SENZA CENSURA N. 31

marzo 2010

 

Stato di emergenza

Sul Piano Carceri e dintorni

 

“Abbiamo messo alcuni paletti fondamentali e abbiamo risolto l’annosa vicenda di chi comanda: in campo di protezione civile bisogna sapere sempre chi è il capo, non ci può essere democrazia in emergenza… Perché noi in Italia siamo sempre in emergenza”. Intervista a Guido Bertolaso in “Se la terra trema”, Milano, Il Sole 24 ORE, 2006, pp. 74-75

 

Il 13 gennaio il Consiglio dei Ministri (CdM) ha reso ufficiale il “piano carceri”, annunciato nel maggio dello scorso anno. Quattro sono i “pilastri” del provvedimento approvato.

Il primo è la dichiarazione dello stato di emergenza “conseguente all’eccessivo affollamento degli istituti penitenziari presenti sul territorio nazionale”, disposta con decreto del Presidente del Consiglio in data 13 gennaio 2010 sulla base della legge 225/1992 e valevole per tutto il 2010, una scadenza che sarà sicuramente prolungata. Così la nota informativa diffusa dal consiglio dei ministri: “La dichiarazione dello stato di emergenza è il punto di partenza dell’articolato piano di intervento del Governo per risolvere il sovraffollamento degli istituti penitenziari. Al capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Franco Ionta, saranno dati poteri di Commissario delegato. Il Commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d’appalto. Il ‘braccio operativo’ con cui gestire l’emergenza carceri sarà la Protezione Civile(1). La procedura di emergenza, che seguirà lo stesso modello adottato per il dopo-terremoto a L’Aquila, consentirà di edificare 47 nuovi padiglioni affiancati a strutture carcerarie già esistenti”.

Per la costruzione di 47 nuovi padiglioni all’interno di carceri esistenti sono stati stanziati nella legge finanziaria 500 milioni di euro più altri 100 milioni provenienti dal bilancio della Giustizia (dalla Cassa delle Ammende). Ogni padiglione si dovrebbe comporre di 25 celle a due posti a sinistra ed altrettante a destra di un corridoio centrale; in totale 50 celle biposto per un totale di 100 unità, che moltiplicato per 47 fa 4.700 posti.

 

Oltre ad aumentare la capienza detentiva, la costruzione dei nuovi padiglioni dovrà anche servire a concretizzare la differenziazione delle strutture detentive in base al grado di “pericolosità sociale” del detenuto.

Per il ministro della Giustizia c’è la necessità “di edificare strutture penitenziarie in ogni parte d’Italia e abbiamo concretamente avviato questa strada perché pensiamo sia l’unica per realizzare l’obiettivo dei circuiti differenziati: non c’è motivo che i detenuti a bassa pericolosità siano ristretti come quelli ad alta pericolosità. Con le attuali strutture tutto ciò non è possibile. […] La realizzazione di nuove strutture […] potrà aprire la via alla realizzazione dei circuiti differenziati per fare in modo che a ciascun detenuto sia attribuita una modalità di espiazione della pena confacente alla suo grado di pericolosità per la società”. (conferenza stampa, gennaio 2009)

Buona parte dei nuovi padiglioni previsti dovrebbero infatti sorgere all’interno delle carceri ove sono presenti sezioni speciali nonostante il Piano Carceri non si occupi specificamente (neppure la nomina) della “detenzione speciale” sia in senso proprio (art. 41-bis) che improprio ma sostanziale (circuito AS).

 

“Ricordiamo, sul tema, che in seguito all’entrata in vigore del c.d. pacchetto sicurezza dell’estate scorsa, e alle modifiche, così introdotte, dell’art. 41-bis dell’Ord. Penit: ‘I detenuti sottoposti al regime speciale di detenzione devono essere ristretti all’interno di istituti a loro esclusivamente dedicati, collocati preferibilmente in aree insulari, ovvero comunque all’interno di sezioni speciali e logisticamente separate dal resto dell’istituto e custoditi da reparti specializzati della polizia penitenziaria’. E, scrivendo di ‘sezioni speciali e logisticamente separate…’ è spontanea (è come una sorta di intuizione che mi sorge mentre scrivo) l’associazione con i ‘padiglioni affiancati a strutture carcerarie già esistenti’.

Se poi, d’altra parte, vado a controllare (scrivo ‘in progres’) quanto è scritto nel ‘programma degli interventi necessari per conseguire la realizzazione di nuove infrastrutture penitenziarie e l’aumento della capienza di quelle esistenti’ datato 27 aprile 2009 e redatto dal Capo del DAP Ionta, nonché la relazione illustrativa, verifico che molti degli ‘interventi per la realizzazione di nuovi padiglioni detentivi all’interno di istituti esistenti’ riguardano proprio carceri ove è applicato il 41-bis, ad esempio Sulmona, ovvero carceri ove sono collocate sezioni di c.d. Alta Sicurezza (AS), come, ad esempio, Asti, Alessandria, Voghera, Opera, Carinola, Catanzaro. Peraltro, nella relazione, sono anche espressamente previsti ‘due padiglioni detentivi presso i nuovi istituti di Cagliari e Sassari (per complessivi 180 posti) destinati ad ospitare i detenuti sottoposti al particolare regime dell’art. 41-bis dell’Ord. Penit.’ E così è anche applicata la ‘insularizzazione’…

La realizzazione del Piano Carceri potrà, quindi, essere l’occasione, per l’Amministrazione Penitenziaria, di proseguire nel programma di differenziazione dei vari ‘circuiti’ anche sul concreto piano edilizio e strutturale.

Ricordiamo come la Circolare DAP 3619/6069 del 21 aprile 2009 (che ha formalmente eliminato il circuito EIV-Elevato Indice di Vigilanza, poiché condannato dalla Corte di Strasburgo, per ridefinirlo come AS2) ribadisce che ‘il criterio di assegnazione in AS risponde alla necessità di separare i detenuti appartenenti alla realtà della criminalità mafiosa e del terrorismo da tutti gli altri detenuti’ e prevede che ‘con riferimento alla futura destinazione degli attuali appartenenti all’EIV, ai fini della loro riassegnazione a nuovo circuito, valgono le seguenti disposizioni… b) Anche per gli esponenti della criminalità terroristica, sia nazionale che internazionale, possono evidenziarsi motivazioni peculiari alla base dei delitti commessi, che evidenziano una tendenziale, irriducibile, adesione a valori contrapposti a quelli tipici di uno Stato di diritto, con una marcata propensione al proselitismo. Essi vanno ascritti al nuovo circuito AS in sezioni diverse da quelle dedicate ai detenuti mafiosi, e tenendo distinte le diverse appartenenze a organizzazioni terroristiche”.

Isolati dal resto, dunque, perchè vi è il timore della diffusione (proselitismo) dei loro valori’ (significativo è l’uso di questo termine proprio da parte del carceriere...).

Collegato, dunque, il Piano Carceri con il contesto delle disposizioni in materia, si può fondatamente ipotizzare la volontà statale di aumentare complessivamente la repressione penale e ‘custodiale’, accentuando altresì le politiche di differenziazione, mediante l’estensione edilizia dei circuiti nei quali le regole ordinarie sono in gran parte vanificate o del tutto escluse.

E questa, della ‘differenziazione’ e della ‘specialità’, è peraltro la linea custodiale seguita, a partire dagli anni 70, dagli Stati Occidentali: ricordiamo il carcere tedesco della deprivazione sensoriale, il carcere speciale italiano dell’art. 90 e dei braccetti della morte, i progetti turchi incentrati sull’isolamento, il Fies nello Stato spagnolo.

Ma, contro le forme speciali della carcerazione e contro la disumanità del carcere nel suo complesso, sempre vi è stata lotta”(2).

 

Riprendendo la nota informativa del governo: “A partire dal 2011, ed è questo il secondo pilastro, saranno realizzate le altre strutture di edilizia straordinaria - 18 nuove carceri di cui 10 ‘flessibili’ (probabilmente di prima accoglienza o destinate a detenuti con pene lievi) a cui se ne aggiungeranno altre 8 in aree strategiche anch’esse ‘flessibili’ - previste dal Piano. Complessivamente, tali interventi porteranno alla creazione di 21.709 nuovi posti negli istituti penitenziari elevando la capienza totale a 80mila unità”.

Sulle difficoltà a reperire da finanziatori privati il miliardo e mezzo di euro necessario e sul “modello” di gestione di queste strutture abbiamo già in parte riferito nel n. 28 della rivista.

Ci interessa qui spaziare sulla produzione legislativa a carattere emergenziale degli ultimi anni che è andata accentrando il potere decisionale nelle mani dell’esecutivo.

Dall’Alta Velocità allo smaltimento dei rifiuti in Campania, dal terremoto in Abruzzo al sovraffollamento nelle carceri, il ricorso a personaggi dai poteri straordinari, espressione diretta delle volontà del governo, è diventato una costante insieme con la militarizzazione dei territori come nel caso de L’Aquila, occupata dalla “ricostruzione” post-terremoto, o dell’area dove è stato insediato l’inceneritore ad Acerra (NA), definita “di interesse strategico nazionale”.

Con la nomina, nel maggio scorso, del capo del DAP a commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria, questa volontà era già stata preannunciata. Ora Franco Ionta attende la nomina a commissario delegato con un decreto della Presidenza del Consiglio e solo successivamente, entro 30 giorni, provvederà a render noto l’elenco delle strutture da realizzare servendosi della Protezione Civile Servizi Spa come braccio esecutivo.

“Mentre apriamo questi cantieri sul modello dell’Aquila, noi evadiamo tutta la procedura burocratica per realizzare nel 2011 e nel 2012 le strutture tradizionali e flessibili a cui daremo vita con tempi e con i modelli organizzativi realizzati in Abruzzo” (conferenza stampa, 13 gennaio 2010). Le parole del ministro di giustizia Alfano non giungono certo a caso.

 

Nel dicembre 2009, con il decreto-legge n. 195 – recante il titolo Disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania, per l’avvio della fase post emergenziale nel territorio della regione Abruzzo ed altre disposizioni urgenti relative alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed alla protezione civile (G.U. n. 302 del 30/12/2009) – si “é costituita una società per azioni d’interesse nazionale denominata: «Protezione civile servizi s.p.a.», con sede in Roma”(3).

Durante la conversione in legge, all’esame del Senato nel gennaio di quest’anno, il governo ha proposto due emendamenti che inquadrano la realizzazione del cosiddetto Piano Carceri all’interno della medesima logica emergenziale.

 

“Il provvedimento di localizzazione, secondo quanto dispone la modifica proposta, costituisce a tutti gli effetti occupazione d’urgenza. I pieni poteri del Commissario sono ancora più evidenti nel comma 2 dell’emendamento (17.0.8). Infatti l’approvazione delle localizzazioni rappresenta una variante ai vigenti strumenti urbanistici e produce l’effetto dell’imposizione del vincolo all’espropriazione. Non solo. Ai proprietari e agli aventi diritto dell’area destinata all’emergenza, il Commissario darà notizia in sostituzione delle procedure di notificazione, con la pubblicazione del provvedimento all’albo comunale e su due giornali, nazionale e regionale.

Opporsi sarà certamente complesso. Contro il provvedimento di localizzazione e il successivo verbale di immissione in possesso - si legge nell’emendamento - non è possibile ricorre al giudice amministrativo. Al contrario sarà ammesso ‘esclusivamente ricorso giurisdizionale o ricorso straordinario al Capo dello Stato’. Pieni poteri al Commissario anche nella possibilità di utilizzazione di un bene immobile già esistente che, in assenza del provvedimento di localizzazione o del verbale di immissione in possesso, può essere acquisito nel patrimonio indisponibile dello stato”. [Il Sole 24 Ore, 26 gennaio 2010]

 

“Circa la modalità di realizzazione degli interventi, dato per scontato che non si farà ricorso a procedure ordinarie, l’emendamento prevede anche una deroga alla norma sugli affidamenti in subappalto: si potrà superare il limite del 30% di subappaltabilità della cosiddetta ‘categoria prevalente’, arrivando fino al 50%. Consapevole delle possibili ricadute negative di una tale norma, che amplia quindi la fetta di subappalti, il governo, con un altro emendamento [17.0.9], prevede delle disposizioni ad hoc per la prevenzione delle infiltrazioni della criminalità organizzata negli interventi per la realizzazione di istituti penitenziari, affidando innanzitutto ai prefetti il Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere (art. 180 del Codice dei contratti pubblici) che si organizzerà con una sezione specializzata istituita presso la prefettura, con funzioni di raccordo con gli enti interessati.

Per lo svolgimento dei relativi controlli antimafia sui contratti pubblici e sui subappalti e subcontratti aventi ad oggetto lavori, servizi e forniture si dovranno applicare le linee guida indicate dal Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere e si prevede anche la tracciabilità dei flussi finanziari. Il governo prevede infine la costituzione, presso il prefetto territorialmente competente, di elenchi (c.d. white list) di fornitori e prestatori di servizi non soggetti a rischio di inquinamento mafioso, cui possono rivolgersi gli appaltatori incaricati della realizzazione delle nuove carceri”. [Da Italia Oggi, 28 gennaio 2010].

 

Il 9 febbraio il decreto è stato approvato al Senato con un altro emendamento (all’articolo 17) nel quale il governo ha accelerato i tempi per fare fronte “all’emergenza nucleare”: il commissario straordinario a capo “di indifferibili e urgenti opere connesse alla trasmissione, alla distribuzione e alla produzione dell’energia aventi carattere strategico nazionale” – recita il testo – per le quali “ricorrono particolari ragioni di urgenza in riferimento allo sviluppo socio-economico e che devono essere effettuate con mezzi e poteri straordinari”, sarà nominato direttamente dal CdM e non più disposto con decreto del capo dello stato.

 

Lo stesso giorno, sulla base di un’indagine della Procura di Firenze su scambi di favori in cambio di incarichi relativi a opere per gli appalti di grandi eventi, tra cui i lavori per il G8 alla Maddalena, sono stati arrestati alcuni importanti personaggi istituzionali: il presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, Angelo Balducci, un dirigente della Protezione Civile, Mauro Della Giovanpaola e due dipendenti del Dipartimento di Sviluppo e Turismo della Presidenza del CdM. L’indagine coinvolge anche Bertolaso in qualità di indagato.

In questo clima si è aperta la discussione sul decreto legge sulla Protezione Civile alla Camera dei deputati. L’attenzione dei mass media e del mondo politico si era concentrata finora soprattutto sull’art. 16 del provvedimento, ora sostituito dal Governo con uno all’apparenza più innocuo, che avrebbe dovuto istituire, alle dipendenze del Dipartimento della Protezione Civile, una società per azioni denominata “Protezione Civile Servizi s.p.a.”.

L’opposizione canta vittoria: lo stralcio è un suo successo.

Nessuna opposizione invece c’è stata sull’articolo successivo, il 17 e in particolare il 17 ter, quello relativo alle “Disposizioni per la realizzazione urgente di istituti penitenziari”: al Commissario straordinario è affidato un potere assoluto, l’urgenza carceraria è il criterio per cui ogni attività è svolta in deroga alle normative vigenti. Si deroga ai vincoli urbanistici esistenti per la localizzazione dei siti; si deroga alle norme per gli appalti per cui “è consentito il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al 50 per cento”; si deroga alle disposizioni del Cipe per l’utilizzo delle risorse; si deroga al vincolo di destinare alle Regioni del Mezzogiorno l’85 per cento delle risorse ed il restante 15 per cento alle Regioni del Centro-Nord dei Fondi straordinario per le aree sottoutilizzate (fondi FAS). Di deroga in deroga il Dipartimento si trova nelle condizioni di avere carta bianca su ogni attività. Questo a dimostrazione che lo scontro fra magistratura ed esecutivo non intacca i cardini dello sviluppo autoritario dello stato.

 

L’attuale piano carceri ha un precedente pericoloso, estremamente evocativo delle mire speculative che si nascondono dietro. Si tratta dei poteri speciali attribuiti nel maggio del 1977 al generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa. Con un decreto interministeriale ripetutamente prorogato, il responsabile dei nuclei speciali antiterrorismo venne nominato Comandante dell’ufficio di coordinamento per la sicurezza esterna degli stabilimenti penitenziari. A Dalla Chiesa fu affidato il compito di individuare i penitenziari destinati alla creazione di un nuovo circuito di massima sicurezza: le famose “carceri speciali”.

In soli due giorni, con l’ausilio anche di elicotteri bimotore, vennero trasferiti sulle isole e da un capo all’altro del Paese circa 600 detenuti. Ma i poteri eccezionali conferiti al generale non si limitavano solo a questo. Dalla Chiesa aveva assunto anche competenze di intelligence che gli consentivano di entrare senza problemi all’interno degli istituti ed esercitare un forte potere gerarchico sui direttori. Nell’ambito di questi poteri d’eccezione, il Parlamento approvò, sempre nel dicembre del 1977, una legge recante «disposizioni relative a procedure eccezionali per lavori urgenti ed indifferibili negli istituti penitenziari».

Si tratta del precedente legislativo a cui si ispirano le pretese dell’attuale capo del Dap. Questa legge attribuiva al ministero della Giustizia ampi poteri discrezionali in materia di lavori pubblici e di appalti per la realizzazione di interventi che andavano ben oltre l’ordinaria manutenzione.

La chiamata nominativa delle imprese di costruzione e l’opacizzazione dei protocolli, oltre all’avvio di un vasto programma di nuova edilizia penitenziaria basato su impressionanti colate di calcestruzzo e ferro in poco tempo divenute fatiscenti, diede origine nel febbraio 1988 allo “scandalo delle carceri d’oro”. Ogni “posto detenuto” venne a costare circa 250 milioni di lire, il prezzo di un appartamento in una grande città dell’epoca.

 

Ritornando al Piano Carceri: “Il terzo pilastro del piano, necessario per consentire una progressiva diminuzione della popolazione carceraria, è l’introduzione di misure deflattive. Le due ‘norme di accompagnamento’ decise riguardano, da un lato, la possibilità di scontare con i ‘domiciliari’ l’ultimo anno di pena residua ad eccezione di coloro che sono stati condannati per reati gravi e, dall’altro, la ‘messa alla prova’ delle persone imputabili per reati fino a tre anni che potranno così svolgere lavori di pubblica utilità per riabilitarsi con conseguente sospensione del processo”(5).

Nel primo caso si tratta di una norma che è già prevista ovvero quella della possibilità di scontare l’ultimo anno di pena ai domiciliari con esclusione dei detenuti per “reati gravi”. La messa alla prova in lavori di “pubblica utilità” delle persone imputabili per reati fino a tre anni con conseguente soppressione del processo (e delle spese connesse) conferma l’interesse strategico per la formazione di una manodopera a basso costo e soggetta ad un contratto penale, sul modello di quanto sperimentato fino ad oggi con la forza-lavoro “extra-comunitaria”.

Il quarto ed ultimo pilastro riguarda l’assunzione di 2.000 agenti di Polizia Penitenziaria.

 

Non v’è traccia invece della parte del Piano presentato a maggio in cui si dava potere al capo del DAP di vendere vecchi istituti in cambio di nuove strutture. A dicembre, la commissione bilancio ha dichiarato l’emendamento inammissibile. L’emendamento recitava che in virtù dei poteri di cui dispone il capo del DAP, ovvero in qualità di commissario straordinario, “individua le infrastrutture carcerarie ovvero le aree aventi la medesima destinazione, la cui proprietà possa costituire, per le particolari caratteristiche architettoniche o di allocazione, corrispettivo in sostituzione parziale delle equivalenti somme di denaro, nei contratti per la realizzazione di nuove infrastrutture carcerarie”. Ma questa fame immobiliare è tutt’altro che sopita.

 

Le manovre del piano carceri

 

gennaio 2009

art. 20 Decreto Legge n. 185 del 29.11.2008, convertito con modific. in Legge n. 2 del 28.1.2009, (c.d. decreto anticirisi): attribuisce all’esecutivo il potere di individuare  gli investimenti pubblici statali ritenuti prioritari per lo sviluppo economico e di nominare per ogni opera strategica un commissario straordinario, che ha ampi poteri finalizzati alla realizzazione dell’opera.

 

febbraio 2009

art. 44-bis Decreto Legge n. 207/2008 conv. in Legge n. 14 del 27.2.2009: attribuisce i poteri speciali previsti dall’art. 20 l. n. 2/2009 al Capo del Dap (Franco Ionta), che viene nominato commissario straordinario con l’incarico di varare il piano carceri, cioè un programma di interventi necessari, specificando i tempi, le modalità di realizzazione e le risorse economiche occorrenti in materia di edilizia penitenziaria. Spetta poi ­­al Presidente del Consiglio, di concerto col Ministro della Giustizia, emanare un decreto relativo alle opere necessarie.

Lo stesso articolo 44-bis ha modificato la Cassa delle ammende, prima deputata a finanziare programmi di reinserimento in favore di detenuti, mentre oggi  può essere utilizzata anche per finanziare progetti di edilizia penitenziari.

 

maggio 2009

Il Commissario straordinario Ionta presenta il piano carceri: una manovra complessiva di 1,5 miliardi di euro per aumentare la capienza delle carceri di 17mila posti attraverso a) ristrutturazione di sezioni carcerarie già esisitenti; b) costruzione di 47 nuovi padiglioni all’interno di carceri già esisitenti; c)completamento di 8 carceri già in fase avanzata (Cagliari, Sassari, Tempio Pausano, Oristano, Forlì, Rovigo, Savona, Reggio Calabria); d) creazione di 18 nuovi penitenziari – Per un’analisi dettagliata rinviamo all’articolo “La crisi nel carcere” di SC n. 29/09

 

Ma dove reperire i fondi necessari visto che quelli stanziati in finanziaria  non sono sufficienti e il project financing ipotizzato da Ionta si è arenato di fronte all’indisponibilità dei costruttori privati ad anticipare il costo dei lavori in cambio di contratti di leasing poco remunerativi a breve termine? Ecco allora che si fa strada anche per il piano carceri la dichiarazione dello stato di emergenza, secondo un modello ampiamente sperimentato, che consente all’esecutivo – e ai commissari da questo delegati – di far ricorso all’emanazione di ordinanze in deroga alle disposizioni vigenti al verificarsi di “calamità naturali”, “catastrofi” o altri non meglio definiti “eventi” che, per intensità ed estensione,  debbono essere fronteggiati con poteri straordinari.

 

novembre 2009

Ionta chiede al Ministero della Giustizia poteri speciali da “commissario delegato”, che gli consentirebbero di aggirare le normali procedure in materia di edilizia penitenziaria, di fare a meno delle gare pubbliche di appalto per l’attribuzione dei lavori alle ditte costruttrici e di avere in cambio la facoltà di affidare in via riservata, con modalità arbitrarie e secretate, le commesse per la costruzione di 47 nuovi padiglioni nei penitenziari già esistenti.

Inoltre “si starebbero secretando le procedure di appalto per la fornitura ai detenuti del vitto e dei generi extra che i ristretti possono acquistare (il cosiddetto sopravvitto) durante la detenzione. Ciò consentirebbe, con procedure di assoluta urgenza in ciascuna regione, di circoscrivere l’affidamento delle forniture a quelle tre o quattro ditte conosciute e di fiducia, per un business che in ambito nazionale non è inferiore ai 250/300 milioni di euro l’anno”. (dichiarazione del Segretario Generale dell’Osapp, Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria – Asca, 13 febbraio 2010).

 

Dicembre 2009 - Gennaio 2010

La richiesta non tarderà ad essere accolta: lo stato di emergenza per l’eccessivo affollamento delle carceri viene infatti dichiarato il 13 gennaio 2010, ma prima il governo mette a punto ulteriori potenziamenti per la Protezione civile col decreto legge n. 195 del dicembre 2009.

 

Sardegna: le carceri in costruzione in mano agli appaltatori G8

 

Le gare per l’affidamento dei lavori per le nuove carceri di Cagliari (lavori per 58 milioni 840mila euro), Sassari (53 milioni 710mila euro), Oristano (36 milioni 150mila euro) e Tempio (33 milioni) sono state coperte dal segreto di Stato (4), come per il G8.

I lavori sono stati affidati nel dicembre del 2005. Ne diede notizia, in visita a Tempio, il ministro Castelli. L’aggiudicazione l’ha fatta il Sitt (Servizi integrati infrastrutture), braccio operativo del Ministero delle Infrastrutture, guidato da Angelo Balducci fino al settembre del 2005. Il 3 agosto 2005, infatti, il governo (assente Berlusconi, presente il vice Fini) nomina Balducci presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Al suo posto, al Siit, Valeria Olivieri. Solo quando sono cominciati i lavori, sono saltati fuori i nomi delle società. Tutti finiti nell’elenco, pubblico, dell’Igi, l’Istituto grandi infrastrutture. Opere Pubbliche spa (gruppo Gariazzo) ha vinto i lavori per le carceri di Cagliari (alla Maddalena ha poi realizzato il depuratore). Anemone srl ha vinto quelli per le carceri di Sassari (alla Maddalena ha costruito il palazzo delle conferenze). Gia.fi costruzioni ha vinto quelli per le carceri di Tempio (alla Maddalena ha costruito l’hotel dell’ex ospedale). Tre degli appalti per la costruzione degli istituti penitenziari sardi sono andati ad altrettante società che poi li hanno vinti, nel 2008, anche per le opere alla Maddalena: Opere Pubbliche spa per il carcere di Cagliari, Anemone srl per quello di Sassari, Gia.fi costruzioni per quello di Tempio.

 

La “lotta alla mafia”: un ottimo condimento per tutte le stagioni

Il 28 gennaio 2010, in una Reggio Calabria blindata a causa delle proteste contro la paventata chiusura del porto di Gioia Tauro (che tra lavoratori diretti e indotto interessa oltre 3 mila persone), una riunione del CdM ha dato via libera al piano straordinario per il contrasto delle mafie. Anche in questo caso è stata scelta la strada della decretazione d’urgenza e dall’incipit della nota del governo che ne dà l’annuncio si capisce che si tratterà di un pacchetto di misure molto intrecciato con la “democrazia dell’emergenza”. Così la nota informativa diffusa dal CdM: “Il Consiglio dei Ministri, appositamente convocato in via straordinaria nella città di Reggio Calabria, dopo aver ascoltato una relazione dei Ministri dell’interno, Roberto Maroni, e della giustizia, Angelino Alfano, sulle strategie del Governo contro i diversi di fenomeni di criminalità organizzata, ha approvato un pacchetto di provvedimenti diretti a contrastare in maniera quantomai radicale le diverse mafie che inquinano il Paese.

Il Piano straordinario contro le mafie approvato oggi si basa su alcuni capisaldi:

- istituzione dell’Agenzia per la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata;

-    delega al Governo per la predisposizione del Codice delle leggi antimafia;

-    nuovi strumenti di aggressione ai patrimoni mafiosi;

-    misure di contrasto all’ecomafia;

-    misure a sostegno delle vittime del racket e dell’usura;

-    mappa informatica delle organizzazioni criminali;

-    potenziamento dell’azione antimafia nel settore degli appalti;

-    iniziative sul piano internazionale per contrastare la criminalità transnazionale;

-    norme di contrasto alla criminalità organizzata”.

 

Un’ “agenzia” dunque gestirà i beni sequestrati anche attraverso una gestione commissariale.

“L’Agenzia, con sede a Reggio Calabria, sarà titolare del potere di gestione, amministrazione e destinazione dei beni sottratti alla criminalità organizzata, ed avrà in particolare i seguenti compiti: acquisizione dei dati relativi ai beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata; acquisizione delle informazioni relative allo stato dei procedimenti di sequestro e confisca; verifica dello stato dei beni nei medesimi procedimenti; accertamento della consistenza, della destinazione e dell’utilizzo dei beni; programmazione dell’assegnazione e della destinazione dei beni confiscati; analisi dei dati acquisiti, nonché delle criticità relative alla fase di assegnazione e destinazione; amministrazione e custodia dei beni sequestrati è confiscati nel corso dei procedimenti di prevenzione e penali previsti dalla legge; adozione di iniziative e di provvedimenti necessari per la tempestiva assegnazione e destinazione dei beni confiscati, anche attraverso la nomina, ove necessario, di commissari ad acta” (6).

 

Nel pacchetto di provvedimenti “diretti a contrastare in maniera quantomai radicale le diverse mafie che inquinano il Paese” c’è anche un “Piano straordinario di vigilanza nei territori del Meridione più sensibili ai problemi del lavoro irregolare in agricoltura e in edilizia”, con evidente riferimento ai recenti fatti di Rosarno.

“Al fine di contrastare efficacemente tali fenomeni – anche in considerazione delle connesse problematiche di infiltrazioni criminose, dello sfruttamento della manodopera nell’ambito dell’economia sommersa e quindi della tutela del lavoratore – il Governo intende indirizzare l’attività di vigilanza in ambiti dove si possono verificare episodi di forte impatto sociale sia sul piano dell’ordine pubblico, sia dove sono più probabili i collegamenti delle realtà economiche con le organizzazioni criminose”.

Il piano straordinario è stato messo a punto dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, e riguarda Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. I gruppi operativi saranno composti da ispettori del lavoro, ispettori Inps e militari dell’Arma dei Carabinieri.

Verranno coinvolti, comunque, anche i commissariati di polizia locali che si occuperanno dell’identificazione e del rimpatrio di eventuali cittadini extracomunitari clandestini.

Il piano Sacconi prevede risorse per 1,9 milioni di euro per il trattamento della missione e delle spese di viaggio, vitto e alloggio del personale da fuori regione per la durata di circa 200 giornate. Nell’ambito del piano straordinario un ruolo importante e prioritario è assegnato agli Enti bilaterali che andranno, spiega il ministero, irrobustiti e sostenuti nell’ambito delle intese contrattuali di settore.

Sotto la bandiera “bipartisan” della “lotta alla mafia” – che in Italia è la ragione umanitaria per antonomasia – sarà incentivata la gestione manu militari di una parte della forza-lavoro in esubero o comunque indesiderata, come l’epilogo dei fatti di Rosarno insegna: l’intervento dello stato si è concretizzato con la deportazione in altre città e/o nei Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE) e/o nelle carceri di una non meglio precisata quantità di lavoratori “extra-comunitari” presenti a Rosarno. E’ la stessa ipocrisia che ha accompagnato le operazioni di polizia “contro il lavoro nero” all’ortomercato di Milano durante il 2008. I ripetuti blitz della Guardia di Finanza non erano minimamente tesi ad intaccare il sistema criminale delle cooperative nel settore della logistica bensì a rafforzarlo attraverso ripetuti rastrellamenti di “clandestini” che hanno sortito l’effetto immediato di scoraggiare l’iniziativa operaia contro lo sfruttamento che, proprio nel 2008, aveva timidamente preso vigore con una serie di scioperi a sorpresa.

 

Fonti:

insorgenze.wordpress.com

www.blitzquotidiano.it

www.ilsole24ore.com

www.ristretti.it

lanuovasardegna.gelocal.it

 

Note:

(1) Il “Commissario straordinario può avvalersi della Protezione civile per le attività di progettazione, scelta del contraente, direzione lavori e vigilanza degli interventi strutturali ed infrastrutturali attuati in esecuzione del programma degli interventi”. (comma 6, art. 17 ter del decreto-legge n.195/09)

(2) G. Pelazza, Milano, 4 febbraio 2010 in www.campoantimperialista.it

(3) “La Società, che é posta sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della protezione civile ed opera secondo gli indirizzi strategici ed i programmi stabiliti dal Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Capo del Dipartimento nazionale della protezione civile, ha ad oggetto lo svolgimento delle funzioni strumentali per il medesimo Dipartimento, ivi compresa la gestione della flotta aerea e delle risorse tecnologiche, e ferme restando le competenze del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la progettazione, la scelta del contraente, la direzione lavori, la vigilanza degli interventi strutturali ed infrastrutturali, nonché l’acquisizione di forniture o servizi rientranti negli ambiti di competenza del Dipartimento della protezione civile, ivi compresi quelli concernenti le situazioni di emergenza socio-economico-ambientale dichiarate ai sensi dell’articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, quelli relativi ai grandi eventi di cui all’articolo 5-bis  del decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401. I rapporti tra il Dipartimento della protezione civile e la Società sono regolati da un apposito contratto di servizio”. (art. 14 comma 3)

(4) Un decreto del ministero della Giustizia, firmato il 2 ottobre 2003 dai ministri Lunardi (Infrastrutture) e Castelli (Giustizia), impone che “tutti gli interventi rivestono carattere di urgenza e la loro esecuzione deve essere accompagnata da particolari misure di sicurezza”. E’ la prassi: i lavori devono essere fatti secondo le imposizioni dell’articolo 33 della legge quadro sui lavori pubblici, il cui titolo è “Segretezza”. La norma dice che le opere “possono essere eseguite in deroga alle disposizioni relative alla pubblicità delle procedure di affidamento dei lavori pubblici”. E, più avanti, chiarisce che possono “svolgersi delle gare informali”. Niente bandi sulla Gazzetta Ufficiale e gare con procedure veloci, come è successo per il G8 alla Maddalena.

(5) Sono queste le modifiche che il governo vuole inserire nel decreto sulle sedi disagiate che la Camera inizierà ad esaminare dopo l’approvazione del legittimo impedimento. Il relatore del decreto Alfonso Papa (Pdl) e il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo hanno sondato i gruppi dell’opposizione sul tema: si tratta infatti di una materia estranea al merito del provvedimento sulle sedi disagiate e come tale è necessaria l’unanimità per apportare le modifiche volute dall’esecutivo per alleggerire il sistema carcerario italiano (Apcom, 3 febbraio).

(6) Decreto Legge del 04/02/2010, n.4: Istituzione dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Pubblicato sulla GU del 04/02/2010, n.28

 



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