05/03/2003: Guerra operaia contro i padroni in Belgio e Francia
In questi giorni i governi della Francia e del Belgio, due paesi, ricordiamolo, imperialisti, con interessi in tutto il mondo, a cominciare dall’Africa, per passare in medio Oriente e Sud est asiatico, hanno fatto la voce grossa riguardo all’ipotesi di proteggere la Turchia, paese appartenente alla Nato, come i primi due, da attacchi eventuali dell’Irak; rivaleggiando in questo modo con l’America di Bush sullo scacchiere mondiale e ammantandosi agli occhi di molti pacifisti di un alone di nazioni che sono contro la guerra dell’America, a cui viene contrapposta una ONU super partes.
Mentre questi stati fanno i ‘pacifisti’ nella questione della guerra all’ Irak, al loro interno i padroni francesi e belgi fanno la guerra agli operai. Migliaia di posti stanno saltando nei due paesi; decine di fabbriche stanno chiudendo e ristrutturando, facendo arrivare a livelli alti lo scontro tra operai e padroni. Quale è la situazione?
Incominciamo dal Belgio.
Sequestro di dirigenti. Martedì 18 febbraio, sei quadri dirigenziali della compagnia siderurgica Cockerill-Sambre sono stati sequestrati a Liegi, da delegati sindacali per 24 ore, per protestare contro il congelamento degli investimenti annunciato dalla direzione della Arcelor, la più grande multinazionale del settore dell’acciaio al mondo. All’azione hanno partecipato 50 sindacalisti, che protestavano anche per la minaccia di 2.000 licenziamenti che Arcelor vorrebbe effettuare in parecchie acciaierie, per la crisi mondiale di sovrapproduzione nel settore. Arcelor afferma di voler chiudere 4 delle 6 acciaierie situate nella zona di Liegi, in quanto le considera ‘le meno redditizie in Europa’. La settimana passata 6.000 operai avevano scioperato per tutta la giornata e il 25 febbraio prossimo è prevista un’altra manifestazione di protesta di tutto il settore acciaio. Negli anni ’70 la siderurgia nella zona della Mosa, occupava 40 mila operai.
Fabbrica della Bayer Rubber ad Anversa. Vittoria operaia. ‘Nessun posto di lavoro in meno, né 69, né 20, né 5, né 1’. Questa è stata la ferma reazione della delegazione sindacale della Bayer Rubber, ex Polysar di Anversa, all’annuncio della direzione del 10 febbraio, di un piano economico di 5 milioni di euro, fino al 2005. Piano che prevede il licenziamento di 69 impieghi (45 operai, 13 impiegati e 11 quadri). Polysar non è in ‘rosso’, non è in perdita e nel 2002 ha fatto profitti netti per 25 milioni di euro. Dopo il consiglio di amministrazione, i delegati si sono recati nei settori della fabbrica e hanno deciso di ridurre della metà la produzione, di limitare drasticamente le ore di straordinario e di preparare uno sciopero per l’inizio della prossima settimana. Per non arrivare a questa situazione, la direzione ha fatto marcia indietro e ha siglato un accordo che garantisce i posti di lavoro per i prossimi due anni.
Electrabel. Sciopero contro i licenziamenti. Il personale di Electrabel ha scioperato tre giorni la settimana passata, soprattutto nei centri di produzione di Tange, Doel, Mol, Langerlo e Raison: la direzione vuole licenziare 81 operai dichiarati ‘eccedenti’. I licenziamenti cadono nel piano di ristrutturazione chiamato Transform 2003, che la direzione di Electrabel aveva preparato nel 2001 per ‘preparare l’impresa alla liberalizzazione del mercato europeo dell’elettricità’. Secondo il piano 1.700 posti devono sparire. Più di 1.600 persone hanno lasciato l’azienda in vari modi. Lo sciopero proclamato dalla Fgtb, contro i licenziamenti, ha visto la partecipazione degli atri sindacati ‘cristiani’ quali la Feg e l’LBC.
Bp-Amoco Feluy. Un processo che slitta. “La giustizia belga in tutto il suo splendore”. Così ha detto uno degli operai presenti all’udienza del tribunale del lavoro di Ressaix (Binche) il 12 febbraio. Il giudice ha dovuto decretare nell’affare BP-Feluy contro 11 operai licenziati, che dopo un incendio grave dentro la fabbrica, si erano rifiutati di riprendere il lavoro perché le misure di sicurezza non erano sufficienti, e non erano neanche state prese. Il giudice ha dovuto prendere atto del licenziamento abusivo, ma contemporaneamente ha chiesto ulteriori indagini. Tuttavia la direzione della fabbrica, dopo l’udienza di novembre, quella di dicembre e di gennaio, non è stata capace di sostenere le prove ‘del rifiuto da parte dei lavoratori e dell’insubordinazione’.
Francia. Una dopo l’altra chiudono le fabbriche. La lista è lunga: la crisi colpisce Air Lib, Daewoo, Metaleurop, Pechiney, le fabbriche dell’acciaio della multinazionale Arcelor che ha in Francia, la Sib, società industriale di Bourbon specializzata in prodotti di manutenzione, che è in sciopero illimitato. ‘L’aumento dei licenziamenti è il più forte del decennio. E’ una valanga di licenziamenti’. La direzione di Pechiney ha annunciato il 29 gennaio, la chiusura dei siti industriali e le ristrutturazioni di attività. In Alluminium Pechiney, nel Midi-Pyrénéesla chiusura sarà totale con 218 posti che nel settembre 2003 andranno persi; la ristrutturazione del sito di Sabart prevede la soppressione di 56 posti su un totale di 101. Al di là dei 278 posti diretti che si perderanno, il colpo verrà portato a quelli dell’indotto. Dopo al chiusura di Pechiney Electro Metallurgie a Marignac e quella del polo chimico di Tolosa, la regione incassa un nuovo colpo.
E in casa Daewoo che accade? Polizia contro operai. Gli operai della Daewoo di Longwy sono stati evacuati dalla gendarmeria. Gli operai occupavano ancora i locali del centro delle imposte di Longwy. Gli operai erano della fabbrica Daewoo-Orion di Mont-Saint-Martin. Dai 30 ai 50 operai della fabbrica che costruiva tubi catodici e messa in liquidazione giudiziaria il 27 gennaio scorso avevano invaso i locali della centrale delle imposte, a seguito di un appello intersindacale CGT-FO-CFTC. Gli operai reclamavano nuove indicazioni rispetto al piano sociale da parte dei poteri pubblici. Lo Stato aveva proposto agli operai un periodo di congedo di conversione di 6 mesi, rinnovabile per altri 4 mesi in caso di disoccupazione prolungata. Il tutto accompagnato da milioni di euro per uno sviluppo generale della regione Lorena. La cosa non ha soddisfatto i sindacati che vogliono l’uscita dal protocollo di crisi, né tanto meno gli operai.
Questa è la situazione della guerra tra padroni e operai in Francia e Belgio. Mentre questi stati, assieme agli altri stati dell’Unione Europea, ‘lottano’ con i padroni statunitensi, per avere una più ‘equa’ spartizione del bottino nella zona del petrolio irakeno, e per questo si ammantano di posizioni ‘pacifiste’, in casa loro i padroni e i governi continuano a sferrare la guerra contro gli operai.
I padroni di tutto il mondo sono contro gli operai e i loro interessi. Gli operai, unendosi in una organizzazione politica indipendente, continueranno la loro guerra contro i padroni nei singoli paesi e nel mondo, per costruire una società senza più sfruttamento.
Roma 19 febbraio 2003
Operai Contro
http://www.autprol.org/