Capitalismo
di stato, natura dell’Urss
nel
dibattito della Sinistra Comunista in Italia dopo la seconda guerra mondiale
Osservazioni
preliminari:
Ogni
questione deve essere affrontata nello spazio e nel tempo cioè storicamente,
per individuarne proporzioni e dinamiche e quindi definire un ventaglio di
ipotesi. Dalla realtà all’astrazione e nuovamente alla realtà: queste
ipotesi dovranno essere costantemente sottoposte alla verifica del movimento
reale, pronti, non solo per generica onestà intellettuale e pena
l’impossibilità di proseguire nel nostro lavoro, a prendere atto che in caso
di non corrispondenza tra ipotesi e realtà, come spesso avviene, è sempre la
prima a dover essere messa in discussione, senza che la teoria venga piegata
alle necessità o quelle che si credono le necessità ‘politiche’ del
momento e allo stesso tempo senza mettere in discussione ad ogni passo
l’intera "enciclopedia". Questo approccio, parte integrante del
nostro bilancio critico, ci permette di condividere con i militanti che ci hanno
preceduto, con tutti quelli che appartengono alla nostra storia, alla storia del
movimento rivoluzionario vittorie, sconfitte e relative lezioni; non e’
possibile qui entrare nel merito della questione, per ora basta sottolineare che
senza questi militanti oggi questo giornale non esisterebbe e sgombrare il campo
una volta per tutte e definitivamente da equivoci e interpretazioni errate. Il
fatto stesso che un bilancio, pure critico e in contrapposizione, abbia in
questi militanti un riferimento ne sottolinea l’importanza. Occorre oggi
capovolgere una situazione, rimettere i piedi a terra per proseguire il cammino,
senza bisogno di dare pagelle o patenti o scrivere epitaffi, lasciamo questo
compito ad altri e comunque ci penserà il tempo che dicono gentiluomo. Non ci
accontentiamo di difendere i principi della nostra azione, il marxismo o è
scienza viva o non è.
Cenni
di storia:
Il
confronto tra ipotesi teoriche e politiche non può che essere aspro come può
esserlo tra militanti appassionati comunque nell’ambito di una comune
appartenenza, diversamente è nello scontro tra avversari politici. O. Damen nel
1971, dopo la morte di A. Bordiga, pubblica alcune lettere che i due si erano
scambiati nel 1951[i][1],
poco prima della formalizzazione della rottura della corrente bordighista in due
tronconi; tra i motivi di scontro la definizione della natura della Russia e più
in generale la valutazione delle tendenze di sviluppo del capitalismo di stato
nell’epoca imperialista e quindi una diversa visione sulle prospettive della
corrente bordighista. Di fronte al rifiuto di A. Bordiga di chiudere il
dibattito appiccicando alla Russia una generica etichetta di capitalismo di
stato, O. Damen parla di "dramma psicopolitico che ha come sua componente
la paura, anche e soprattutto fisica, di una rottura con il passato":
psicodramma a cui, aggiungiamo noi, Damen era partecipe a pieno titolo. A fronte
della rottura con un lungo passato sono forti le tentazioni, per rimanere in
campo psicologico, che non è il nostro, e i lettori scuseranno lo schematismo,
di contrapposizione pregiudiziale quanto radicale "al padre", di
buttare "il bambino e l’acqua sporca". Abbiamo scritto che è da
ascrivere ad Amadeo Bordiga il merito di avere definito le coordinate per
affrontare la questione russa: Il dibattito di quegli anni è anche un banco di
prova per una applicazione non formale del metodo marxista, che non si limiti
alle posizioni di principio comunque importantissime. A. Bordiga in una lettera
del 1951 ad O. Damen scrive "ti sarà noto che su tale punto si può e si
deve dire poco e con circospezione. E’ una elaborazione compiuta dal movimento
in un lungo periodo, un dato nuovo della storia, il primo caso di rivoluzione
che si rincartoccia in sé e sparisce; io do il contributo che posso e non credo
che vi sia il sommo sacerdote che aperto il Talmud al versetto così e così
risponda così e così".(ndr. il corsivo è nostro). La Sinistra Comunista
Italiana fin dal 1933 aveva sollevato la necessità di assimilare la Russia al
mondo capitalista, in piena guerra mondiale afferma che la Russia che i
comunisti internazionalisti amavano e difendevano non esiste più, al suo posto
una Russia a struttura capitalista era protagonista della guerra imperialista[ii][2].
Per A. Bordiga tornato alla vita politica attiva " la definizione
dell’economia russa attuale (…) è quella (…) di un vasto e potente
capitalismo di stato"[iii][3]
di cui negli anni successivi sottolinea i caratteri originali (il riferimento è
alla citazione sopra riportata). Affronta il problema della definizione delle
leggi economiche operanti in Russia e rivendica di avere tentato una
interpretazione della composizione di classe pure a fronte di una mancanza di
dati certi. Per la Sinistra comunista l’individuazione della classe dominante
in Urss non è fondamentale come per Trotsky ma funzionale al metodo instaurato
che tenta di andare oltre le posizioni generali, di principio. La
caratterizzazione in senso marxista della individuazione della classe dominante
è la risposta a tesi come quelle del gruppo francese "Socialisme ou
Barbarie"[iv][4]
che indicano nella burocrazia questa classe e nel collettivismo burocratico la
tendenza ultima e dominante nel mondo intero. Queste tesi trovano eco in Italia,
nello stesso Partito Comunista Internazionalista secondo lo storico A. Peregalli[v][5].
A quanti come O. Damen sostenevano rifacendosi ad Engels (Antidhüring) che la
Russia si trovava allo stadio del capitalismo di stato, ultimo stadio nella
scala storica del capitalismo, A. Bordiga risponde che l’Urss non è
"nemmeno un completo capitalismo di stato e che è più vicina
"l’America che la Russia all’integrale capitalismo di stato"
almeno per alcuni aspetti[vi][6]…
ho creduto di dire qualcosa (in corsivo nel testo. ndr) che vada oltre la frase
sul capitalismo di stato, che in sé nulla ci dice"[vii][7].
Bordiga ritiene più precisa e completa la definizione di capitalismo sotto
forma di "Industrialismo di stato". Nella polemica entrava pure la
errata di A. Bordiga sulla forza e ruolo degli Usa nel dopoguerra come la
valutazione particolare che O. Damen dà del ruolo dello stato nella fase
imperialista . La guerra mondiale ha messo in crisi la teoria dello " stato
operaio degenerato " alimentando le correnti critiche nel movimento
trotskysta che con varie sfaccettature approdano alla definizione dell’Urss
come capitalismo di stato[viii][8].
Il trotskista americano Worrall nel 1939 scrive "Urss: stato proletario o
stato capitalista?"; sempre in Usa una intera tendenza (corrente) si
oppone, forte della definizione dell’Urss capitalstatale alle tesi sulla
‘rivoluzione manageriale’ e il ‘collettivismo burocratico’; tra essi
Raya Dunayevskaya già segretaria di Trotsky e autrice di numerosi scritti sul
tema nel 1941-1946. G. Munis, spagnolo membro del Comitato Esecutivo della IV
Internazionale esprime queste posizioni fin dal 1946, influenzando la moglie di
Trotsky, Natalia Sedova, che romperà i rapporti con la IV internazionale; così
l’inglese Tony Cliff ( 1948 congresso di Parigi della IV Internazionale).
Negli stessi anni nell’Italia del sud un gruppo trotskista influenzato dalla
Sinistra Comunista definisce l’Urss stato imperialista[ix][9].
L’insieme di queste posizioni, oltre alle tesi di "Socialisme ou
Barbarie" formatasi in Francia nel 1949, trovano attenzione in Italia dove
dal movimento anarchico è fuoriuscita una componente che formerà i Gruppi
Anarchici di Azione Proletaria (A.Cervetto, P.C.Masini, L.Parodi). Nei primi
anni Cinquanta si avvia così un confronto tra la corrente Damen e i GAAP sulla
base di posizioni affini come quella sull’unitarietà dell’imperialismo[x][10]
e la definizione tout court dell’Urss capitalismo di stato, al punto da
avviare un processo di fusione dei movimenti di opposizione che cercherà di
coinvolgere anche Azione Comunista (Fortichiari, Seniga) e i trotskisti italiani
di Maitan e non avrà successo, ma questa è un’altra storia.
S.G.
[i][1]
(nota1 O.Damen, Bordiga, EPI Milano 1977)
[ii][2]
( nota2 :"Prometeo" organo del Partito Comunista
Internazionalista, 1 dicembre 1943 ).
[iii][3]
(nota3: Prometeo n.1 luglio 1946)
[iv][4]
(nota 4 ‘Socialisme ou Barbarie, antologia critica, Guanda, Parma 1969)
[v][5]
(nota 5 Peregalli-Tacchinardi L’Urss e i teorici del capitalismo di stato,
Milano Milano 1986).
[vi][6]
(nota 6 A.Bordiga, Dialogato con Stalin ed. Prometeo 1953). "
[vii][7]
(nota 7 Alfa –Bordiga- a Onorio –Damen- 31 luglio 1951 in O.Damen,
Bordiga, cit. )
[viii][8]
(nota 8 vedi Peregalli-Tacchinardi, cit pag.73 e segg.)
[ix][9]
(nota 9 A.Peregalli L’Altra Resistenza Graphos Genova 1991)
[x][10]
(nota 10 O.Damen a A.Bordiga 23 luglio 1951 in O.Damen, Bordiga cit)