17/05/2004: Assemblea del 22-5: contributo dei compagni di Napoli


Crisi, guerra, e repressione: quando il gioco si fa duro..

Gli attacchi repressivi - arresti ,sgomberi, perquisizioni - che si susseguono con particolare veemenza negli ultimi giorni, servono a dimostrare innanzitutto una cosa: che la crisi del capitalismo e la conseguente necessità di reprimere ogni manifestazione e tentativo di organizzazione del malcontento avanzano di pari passo, inasprendosi in prossimità dei passaggi di potere sanciti dalle elezioni e confermati dalle tendenze internazionali (elezioni in Spagna e in Francia, campagne elettorali in favorevoli alle
forze democratiche e di "sinistra" negli USA e in Italia).
A Napoli lo sciopero generale del 26 Marzo si era concluso con il fermo di uno dei lavoratori ex-LSU che avevano contestato il comizio della CGIL, anche per protesta conto l'atteggiamento evasivo e repressivo delle istituzioni nei confronti dei disoccupati organizzati (le amministrazioni locali, inutile ricordarlo, sono in mano al centro-sinistra). Il Presidio sotto la questura per la liberazione del compagno fermato, così come la contestazione ai sindacati ha visto uniti anche se in maniera non organizzata, lavoratori precari, disoccupati e studenti: il giorno successivo un corteo contro la repressione indetto dal Coordinamento di lotta per il Lavoro e dal Movimento dei Disoccupati di Acerra, ha visto la partecipazione di tutte le liste che da anni sono impegnate nella lotta per il lavoro, il salario, e i servizi sociali (eccetto, ovviamente, quelle gestite e finanziate da Forza Nuova, che pure esistono, a testimonianza del vuoto politico prodottosi in questo settore sociale negli ultimi anni).
I disoccupati organizzati ricevono in media sei-sette denuncie e sanzioni amministrative ogni settimana. Si ricorre persino a imputazioni insolite, come l'ormai famosa "associazione a delinquere per l'estorsione di posti di lavoro" pur di criminalizzare chi lotta. La presenza e l'adesione attiva di una larga fetta del movimento alla manifestazione di sabato 26 Marzo, se non resterà episodica, può rappresentare un segnale positivo. La crisi stessa, e l'acuirsi della repressione, determinano inevitabilmente la ricomposizione di tutti i soggetti colpite dalle politiche borghesi.
Tutto ciò in una città dove alla fame e alla disoccupazione lo stato risponde da sempre con massicce. Quanto inutili operazioni di polizia, dove si è spacciata per "sviluppo e
riqualificazione" una serie di restauri di facciata, progetti urbanistici antiproletari, e contentini ipocriti come il reddito di "cittadinanza" (un'elemosina elargita solo a fasce ristrette, ma prontamente sbandierata come "conquista" da tutti i partiti, da AN a Rifondazione Comunista), qualcuno ha ancora la faccia tosta di indignarsi se la violenza esplode nelle strade dei quartieri più miseri colpendo indiscriminatamente e la povertà sempre più diffusa produce ignoranza esasperazione e degrado.
E' stata repressa e denunciata persino la gente comune che nella provincia e in città, ha occupato strade e binari durante la cosiddetta "emergenza rifiuti" (ma quale emergenza, se da anni si denunciano speculazioni e il business sui rifiuti?).
Al tempo stesso assistiamo a un'operazione a livello europeo contro il DHKP che coinvolge anche militanti antimperialisti italiani. L'organizzazione rivoluzionaria turca, presenti con uffici politici in tutta Europa, è scritta nelle liste nere del terrorismo e fuori legge in UE dal 2002.
La "famosa Operazione Tracia" che ha visto la sinergica collaborazione tra le forze di polizia italiana e turche oltre a creare un clima di isolamento e repressione contro le organizzazioni rivoluzionarie e antimperialiste che sostengono e lottano per la liberazione del proletariato, questa operazione è servita pure per dare legittimità alle
aspirazioni europeiste della Turchia come di un futuro partner "serio e autorevole" per la lotta al "terrorismo" poiché svolge da sempre un ruolo strategico e vitale nel Mediterraneo per il controllo e il dominio imperialista nell'area medio-orientale, soprattutto nella fase attuale dove la caccia all'arabo è diventata una questione politica imprescindibile per i governi borghesi dell'Occidente.
E'evidente che le lotte di resistenza all'imperialismo e al capitalismo sono collegate, dalle metropoli occidentali alle periferie martoriate dalla guerra. Ne sono fin troppo consapevoli gli apparati politici repressivi, e giudiziari delle potenze imperialiste. Individuare e valorizzare questo collegamento da parte dei rivoluzionari, diventa ogni giorno più necessario e centrale. La solidarietà ai proletari colpiti dalla repressione, ai prigionieri rivoluzionari, e ai popoli in lotta per l'autodeterminazione non può che esprimersi nella costruzione di percorsi di ricomposizione e di lotta che individuano i nemici innanzi tutto nei propri paesi, senza mai perdere di vista la dimensione internazionale del conflitto fra borghesia e proletariato, nelle sue forme attuali e nelle sue linee di tendenza.

Napoli 16/04/2004
Laboratorio Antimperialista

http://www.autprol.org/