31/05/2003: VALUTAZIONI SUL G8


GUERRA IMPERIALISTA E MOVIMENTO DISARMATO

A fronte di una situazione terribile, con la popolazione allo stremo, la resistenza irachena contro l’occupazione militare anglo-americana acquista ogni giorno più forza ed esprime in modo chiaro il disinteresse del popolo verso le Marlboro, i canali satellitari e le altre chimere occidentali; il suo rifiuto diventare i l 51° stato degli U.S.A. e soprattutto esprime la volontà di decidere del proprio futuro e di autogestire le proprie risorse.
Probabilmente la guerra fatta di bombardamenti è finita ma ora ne inizia un’altra quella fatta di pallottole sparate dai marines sulle manifestazioni di protesta e di saccheggi creati ad arte per disintegrare il tessuto sociale e culturale delle città irachene.
Tutto questo accade mentre Siria e Iran ricevono pesanti minacce che solitamente fanno da prologo a nuove aggressioni militari e il popolo palestinese è sempre più prigioniero nei suoi territori, con una Road Map che non è certo uno spiraglio di luce verso l’indipendenza, ma piuttosto l’ultimo ritrovato di U.S.A. –U.E. – ONU – Russia per salvare la faccia al macellaio Sharon.
Le crepe createsi all’interno della NATO soprattutto tra USA ed Europa (intesa come Francia e Germania) sulla questione irachena, somigliano sempre di più a delle voragini e determinano una situazione da 3° guerra mondiale strisciante.
Proprio per questo il G8 di Evian sarà più del solito una vetrina in cui i grandi del mondo, troppo occupati ad attrarre altri stati nella propria sfera di influenza di certo non parleranno di economia ma dell’unico problema che li accomuna ovvero la guerra al terrorismo intesa come guerra cntro tutti i popoli e gli individui oppressi di questo pianeta.
E proprio alla vigilia di questo G8, notando la scarsa adesione italiana al controvertice di Ginevra, ci domandiamo che fina abbia fatto il movimento dei movimenti?
Abbiamo visto un movimento che ha riempito le città con manifestazioni oceaniche sciogliersi come neve al sole quando i media hanno decretato la fine della guerra in Iraq, confermando grossi limiti a livello ideologico e conflittuale.
Se in Spagna la scelta guerrafondaia del governo Aznar il movimento ha risposto mettendo alla berlina esponenti del partito popolare e attaccandone le sedi; in Italia si è sviluppata all’interno del movimento una caccia alle streghe contro il nemico interno e troppo spesso dei compagni solo per aver fatto una scritta sono stati accusati di essere dei provocatori.
Questo accade perché in Italia il movimento è stato disarmato ideologicamente e spogliato dei termini e delle parole d’ordine che si ricollegano alla storia e al patrimonio di chi si oppone alla guerra non come opinionista ma come soggetto attivo in grado di rompere con l’idea di legalità imposto dal capitalismo. In questo senso abbiamo visto il movimento contro la guerra diventare il movimento per la pace, abbiamo visto la guerra imperialista diventare guerra infinita, così facendo l’eroico pacifismo spontaneo ha finito col portare risultati sotto le bandiere altrui e oggi osservando i risultati delle elezioni amministrative è facile capire di quali bandiere si tratti…le bandiere di quel ceto politico, sedicente progressista, che non più tardi di 4 anni fa ha dato il via libera ai bombardamenti su Belgrado e la ex Jugoslavia.
La conclusione è che il movimento non potrà crescere finchè non costruirà una sua direzione autonoma dalle istituzioni libera dalle influenze delle sirene di riformisti vecchi e nuovi.

G8 E REPRESSIONE
Anche quest’anno il G8 sarà il solito teatrino che vedrà sfilare i peggiori criminali del mondo e che, invece, ci viene presentato come il vertice che affronterà i “grandi mali” che affliggono l’umanità, mascherando la politica di globalizzazione dietro l’apparente volontà di difendere popoli e stati da ogni pericolo.
Questo perché ormai il termine sicurezza è diventato lo slogan centrale della propaganda politica, economica e mediatica.
Dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, qualche fantomatica figura Araba, come il fantasma di Osama Bin Laden o Saddam Hussein, agita i sonni di tutte le persone che credono che la guerra serva veramente ad abbattere il terrorismo e a portare la democrazia. Il panico di massa che si è creato è diventato la scusante per imporre nuove guerre a livello internazionale e per aumentare la repressione all’interno della società.
Repressione che si alimenta di licenziamenti, di isolamento carcerario, di sgomberi, di lunghi elenchi di proscrizione di organizzazioni e partiti.
E’ ogni piccola miccia rivoluzionaria che tiene svegli la notte i padroni del mondo, terrorizzati dall’idea che questa si possa trasformare in un fuoco contro di loro.
Per questo individuano nel terrorismo tutto ciò che a livello di ogni organizzazione e individualità intralcia la loro oppressione e la loro infinita corsa al potere su tutto e tutti, in primis Stati Uniti. La guerra infinita al terrorismo è uno dei punti in comune tra i porci di stato che arriveranno a Evian, tutti uniti a braccetto. Ma sappiamo che dopo la rituale foto di gruppo ricomincerà il loro scontro. Scontro interimperialista che si è manifestato ulteriormente in tutte le sue forme in occasione della guerra in Iraq. Questo diventerà sempre più accesso determinando sempre più conflitti a livello mondiale.
Il 12 giugno 2003 comincerà il processo, che si prolungherà per altre 4 settimane, ai primi 7 spagnoli arrestati del Partito Comunista Spagnolo ricostituito (Pce-r) che è stato messo fuori legge.
Questo fatto è importante come tutti i precedenti perché la repressione colpisce tutti indiscriminatamente, ogni ostacolo che si metta come freno alla ruota macina profitto del capitalismo. I fatti inoltre ci dimostrano che la repressione sia ancora maggiore laddove esiste una guerra popolare in corso, come in Palestina.
G8 E BLOCCHI ECONOMICI
Nei mesi precedenti all’aggressione in Iraq si è verificata una contrapposizione tra potenze occidentali: chi aveva già stipulato accordi sul controllo del petrolio come Francia e Germania si opponeva ad una politica volta alla conquista delle risorse irakene attuata da USA e Gran Bretagna che invece non avevano nessun accordo di sfruttamento in quel mercato.
Questi blocchi opposti hanno rappresentato la solita finalità delle politiche economiche delle potenze occidentali a rivaleggiare tra loro al fine di accaparrarsi lo sfruttamento di quante più materie prime e di assicurarsi il controllo geopolitico delle aree mondiali più strategiche.
Tutti i governi occidentali spingono per mantenere un sistema capitalistico che nei momenti di recessione trova nella guerra e nella conseguente ricostruzione una molla per rilanciare la loro economia, con appalti che permettono alle multinazionali di privare i popoli delle loro risorse e della loro indipendenza economica.
Nonostante queste divisioni formali di carattere economico ,i governi dei paesi più ricchi trovano una forte intesa nei metodi da utilizzare per reprimere e condannare tutti i popoli , le organizzazioni e tutti coloro che si rendono conto che il sistema capitalista porta solo sfruttamento e oppressione e vi si oppongono. Ne sono un chiaro esempio i processi di Parigi del 12 giugno a danno di dirigenti del PCE(r) spagnolo accusati di essere un associazione sovversiva, la messa al bando di Batasuna, la violenza indiscriminata delle forze dell’ordine di tutto il mondo nelle manifestazioni anticapitaliste e per i diritti al lavoro, allla casa, alla vita, la costituzione di una polizia europea che abbia poteri transnazionali per coordinare al meglio la repressione di un movimento di dissenso che sempre più va oltre le frontiere nazionali.


CPO GRAMIGNA-Pd


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