24/01/2004: Nessuno si senta sconfitto
I lavoratori autoferrotranvieri, soprattutto quelli di Milano, hanno dato luogo ad una lotta spontanea e sganciata dalle logiche sindacali che non si vedeva da 21 anni e che ha scatenato anche in altri lavoratori la voglia di ribellarsi sulla “questione salariale” che, grazie agli accordi dei confederali, hanno impoverito le famiglie italiane.
In merito all’accordo raggiunto a Milano tra Sindaco, ATM e Cgil Cisl Uil, riteniamo che una definitiva valutazione dell’accordo stesso – raggiunto senza la presenza al tavolo negoziale del sindacalismo di base che pure ha dimostrato di rappresentare gran parte della categoria – spetti principalmente agli autoferrotranvieri Milanesi che hanno dato vita ad una straordinaria mobilitazione di lotta, principalmente per respingere l’accordo nazionale bidone sottoscritto il 20/12/2003.
La pratica degli accordi integrativi per rimediare ai fallimenti dei negoziati nazionali rimane sbagliata ed inefficace perché punta a svuotare il CCNL, della solidarietà necessaria a garantire eguali trattamenti su tutto il territorio. Se è pur vero che il pane a Milano costa più che a Napoli, nel sud con uno stipendio medio ci sopravvivono due famiglie, vista la disoccupazione al 50%, quindi, il potere d’acquisto dei salari è uguale in tutto il Paese.
È indiscutibile che la lotta paga. Paradossalmente:
- se si è concluso un contratto nazionale (pur al ribasso e senza arretrati),
- se i confederali sono dovuti correre ai ripari, sconfessando i propri dirigenti nazionali, concludendo un accordo locale (anche se non accoglie le richieste dei lavoratori),
- se l’opinione pubblica ha finalmente capito le condizioni di lavoro dei tranvieri e le ragioni della protesta, condividendola,
LO SI DEVE ESCLUSIVAMENTE ALLA LOTTA SPONTANEA DI FINE DICEMBRE ED INIZIO GENNAIO CHE HA INCRINATO LA GABBIA DELLA LEGGE ANTISCIOPERO E LA REPRESSIONE DELLE ISTITUZIONI e non di chi ha sottoscritto accordi capestro. Che cosa sarebbe successo se i tranvieri non avessero alzato la testa? Certamente le aziende avrebbero mantenuto la proposta iniziale di 12 € ed i confederali l’avrebbero sottoscritta!
L’inganno è di chi ha sputato addosso ai lavoratori in lotta vergognandosi di loro (Fabrizio, segretaria provinciale CISL), di chi a preteso di rappresentarli senza averne il mandato, di chi ha concluso accordi al ribasso e che prevedono in cambio ulteriore flessibilità e maggiori carichi di lavoro.
I tranvieri hanno protestato, con un’unità storica, per avere il recupero del potere d’acquisto del salario (106 €) e per non perdere due anni d’inflazione (ca. 3.000 € di arretrati) e cosa hanno avuto in cambio dalla contrattazione confederale? Le solite una-tantum non pensionabili, anticipi di denaro già conquistato con accordi precedenti (legati al recupero di produttività degli anni precedenti), più flessibilità, più produttività (aumento orario di lavoro), ulteriore restringimento del diritto di sciopero (art.7), l’avvallo confederale alla privatizzazione attraverso gli appalti (art.3).
Il recupero della produttività citato, è la parte più “fumosa” e subdola dell’accordo. Infatti, non si dice espressamente come recuperare produttività, né quanto e né come dovremo lavorare in più, ma viene rimandato ad ulteriore trattativa da farsi entro il 31/3/04, cosicché oggi i tranvieri si troveranno a decidere sull’ennesima “cambiale in bianco” da lasciare ad ATM.
Oltre all’ambiguità c’è l’imbroglio: l’accordo aziendale si propone di diminuire il 10% degli straordinari, ma non dice come, né prevede assunzioni. Anzi riduce a 15 minuti la mezz’ora di “chiamata” per ogni bonifico, abbassando il costo dello straordinario per l’azienda e rendendolo ancor più vantaggioso rispetto ad una nuova assunzione. Il risultato è che le ore straordinarie aumenteranno.
Sul contratto nazionale perdiamo 25 € mensili in paga base e 2.000 € di arretrati: rinunciare a questi significa premiare la politica dei bassi salari, premiare le aziende dai bilanci positivi ed il governo che spende centinaia di milioni di euro per la guerra. I lavoratori, quindi, diventano finanziatori delle aziende che premiano lautamente i dirigenti, come Soresina che ha preso 70.000 Euro perchè ha pareggiato il bilancio ATM, anche non pagando la tassa sui rifiuti. Per il futuro dobbiamo lottare perché venga reinserito un automatismo tipo la “Scala Mobile”.
Preoccupante è la propaganda euforica di ATM e comune di Milano (che ci riporta al 2001) per l’ottimo risultato ottenuto con l’accordo aziendale. Anche i confederali sono euforici, ma allora chi ha vinto i padroni o i lavoratori?
L’accordo aziendale si propone di recuperare produttività con successivi accordi: verranno riconsiderate le pause, le località di cambio potranno aumentare fino a 4 per ogni linea (in modo da saturare al massimo l’orario di lavoro) cosicché le pause verranno utilizzate dai conducenti, non più come recupero psico-fisico, ma per gli spostamenti atti a raggiungere le varie località di cambio. Sempre più spremuti come limoni!
Viene sancito definitivamente che le notturne fisse rimarranno “fuori media” (7h,20’) e senza sosta, e che nessun rimborso è dovuto per i rinnovi patenti. Argomenti archiviati, alla faccia delle promesse di qualche sindacalaio di deposito!
Parte (perdita) economica:
A gennaio viene anticipata a tutti i lavoratori la quota del premio di risultato del 2003, 250 € che a giugno verrà conguagliata, cioè decurtata in caso di malattia, infortunio e/o assenze varie (superiori a 30gg.).
A febbraio vengono riconosciuti 300 € una-tantum (non validi ai fini TFR né pensionistici), che diventeranno strutturali solo nel 2005 (25 € per 12 mesi e non per 14, non validi ai fini TFR né pensionistici) fermo restando l’aumento di produttività (art. 5 e 6.2).
Di ciò, ai lavoratori CFL, verrà riconosciuto solo il 50%. Di contro, ai CFL verrà riconosciuto il 50% del superminimo aziendale alla scadenza dei primi 12 mesi di lavoro. Dopo averli considerati lavoratori di serie B, trattati da garzoni, oggi fanno finta di ricordarsi di loro e con una mano gli danno il 50% del superminimo, con l’altra gli tolgono il 50% degli “aumenti”.
Tutto ciò senza mandato dei lavoratori e senza alcuna possibilità di referendum vincolante, questo la dice lunga sulla “democrazia” confederale. E pensare che con il costo di tutte le assemblee retribuite separate di Cgil, Cisl, Uil riservate agli iscritti forse potevamo finanziarci il contratto.
Infine ci preme ricordare che nessuno avrebbe parlato della lotta dei tranvieri di Milano, se i lavoratori non avessero protestato così come hanno fatto. Dobbiamo ricordarci che non esistono nuove ricette per rivendicare i nostri diritti. L’Autorganizzazione, l’unione dei lavoratori slegati dalle logiche sindacali, e lo sciopero sono le uniche armi di difesa e di rivendicazione del mondo del lavoro.
È importante non assuefarsi all’illusione mediatica che a Milano oggi è tutto a posto. Nessuno si illuda, nessuno si arrenda! La lotta continua!
E se colpiranno uno solo di noi, tutto il mondo del lavoro sarà chiamato a reagire energicamente.
S.L.A.I. COBAS A.T.M.
Milano, 21 gennaio 2003
http://www.autprol.org/