26/04/2004: Senza mezze misure: siamo coi partigiani iracheni!


Come volevasi dimostrare e come previsto da quei pochi che non si fidano delle stupidaggini raccontate dai telegiornali, la situazione in Iraq è precipitata. È guerra. Ancora.

Elicotteri statunitensi bombardano case e moschee. Ma perdono il controllo del territorio. E compiono stragi che rimarranno impunite. A Falluja fonti arabe parlano di quasi mille morti, di cadaveri nelle strade, di cecchini sui tetti, di violenze inaudite degli occupanti sulla popolazione civile. In internet ci sono le foto dei morti. Con un po’ di calma ed un po’ di voglia di capirne di più, chiunque potrebbe farsi una ricerca ed osservare coi propri occhi ciò che i “liberatori” hanno fatto agli iracheni “liberati”. Qui da noi nessuno ne parla.

La “battaglia di Falluja” è l’ennesima anomalia di una guerra che va avanti da un anno senza più uno straccio d’alibi. Una guerra che ci viene raccontata come se fossimo degli imbecilli. Se gli iracheni (a casa loro) rapiscono dei mercenari armati, che guadagnano più di mille euro al giorno per fornire sicurezza ai ladri del petrolio, i nostri tg ce lo raccontano parlando di “poveri connazionali” e di “buoni padri di famiglia”. Pensano che commuovendoci avranno il nostro consenso. Non a caso ci mostrano familiari, figli, nipoti in lacrime. Ci rassicurano: i militari sono dei bravi ragazzi. Bravi come i “nostri” carabinieri che sparano sulla folla a Nassirya (6 aprile 2004: 40 morti, tra cui diversi bambini). Che ci ha detto la tv al proposito? Che Berlusconi si è complimentato con gli assassini.

Il velo di bontà che copriva la missione italiana è finalmente caduto.

In Iraq ci sono dei militari che “sono pagati profumatamente per aggredire ed essere aggrediti” (l’ha detto il premier). Sono lì per conto dell’Eni che ha messo le mani sui giacimenti petroliferi di Nassirya. E non è cosa di cui andare fieri: l’amor di patria, in valori, la bontà, l’altruismo non c’entrano nulla con la loro missione. Lo fanno per soldi e perché – fondamentalmente – sono degli assassini che non si fanno scrupolo a sparare su donne e bambini. Inoltre sappiamo che accanto a questi “patrioti” c’è un mare di mercenari (almeno 15mila) che per lo stesso motivo (i soldi) fanno i Rambo a spese dei cittadini iracheni.

In tanto squallore c’è da tornare a ribadire la nostra solidarietà agli aggrediti. Alla Resistenza del popolo iracheno, viva e vegeta, alimentata dalla nuova unità tra sciiti e sunniti.

Nessun amor di patria, nessuna appartenenza: Fuori gli assassini occidentali dall’Iraq!

Costruiamo un movimento di pressione per il ritiro delle truppe italiane e contro la guerra d’aggressione. Ogni sera, dalle 20, Assemblea Permanente in sostegno alla Resistenza irachena

– Laboratorio Politico Jacob –
via Mario Pagano, 38 - Foggia

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