10/02/2003: Il cielo si ripopola
I bombardieri americani, mai atterrati dall’ultima guerra nel golfo, non sono più soli.
Attorno ad essi ricomincia la goffa danza dei falchi e delle colombe.
Figure complementari del giogo democratico, pacifisti e interventisti divergono su tutto tranne che sull’essenziale: il mantenimento dell’ordine, la perpetuazione della società classista. Per gli uni e per gli altri obiettivo primario è la pace sociale. Libertà diritto democrazia sono parole d’ordine intrise di interclassismo…si tenta di spostare lo scontro su un piano morale, sulla costruzione di un nemico triviale e sanguinario pronto a sferrare l’attacco alla civilissima società occidentale. Favole che tentano di coprire i reali interessi di classe.
I bombardamenti attuati in Iraq nel 1991 hanno contribuito a rafforzare il regime di Saddam Hussein contro il montante conflitto sociale in quell’area. Ne sa qualcosa il proletariato arabo che da anni subisce l’embargo occidentale nonché gli errori calcolati di bombe intelligenti su obiettivi civili.
I timori del padronato americano ed europeo sono ancora rivolti ad un possibile vuoto di potere nell’area mediorientale tant’è che tra le ipotesi possibili vi è anche un controllo diretto attraverso un’occupazione militare che superi la difficoltà di trovare un sostituto all’ex alleato ed ora rinnegato Hussein. L’opzione democratica è fuori discussione, vorrebbe dire consegnare il potere nelle mani della pretaglia islamica, rappresentante della borghesia locale.
Lo scontro tra Europa e U.S.A., gli uni che si richiamano all’ONU gli altri che vanno avanti da soli, è uno scontro tra monopoli capitalistici per il controllo dei flussi di valore derivanti dallo sfruttamento del proletariato arabo… da una parte l’ipocrisia europea che rivendica la priorità delle risoluzioni Onu per superare politicamente il gap economico-militare con gli USA, dall’altra il cinismo statunitense che fa valere i reali rapporti di forza.
Il capitalismo porta la guerra come la nube la tempesta.
Al di là della concorrenza tra capitali la borghesia mondiale riconosce il proletariato come nemico prioritario.L’autonomia proletaria passa necessariamente attraverso la rottura del fronte interno costruito su parole d’ordine interclassiste e pacifiste. Riconoscere nella borghesia occidentale il nemico diretto con cui scontrarsi è il passaggio fondamentale per non ridursi a inutili passeggiate e per riportare lo scontro sul piano reale.
Bando ai piagnistei pacifisti, se guerra deve essere che sia di classe.
http://www.autprol.org/