) direttore Giordano, prontamente sostituito dal granitico Cacurri già tenutario del tristemente famoso carcere punitivo di Livorno ed indagato per sevizie e maltrattamenti: l'uomo giusto per rimettere in sesto le cose.
E gli effetti del cambio della guardia non hanno atteso a farsi sentire: priorità totale alla sorveglianza a scapito di tutto resto...
Quindi il nostro direttore d'acciaio deve aver passato dei brutti quarti d'ora quando addirittura in cinque gli si sono volatilizzati tra le mani, nonostante i suoi "aggiustamenti". Da qui la morsa d'acciaio!
Per gli albanesi, colpevoli di non accettare passivamente la privazione della libertà ma anzi cercare in ogni modo di riappropriarsene il prima possibile, la rappresaglia è pesantissima: sospensione dal lavoro, da tutte le attività (per un periodo addirittura i colloqui con l'avvocato), aria e docce a turni; e tutto ciò sulla base della sola appartenenza etnica giudicata troppo "evasiva".
Rappresaglia che il massiccio Cacurri ha pubblicamente smentito, pensando forse: "tanto chi vuoi che venga a controllare?"
In realtà ben quattro delegazioni si sono susseguite negli ultimi tempi in ispezioni nel carcere di Sollicciano, con relative relazioni più o meno blande - di denuncia delle condizioni rilevate, peccato che questo non sia servito ad evitare tre morti!
Anche nelle più spinte denuncie non si può fare a meno di rilevare la "carenza di agenti di polizia penitenziariaâ" a giustificazione della condizione inumana dei detenuti, ma dimenticandosi di dire che il sottorganico è derivato non dalla mancanza di agenti in forza al corpo ma dal fatto che una parte considerevole è imboscato negli uffici del DAP (è stata una delle prime denunce di Margara arrivato a capo del Dipartimento e forse quella che gli è costata il posto) mentre un terzo circa è fisso in malattia o ferie (a Sollicciano su un organico di oltre 600 agenti almeno 200 mancano sempre all'appello).
In realtà non si vuole ammettere l'evidenza: le condizioni di non-vita nelle galere italiane, di cui Sollicciano è la punta dell'iceberg, sono condizioni di tortura fisica e psicologica: due suicidi a Bologna, tre morti a Firenze, altri 4 in tutta Italia, mentre a Nuoro "scompaiono" i detenuti, salvo poi trovarli impiccati in cella (per maggiori dettagli vedi: http://www.inventati.org/dentroefuori/news.htm).
Repressione interna e legge Gozzini riescono nell'intento di evitare rivolte, più che giustificate dall'attuale situazione, con il risultato che il senso di disperazione si fa strada come un virus maligno all'interno delle sezioni.
Giusta indignazione ha suscitato la vicenda delle torture perpetrate dalla coalizione in Iraq, peccato che non altrettanta riprovazione suscitino le aberrazioni nostrane; forse perchè in questo caso la parte del carnefice spetta al DAP (dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) e cioè un organo di stato? E magari con il complice silenzio di tutti?
Il risultato è questo: un altro detenuto è morto nell'indifferenza e nell'abbandono più totale!!!
Un detenuto è stato ucciso: chi sono gli assassini???

SABATO 26 luglio
DENUNCIA DAVANTI AL CARCERE

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