04/02/2004: Editoriale di Resistenza di febbraio


Osare lottare, costruire le condizioni per vincere
"Fare come i lavoratori dell'ATM" è la parola d'ordine che serpeggia tra i lavoratori e le masse popolari. Alla faccia di Berlusconi, Pisanu, Albertini, dirigenti sindacali e di tutti quelli che hanno vomitato veleno sulla lotta degli autoferrotranvieri, li hanno additati come colpevoli dei disagi e dei problemi degli utenti dei mezzi pubblici, li hanno minacciati di sanzioni e provvedimenti giudiziari! La rabbia dei borghesi è proporzionale all'importanza che la loro lotta ha per tutti i lavoratori e le masse popolari del nostro paese. I lavoratori dell'ATM hanno raccolto e fatto propria la lezione degli operai dell'Enichem di Crotone nel 1993 e della FIAT di Termini Imerese nel 2002: il problema di una singola azienda, si tratti del posto di lavoro, delle condizioni e dei ritmi, del salario o altro, non si può risolvere all'interno della singola azienda, ma deve diventare un problema di ordine pubblico, cioè un problema politico, di tutta la società. Detto in altre parole, bisogna riunire le condizioni per costringere la classe dominante a intervenire a tamponare la situazione: come hanno trovato i soldi per il salvataggio di banche e imprese, come troveranno i soldi per salvare la Parmalat, allo stesso modo possono trovarli per pagare ai lavoratori dell'ATM i 106 euro previsti dal contratto del 2000!
Ma non solo. I lavoratori dell'ATM hanno scioperato senza preavviso e, per la prima volta, hanno scioperato nonostante e sfidando la precettazione del prefetto. In questo modo hanno dimostrato che non solo è necessario, ma è anche possibile infrangere i lacci con cui i padroni e i loro governi, coadiuvati dai sindacati di regime, cercano di impedire ai lavoratori di difendere le loro conquiste e i loro diritti, i divieti con cui tentano di togliere ai lavoratori il diritto di scioperare. Hanno anzi mostrato che il
vero obiettivo delle regolamentazioni (del 1993), al di là degli altisonanti proclami ("difesa degli utenti", "regole di convivenza civile", "salvaguardia delle fasce più deboli" o altro), è proprio quello di imbrigliare e impedire ai lavoratori di esercitare uno dei loro strumenti storici di difesa e rivendicazione: lo sciopero. Quindi con la loro lotta hanno spuntato una delle armi di cui si era dotata la borghesia per condurre
meglio la sua rapina ai danni dei lavoratori e delle masse popolari tutte.
Certamente adesso salteranno fuori tanti professoroni e politicanti profumatamente pagati che verranno a dirci che così si rischia il disastro e la paralisi, che così anche gli ospedalieri potrebbero incrociare le braccia lasciando i malati a morire e via di seguito. Ogni argomento è buono! Ma dimenticano che la vicenda della pensionata di Cantù, morta dopo essersi vista rifiutare il ricovero da 30 ospedali lombardi, mostra che la gente già muore perchè non può accedere alle cure mediche; dimenticano che difendendo il loro posto di lavoro, opponendosi a ritmi e orari massacranti, contrastando la privatizzazione selvaggia, opponendosi alla logica della riduzione dei costi e della redditività come unico criterio di valutazione dell'efficacia e del mantenimento di servizi e strutture, i lavoratori dei settori di cosiddetta pubblica utilità in qualche modo difendono anche la possibilità per gli utenti di viaggare su mezzi sicuri o di avere un posto in ospedale o di poter essere curati in un modo anche solo minimamente degno di una scienza e una tecnica in grado di scoprire l'acqua su Marte. Il Corriere della Sera ha tirato fuori dal cilindro anche un "illustre" sociologo, il prof. Ferrarotti, per parlare dei "danni psicologici enormi, devastanti e catastrofici" degli "scioperi selvaggi, improvvisi, senza regole" che "distruggono e frantumano le aspettative scontate che sono alla base della contentezza di una società". A noi risulta che siano devastanti, enormi e catastrofici gli effetti delle aspettative scontate disattese dai padroni e delle aspettative scontate propugnate dai padroni: l'incertezza di trovare un lavoro, l'incubo della precarietà a vita, la disperazione di chi cerca casa, il calvario dei malati, l'orrore della guerra imperialista, l'insicurezza per la salute e l'istruzione dei nostri figli, il dubbio di riuscire ad arrivare a fine mese, la condanna a lavorare a ritmi sempre più inumani!
Con la loro lotta gli autoferrotranvieri hanno messo a nudo che per la classe dominante sono buone e valide tutte le regole che servono a far tenere ai lavoratori la testa bassa e a far quadrare i conti delle loro aziende e dei loro governi, ma che i padroni e tutti i loro politici sono arrogantemente pronti a violarle quando queste non bastano più o non servono più ai loro scopi. E che tutti i discorsi sulla necessità, neutralità e nobiltà delle regole dei padroni sono solo fumo negli occhi!
I lavoratori dell'ATM hanno dato anche una sonora lezione ai sindacati di regime. Dopo i numerosi e inconcludenti scioperi addomesticati, dopo che negli ultimi anni i sindacati hanno firmato con l'azienda dei trasporti accordi peggiorativi per i lavoratori, dopo che hanno persino fatto diventare lavorativo il 1° maggio senza minimamente consultarli, gli autoferrotranvieri hanno preso in mano la loro lotta. "Accomodandoli fuori dai depositi" quando il 1° dicembre a Milano cercavano di convincere i lavoratori a rispettare le fasce orarie garantite, non solo li hanno posti di fronte all'alternativa tra fare realmente gli interessi dei lavoratori oppure essere mandati alla rottamazione. Dalle assemblee nei depositi hanno affermato anche il semplice e democratico principio che prima di firmare qualsiasi accordo devono sottoporlo all'approvazione dei diretti interessati: i lavoratori. Le miserevoli contorsioni tra condanna degli scioperi e "umana" comprensione delle motivazioni dei lavoratori di Epifani, Pezzotta e Angeletti danno la misura della loro subordinazione ai padroni e alla banda Berlusconi e del loro attaccamento alla poltrona.
L'esempio degli autoferrotranvieri ha dato forza e coraggio a tutti i lavoratori e le masse popolari colpiti dall'eliminazione delle conquiste di civiltà e benessere, scontenti del presente e preoccupati per il futuro, ma sfiduciati sulla possibilità di difendersi efficacemente. Il loro esempio ha aperto nuove prospettive a tutti quei lavoratori e settori delle masse popolari che stanno lottando per la difesa del posto di lavoro, chi per il rinnovo del contratto, chi contro la riforma Moratti, chi contro il carovita, chi in difesa delle pensioni, chi contro la repressione, chi contro la guerra imperialista.
Un'ultima considerazione. I lavoratori dell'ATM sono la dimostrazione che la prima ondata della rivoluzione proletaria non è passata invano. Da dove viene la determinazione dei lavoratori dell'ATM? La durezza delle condizioni e dei ritmi di lavoro, il carovita, la forza contrattuale della categoria, ecc. sicuramente hanno un ruolo, ma da sole non rispondono alla domanda.
L'esperienza del vecchio movimento comunista e della prima ondata della rivoluzione proletaria ha messo radici profonde tra gli operai, i lavoratori e le masse popolari del nostro paese. É quello che fa dire a un lavoratore dell'Alitalia di Roma: "Non è possibile che ogni vertenza sindacale, ogni mobilitazione dei lavoratori finisca coi manganelli e le cariche, ma cos'è, il governo Scelba?". É quello che ha fatto sì che General Motors abbia storto il naso di fronte alla prospettiva di comprarsi una fabbrica piena di operai non disposti a lasciarsi docilmente licenziare. É quello che fa sì che Mc Donald's debba fare i conti in Italia, come in altri paesi europei, con lavoratori disposti a lottare per contratto, salario e diritto di rappresentanza sindacale nonostante tutte le manovre per ricattarli e dividerli. É quello che fa sì che in varie città genitori e bambini occupino le scuole per difendere il tempo pieno. É quello che fa sì che gli abitanti di Scanzano non accettino di diventare la pattumiera nucleare italiana.
Potremmo continuare. Ma il nocciolo è che l'esperienza del vecchio movimento comunista ha lasciato nelle masse un modo di essere, una coscienza diffusa e una capacità organizzativa contro cui il governo della banda Berlusconi si sta scornando.

Raccogliere forze e risorse per la ricostruzione del partito comunista!
Osare lottare, osare vincere!

http://www.autprol.org/