31/03/2003: Contro la criminalizzazione dei proletari islamici


E’ ormai da diverso tempo che lo Stato e il padronato criminalizzano in modo sempre più evidente i proletari di religione islamica. Si susseguono espulsioni, arresti e articoli sensazionalisti. Una tale campagna prende il via dalla strategia imperialista che deve inventarsi i nemici, per giustificare le attuali guerre per le materie prime e il controllo geopolitico del pianeta. Saddam e Osama Bin Laden sono creature nate e protette per molti anni dagli USA. Il regime iracheno venne utilizzato dagli USA in funzione anti-iraniana, cosi come i Telaban in funzione antisovietica.
La borghesia si affanna a trovare anche un nemico interno. In questo modo utilizzando la guerra permanente che è stata dichiarata ad un non ben imprecisato “terrorismo”si giustifica il comando capitalista. Dietro a questo si sviluppa una sempre più capillare militarizzazione del territorio, che non tanto velatamente serve come forza poliziesca preventiva per controllare le possibili manifestazioni di conflitto prodotte dal processo
di crisi in atto (aumento della disoccupazione e dei flussi immigratori, istrutturazioni, ecc…). Tutto l’apparato repressivo statale si modifica e inasprisce il suo comando, con l’estensione di forme di detenzione speciale (il 41/bis) e l’utilizzo dei reati associativi.
Se prima una tale criminalizzazione toccava solamente i proletari ribelli e rivoluzionari autoctoni ora il proletariato immigrato è il soggetto principale toccato dalla repressione. Il 41/bis è la condizione carceraria che vivono i “mafiosi”, i compagni rivoluzionari, i carcerati ribelli e i militanti islamici.Chiedersi come mai vi siano numerosi prigionieri islamici completamente isolati in carcere può far renderci contro che Guantanamo la abbiamo in casa!.
I reati associativi sempre più spesso vengono utilizzati per criminalizzare le lotte dei proletari. L’estensione di questi reati dal circuito politico a quello sociale balza agli occhi immediatamente.
Ogni guerra ha bisogno di un nemico, bisogna compattare la nazione, bisogna spaventare, e renderne visibile la pericolosità. Si crea cosi un meccanismo che porta a vedere dietro ad ogni proletario di religione islamica un possibile terrorista. Questa paura non è provocata da rigurgiti di cattolicesimo ma è la paura dei borghesi che vedono i loro interessi toccati da una comunità di proletari che sta iniziando a darsi proprie forme di
lotta e organizzazione.
Sul piano generale la guerra dichiarata dagli imperialisti è per controllare e normalizzazare l’area medio-orientale (Palestina, Algeria, Afghanistan, Irak, ecc…). Si parla di una crociata contro l’Islam, tuttavia gli imperialisti si legano alle varie borghesie arabe, che utilizzano anche la religione per controllare il proletariato arabo.
In Emilia Romagna gli immigrati sono per la maggior parte di religione islamica, vivono in case fatiscenti, e sono impiegati nei luoghi di lavoro più duri e usuranti. Un tale soggetto diventa l’emblema del nemico interno, del diverso. I padroni e lo Stato possono con l’etichetta di terrorista=islamico controllare e rendere più docili al lavoro gli operai immigrati, possono reprimere in modo più agevole le forme di occupazione di
casa che queste comunità stanno portando avanti, creando una fittizia divisione tra proletari. L’estensione della guerra permanente che sta avendo in Irak il suo apice coinvolgerà anche qui da noi centinaia di proletari.
Molte case in Emilia Romagna hanno issato la bandiera della pace, speriamo che una simile sensibilità possa divenire reale sostenendo le lotte dei proletari immigrati contro i CPT, le espulsioni e tutte le lotte che vengono portate avanti.

http://www.autprol.org/