Cosa è il lavoro produttivo?
“Lavoro produttivo, nel senso della produzione capitalista, è il lavoro salariato che, nello scambio con la parte variabile del capitale (la parte del capitale spesa in salario), non solo riproduce questa parte del capitale (o il valore della propria capacità lavorativa), ma oltre a ciò produce plus-valore per il capitalista. Solo per questa via la merce, o il denaro, è trasformata in capitale, è prodotta come capitale. E’ produttivo solo il lavoratore salariato che produce capitale”.
Cosa non è il lavoro produttivo?
Il concetto di lavoro produttivo non quindi determinato né dalla concretezza né dalla utilità del prodotto, ma “implica un ben preciso rapporto fra compratore e venditore di capacità lavorativa”.
Non esiste rapporto diretto tra consumi improduttivi e lavoro improduttivo
Quindi “la produzione destinata al consumo improduttivo è produttiva tanto quanto lo è quella destinata al consumo produttivo, sempre supposto che si produca o riproduca capitale”.
Il produttore di tabacco se produce capitale è un lavoratore produttivo, quantunque il consumo di tabacco sia improduttivo.
Chi sono i lavoratori produttivi?
Non è possibile quindi fare distinzioni tra lavoratori produttivi e improduttivi riferendosi al carattere di utilità del prodotto, ma distinguendo tra “lavoro che si scambia direttamente col denaro in cambio di capitale” e lavoro che si scambia con reddito. I lavoratori produttivi sono i lavoratori salariati che producono capitale.
Chi sono i lavoratori improduttivi?
“Quando lo scambio del denaro con il lavoro avviene direttamente, senza che questo ultimo produca capitale, dunque quando il lavoro non è lavoro produttivo, esso viene comperato come servizio; questo termine, servizio, non è in generale altro che una espressione per indicare il valore d’uso particolare che il lavoro fornisce, come ogni altra merce; ma è un’espressione specifica per indicare il valore d’uso particolare del lavoro, in quanto questo non presenta servizi come cosa, ma come attività, il che tuttavia non lo distingue affatto per esempio da una macchina, per esempio un orologio”.
Cos’è il lavoro improduttivo?
Il lavoro improduttivo quindi è il lavoro comperato per l’immediato soddisfacimento di un bisogno e in questo caso “l’operaio stesso può comperare lavoro, cioè merci che vengono fornite nella forma di servizi, e lo spendere il suo salario in questi servizi è un modo di spenderlo che non differisce affatto dallo spendere il suo salario in qualsiasi altra merce. I servizi che egli compera possono essere più o meno necessari, per esempio il servizio di un medico o di un prete, così come può comperare pane o acquavite”.
I lavoratori della fabbrica nella produzione di merci e di capitale costituiscono un tutto unico
“Con lo sviluppo del modo di produzione specificatamente capitalistico, in cui molti operai collaborano alla produzione della stessa merce, il rapporto immediato tra il loro lavoro e l’oggetto della produzione deve essere naturalmente molto diverso.
Per esempio i manovali di una fabbrica non hanno direttamente a che fare con la lavorazione della materia prima”.
Così come non hanno direttamente niente a che fare con la lavorazione della materia prima i tecnici della programmazione e della ricerca, gli impiegati della contabilità, della amministrazione, dell’assistenza e del marketing. “Ma l’insieme di questi lavoratori, i quali possiedono capacità lavorative di valori differenti (sebbene la quantità impiegata rimanga press’a poco la stessa), produce il risultato che si esprime -considerando il risultato del solo processo lavorativo- in merce o in un altro prodotto materiale; e tutti insieme, in quanto maestranze della fabbrica, sono le macchine viventi per la produzione di questi prodotti, così come essi -considerando il processo di produzione complessivo- scambiano il loro lavoro contro capitale, e riproducono il denaro dei capitalisti come capitale, cioè come valore che si valorizza, come valore che si accresce.
E’ appunto l’elemento caratteristico del modo di produzione capitalistico, quello di separare i diversi lavori, quindi anche i lavori intellettuali e manuali -ossia i lavori nei quali prevale l’uno o l’altro aspetto-, e di ripartirli tra diverse persone; e ciò tuttavia non impedisce al prodotto materiale di essere il prodotto comune di queste persone, o di oggettivare il loro prodotto comune in ricchezza materiale, e ciò d’altra parte non impedisce nemmeno, ovvero non cambia per niente i termini della questione, che il rapporto in cui si trova ognuna di queste persone, presa singolarmente sia quello del salariato rispetto al capitale, e in questo senso sia essenzialmente quello del lavoro produttivo. Tutte queste persone non soltanto sono immediatamente occupate nella produzione di ricchezza materiale, ma scambiano immediatamente il lavoro con il denaro in quanto capitale e perciò, oltre al loro salario, riproducono immediatamente un plus-valore per il capitalista. Il loro lavoro consta di lavoro pagato più plus-lavoro non pagato”.
“I mutamenti di forma del capitale da merce in denaro e da denaro in merce sono in pari tempo operazioni commerciali del capitalista, atti di compera e vendita”.
Il mutamento di forma “costa tempo e forza-lavoro,ma non per creare valore, bensì per produrre la conversione del valore da una forma nell’altra, e a questo riguardo il reciproco tentativo di appropriarsi, in questa occasione, di una quantità eccedente di valore, non cambia nulla”.
Il lavoratore impiegato nella compera e vendita è un lavoratore produttivo?
“Supponiamo che questo agente per la compera e la vendita sia un uomo che vende il proprio lavoro. Egli spende la sua forza lavoro ed il suo tempo di lavoro in queste operazioni merce-denaro e denaro-merce.
Egli perciò vive di questo come un altro, ad es., del filare o dell’impastare pillole.
Egli assolve una funzione necessaria, poiché il processo di riproduzione stesso comprende funzioni improduttive. Egli lavora quanto un altro, ma il contenuto del suo lavoro non crea né valore né prodotto. Egli stesso appartiene ai faux frais (costi improduttivi, ma necessari) della produzione. La sua utilità non consiste nel trasformare in produttiva una funzione improduttiva, ovvero in produttivo un lavoro improduttivo. Sarebbe un miracolo, se una simile trasformazione potesse venir effettuata mediante siffatto trasferimento della funzione.
La sua utlità consiste invece in ciò, che in questa funzione improduttiva viene impiegata una parte minore della forza lavoro e del tempo di lavoro della società. Supponiamo che egli sia un semplice operaio salariato egli lavora una parte del suo tempo gratuitamente. Egli riceve giornalmente, poniamo, il prodotto di valore di otto ore di lavoro e opera durante dieci ore. Le due ore di plusvalore che egli compie non producono valore così come non lo producono le sue otto ore di lavoro necessario, sebbene mediante quest’ultimo venga trasferita su di lui una parte del prodotto sociale. In primo luogo: considerata socialmente, una forza lavoro viene comunque utilizzata durante dieci ore in questa pura e semplice funzione della circolazione. Essa non è impiegabile per altro, non per lavoro produttivo. In secondo luogo poi la società non paga queste due ore di pluslavoro, sebbene vengano spese dall’individuo che le compie.
In tal modo la società non si appropria prodotto eccedente né valore. Ma i costi di circolazione che egli rappresenta, diminuiscono di un quinto, da dieci ore a otto. La società non paga alcun equivalente per un quinto di questo tempo attivo di circolazione di cui egli è agente.
Ma se è il capitalista a impiegare questo agente, per il non pagamento delle due ore diminuiscono i costi di circolazione del suo capitale, che costituiscono una sottrazione delle sue entrate. Per lui questo è un guadagno positivo, perché il limite negativo della valorizzazione del suo capitale si restringe”.
“Oltre al vero e proprio comperare e vendere, tempo di lavoro viene speso nella contabilità, nella quale entra inoltre lavoro oggettivato, penna, inchiostro, carta, scrittoio, spese d’ufficio. Dunque, in questa funzione da una parte viene spesa forza-lavoro, dall’altra messi di lavoro. Avviene qui proprio come per il tempo di compera e di vendita.
Vi è tuttavia una certa differenza tra i costi che scaturiscono dalla contabilità, rispettivamente spesa improduttiva di tempo di lavoro, da una parte, e quelli del puro e semplice tempo di compera e di vendita, dall’altra. Questi ultimi scaturiscono soltanto dalla determinata forma sociale del processo di produzione, dal fatto che esso è processo di produzione di merce. La contabilità, come controllo e sintesi ideale del processo diviene tanto più necessaria quanto più il processo si svolge su scala sociale e perde il carattere puramente individuale; dunque più necessaria nella produzione capitalista che non in quella sminuzzata dell’impresa artigiana e contadina, più necessaria nella produzione collettiva che non in quella capitalistica. Tuttavia i costi della contabilità si riducono con la concentrazione della produzione, e quanto più essa si trasformi in contabilità sociale”.
I tecnici della produzione sono quindi lavoratori produttivi?
I tecnici inseriti in fasi del processo produttivo (progettazione e in generale applicazione tecnico-scentifica) partecipano alla valorizzazione della merce, quindi sono lavoratori produttivi.
Questi lavoratori “scambiano il loro lavoro contro capitale, e riproducono il denaro dei capitalisti come capitale”.
Gli impiegati della contabilità e dell’amministrazione e dell’assistenza sono lavoratori produttivi?
Gli impiegati di aziende il cui prodotto è un “servizio per l’industria” (contabilità, amministrazione, assistenza) sono lavoratori produttivi per il loro padrone, ma indirettamente produttivi per il capitale in generale.
Il pluslavoro di questi lavoratori, mentre produce un guadagno positivo per il singolo capitalista, non può generare plus-valore considerando il capitale in generale, in quanto questo lavoro appartiene ai costi improduttivi anche se necessari.
Gli impiegati dell’amministrazione e della contabilità in aziende industriali sono indirettamente produttivi sia per il singolo capitalista che per il capitale in generale.
Sono lavoratori indirettamente produttivi e non lavoratori improduttivi in quanto il loro lavoro non si scambia con reddito, non viene comperato come servizio, ma come lavoro necessario anche se indirettamente al processo produttivo.
Le frasi in neretto sono tratte da:
K.Marx, Teorie sul plusvalore, volume I, quarto capitolo
K.Marx, Il Capitale, libro I, capitolo VI inedito
K.Marx, Il Capitale, libro II, capitolo VI
K.Marx, Il Capitale, libro I, capitolo XIV
K.Marx, Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica, volume I
1970