La Sicor tra crisi e guerra

 

La Sicor fa parte dell’ex Sabiem storica fabbrica di Bologna che tramite una serie di smembramenti e cambi di proprietà, è stata divisa in 4 ditte diverse. In Italia la Sicor è presente in un’altra città (Rovereto, in provincia di Trento) dove ci sono, oltre agli stabilimenti, gli uffici centrali. Vi sono altri stabilimenti legati al gruppo Sicor a Parma e Bergamo.

Per molto tempo la Sicor è stata una delle presunte “isole felici”, gli operai convinti che i propri interessi coincidessero con quelli dei padroni, hanno permesso l’introduzione dell’interinale, una continua erosione del salario e una maggiore flessibilità d’orario.

Chi parlava di salute in fabbrica, veniva emarginato, non si poteva disturbare il padrone. Vi sono stati tentativi di dibattito in fabbrica che uscissero dagli angusti spazi delle quattro mura dell’officina. Durante la guerra in Afghanistan, alcuni operai della Sicor (fissi e precari) durante gli scioperi per il contratto uscirono con uno striscione contro la guerra, produssero un volantino che invitava a unificare gli operai dei differenti 4 stabilimenti dell’ex gruppo Sabiem, ma tutto questo fu troppo poco e scarsamente appoggiato dalla stragrande maggioranza degli operai.

Ora si manaccia la cassa-integrazione, e si vocifera (già ci sono stati degli spostamenti di macchinari) che gran parte della produzione si sposti in Romania, dove le paghe sono più basse e gli operai sono più facilmente ricattabili e schiacciati dalla repressione poliziesca-padronale.

La cassa-integrazione coincide con la guerra (85% della produzione della Sicor è diretta nei paesi mediorientali), e con l’accordo del contratto interno (le fabbriche metalmeccaniche che ancora sono in trattativa a Bologna si contano sulle dita di una mano, ricordiamo l’ultimo sbandierato contratto firmato alla GD, tanto propagandato per servire da testa di ponte contro gli ultimi “ribelli” e per vantare una sana economia regionale).

La guerra ha inciso nella trattativa in atto (la crisi viene addebitata al comportamento irresponsabile degli operai). La guerra che sta per scoppiare o più correttamente che sta per estendersi in medioriente (già assistiamo all’invasione della Nato in Afghanistan, all’annientamento del proletariato palestinese da parte dei sionisti), coinvolge nel suo sviluppo l’intera economia mondo. La Sicor, che per molti operai era una fabbrica a sé, sta vivendo un brusco risveglio. Il rapporto che esiste tra guerra e ristrutturazione (cassa-integrazione in questo caso) non  è legato tuttavia solamente agli sviluppi dell’area mediorientale, ma è saldato nella guerra continua del capitale per accaparrarsi maggiori profitti. Che questo voglia dire distruggere una intera regione in nome della pace, o licenziare operai cambia solo nell’intensità dell’attacco, ma non nella sostanza. Il ricatto, da parte dell’azienda, “se non firmi il contratto tutti in cassa integrazione” ha funzionato, e nell’immediato la crisi viene fatta pagare agli operai precari, il 28 febbraio tutti i contratti in scadenza non verranno rinnovati.

Gli operai presi tra mutui, quiz televisivi, calcio e un buona dose di anestetico per cavalli (droga che va tanto di moda adesso) sono per ora passivi, ma prima avranno la capacità di far pagare la crisi ai padroni e prima inizieranno a non essere più schiavi di questo sistema che li vuole inebetiti, ma altamente produttivi.

Vi sono altre fabbriche che vivono la cassa-integrazione e gli effetti della guerra-crisi capitalista. Bisogna iniziare a creare reti di solidarietà, azioni che rompano il monopolio sindacale-padronale, teso a contenere ogni possibile mobilitazione di classe. Le azioni di solidarietà, coinvolgendo la Sicor, coinvolgono tutti gli operai colpiti dalla recessione. Siano blocchi del traffico, scioperi o altre forme che la fantasia proletaria pensa e realizza….la cosa importante è che colpiscano gli interessi reali e non mirino a rincorrere lo spettacolo per finire in un trafiletto di giornale o in un miniservizio ad un tg regionale.

Il materiale di controinformazione sulle vicende della Sicor verrà fatto girare in più città (Bologna, Rovereto, Parma), un maggiore collegamento tra operai è il primo passo per una risposta collettiva di classe.

 

SERVO CRUMIRO SEI SEMPRE SOTTO TIRO

SOLIDARIETA’ AGLI OPERAI PRECARI

CONTRO LA GUERRA DEGLI STATI

PER LA GUERRA DI CLASSE

 

2003

Senza Freni