10/02/2003: Appello contro i licenziamenti punitivi alla Fiat di Melfi


Nel prato verde di Melfi, il regno della partecipazione e del coinvolgimento operaio, le logiche punitive e repressive del management Fiat colpiscono con precisione millimetrica. Tonino Innocenti, operaio Fiat/Sata, delegato sindacale FIOM, è stato licenziato con la paradossale accusa di "comportamento scorretto" per aver minacciato fisicamente capi e sorveglianti. Il licenziamento di ieri è l'ultimo atto di una lunga serie di intimidazioni, manifestatesi sotto la forma del provvedimento disciplinare, che hanno avuto per oggetto Tonino e con lui molti altri operai poco "partecipativi". Poco tempo fa infatti un altro delegato sindacale dello SLAI Cobas, Michele Romano, ha subito lo stesso trattamento, mentre i provvedimenti disciplinari, soltanto nel 2002, sono stati oltre duemila. La crescita esponenziale di questi provvedimenti negli ultimi anni costituisce il sintomo più evidente della crisi di un modello di disciplinamento e di un paradigma produttivo che, sotto l'elegante denominazione di Fabbrica Integrata, devasta l'esistenza quotidiana di migliaia di uomini e donne sottoposti al regime di fabbrica: un sistema di tre turni, il lavoro notturno obbligatorio per uomini e donne, il sabato lavorativo, carichi e tempi di lavoro insopportabili. Tonino Innocenti, e con lui molti altri operai, in questi anni hanno condotto a Melfi una battaglia difficile, spesso marginalizzata o colpevolmente ignorata per non turbare il clima della "felice" partecipazione operaia ai destini dell'impresa. Partecipazione in realtà estorta, o prodotta ideologicamente, con strategie di isolamento, liste di proscrizione, mobbing e continue minacce di licenziamento in una realtà in cui la precarietà e la disoccupazione incombono sui destini di migliaia di persone. In questi ultimi anni, le lotte interne alla Fabbrica Integrata (doppia battuta, abolizione del sabato lavorativo, riduzione dei carichi di lavoro) si sono saldate alla battaglia per la difesa dell'articolo 18, e più in generale, alle battaglie dei movimenti, rinforzandosi e producendo nuovi orizzonti e nuove parole per il conflitto. Tonino è stato protagonista di queste lotte, condotte con lucida determinazione e consapevolezza assoluta della posta in gioco. D'altro canto, sappiamo bene che la Fiat non è nuova alla pratica del licenziamento punitivo. Anzi, il comportamento repressivo e antisindacale è parte integrante del suo DNA. Certo, a Melfi il management ha fatto ricorso a quest'arma con più parsimonia che in altri stabilimenti storici del gruppo. Bisognava salvaguardare l'immagine della fabbrica felice, democratica e partecipata. Il fatto che Tonino e Michele siano stati licenziati (e chissà quanti altri ancora) è il segno che qualcosa si è spezzato nei sofisticati ingranaggi di quella macchina disciplinare. È una risposta sconsiderata, non calcolata. Ma d'altronde i manager di Melfi non sono i soli ad aver perso la testa in questi ultimi tempi in Fiat. Noi invece non l'abbiamo persa. Sappiamo bene quanto siano pretestuose le motivazioni con cui chiunque può essere ingiustamente licenziato. Conosciamo bene la strategia, mai seppellita, di Valletta. Sappiamo bene quanto conti avere un salario, e sappiamo bene quanto questo sia vitale in alcuni territori. Sappiamo anche che Tonino non è il primo, e purtroppo nemmeno l'ultimo. Sappiamo anche che possiamo difenderlo, perché abbiamo ancora gli strumenti per farlo: la difesa di Tonino è in questo momento anche la lotta in difesa dell'articolo 18, senza il quale non vi sarebbe la possibilità di un suo reintegro sul posto di lavoro. La risposta deve essere immediata, decisa e forte. Invitiamo dunque tutti e tutte alla mobilitazione immediata e alla solidarietà con Tonino, Michele e con i lavoratori di Melfi Indirizzo per sottoscrivere l'appello: the_red_rose_of_melfi@hotmail.com

http://www.autprol.org/