01/08/2003: Lettera di Edu dal carcere
Questa è la lettera scritta da Edu dal carcere di Alcala Meco. Ricordiamo che Edu è stato arrestato il 7 luglio a Valencia con l'accusa di terrorismo insieme ad altri due compagni anarchici: Amanda (anche lei ancora detenuta) ed un altro compagno scarcerato dopo pochi giorni.
Saranno state le 6 del pomeriggio del lunedì e stavo passeggiando da solo nel mio quartiere, mi si avvicina un giovane per chiedermi una sigaretta e subito da dietro sento un colpo in testa e che mi prendono per il collo. Qui incomincia la storia. Mi fecero cadere e tra spinte e colpi mi fecero salire su una macchina che era arrivata nel frattempo. Un poliziotto mi prende la testa e mi spinge verso il suolo, gli dissi che mi stava facendo male, mi minacciò dicendo che o tacevo o me le dava di santa ragione. Gli chiesi il motivo della mia detenzione e mi dissero che lo avrei saputo nei prossimi 5
giorni. Arrivati al commissariato mi fecero uscire dalla macchina tirandomi e mi fecero salire in un piano del commissariato. Non la smettevano di torcermi le braccia e di tirarmi con forza. Gli incappucciati mi misero in una stanza e mi spinsero contro una parete e mi dissero di guardare verso il basso, intanto abbassavano le serrande mentre io mi innervosivo per la situazione.
In quel momento arrivò un ispettore, mi fece voltare e cominciò a prendermi a pugni in faccia, mentre diceva che sia per me che per Amanda era arrivata l'ora. Incominciò a minacciarmi dicendo che dovevo parlare altrimenti nei prossimi 5 giorni me la sarei passata molto male, mi spinse verso la finestra e mi minacciò di buttarmi di sotto se avessi continuato a rompere i coglioni, io decisi di stare in silenzio e cominciarono a stringermi le braccia e a darmi pugni, c'è uno che mi solleva spingendomi verso l'alto,
questo mi provoca un dolore intenso alle braccia , mi mostrano una carta dicendomi che mi possono tenere lì 5 giorni in isolamento. Cominciano a portarmi da una stanza all''altra torcendomi il collo e le braccia, in ogni stanza c'è un ispettore di polizia che mi interroga e ognuno ripete lo stesso, "non ci rompere i coglioni perché va a finire molto male",non smettevano di dirmi che sarei rimasto molto tempo in carcere e che mi avrebbero ucciso, ripetendomi "questo è solo l'inizio" e "quando arriverà l'Audiencia Nacional non rimarrà niente di te". Gli dico che sono asmatico e che ho bisogno di cure mediche, mi insultano e mi dicono che non gli importa nulla se muoio, mi innervosisco e comincia a mancarmi l'aria e faccio fatica a respirare. Continuano a picchiarmi, una signora che si trova in ospedale protesta per il comportamento degli incappucciati, i poliziotti la insultano dicendo che torni al suo posto, arriva il medico e gli dico che sono asmatico
che ho bisogno del mio aerosol, alla fine torno in commissariato senza cure.
Mi fanno risalire in una delle stanze e continua l'interrogatorio, gli insulti e mi mettono in piedi con la faccia al muro, sono stanco e mi appoggio, mi dicono che se torno a toccare il muro me le danno di nuovo. Non so quante ore sono rimasto in piedi, credo 4 o 5, mi cedevano le gambe, non potevo né sedermi né andare al bagno. Non ho mangiato né bevuto dal momento dell'arresto, sono nauseato, mi fa male la testa e ho la bocca secca.
Continuano a dirmi che Amanda ha cantato e che mi dà la colpa, dopo cambiano gli incappucciati, ne vengono altri e mi dicono tutto il contrario. Sono quasi le 3 del mattino, mi esplode la testa, adesso cominciano a mettere in mezzo la mia famiglia, minacciano di arrestare mia madre poiché secondo loro può avere a che fare con le cose di cui sono accusato. Se mi si chiudono gli occhi mi manganellano, mi danno un paio di pugni e mi urlano nelle orecchie, dopo le 4 del mattino mi fanno scendere nelle celle di sicurezza. Riesco un po' a dormire, però verso le 7 e mezzo arrivano gli incappucciati alla porta della cella, mi fanno salire in un'altra stanza e continuano gli interrogatori. Mi ripetono che questo è il secondo giorno e che quindi c'è ancora molto tempo per fare in modo che io canti. Entra l'ispettore del giorno precedente, si accende una sigaretta e mi avvicina la fiamma dell'accendino alla faccia mentre con l'altra mano mi tiene la testa, mi insulta e insiste dicendo che marcirò in carcere. Intorno a mezzogiorno mi portano a casa per perquisirla, dico loro che aspettino mia madre che in
quel momento non c'è, mi ignorano e entrano con le mie chiavi. Subito arriva mia madre, non me la lasciano vedere e l'allontanano da me a spintoni, casa mia è sottosopra. Dopo 3 ore di perquisizione se ne vanno con due casse piene di volantini, pubblicazioni, cd, video, foto eccetera. Mi riportano un'altra volta al commissariato e mi fanno scendere nelle celle, mi lasciano lì senza mangiare né bere. Sono quasi due giorni che non mangio niente. La sera mi fanno risalire in una delle stanze, continua l'interrogatorio, continuano a dirmi che siccome non canto passeranno molti amici di qua. Mi minacciano
dicendo che ad Amanda l'ispettore le sta dando molte botte e che quando tornerà sarà molto duro con me. Mi tengono in piedi con la testa verso il basso, ho le spalle molto indolenzite mi si addormentano le mani e quasi non le sento, il braccio destro non lo posso muovere dal dolore, mi fanno scendere in cella e mi accorgo che c'è un compagno detenuto, mi dice che vanno a perquisire casa sua e così è. Il giorno dopo mi fanno risalire e continuano gli interrogatori, non smettono di insultarmi e di minacciarmi.
Mi fanno fare una prova calligrafica e mi lasciano le spalle, però non posso muovere le mani e le braccia, ho il braccio tutto contratto. Mi dicono che devo rilasciare una dichiarazione e che anche se nego devo rispondere ad alcune domande. Arriva un avvocato d'ufficio che non ha aperto bocca per tutto il tempo in cui sono rimasto nella stanza. Dopo la dichiarazione mi hanno fatto scendere di nuovo nelle celle sotterranee. Perdo sangue e mi sento male, comincio ad avere una crisi asmatica, chiedo gli aerosol e mi
dicono che morirò lì, sono solo nella cella e faccio fatica a respirare. Il giovedì comincia con più incappucciati, mi fanno uscire dalla cella e mi mettono in una macchina. Riesco a vedere la mia compagna mentre la mettono in un'altra macchina, le grido e un incappucciato mi mette la mano sulla bocca e prendendomi dalla testa mi spinge in fondo alla macchina. Prendono un panno e mi bendano gli occhi, la macchina va a tutta forza con le sirene accese, comincio ad avere nausea e gli dico che sto per vomitare, uno dei poliziotti mi dice che se vomito mi dà una botta che mi tira fuori dalla macchina.
Immagino che andiamo verso Madrid, però non vedo niente. Dopo 2 ore circa di viaggio mi tolgono il panno dagli occhi e vedo che siamo a Madrid, mi volto e vedo che ci sono più macchine. Ci fanno scendere a uno a uno dalle macchine e ci mettono nelle celle di sicurezza dell'Audiencia. Ci minacciano dicendoci che se parliamo tra noi ci picchiano. Riesco a scambiare qualche parola con Amanda e mi tranquillizza un po' poter sentire la sua voce, subito arriva un poliziotto e ci dice"se parlate ancora botte" chiude la porta e se ne va. Ci comunicano che il giudice ha prolungato di un altro giorno l'isolamento. Ci
trasferiscono ad Alcala Meco e ci lasciano in isolamento. Il giorno dopo ci portano di fronte al giudice che decreta l'ingresso in carcere mio e di Amanda. Attualmente questa è la nostra situazione.
Potete scriverci a questi indirizzi:
Eduardo Alonso Sánchez
C.P. Madrid II
Carretera de Meco km.5
Alcala de henares -Madrid-
Amanda Cerezo Garcia
C.P. Madrid I
Prision de mujeres
Carretera de Meco km.5
Alcala de henares -Madrid-
http://www.autprol.org/