15/06/2003: VOTARE SI CONTRO TUTTI
Quando c’è da votare per spartirsi un posto in parlamento o nei consigli
comunali chi non vota è antidemocratico, cittadino di serie B. Chi non vota
- dicono - rinuncia ad un diritto fondamentale, ecc, ecc.
Il 15 giugno c’è da votare su un semplice quesito che riguarda direttamente
i lavoratori a salario. Il lavoratore di un’azienda sotto i 16 dipendenti
deve avere lo stesso miserabile diritto degli altri ad essere reitegrato al
suo posto di lavoro se licenziato ingiustamente?
Ebbene, di fronte a questo semplice quesito si mobilita una campagna
astensionista in grande stile. Al mare, gridano gli esponenti dei partiti di
centrodestra. Al mare, ripete il capo del maggior partito di centrosinistra,
anche il signor Cofferati si asterrà. Scappano dalla responsabilità di dire
ai milioni di operai occupati nelle piccole aziende che devono subire la
prepotenza dei padroni, che per loro il diritto al reitregro è e deve essere
inapplicabile. Hanno paura di esprimere apertamente questa opinione,
correrebbero il rischio di perdere voti, ma gli operai non sono scemi.
Il compito di una aperta campagna per il NO viene lasciata direttamente alle
organizzazioni dei padroni grandi e piccoli ed ai sindacati che direttamente
li sostengono, questi non hanno bisogno di una base elettorale.
Berlusconi, Bossi, Fini, Rutelli , Fassino e tanti altri puntano a far
mancare il quorum, così non si sporcano le mani.
I lavoratori salariati, e fra loro per primi gli operai, sono chiamati a
votare per allargare una barriera sociale ai licenziamenti indiscriminati, e
invece di avere un sostegno incondizionato, almeno da quelli che dicono di
rappresentarli politicamente, ottengono solo appelli all’astensione. Fanno
dei sottili distinguo sulla necessità del referendum stesso, sul rischio che
con il quorum si corra il rischio che vinca il NO.
Ormai siamo in ballo e balliamo. Per una serie di condizioni siamo di fronte
ad un quesito che schiera apertamente i due fronti, gli operai e i padroni,
su un problema come quello dei licenziamenti. La scelta degli operai non può
avere tentennamenti: si va a votare e si vota SI. Tutto il resto è sostegno
mascherato agli interessi dei padroni.
I padroni in realtà hanno in tutti gli schieramenti la loro rappresentanza
politica. Gli operai hanno solo loro stessi, la battaglia del 15 giugno o la
vincono mobilitandosi direttamente ovunque sono o nessuno la condurrà per
loro.
Gli stessi che dicono di sostenere il referendum e invitano a votare SI non
sono credibili, convivono nello stesso calderone dei Rutelli e di quelli
come lui, che se non si asterranno voteranno sicuramente NO.
Si può dare fiducia ad un apparato sindacale che va dalla gestione dello
sfruttamento operaio in fabbrica, dove si firmano unitariamente accordi
capestro, agli accordi separati, alla CISL che fa l’appello a votare NO al
referendum, alla UIL che si asterrà, alla CGIL che si è faticosamente
schierata per il SI, ma ha al suo interno famosi tromboni astensionisti?
Il 15 giugno è un’occasione per far saltare i giochi dell’ambiguità politica
e sindacale, c’è la possibilità che gli operai si impongano sulla scena
fuori e contro la società politica ufficiale .
Il 15 giugno c’è la possibilità che l’esercito dei milioni di operai
ricattati, sfruttati fino all’osso delle piccole aziende facciano un patto
con gli operai delle grandi fabbriche e vincano il referendum che li rende
uguali almeno di fronte al diritto al reintegro.
A questo risultato bisogna lavorare in questi giorni, nei reparti, nei
centri industriali, ovunque gli operai si incontrano.
Una vendetta degli operai per tutto quello che in questi anni hanno subito.
Salari da fame, accordi separati, licenziamenti di massa.
Se ancora la vinceranno loro con l’astensione sapremo chi ringraziare e
servirà ad iniziare a fare i conti con tanti falsi sostenitori dei diritti,
ma solo a parole.
ANDARE A VOTARE E VOTARE SI CONTRO TUTTI
http://www.autprol.org/