04/04/2003: contro la repressione dei padroni


contro la repressione dei padroni
I licenziamenti mascherati, le chiusure e le esternalizzazioni che hanno colpito gli operai Fiat, ha trovato in ogni fabbrica una notevole resistenza.
Anche a Pomigliano è miseramente caduta l’idea sbandierata dai sindacati ufficiali secondo cui questo stabilimento era un’isola felice. Non solo aumenti vertiginosi dei ritmi e la permanente insicurezza delle condizioni di lavoro: Ora si aggiunge pure la classica tattica dei padroni: eliminare gli operai combattivi. Non importa se con montature diffamatorie o con vere e proprie provocazioni.
Per i padroni basta far crescere la paura, distruggere sul nascere ogni tendenza operaia all’organizzazione. Per loro è già un risultato. Mentre per gli operai una tendenza è solo l’inizio.
Per questo, dopo Melfi - due delegati licenziati - e Termoli con un altro operaio licenziato perché contro l’aggressione all’IRAQ, anche a Pomigliano la Fiat emette le sue sentenze.
In primo luogo contro il delegato D. M. e poi contro gli operai con Ridotte Capacità Lavorative. Vere e proprie spine nel fianco sia dei dirigenti che pretendono la produzione, sia dei sindacati ufficiali che non sanno cosa fare pur di mettere sotto i piedi i regolamenti sottoscritti.
Operai,
Nella guerra che combattete tutti i giorni, più i padroni intuiscono il pericolo per i loro profitti, più scatenano la repressione. Questa contro il delegato dello Slai cobas, come pure quella contro i due delegati alla FMA di Pratola Serra durante gli scioperi nel 2000, è indicativo della lucidità che hanno i padroni.
Quegli scioperi aprivano negli operai Fiat una stagione di lotte che poteva diventare pericolosa. Fu imbastita la provocazione ai picchetti; gli operai dovettero sostenere contemporaneamente il rientro dei licenziati attraverso l’azione in Tribunale e scontrarsi sul contratto: un fronte di lotta più largo senza però averne la forza per sostenerlo. Fu necessario rientrare sotto le ali del sindacato ufficiale.
È possibile che i padroni hanno più cervello degli operai? O la repressione è invece realizzabile solo perché tra gli operai non si riesce a costituire una organizzazione nazionale, agguerrita, solidale, capace di avere un autonomo piano d’azione?
Sono domande cui solo Voi potete trovare la soluzione. E, quanto più questa soluzione è ricercata, tanto più, contro l’infernale e scientifico sfruttamento della fabbrica moderna, i padroni si troveranno di fronte, non più soltanto pochi operai combattivi, dispersi tra mille organizzazioni, ma sempre di più, nel suo complesso, la classe operaia.
Operai,
Dopo tante proclamazioni di guerra, specie della FIOM, per non parlare di quei sindacati che firmano separatamente accordi peggiorativi, alle prossime elezioni di maggio della RSU, bisogna sollevare nella maniera più energica che conoscete, la questione degli Esperti.
Rivendicare di essere rappresentati da delegati solo attraverso il vostro voto, è un diritto che dovete riconquistare. Ed è una prima discriminante tra chi sta con gli operai e chi No.
Perché l’esperto è solo l’altra faccia del sindacato. L’azienda troverà sempre tra loro chi è pronto a qualunque compromesso. Soprattutto perché è attraverso il loro controllo che la Fiat riesce a non applicare tutte quelle regole, dall’igiene, alla sicurezza e idoneità fisica alle postazioni, mentre le segreterie nazionali spesso se ne sciacquano la bocca.
Se la Fiat ha paura che la prossima RSU possa disgregare i sindacati che in fabbrica le assicurano il controllo della conflittualità, ben venga questa disgregazione del sindacalismo concertativo.
Una cosa però deve essere chiara. Per quanti sforzi farete nell’ambito del sindacalismo, la strada della vostra emancipazione è solo quella che può tracciare una organizzazione politica e indipendente degli operai, che abbia come suo scopo la Liberazione degli Operai dal lavoro salariato.
Contro-Informazione-Operaia napoli 2 aprile 2003
elpica@libero.it


http://www.autprol.org/