22/06/2003: Guerra e repressione


Nel dicembre 2002 è stato approvato in via definitiva l’art 41/bis per i prigionieri politici.
L’articolo 41/bis rappresenta per lo stato l’ennesimo strumento di pressione nei confronti dei detenuti politici comunisti e islamici detenuti nelle carceri italiane.
Questi provvedimenti sono perfettamente in linea con la politica repressiva attuata in tutta Europa.
Se l’unità europea su alcuni aspetti stenta a decollare, è in perfetta sintonia quando si tratta di reprimere e controllare ogni forma di dissenso e di lotta, comunque si presentino.
L’attacco portato dai vari governi europei, indifferentemente di destra o di sinistra, alle politiche sul lavoro (riforma Biagi, in Italia), alle pensioni, alla sanità, per far pagare ai lavoratori il costo della crisi capitalista, va di pari passo con l’applicazione di misure sempre più repressive: l’inserimento nelle liste delle organizzazioni considerate “terroristiche” di organizzazioni anche solo politiche (vedi Batasuna), al mandato di cattura europeo che entrerà in vigore fin dal prossimo anno, fino alla possibilità di processare, come sta succedendo in Francia, compagni che non hanno commesso reati in quel paese.
Chi durante la guerra all’Irak ha visto nella Francia un baluardo del pacifismo, non può dimenticare le guerre continue che, nell’indifferenza totale, si stanno svolgendo in Africa per il dominio delle risorse tra Francia e USA.
Guerre tra imperialismi occidentali che si trasformano in distruzioni rovinose per quei paesi e in massacri per le popolazioni di quell’area.
L’Europa non è più “umana” ma semplicemente,oggi, più debole e con interessi strategici che vanno sempre più divergendo da quelli USA.
L’Europa chiusa nella fortezza di Schengen riserva agli immigrati di ogni paese “l’accoglienza” dei centri di detenzione, ne costruisce addirittura per minorenni (vedi Torino), ma in particolare la “guerra al terrorismo” ha fatti peggiorare la situazione degli immigrati di origine araba in tutto l’occidente; durante la guerra all’Irak si sono susseguiti arresti di immigrati arabi con l’accusa di terrorismo nel tentativo di giustificare, agli occhi dell’opinione pubblica, una guerra ingiustificabile, di creare paure infondate e fomentare razzismi che dividono la classe.
Non sono da meno gli USA che oltre ad arrestare e detenere senza processo (sul modello della detenzione amministrativa israeliana) migliaia di arabi, hanno in progetto di trasformare la base di Guantanamo, dove sono detenuti in condizioni disumane i combattenti afgani, in un vero e proprio lager, con annesso braccio della morte e locali adibiti alle esecuzioni.
Gli USA, dopo la guerra in Irak, continuano nella politica tesa a ridisegnare il Medio Oriente, secondo i loro interessi politico-economici.
L’Italia si è prontamente allineata a questa strategia imperialista e partecipa attivamente all’occupazione di quei paesi con truppe militari.
Alla Palestina, punto nodale dell’area, vogliono imporre un progetto, la Road map, assolutamente inaccettabile per un popolo che lotta da 50 anni contro l’occupazione sinonista, con un immenso tributo di Martiri e prigionieri (10.000 secondo lo stesso Sharon).
La resistenza all’imperialismo non può che continuare: dalla Palestina, all’Irak, all’Afganistan.
Anche qui, se il movimento contro la guerra non vuole rimanere un movimento di opinione, deve sapersi trasformare in movimento politico e di lotta, in dialettica con le lotte dei paesi occupati dall’imperialismo, consapevole che la guerra è la logica conseguenza del sistema imperialista, anzi ne è la sua stessa natura.
Lottare contro questo sistema è il modo migliore di lottare per i prigionieri politici, per la loro dignità e identità politica, prima ancora che per la loro liberazione, che non potrà avvenire fino a quando il prezzo da pagare sarà la resa.
Ricordiamo, infine, con dolore e affetto il compagno Mario Galesi, caduto nella lotta nel marzo di quest’anno.
Insieme con lui volgiamo ricordare le/i Martiri dell’Intifada palestinese e tutte le vittime della guerra imperialista.
Familiari e amici dei rivoluzionari prigionieri, giugno 2003

Familiari e amici dei rivoluzionari prigionieri

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