QUANDO
MANCA UN PARTITO DI CLASSE
A
proposito degli avvenimenti di Spagna
Dapprima
avevamo pensato che sarebbe stato inutile ripetere, a soggetto della Spagna, i
nostri apprezzamenti sul ruolo della socialdemocrazia in questo paese. La
funzione storica di questa ultima, si mostra così luminosamente nel periodo del
dopo guerra che ci sembrava inutile parlarne ancora. Ma per evitare ogni
speculazione, i critici da drogherie che cercano di far credere che noi vogliamo
risparmiare i socialisti per "battere" esclusivamente contro gli
anarco-sindacalisti, saremo costretti a ripeterci. Un tempo la socialdemocrazia
spagnola fu un gruppo insignificante, personificato da Pablo Iglesias, il "Bebel"
iberico, che ebbe una certa influenza nel periodo precedente alla guerra solo
per la sua politica di alleanza con i repubblicani borghesi che furono una forza
che si appoggiava essenzialmente su strati intellettuali e piccolo-borghesi.
Dopo la guerra, favorita dallo slancio economico che si manifestò in tutti i
paesi, compresa la Spagna restata neutrale, la socialdemocrazia non sostiene
meno direttamente - per collaborare più tardi - la dittatura di Primo de Rivera.
Alla caduta di quest'ultimo, dato che era l'unica organizzazione strutturata
nazionalmente (le formazioni repubblicane della vecchia o dell'ultima covata
esistevano solo localmente) guadagnò una influenza superiore alla sua forza
reale: 114 deputati nelle elezioni alla Costituente. Questo fatto le permise, da
allora, di porsi come agente centrale necessario per salvare l'ordine
capitalista nei momenti di pericolo e di consolidare poi l'ordine attraverso il
quale la controffensiva poté gettarsi sul proletariato. Durante la dittatura di
Primo de Rivera stabilita nel 1923 e poi sotto il governo di transizione di
Berenguer che gli succedette nel gennaio 1930, si operò una suddivisione dei
due partiti "storici" della borghesia, aprendo l'era dei partiti che
si richiamavano alle classi medie: diversi raggruppamenti repubblicani non si
distinguevano molto chiaramente gli uni dagli altri e si ponevano ai lati del
partito radicale di Lerroux, e del partito radical-socialista creato dalla
sinistra del partito radicale. Ciò che caratterizza questo periodo è, tra le
altre cose, il patto di San Sebastiano, dell'agosto 1930, concluso tra i diversi
partiti Catalani e i partiti antimonarchici (socialisti, radical-socialisti,
radicali, destra repubblicana) e che doveva regolare la spinosa questione
dell'autonomia della Catalogna e delle provincie Basche; è il tentativo
prematuro del dicembre 1930 con il sollevamento della guarnigione di Jaca e la
proclamazione della repubblica a Madrid. Il capitalismo possiede una elasticità
rimarchevole che gli permette di adattarsi alle situazioni più difficili. I
borghesi spagnoli, prima monarchici, compresero bene che era più utile
abbandonare momentaneamente, pacificamente il potere nelle "mani
amiche" dei socialisti e dei repubblicani piuttosto di rischiare una
resistenza che poteva mettere in pericolo i loro interessi di classe. Da allora
tutte le divergenze che nacquero nelle formazioni repubblicane si collegarono al
consolidamento del potere. Per lo stesso motivo, dall'oggi al domani, da
monarchico divenne repubblicano e quando le elezioni municipali del 12 aprile
diedero ai partiti di opposizione antimonarchici una maggioranza - essi
guadagnarono 46 capoluoghi di provincia su 50 - si verificò un cambiamento
pacifico del decorso politico ed ebbe luogo l'abdicazione di Alfonso XIII. Gli
successe un governo provvisorio che comprendeva i consignatari repubblicani e
socialisti del manifesto del dicembre 1930. Nel primo governo di coalizione i
socialisti occuparono il ministero del lavoro, della Giustizia e delle Finanze,
questi ultimi due dopo uno scambio con quelli dell'istruzione e dei lavori
pubblici. In 30 mesi di coalizione governativa, i socialisti avallarono e
coprirono tutti i crimini e i misfatti della borghesia "liberale": la
repressione dei movimenti operai e contadini con i massacri di Arnedo e Casas
Viejas, la legge di difesa della repubblica, la legge sull'ordine pubblico, la
legge reazionaria sulle associazioni, la mistificazione della legge agraria. La
socialdemocrazia ebbe soprattutto come funzione storica quella di mantenere le
illusioni democratiche tra gli operai, impedire così la loro radicalizzazione
ed eventualmente soffocare il loro slancio rivoluzionario. A questo proposito
bisogna sottolineare che, per la Spagna, si è parlato troppo di
"rivoluzione", particolarmente quando si trattava di una semplice
manovra della borghesia e si sono troppo esagerate le possibilità di una
"rivoluzione proletaria" quando la mancanza di un partito di classe e
l'influenza negativa dell'anarco-sindacalismo avevano minato le possibilità di
successo. Quando la socialdemocrazia ricevette il calcio dell'asino, cioè
quando il capitalismo si sentì abbastanza forte da fare a meno dei suoi buoni
servizi, i socialisti che avevano rinforzato la loro demagogia verbale
proporzionalmente alla loro perdita di influenza in seno al governo, partorirono
una "sinistra" che si sforzò di mantenere la bandiera del tradimento
tra i proletari. E Largo Caballero, il ministro di Casas Viejas, minacciò la
borghesia della dittatura proletaria e di un regime sovietico... E' veramente un
imperativo quello che determina la socialdemocrazia a concentrare il
proletariato su parole d'ordine democratiche, a passare poi all'opposizione di
"sinistra" per preparare infine il tradimento di domani, mentre i
partiti della classe media si integrano nella reazione che passa all'attacco. E
allora gli avvenimenti si svolgono con una velocità e una logica implacabile.
Così in Spagna, al governo di cartello succede, per procedere a nuove elezioni,
un governo radicale di transizione il quale dopo le elezioni del novembre 1933,
in cui si verificò la sconfitta dei socialisti, lascia il posto a un governo
radicale orientato a destra e diretto dallo stesso Lerroux. Ma la borghesia non
si sentiva ancora nella condizione di passare a una violenta offensiva e Sampler
rimpiazzò Leroux. Ma le leve del comando erano già tra le mani dei partigiani
aperti alla reazione. I fatti sono noti: in risposta alla ricostituzione di un
governo Lerroux, in cui i ministeri più importanti - quello della Giustizia,
dell'Agricoltura, del Lavoro - erano in mano ai populisti cattolici (quindi al
partito più reazionario della penisola iberica), i socialisti proclamarono lo
sciopero generale per il 5 ottobre. Si trattava di uno sciopero
"legale" per provocare la caduta di Lerroux e sostituirgli la vecchia
coalizione repubblicano-socialista. Come in Italia nel 1922, dove lo sciopero
deciso dall'Alleanza del Lavoro doveva mettere da parte il "pericolo
fascista" del signor Mussolini per sostituirgli un "governo
migliore", quello di Turati-Modigliani, allo stesso modo in Spagna la
socialdemocrazia lottò contro il "pericolo fascista" e per
ricostruire un governo di coalizione repubblicano—socialista. Ma quest'ultima
fase - alla quale bisogna riallacciare la commedia della proclamazione dello
Stato catalano - fu di breve durata e la seconda fase fu determinata dalla lotta
del proletariato non raggiunto dalle deviazioni separatiste che avrebbero potuto
manifestarsi soprattutto in Catalogna e nelle provincie basche, lotta che si
sviluppò soprattutto nel bacino minerario delle Asturie, dove si verificò la
vera unità operaia con la lotta armata per il potere. Il governo finì per
concentrare contro le "Asturie rosse" un intero esercito di 30.000
uomini con mezzi di distruzione ultra moderni: aviazione da bombardamento, carri
d'assalto, ecc.; furono impiegate le truppe più sicure per reprimere la
ribellione; furono impiegati la legione straniera, questa faccia della società,
e i fucilieri marocchini per domare l'insurrezione. Oggi si sa che questa
preoccupazione non fu vana: a Alicante i marinai stessi diedero l'assalto
all'arsenale: a Oviedo 900 soldati, benché assediati, rifiutarono di sparare
sugli operai che marciavano all'assalto della caserma. Dopo di allora, certe
guarnigioni nella provincia di Leon, dove si ebbero dei combattimenti durissimi,
dovettero essere trasportate d'urgenza in regioni più tranquille. Ma alla fine,
gli eroi delle Asturie, isolati, mentre il resto della Spagna non si muoveva,
finirono per essere schiacciati - non vinti - perché ancora oggi, nelle
montagne, ci sono dei gruppi di ribelli che continuano la lotta.
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Il
partito comunista spagnolo concepito da Borodin, che arrivava dalla Cina e
tenuto a battesimo dall'opportunista italiano Graziadei, sorse dalla gioventù
socialista e da "un'ala sinistra socialista". Questi "gauchistes",
una volta compiuta la loro missione di sabotaggio dello slancio rivoluzionario
delle masse, rientrarono all'ovile se non nei ranghi dei liberali (Garcia Cortes)
e anche dei clericali (Perez Solis). Il partito spagnolo - il peggiore della III
Internazionale, a detta del lo stesso Manouilsky - ha avuto in Spagna, come
altrove, una posizione assurda e in completa opposizione con le realtà
immediate della situazione. Durante la dittatura proclamò che l'unico sbocco
doveva essere inevitabilmente la rivoluzione sociale e che ogni parentesi
democratica era scartata a priori. Questa posizione fu d'altra parte applicata
altrettanto stupidamente all'Italia nell'eventualità di una caduta di Mussolini.
E' certo che le illusioni democratiche sorgeranno con il ritorno delle forze
sociali del capitalismo spazzato via dal fascismo e far pulizia di loro
definitivamente dipende solo dall'intervento del partito che mobilizza le masse
sui nuovi obiettivi di classe di fronte a tutte le forme democratiche della
borghesia. Dopo il 14 aprile il partito, con i suoi quattrocento membri in tutta
la Spagna, lanciò la parola d'ordine della "presa del potere" e del
"governo operaio e contadino" quando si trovava di fronte una classe
operaia in piena ebbrezza democratica. Invece di lavorare nella CNT, per
sottrarla all'ideologia anarco-sindacalista, e nella UGT riformista, cioè nei
luoghi dove si trovavano gli operai, il centrismo praticò la scissione
sindacale con il suo "Comitato di Ricostruzione" (più tardi
"Comitato d'unione sindacale") trasformato ultimamente in un fantasma:
la CGTU, ciò che l'isolò completamente dalla massa operaia. Il partito
seguendo le deformazioni e i tradimenti della linea centrista abdicò a ogni
ruolo di guida della classe operaia in favore di comitati diversi di nome, ma
identici nella loro impotenza. La recente liquidazione dell'équipe
Bulleyos-Trilla non ha significato che l'avvento di una nuova direzione
altrettanto nociva e sottomessa agli ordini di Mosca. Il ruolo nefasto giocato
dal centrismo in Spagna permette di sussistere a tutti i crimini sanguinosi
della coalizione socialista lasciando preparare ai socialisti i tradimenti di
domani. In più le nuove svolte del centrismo e del trotzkismo danno ai
socialisti una nuova verginità per i prossimi avvenimenti. Larghi strati operai
rimangono sotto l'influenza negativa dello anarco-sindacalismo. D'altre parte,
gli avvenimenti hanno mostrato che la CGTU centrista rappresenta tutt'al più
un'occupazione senza troppo impegno per qualche bonzo e la sua entrata nelle
"Alleanze operaie" avvenne all'ultimo momento come conseguenza del
rifiuto di un fronte unico politico dal partito socialista al partito comunista.
Ciò non impedì alla Correspondence Internationale di scrivere che "la
Confederazione unitaria (di cui non si danno gli effettivi per prudenza...)
gioca un'influenza che supera di molto l'accrescimento continuo della sua
organizzazione". La rivoluzione nelle Asturie fu, naturalmente, diretta dai
centristi!
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Se
ci attardiamo sull'attitudine degli anarco-sindacalisti durante gli avvenimenti
di Spagna, non è certo per settarismo o per provocare delle sterili polemiche.
Ma noi ci troviamo qui di fronte ad un paese - il solo veramente, se si fa
astrazione dell'America latina - in cui l'influenza dell'ideologia anarchica tra
le masse operaie si pone acutamente quando anche in Russia questo problema fu
molto limitato. Questo problema deve essere esaminato perché alla luce dei
fatti l'anarco-sindacalismo è una forza negativa per gli interessi della classe
operaia, forza che non vuol tenere conto di un secolo di esperienze di classe e
del significato dell'ottobre 1917. Nel 1873 i bakuninisti spagnoli - per non
citare che un esempio - impedirono lo schiudersi di un movimento di masse a
Barcellona pur lanciando dei putsche ad Alcoy e a Sanlucar e finirono, loro i
nemici di ogni potere, per entrare nella maggioranza piccolo-borghese dei
governi (giunte) delle città insorte nel movimento detto "cantonalista".
Nel 1931, i loro diretti eredi, i dirigenti della CNT collaborarono ai comitati
repubblicani e proclamarono che la repubblica, anche borghese, era un progresso
in rapporto alla monarchia; come se i poteri di un presidente Roosvelt non
fossero maggiori di quelli di un re "costituzionale", per esempio
quello d'Inghilterra. Ma queste colpe del primo periodo della Repubblica sono
state addossate su un capro espiatorio: Pestana, il dirigente della CNT e la sua
cerchia. La CNT, nel passato la più grande delle organizzazioni operaie di
Spagna (facciamo notare tuttavia che il milione e mezzo e anche più di aderenti
è incontrollabile e si riferisce all'immediato dopoguerra e non alla sua
ricostruzione che seguì lo scioglimento volontario sotto la dittatura di Primo
de Rivera), è stata ed è ancora molto eterogenea per quanto riguarda la sua
composizione. Essa organizza operai di tutte le tendenze e nella maggioranza
indifferenti se non passivi. L'anarco-sindacalismo deve il suo successo in gran
parte al suo aspetto negativo dal punto di vista dell'organizzazione:
decentralizzazione ad oltranza, quote di sottoscrizione molto basse. Tutto ciò,
aggiunto alla sua tattica che corrisponde al carattere primitivo ed impulsivo
dei paesi meridionali, spiega il suo successo nella penisola iberica e
nell'America latina. L'anarco-sindacalismo della CNT è finito in realtà nel
sindacalismo riformista di una CNT francese con un Pestana che fu un Jouhaux al
di là dei Pirenei. Questa constatazione non ci deve tuttavia trascinare alle
sottili differenze tra anarco-sindacalisti, anarchici puri o sindacalisti
rivoluzionari, perché tutto ciò potrebbe servire a coprire le responsabilità:
nella pratica tutte queste correnti "antiparlamentari" -
antiautoritarie nel passato - hanno sempre fatto blocco contro socialisti,
comunisti. Considereremo ora l'azione della Federazione Anarchica iberica (FAI)
che oggi controlla la CNT. Dopo la caduta di Azana essa chiese una amnistia
senza limiti, quindi anche per i militari dei pronunciamentos militari, amici
del generale Sanjurjo, e sconfessò gli operai della CNT che avevano fatto
fallire i tentativi di quest'ultimo a Siviglia proclamando che essi dovevano
rimanere passivi. D'altronde, nell'aprile 1934, essa prese la stessa posizione
scrivendo che si trattava di una lotta per il potere tra marxisti e fascisti che
non interessava il proletariato il quale, per intervenire, doveva attendere che
gli uni e gli altri si fossero sbranati tra di loro. La loro astensione, la loro
attitudine passiva durante le elezioni non fece che facilitare la vittoria
elettorale delle destre. Sottolineano attitudine passiva per evitare delle
facili speculazioni sul valore da attribuire alla forza elettorale del suffragio
universale. A dire il vero gli anarchici dichiararono che il loro astensionismo
non doveva essere passivo, ma un'azione per... guadagnare il 50% degli elettori
all'astensione. "Sarebbe la nostra vittoria e allora faremo la...
rivoluzione" (Meeting del Monumental di Barcellona del 5 settembre 1933).
Insomma una rivoluzione con una garanzia del 50% più uno di astensionisti, come
i socialisti con il loro 50% più uno di elettori necessari per instaurare il
socialismo. La stampa anarchica confessa le mancanze della CNT e della FAI:
"Quasi dappertutto anarchici e sindacalisti aderirono per spirito di
solidarietà, ma in generale senza entusiasmo (questo è manifestamente falso
perché la stampa anarchica non mancò di mettere in evidenza la partecipazione
attiva dei suoi elementi di base - nota del r.). La lotta più dura ebbe luogo
nelle Asturie, un po' meno in Biscaglia; a Madrid le lotte durarono otto giorni,
ma non con una forza tale da essere capace di tenere in soggezione le forze
armate della regione. In Andalusia, in Estremadura, a Valencia, in Aragona e in
Catalogna (le regioni dove la CNT ha le sue forze) si ebbero soltanto delle
scaramucce. A Barcellona si ebbero dei conflitti violenti ma insufficienti per
permettere alla città ribelle di fare tutto il suo dovere". Ciò che
avviene a Barcellona è ricco di insegnamenti. Si sa che la Catalogna intera era
in sciopero, in qualche città era proclamata la Repubblica; in altre l'Alleanza
Operaia proclamava la repubblica operaia; e degli anarco-sindacalisti
proclamarono perfino la Comune Libertaria quando Companys, capo del governo
della "Generalità" creò, il 6 ottobre, alla sera, la repubblica
catalana indipendente in una Spagna Federativa. L'armata della Generalità non
disponeva dell'artiglieria, ma aveva armi, bombe a mano e mitragliatrici in
quantità. Ma Campanys aveva contato sul generale Catalano, e "catalanizzante",
che comandava a Barcellona e sui soldati stessi in maggior parte catalani.
Davanti al loro rifiuto egli non credette di poter resistere; due ore dopo era
proclamato lo stato d'assedio e Companys capitolava, al primo colpo di cannone
tirato contro la Generalità da una compagnia di soldati. La CNT non ha fatto
che riconoscere passivamente i fatti compiuti dai suoi militanti di base che
avevano seguito la parola d'ordine dello sciopero generale, contro il quale essa
si era pronunciata. Ancor più, lunedì 8 gennaio, mentre continuava ancora la
lotta, a Barcellona, sotto l'impulso di anarchici isolati e di sindacalisti
dissidenti, la CNT lanciò l'ordine di cessazione dello sciopero generale che,
d'altra parte, non aveva proclamato, ordine che le autorità militari si
affrettarono a trasmettere attraverso la Centrale di TSF, situata nel quartier
generale del corpo d'armata. E' giusto che né la CNT né la F.A.I. potessero
schierarsi al fianco dei loro carnefici di ieri, di oggi, e certamente di
domani, se questi ultimi avessero ottenuto la loro vittoria democratica; ma è
ugualmente vero che gli anarco-sindacalisti non seppero approfittare di una
simile occasione soprattutto quando Companys, impazzito, fece appello al popolo
e quando esisteva la possibilità di armarsi per intervenire contro tutte le
frazioni borghesi mentre tutta la Spagna era ancora in sciopero generale. La
situazione era, in ogni caso, molto più favorevole di quella del loro putsch
dell'8 gennaio e dell'8 dicembre provocato in poche regioni e in una calma
generale. Dopo aver annientato il sollevamento delle Asturie, la borghesia passò
alla provocazione aperta con le sue esecuzioni "legali" di due
combattenti minatori: Josè Laredo Corrales a Gyon e Josuè Guerra a Leon il 7
novembre. La CNT che sembrava ignorare le migliaia di esecuzioni
"extralegali" dei ventitré rivoluzionari ad opera dei tribunali
militari e decise di dichiarare, lei stessa, lo sciopero generale se si passava
all'esecuzione di questi operai. Il governo, quanto a lui, dichiarava
apertamente di attendere l'annientamento della rivolta delle Asturie per
trasportare le sue truppe nelle regioni influenzate dagli anarchici e che erano
sguarnite di forze o guarnite di forze molto poco sicure per lui. Tutto ciò si
dimostrò vero; dopo le due esecuzioni la CNT proclamò uno sciopero generale
che, lanciato qualche settimana prima, avrebbe almeno potuto attenuare l'attacco
governativo nelle Asturie e che, senza queste nuove circostanze, fu un fiasco
lamentevole. L'Unione anarchica francese ha cercato, in un. manifesto, di
difendere i libertari spagnoli dall'accusa di aver disertato la battaglia e
favorito così la vittoria del governo Lerroux. Essi dicono che la verità è
completamente diversa, che gli anarchici spagnoli non potevano unirsi
ufficialmente a un movimento dal carattere politico che non si proponeva altro
fine che il rovesciamento di. un governo... Ma i libertari, sindacalisti e
anarchici hanno fatto, come sempre, il loro dovere. In realtà, la FAI e di
conseguenza la CNT sono state contro lo sciopero generale e quando i militanti
hanno partecipato di loro iniziativa e come sempre eroicamente alla lotta, esse
ne hanno proclamato la cessazione a Barcellona e non hanno cercato di allargarlo
alle regioni in cui rappresentavano la forza predominante. E' una dura verità,
ma è la verità! Amicus Plato sed amicior Veritas. E la "verità" è
una formula così cara agli anarchici...
"Bilan"
n. 14, dicembre 1934 - gennaio 1935. Firmato Gatto Mammone