12/03/2004: No all’occupazione dell’Iraq
Sosteniamo la resistenza irachena e palestinese
Un anno è passato da quando milioni di persone, donne e uomini, in tutto il mondo sono scesi in piazza, nelle strade e nei luoghi di lavoro per dire, chi più chi meno, no alla guerra, no all’aggressione e all’offensiva imperialista contro i popoli del Medio Oriente.
Nulla è valso per fermare la macchina bellica delle multinazionali e delle gerarchie della finanza mondiale; la guerra è stata decisa ed è stato deciso di distruggere quello Stato, l’Iraq, a mo’ d’esempio. Tanti sono gli interessi di lor signori per desistere e fermarsi dal compiere l’ennesimo crimine contro l’umanità e la democrazia, contro le libertà e l’uguaglianza. L’ordine mondiale pensato e annunciato dalla banda che occupa la Casa Bianca è proprio tutto questo:
l’egemonia economica incontrastata ed il controllo totale dei mercati
Per arrivare a questo obiettivo occorre terrorizzare il mondo e piegarlo con la forza dei bombardamenti: missili e carri armati sono stati gettati nella mischia e con la massima potenza di fuoco, l’ordine è di non risparmiare nessuno e niente, tutto va distrutto. Va distrutto persino il dissenso e la contrapposizione, la macchina bellica distruttiva deve essere ben oliata, niente e nessuno può incepparla.
Hanno promesso che avrebbero gettato gli Irakeni nell’era della pietra, oggi i signori del capitalismo che sognano l’impero stanno mantenendo la promessa. In Iraq regna il caos e con esso fame e malattie prendono il sopravvento. La disoccupazione è totale se non per coloro che accettano di arruolarsi al servizio delle forze d’occupazione. Sono stati bandite dal Paese tutte le organizzazioni umanitarie che esprimono il loro dissenso e contrarietà all’occupazione (per entrare nel Paese occorre avere una certificazione dall’amministrazione militare americana), per non avere testimoni scomodi dei misfatti dell’occupazione: uccisioni e repressione cruenta, maltrattamenti e torture nelle prigioni amministrate dai soldati della “libertà”. Libertà appunto, era lo slogan che i fautori del terrorismo mondiale hanno lanciato per giustificare la loro guerra, una libertà portata sui carri armati, con i missili e le bombe dei bombardieri americani….
A distanza di un anno, gli eserciti della coalizione del terrore si trovano impantanati in una guerra per davvero infinita; ogni giorno vengono registrati attacchi mortali con perdite pesanti. I soldati avvertono sintomi di isteria totale e, sotto i continui colpi della resistenza irakena, rivelano il loro vero volto, ossia, compiere azioni sempre più brutali contro la popolazione, azioni che sembrano più di vendetta che non per l’autodifesa.
Israele, ubriaco della “vittoria militare fulminante” dell’esercito della coalizione sul governo irakeno, ha incominciato la sua campagna di repressione senza uguali contro il popolo palestinese: uccisioni sistematiche di attivisti dell’Intifada e non, distruzione totale di tutte le infrastrutture governative e del privato sociale, restrizioni alla libertà di movimento e alle cure sanitarie, al diritto allo studio e la costrizione della popolazione alla fame e, non per ultimo, la costrizione della popolazione nei ghetti che solo il nazifascismo era riuscito ad escogitare.
Oggi, spaventato dal giudizio espresso dalle masse europee, Israele parte con l’offensiva propagandistica per “aggiustare” le cose; complici, i governi capitalisti europei hanno stabilito la data del giorno contro l’antisemitismo a ridosso del giorno in cui la corte internazionale inizia ad esaminare la questione del muro dell’apartheid eretto dal fascismo israeliano in Palestina. Israele, pur rifiutando di presentarsi nelle aule del tribunale pensa di difendersi fuori a colpi di propaganda, a tal fine ha portato l’autobus colpito a Gerusalemme nelle strade davanti alla sede del tribunale. Che dire, infine, della posizione dei governi della Comunità Europea che, dopo averlo utilizzato contro vari esponenti politici e militari della ex Jugoslavia, toglie la legittimità al tribunale internazionale di esaminare il fascicolo summenzionato?!
Questo non significa che noi si nutra la benché minima fiducia nell’ONU e nei suoi strumenti politici e giuridici, istituzioni ormai delegittimate dai popoli. Quell’ONU, che oggi molti anche a sinistra reclamano, è quella che ha utilizzato in maniera mafiosa i soldi ricavati dall’accordo “Oil for food” e che non ha mai mosso un dito quando, puntualmente Israele calpestava le innumerevoli risoluzioni che ne condannavano la politica razzista ed espansionista. Questi sono solo alcuni dei motivi che non ci permettono di condividere le richieste di sostituzione delle truppe anglo-americane e alleate con forze dell’ONU, richieste che saranno presenti anche a Roma nella manifestazione. Come, pur rispettandola, non vogliamo fare della solidarietà umanitaria con le popolazioni colpite dalle aggressioni imperialiste, bensì politica. Quella solidarietà politica che spaventa tanto i governi occidentali, perché rappresenta la volontà di lotta intransigente contro il nemico che abbiamo in casa nostra.
Non è casuale che gli attacchi contro le forze comuniste e della sinistra europee, come la caccia alle streghe contro gli immigrati – in particolar modo quelli arabo-mediorientali - continuino: la demonizzazione del nemico non basta più, occorre più repressione e Stato di polizia. Questo in concomitanza con gli attacchi ai diritti sociali delle lavoratrici e dei lavoratori, prospettando lo smantellamento totale del sistema di welfare. Il diritto di cittadinanza è circoscritto a pochi, quelli dei circuiti finanziari e del capitalismo naturalmente. Nell’interesse di questi pochi, non solo il governo Berlusconi, da sempre amico e servo fedele di Bush e Sharon, ma anche il centro-sinistra, col suo vigliacco teatrino dell’astensione sul rifinanziamento della missione italiana in Iraq, fanno “blocco” smascherando la vera “natura” del loro pacifismo. Con gli USA, con la NATO o con l’ONU, per D’Alema e Rutelli l’importante è continuare a garantire gli interessi dell’ENI a Nassirya (ecco cosa stanno a fare i Carabinieri in quel luogo, altro che ospedali!), come dell’IMPREGILO o del Genio Ferroviario delle FS in altre regioni del Paese. In fine, non scordiamoci della lotta di chi in Sardegna, Sicilia e altrove in Italia, sta lottando per lo smantellamento delle basi militari NATO, ma in risposta ottiene, invece, piani d’allargamento. A queste masse va tutto il nostro appoggio incondizionato.
Per questi ragioni e tante altre non elencate, noi diciamo
· no alle guerre imperialiste
· no all’offensiva neoliberista e al terrorismo imperialista
· no al terrorismo di Stato sionista
· contro il muro dell’apartheid e del patto liquidatorio di Ginevra
invitiamo tutte e tutti i compagni e le compagne a manifestare, il 20 marzo, per
il ritiro immediato di tutte le truppe di occupazione dall’Iraq
· l’autodeterminazione totale del popolo iracheno e di quello palestinese, senza occupazioni “mascherate” gestite dall’ONU
· il giusto risarcimento delle popolazioni colpite dal terrorismo imperialista
Ci rivolgiamo a tutte le realtà della sinistra che condividono queste posizioni politiche a manifestare insieme nel tentativo di portare la lotta dei popoli irakeno, palestinese, colombiano etc, nelle strade di Roma. Se tutti insieme, con uno sforzo unitario, riusciremo, anche e soprattutto al di là della scadenza del 20 marzo, a lavorare con continuità e determinazione riusciremo a dare maggiore visibilità politica organizzata a tutto quel variegato movimento politico-sociale che si sta attivando o che vuole attivarsi.
Firme
UDAP, Linea Rossa, ANA, CPA, Com. Milanese con l’Intifada, ASKA,
http://www.autprol.org/