Il
ruolo dell'azione rivoluzionaria nella
organizzazione
La nostra organizzazione è l'Acao
Libertadora Nacional
(Azione di Liberazione Nazionale). Quello che essa oggi rappresenta
non è stato conseguito da un giorno all'altro, nè senza
sacrifici, ma con abnegazione attraverso uno sforzo deciso. A questo
sforzo non è mancato il contributo di coraggio e dedizione di coloro che
caddero nell'adempimento del dovere rivoluzionario,
di coloro che furono trascinati nelle galere della reazione
e barbaramente torturati o che caddero assassinati dalla
polizia.
L'azione
rivoluzionaria intrapresa da piccoli gruppi di uomini armati è stata il grande
sforzo da cui è sorta la nostra organizzazione.
Dopo
essere passati all'azione rivoluzionaria, non c'è dubbio che è solo attraverso di essa che si può costituire una organizzazione
capace di portare alla vittoria la rivoluzione.
Tratteremo qui di seguito dell'azione
rivoluzionaria e del suo ruolo nell'organizzazione.
1.
Le prime azioni rivoluzionarie
Nel 1968 non eravamo ancora una
organizzazione nazionale.
Eravamo appena un gruppo rivoluzionario a Sào Paulo, senza praticamente nessuna forza. Le nostre ramificazioni
nel territorio
nazionale erano praticamente inesistenti.
Stavamo
partendo da zero, con un nucleo iniziale di combattenti,
e non avevamo ancora realizzato alcuna azione
rivoluzionaria che ci distinguesse dai numerosi gruppi e organizzazioni
che erano fino a quel momento impegnati in discussioni improduttive.
Il nostro primo passo consistette nel scendere in campo
con un piccolo gruppo di uomini armati per un'azione di espropriazione.
In virtù dell'azione rivoluzionaria che conducemmo, creammo
una potenza di fuoco propria.
Tutto
quello che conseguimmo fu il frutto dell'azione audace e pianificata di piccoli gruppi rivoluzionari che iniziarono
con le armi disponibili e vennero via via aumentando il loro potenziale
di fuoco.
Quello
che ha permesso la nostra crescita è stata l'azione,
solo ed esclusivamente l'azione rivoluzionaria. Basandoci
sul principio che è l'azione a creare l'avanguardia, ci impegnammo in
azioni di guerriglia urbana, senza però dichiararne apertamente
la natura.
Di
fronte alle prime azioni il nemico, preso di sorpresa, considerò le azioni
opera di delinquenti comuni. Partendo da ciò,
perse un anno seguendo false piste. Quando scoprì l'errore,
e si rese conto che si trovava di fronte ad azioni rivoluzionarie,
era tardi. La guerra rivoluzionaria era già scatenata.
2.
La guerra rivoluzionaria e la nostra trasformazione in una organizzazione
nazionale
Le manifestazioni concrete della guerra
rivoluzionaria sorsero, nel
1968, nelle grandi città brasiliane, attraverso la guerriglia
urbana e la guerra psicologica, che preannunciano la guerriglia rurale nel
nostro paese.
Con
la guerra rivoluzionaria, attaccammo dall'inizio gli interessi della dittatura militare e delle classi dominanti e dell'imperialismo
nordamericano.
In seguito mostrammo alle classi dominanti e all'imperialismo
degli USA che,
da parte nostra, avremmo preteso da loro stessi il contributo alla guerra
rivoluzionaria, strappando loro con
la forza i mezzi e gli armamenti per potenziare la rivoluzione.
La nostra strategia rivoluzionaria si fece chiara nel paese
nella misura in cui aumentavano e si diversificavano le azioni
della guerra rivoluzionaria in atto.
Espropriando il governo e i grandi capitalisti nazionali
e stranieri, catturando armi e
esplosivi, pregiudicando le iniziative e la
propaganda della dittatura, come nel caso del sabotaggio,
per mezzo di una bomba, dell'esposizione «anti-sovversione»
dell'Esercito di Sao Paulo, attaccando
i beni e le proprietà degli imperialisti nordamericani, partecipando ad
operazioni congiunte per l'esecuzione di spie degli USA,
abbiamo posto in pratica, di fatto e
non ha parole, un piano concreto di battaglia al
nemico.
Quanto alla guerra psicologica, abbiamo impiegato contro
la dittatura la tecnica della «disinformazione» e della falsa notizia,
riuscendo a portare il regime militare brasiliano alla disperazione.
Soprattutto dopo aver imbavagliato la stampa e gli altri mezzi d'informazione, esso si trova
affannosamente costretto
a impedire che filtri qualsiasi notizia che non sembri conveniente per gli interessi dei militari al potere.
Agendo in questo modo, siamo riusciti in un anno a creare
un notevole volume di azioni diverse e a caratterizzare la nostra
azione rivoluzionaria come una chiara azione di liberazione,
anti-dittatura e anticapitalista.
A partire da allora, le nostre forze che non avevano cessato
di crescere, subirono un ulteriore aumento. E crebbe nella nostra area il numero dei contatti e l'appoggio
politico-rivoluzionario.
Gradatamente ci trasformammo dalla condizione di «gruppo rivoluzionario» a quella di organizzazione con
ramificazioni in tutto il paese.
Oggi siamo l'Azione di Liberazione
Nazionale.
L'esperienza brasiliana sul ruolo
dell'azione rivoluzionaria
nell'organizzazione
ci pone di fronte a due importanti conclusioni.
1. Una organizzazione rivoluzionaria si
afferma per le azioni che svolge.
2.
Ciò che crea l'organizzazione e le dà il nome è l'azione rivoluzionaria.
3.
Sintesi dei risultati delle prime azioni rivoluzionarie
Lo
scatenarsi della guerra rivoluzionaria in Brasile, attraverso piccoli gruppi armati, ha smentito i tabù esistenti.
Gli argomenti inflessibilmente sostenuti dagli opportunisti
per negare l'esistenza di condizioni rivoluzionarie e della «possibilità» della lotta armata, si sono
dissolti.
Un anno dopo lo scoppio della guerra rivoluzionaria possiamo
enumerare i seguenti risultati:
a. la nostra crescita è frutto dell'azione
rivoluzionaria;
b. abbiamo costituito un potenziale di
fuoco proprio;
c. abbiamo guadagnato un anno di vantaggio sulla reazione,
prendendola di sorpresa con le espropriazioni e la cattura
di armi ed esplosivi, evitando di lasciare tracce per non richiamare
l'attenzione sui nostri propositi;
d. abbiamo diversificato le azioni di guerra rivoluzionaria,
cominciando dalla guerriglia urbana e dalla guerra psicologica, invece di
iniziare dalla guerriglia rurale, il che avrebbe provocato
la concentrazione delle forze nemiche su di essa;
e.
siamo partiti da zero, passando dallo stadio di «gruppo» allo stadio di organizzazione nazionale, che agisce a proprio nome,
identificando le sue azioni.
4. Clima favorevole alla nostra crescita e
all'avanzata della guerra
rivoluzionaria
Mentre conducevamo la guerriglia urbana con
piccoli gruppi di
uomini armati, il movimento studentesco scendeva in piazza,
dando battaglia alla dittatura e impiegando tattiche di lotta
di strada che mettevano in crescente difficoltà il nemico.
Tanto la nostra lotta come quella degli studenti convergevano
verso lo stesso punto, e i nostri sforzi, in pratica, venivano
a sommarsi. L'area urbana fu così mobilitata in tutto il paese
e le forze della dittatura dovettero impegnarsi a fondo nella
battaglia contro le forze rivoluzionarie.
Non
esitarono quindi a porre fine alla «situazione controllata» del paese e a passare a una «situazione militare». Ricorrendo
alla tecnica del «golpe nel golpe», attuarono un nuovo colpo di stato fascista il 13 dicembre 1968 e decretarono l'Atto
istituzionale n. 5.
I nuovi mezzi di lotta contro la guerra rivoluzionaria sono
contenuti,nel suddetto Atto Istituzionale n. 5, nella relazione del generale fascista Jaime Portela, capo dei servizi
di sicurezza e
nulla nuova legge di Sicurezza Nazionale.
Si tratta di misure fasciste apertamente destinate a
colpire gli atti rivoluzionari. Per la prima volta la dittatura enumera,
nelle sue leggi, come atti rivoluzionari e di terrorismo, assalti a banche,
esecuzione di spie straniere, attacchi a caserme, furto
e cattura di armi ed esplosivi.
Nel tentativo di impedire le azioni rivoluzionarie, con l'ausilio
di leggi di estrema violenza, il nemico è divenuto più feroce, scatenando un terrore poliziesco che nulla ha da
invidiare al nazismo. La crudeltà dei
fascisti al potere favorisce il clima di
guerra rivoluzionaria, spingendo contro i militari brasiliani e l'attuale
dittatura un numero sempre crescente di nemici.
I
«gorillas» si trovano di conseguenza di fronte a un aumento considerevole dello scontento popolare e a dover superare
ostacoli sempre più grandi per giustificare la politica della dittatura.
È in questo clima che la nostra
organizzazione sta guadagnando
terreno.
Il «golpe» fascista di Dicembre non è riuscito a
frenare la guerra rivoluzionaria nè a paralizzare
la nostra avanzata, a dispetto del terrore poliziesco, delle torture e degli
assassini di militanti rivoluzionari.
5. Confronto delle esperienze sul processo
di crescita delle organizzazioni
rivoluzionarie.
Tra i diversi modi di crescita delle
organizzazioni rivoluzionarie
ve ne sono due che si distinguono. Uno di essi è messo in pratica attraverso il proselitismo, preparando
quadri politici
con il compito di fare propaganda, discutere documenti e programmi.
Questa
via, già tradizionale in Brasile, era propria di quelle organizzazioni che ricercavano soluzioni politiche, accordi e
intese con personalità e gruppi borghesi, mirando ad affrontare
il nemico dentro gli schemi del regime vigenti, in pratica senza pretese
di modificarlo. Nella maggior parte dei casi, il militante reclutato attraverso
il proselitismo abbandona le file in cui era entrato, quando capisce che è
stato ingannato con dei discorsi.
Le
organizzazioni rivoluzionarie che si sono dedicate al proselitismo durante il 68 non sono riuscite ad avanzare.
L'altra
linea di crescita della organizzazione rivoluzionaria rifiuta il proselitismo è
dà direttamente inizio all'azione rivoluzionaria,
attraverso l'uso più radicale della violenza.
Questa
è la linea che preferiamo e consideriamo più
efficace quando si tratta di
abbattere la dittatura con la forza delle masse attraverso la lotta armata,
rifiutando il gioco politico delle personalità e dei gruppi borghesi.
Quando impieghiamo il metodo dell'azione rivoluzionaria,
gli elementi che entrano nelle nostre file lo fanno perchè desiderano lottare e
sapendo che non troveranno altra alternativa, fra
di noi, che non sia la lotta pratica e concreta.
Poichè
la nostra è la strada della violenza, del radicalismo e dei terrorismo (le uniche armi che possono essere efficacemente
opposte all'indicibile violenza della dittatura), coloro che aderiscono alla
nostra organizzazione non saranno delusi ma bensì attratti dall'uso
della violenza che ci caratterizza.
A confermare la correttezza della nostra posizione ha contribuito
molto la partecipazione degli studenti alla lotta contro la dittatura.
Durante
il 1968 il nemico ha impiegato contro il movimento
studentesco una potenza di fuoco sempre crescente, provocando
un crescente numero di perdite fra i manifestanti, generalmente
disarmati.
L'esperienza
ha allora dimostrato che la nostra tattica di
operazioni condotte con piccoli gruppi di uomini armati e, con
espropriazioni, cattura di armi e esplosivi, era quella che,
malgrado
le limitazioni, permetteva di affrontare la superiorità di fuoco del nemico.
L'impiego del metodo di azioni per piccoli gruppi armati
non esclude la lotta di massa nè le azioni di massa. Prova però che senza capacità di fuoco e senza uomini armati non
possiamo fare
nulla contro la dittatura.
Il
rifiuto del proselitismo e la concentrazione del nostro sforzo fondamentale
nell'azione rivoluzionaria, mirante a creare un
potenziale militare, hanno avuto un effetto decisivo sulla
nostra crescita.
Vedendo che ci occupavamo esclusivamente dell'azione, molti
rivoluzionari disposti a lottare fino in fondo sono entrati nelle
nostre file.
6. Critiche e obiezioni sorte contro di noi
in certi ambienti rivoluzionari.
La nostra comparsa nel campo
rivoluzionario brasiliano,
con una linea nettamente opposta a quelle tradizionali della sinistra
convenzionale del paese, basata sull'uso della violenza e dell'azione armata
contro le classi dominanti e l'imperialismo nordamericano,
è stata accompagnata da critiche e obiezioni da parte di certi ambienti
rivoluzionari.
Tali
obiezioni riguardavano le seguenti questioni:
a.
che non disponevamo di alcuna strategia e non sapevamo cosa fare;
b. che eravamo «esclusivisti», cioè parlavamo solo di guerriglia;
c.
che eravamo favorevoli al «fuoco» guerrigliero, e che perciò eravamo destinati all'insuccesso e ad essere schiacciati
dalla reazione, pregiudicando la rivoluzione brasiliana;
d. che non davamo importanza alla lotta di liberazione
nazionale e quindi non eravamo coscienti del significato e del contenuto
della nostra azione;
e. che non facevamo alcun lavoro di massa, sottovalutavamo
tale attività ed eravamo, perciò, isolati dal popolo;
f. che non costituivamo una organizzazione
di carattere rivoluzionario;
g. che pretendavamo di condurre la lotta da soli e non davamo
importanza al «fronte unico».
Nel corso del '68, mentre la lotta rivoluzionaria si intensificava
con la nostra partecipazione concreta, molti dei nostri critici restarono indietro, o incapaci di svolgere
un'azione o commettendo
errori gravi che li
hanno portati all'orlo del disastro.
Quello che ci ha permesso di ribattere in concreto le critiche
infondate è stata la nostra azione rivoluzionaria, sempre basata su un piano
strategico.
7. Il nostro piano strategico.
Abbiamo sempre avuto una strategia e se non
fosse così
mai avremmo potuto evolvere dalla situazione di un gruppo ridotto di compagni alla condizione di organizzazione con
ramificazioni
nazionali, tanto nell'area urbana quanto nell'area rurale.
Quando sorgemmo come gruppo già possedevamo una strategia
(e una tattica subordinata ad essa) e già avevamo i nostri
principi di organizzazione.
Tutto ciò fu chiaramente espresso nel documento che accompagnò
la nostra apparizione e che fu pubblicato nel primo numero
del «O Guerrilheiro», nostro organo ufficiale, messo in circolazione nell'Aprile '68.
Il
documento a cui ci riferiamo porta il titolo di «Dichiarazione del gruppo comunista di S. Paolo».
A questa dichiarazione seguì più tardi la pubblicazione
di un lavoro intitolato «Alcune questioni sulla guerriglia in Brasile».
Questo lavoro costituisce il piano strategico globale che
abbiamo seguito
fino ad oggi. Chi rileggesse oggi, vedrebbe che non
ce ne siano scostati neppure di un millimetro. Nel documento
dicemmo che la guerriglia in Brasile è una strategia rivoluzionaria
e che il suo successo dipende dalla esecuzione rigorosa di tre
fasi: fase di pianificazione e
di preparazione della guerriglia, scatenamento
della guerriglia o, da ultimo, fase di trasformazione della guerriglia in
guerra di manovra, con la costituzione dello esercito
rivoluzionario di liberazione nazionale.
Lavorando secondo questo piano strategico siamo giunti
alla fase attuale, con la guerriglia urbana in svolgimento mentre è quasi ultimata la preparazione della guerriglia
rurale.
Alla fine del '68 abbiamo riassunto le esperienze di strategia
e tattica rivoluzionaria nei lavori seguenti:
-
Operazioni e tattiche di guerriglia.
-
Su problemi e principi strategici.
-
Sull'unità dei rivoluzionari.
- Questioni di organizzazione.
8. I principi strategici fondamentali della
nostra organizzazione
Fin dal principio della nostra attività
abbiamo mostrato
chiaramente i nostri obiettivi politici e rivoluzionari. Mai abbiamo
cessato di sottolineare che il mezzo fondamentale per la conquista del potere è la guerra rivoluzionaria.
Perciò lungo tutto il cammino, a partire dall'inizio, abbiamo
seguito fedelmente e continueremo a seguire questi principi:
a. crediamo alla possibilità di conquistare il potere e
scacciare
l'imperialismo attraverso una strategia di guerra di guerriglia.
Nella fase attuale di crisi generale del capitalismo in cui non affrontiamo una
guerra mondiale, questa è l'unica strategia applicabile.
b.
crediamo che la guerriglia sia entrata definitivamente nella vita dei popoli come strategia della loro liberazione. È attraverso
la guerriglia che cresceremo l'esercito rivoluzionario di liberazione nazionale,
l'unico in grado di annientare le forze militari dei «gorillas».
Pur essendo una parte della guerra rivoluzionaria, la
guerriglia è il cammino fondamentale della lotta armata per la distruzione
dell'oligarchia e per condurre le masse al potere.
Quelli che ci accusano di parlare solo di guerriglia e, per
questo, di essere «esclusivisti», difficilmente possono nascondere dietro questa affermazione la loro
concezione opportunista sull'emancipazione del popolo brasiliano.
In
realtà accettano la tesi della guerriglia per convenienza e solo come mezzo per effettuare negoziati e accordi politici
in rapporto ad elezioni ed altre scappatoie conciliative di carattere borghese.
Per
noi, al contrario, la guerriglia ha esattamente lo scopo di impedire qualsiasi negoziazione politica di conciliazione
con la borghesia, che va a detrimento degli interessi di classe degli
operai e contadini e dei loro alleati e a danno della rivoluzione
destinata a scacciare l'imperialismo dal paese e ad eliminare
gli ostacoli verso il socialismo.
c.
la nostra battaglia contro l'imperialismo viene affrontata in forme nuove e con caratteristiche proprie; per questo non ci
siamo preoccupati di aprile in Brasile alcun «fuoco» guerrigliero.
La via che seguiamo è quella della strategia globale, che
ha come finalità lo svolgimento della
guerra rivoluzionaria nei suoi tre aspetti:
guerriglia urbana, guerra psicologica e guerriglia rurale.
Il nostro sforzo principale si concentra nel fare della guerriglia
rurale non un «fuoco», ma il risultato della creazione di una infrastruttura guerrigliera ovunque si mostri
e si sviluppi la nostra
organizzazione. Partendo
dal fatto che il Brasile è un paese continentale per l'immensità della sua area, considerando
la guerriglia in forma
di guerra di movimento e non di «fuoco».
d. il compito strategico della guerriglia brasiliana è, a
nostro avviso, di liberare il Brasile ed espellere l'imperialismo nordamericano.
La
nostra lotta è di liberazione nazionale e anti-oligarchica, e per questo
anticapitalista.
Il nemico principale del nostro popolo è l'imperialismo
nordamericano. Dati però i legami fra gli imperialisti nordamericani
e i grandi capitalisti e latifondisti brasiliani non è possibile liberare
il paese se questi capitalisti e latifondisti non vengono cacciati
dal potere e sostituiti dal popolo in armi con l'instaurazione
del governo popolare-rivoluzionario.
9.
Lavoro di massa e legami con il popolo
Nelle condizioni attuali del Brasile ci
sono fra i rivoluzionari
due concezioni distinte sul lavoro di massa e i legami con il popolo.
Una di esse è propria delle organizzazioni che partono da
rivendicazioni immediate e attraverso queste cercano di portare le masse alla rivoluzione.
La dittatura militare, però, non ammette la lotta di rivendicazioni
ed impiega contro di essa decreti durissimi e leggi eccezionali
e, soprattutto, una capacità di fuoco crescente, senza esitare a reprimere con
le armi le manifestazioni di piazza.
Le
organizzazioni che restringono la loro attività al lavoro di massa attraverso le lotte di rivendicazione mirando alla loro
trasformazione in lotta politica, finiscono
per ridursi alla impotenza di fronte
alla superiorità armata del nemico.
L'altra
concezione del lavoro di massa e dei legami con il popolo è propria di quelle organizzazioni la cui preoccupazione principale
consiste nell'intraprendere la lotta armata, mirando ad affrontare la dittatura
con un potere di fuoco che, anche se limitato,
sia però maneggiato dai rivoluzionari e dal movimento di
massa.
Attorno a questo potere di fuoco, che comincia dal nulla
e aumenta via via, la massa si raccoglie, costruisce la sua unità
e marcia per la presa del potere.
La sostanza di tale concezione consiste nel proclamare l'importanza
dei movimenti di massa in funzione della crescita della
lotta armata.
Secondo questo punto di vista il movimento di massa non
è in condizioni di sussistere se non è protetto da una propria potenza di fuoco e da quella dei rivoluzionari.
La nostra organizzazione segue questa concezione rivoluzionaria,
e non può per questo essere accusata di sottovalutare il movimento di massa.
In politica è necessario verificare la correttezza delle
posizioni secondo i risultati in seno
al popolo.
Le organizzazioni che non agiscono a causa della impossibilità
di condurre le lotte di rivendicazione non avanzano e vengono dimenticate.
Le organizzazioni che come la nostra impiegano la violenza e la lotta armata, sono quelle che
ottengono dei risultati e finiscono per ottenere la simpatia e la fiducia delle
masse. Sono queste che hanno legami con il popolo.
10. Il carattere rivoluzionario della
nostra organizzazione
Il carattere rivoluzionario della nostra
organizzazione risulta anzitutto dal fatto che ogni nostra azione è
rivoluzionaria e
tende alla presa del potere con la violenza attraverso la guerra rivoluzionaria.
I nostri metodi e forme di organizzazione sono subordinati
all'azione rivoluzionaria, e rifiutiamo tutto ciò che possa frenare e limitare questa azione. Abbiamo
eliminato dalla nostra organizzazione il sistema complesso di direzione che
comprende gradi intermedi e un vertice
numeroso, pesante, burocratico.
La
nostra funzione principale non è fare riunioni, ma effettuare azioni, per le quali è necessario sempre una rigorosa pianificazione.
Nella stessa organizzazione è obbligatorio pianificare bene
qualsiasi operazione, affinchè non ci si debba fermare a metà strada e si vada invece fino alle ultime conseguenze. Non
realizziamo nessuna azione se non con
la certezza e la determinazione di ottenere il
risultato previsto. Non partecipiamo ad alcuna operazione per spirito
sportivo o per desiderio di esibirci.
La nostra organizzazione si fonda sui propri gruppi rivoluzionari
e sulla sua capacità di fuoco, sugli uomini capaci di manovrare questa capacità di fuoco e di realizzare
operazioni e tattiche della lotta
armata popolare.
Fra di noi non vi è separazione fra politici e militari.
Nella guerra rivoluzionaria brasiliana non esistono commissari
politici che
dirigono i quadri militari. Tutti i membri dell'organizzazione
sono obbligatoriamente le due cose insieme e si preparano a questo sin dal primo
momento. Quelli che non riescono ad essere
politici e militari simultaneamente hanno scarse possibilità
di sopravvivenza nella nostra organizzazione, dato il suo tipo d'azione.
Questo non cambia, in particolare per quel che riguarda coloro
che militano nel nostro fronte di massa o nel fronte «logistico».
Questi due fronti hanno una considerevole importanza nella guerra rivoluzionaria, e i relativi militanti devono sforzarsi
ad acquistare nozioni politico-militari, anche se elementari, per non
trovarsi nella impossibilità di seguire il ritmo
di sviluppo della organizzazione e di applicarne la linea.
I principi, i metodi e le forme di organizzazione che applichiamo
non lasciano
dubbi per quanto
riguarda il carattere
rivoluzionario
della nostra organizzazione.
11. Azione rivoluzionaria e fronte unico
Non siamo l'unica organizzazione
che lotta in Brasile. Molte altre
organizzazioni includono la lotta armata nei loro programmi.
Nonostante
esistessero nel nostro paese tante organizzazioni
che preconizzavano la lotta armata, la guerra di guerriglia o la guerra
rivoluzionaria, qualcosa di concreto è successo solo quando noi ci siamo decisi
ad impiegare la tattica di piccoli gruppi
armati per iniziare l'azione rivoluzionaria.
Contrariamente
ad altri paesi in cui vi è stata o vi è tuttora lotta armata, in Brasile la
lotta rivoluzionaria con le armi non è
scaturita da un fronte unico.
Per
i rivoluzionari brasiliani il fronte unico è una necessità. Ma nel nostro
caso, data la disparità di posizioni e principi delle
varie organizzazioni rivoluzionarie, il fronte unico era impossibile
prima della effettuazione della prima azione armata da parte di un qualsiasi gruppo disposto a farlo.
Da
parte nostra abbiamo compiuto il nostro dovere rivoluzionario, e ci siamo
lanciati con le armi in pugno nell'azione in zone urbane, malgrado
ci si accusasse di partecipazione e di
avventurismo.
Una
volta avviata la lotta, è aperta la strada rivoluzionaria. Con la capacità di
fuoco che i rivoluzionari pongono in azione in
Brasile, è ora possibile arrivare a un fronte unico.
La creazione e il potenziamento del potenziale bellico
rivoluzionario, e l'impiego permanente di esso, è ciò che permette
l'unione delle forze che lottano con le armi.
Fronte unico vuol dire potenziale
offensivo, nient'altro che azione rivoluzionaria.
La nostra organizzazione, quindi, non è fronte unico. La
sua struttura,
disciplinare, i metodi, i principi e le forme non si confondono
con il fronte
unico.
Siamo disposti a fare tutti gli sforzi per strutturare tale
fronte unico, e in questo senso abbiamo cercato di aumentare il
nostro potenziale di fuoco e il volume
delle azioni rivoluzionarie
che mettiamo in pratica.
Abbiamo altresì cercato di divulgare sistematicamente i
nostri criteri per arrivare al fronte unico, ed è con tali propositi
che proseguiamo la lotta armata nel nostro paese.
12.
Difetti del movimento rivoluzionario brasiliano e prospettive
di lotta nel nostro paese
Il difetto più grave del movimento
rivoluzionario brasiliano
è la dispersione delle organizzazioni rivoluzionarie e la disparità di
posizioni e obbiettivi.
All'interno
di questo quadro è in corso una intensa lotta
per il predominio. Tacitamente ogni organizzazione rivendica a sè la
guida della rivoluzione, il che rende difficile trovare un denominatore
comune fra coloro che si propongono di lottare contro
lo stesso nemico.
Questo
è un fenomeno obiettivo della rivoluzione brasiliana
e delle condizioni particolari in cui si svolge.
E' difficile trovare la verità, fuori dal criterio
concreto della pratica. E abbiamo
dovuto ricorrere alla pratica per raggiungere qualche risultato. Una volta
iniziata la lotta armata con piccoli gruppi
rivoluzionari nell'area urbana, è cominciato un processo di selezione tra
le organizzazioni in grado di svolgere una
azione e quelle sprovviste di mezzi a tale scopo.
Vi sono ancora alcuni che proseguono nella disputa per la
posizione-guida, ma ormai si sta lottando con le armi in pugno ed
è impossibile pretendere di esercitare qualsiasi ruolo guida ricorrendo
a discussioni, come normalmente venivano proposte, su documenti scritti,
programmi soggettivi e collocazioni dottrinarie
slegate dalla realtà sociale brasiliana.
Nel corso di questa disputa per il predominio, circola in
Brasile la tesi che chi sparerà il primo colpo trascinerà con sè gli altri. Questa tesi erronea fa sì che nella attuale
fase della lotta
alcune organizzazioni e gruppi agiscono precipitosamente, impegnandosi
in azioni superiori alle loro forze o non adatte al momento.
Gli
errori di tale natura sono in generale fatali e provocano invariabilmente gravi incidenti come arresti, perdite di uomini
e armi fino alla distruzione di gruppi e organizzazioni.
Il problema in Brasile non consiste in chi spara il primo
colpo, il primo colpo è già stato sparato, e ci troviamo in pieno svolgimento
della guerra rivoluzionaria. Il problema più
importante per noi è che ciascuno compia
il suo dovere, e il dovere
di ogni rivoluzionario
è di fare la rivoluzione.
Nessuna organizzazione rivoluzionaria assume un ruolo guida
solo per il fatto di autodefinirsi tale o di investirsi di tale
funzione. Prima che si possa arrivare a definire la indispensabile
leadership della rivoluzione brasiliana, è necessario aumentare il volume delle
azioni rivoluzionarie e raggiungere un punto capace
di scuotere la macchina burocratica-militare dello stato brasiliano.
Tale obbiettivo non può essere raggiunto attraverso l'opera di una sola
organizzazione.
Un
altro difetto del movimento rivoluzionario brasiliano è la sua mancanza di
esperienza.
Il movimento rivoluzionario nel nostro paese è molto giovane.
Il suo passato prossimo risale al 1968, anno d'inizio della
guerriglia urbana. E' un movimento costituito in grande maggioranza da giovani dei due sessi. Tra i partecipanti, oltre alla
donna, che fino ad allora non aveva partecipato all'azione rivoluzionaria
ma che ora vi ha aderito, si trovano studenti, operai,
contadini, intellettuali, artisti, liberi professionisti. Tutti questi componenti del
movimento rivoluzionario del nostro paese,
solo a partire dal 1968 hanno affrontato i seri e complessi problemi
di ordine rivoluzionario scaturiti da un tipo di lotta a cui non eravamo
abituati, cioè lo scontro armato con il nemico, partendo
da una situazione in cui non avevamo armi nè mezzi.
L'inesperienza ha causato alcuni errori ed insuccessi anche
nella nostra organizzazione, l'Azione di Liberazione Nazionale.
Ma sia l'errore che l'insuccesso sono fonti di
insegnamento, e anche se non è desiderabile commettere errori, quando
ciò avviene è necessario trarne la dovuta lezione.
Il movimento rivoluzionario nel nostro paese soffre anche
per la mancanza di elementi tecnici e di combattenti addestrati alla conoscenza e all'uso delle armi moderne. Il
perfezionamento
tecnico del combattente non si ottiene da un giorno all'altro,
necessita di tempo, ed è questo fattore che non ci permette di avanzare con maggior rapidità e trasformare con
l'urgenza necessaria la qualità della lotta che abbiamo intrapreso contro
l'imperialismo nordamericano e la dittatura militare.
La prospettiva in Brasile è di una lotta prolungata, per il
cui svolgimento non c'è nè fretta nè scadenze.
Abbiamo iniziato la guerra rivoluzionaria; la guerriglia
urbana avanza, lentamente ma sistematicamente, attaccando
gli interessi dei grandi capitalisti nazionali e stranieri, portando le classi
dominanti all'insicurezza e all'incertezza, costringendo i gorilas a un
dispendio di forze militari.
Dall'area
urbana passeremo alla lotta armata diretta contro
a latifondisti, attraverso la guerriglia rurale. Dalla alleanza
armata degli operai e dei contadini con gli studenti, attraverso
la guerriglia mobile nelle campagne, percorrendo tutto il
Brasile in tutte le direzioni, arriveremo all'esercito rivoluzionario
di liberazione nazionale e allo scontro con l'esercito convenzionale
della dittatura militare.
La conquista del potere e l'instaurazione del governo popolare-rivoluzionario
sono, secondo gli intendimenti dell'Azione di liberazione nazionale, i nostri grandi obbiettivi.
Allora espelleremo i nordamericani dal paese, confischeremo
le imprese del capitale privato nazionale che ha collaborato con i nordamericani. Confischeremo la proprietà
latifondiaria e
porteremo fino alle ultime conseguenze la rivoluzione agraria,
liberando i contadini. Ritireremo il Brasile dalla condizione
di satellite della politica estera degli USA, rendendoci inipendenti dalla politica dei blocchi militari,
seguendo una linea di nitido appoggio ai
popoli sottosviluppati in lotta
contro la colonizzazione.
maggio 1969
Azione di Liberazione Nazionale