Uno schifo chiamato carcere
Sovraffollamento delle carceri
significa sovraffollamento delle celle: impossibilità pressoché totale in cella
di movimento fisico, d'intimità, di attenzione, rispetto proprio e di chi è
concellino; un bagno, un rubinetto per sei o nove persone...
Sovraffollamento vuol dire anche
sovraffollamento del cortile dell'aria, dove ginnastica e calcio sono difficili
perchè in contrasto con la densità delle persone in piccoli spazi, con
l'assenza d'acqua corrente, con i cessi intasati e puzzolenti.
Sovraffollamento prodotto dalle
condanne decise arbitrariamente da polizia, carabinieri, giudici.
Si è chiusi in cella 2 x 4 metri
quadrati in 5/6 persone per 21 ore al giorno; le ore
d’aria sono ridotte dalle quattro previste a tre, a volte ancora meno perché in
quelle ore è compreso il tempo della doccia.
Pestaggi e umiliazioni praticati
dalle guardie contro chi non accetta di essere
trattato come e meno di un animale da macello. Una condizione che spesso finisce
nella tragedia del "suicidio".
Le persone immigrate oltre che del
sostegno dei propri cari mancano della lettura poiché
a San Vittore vengono venduti solo giornali e riviste in italiano e la tv
diffonde solo programmi in italiano.
I prigionieri catalogati “malati
psichici” sono costretti in una condizione di vero e duro
isolamento, senza fornello, impossibilitati a scambiare cibo, parole...
Cure, lavoro, igiene e vitto sono
sempre più scarsi e scadenti; costruire nuove carceri non può che aggravare la
situazione. La spesa interna al carcere è invece a prezzi da rapina.
Detenuti ridotti a larve umane con
tranquillanti e bombe farmacologiche di stato che invece abbondano. Per fortuna
che c’è ancora chi le rifiuta.
Anche amici e familiari scontano la
loro condanna: lunghi e costosi viaggi per andare ai colloqui, file d’attesa,
pacchi respinti per ragioni affidate alla massima arbitrarietà delle guardie.
Vogliamo lottare contro questa
situazione, anzitutto sostenendo le proteste che per queste ragioni nascono a
San Vittore così come nelle carceri di tutta Italia dove amnistia è la parola
che più abbiamo sentito urlare.
Riteniamo questo un obiettivo generale
immediato che può dare forza al movimento di lotta se c’è unità e
determinazione nel conseguirlo, ma che può indebolirlo se si confida nell’imparzialità
dello stato o nell’illusione che basti mettere il tutto nelle mani di un
partito.
Siamo persone che direttamente ed indirettamente hanno
provato sulla propria pelle il carcere e le sue conseguenze.
Se l’amnistia è l’indicazione
che esce dalle prigioni è da lì che vogliamo partire, lottando per una
riduzione della pena carceraria altrettanto generale.
Milano, gennaio 2013
Solidali nella lotta
contro il carcere
Per contatti: Associazione “Ampi
Orizzonti” – C.P. 10241 – 20122 Milano – olga2005@autistici.org