La lotta dei lavoratori delle pulizie ferroviarie

 

Alcune considerazioni introduttive

<<La novità è che questa categoria finalmente è stata unita, abbiamo fatto all’interno dei parchi un salto di qualità di crescita, io ho proposto un coordinamento anche perché c’è stato un salto da parte degli operai e delle operaie, che ci sono da quelle anziane a quelle giovanissime, perché c’è stato un salto di crescita in questa lotta qua, in questa partecipazione…

Perciò adesso c’è bisogno di dargli un via, dicendo: adesso siamo una categoria, non siamo più degli stronzi che erano lì solo a lavorare e basta, e che non eravamo nemmeno una categoria ma sullo stralcio, eravamo uno stralcio del contratto nazionale dei ferrovieri, messi, ma messi da parte, nell’ultima pagina>> (un operaio delle pulizie ferroviarie)

La lotta dei lavoratori delle pulizie ferroviarie è appena iniziata. Le vicende che hanno caratterizzato questa vertenza, durante la settimana che va dall’11 al 16 febbraio sono momenti di un percorso che sta proseguendo ora, tra l’altro, con il tentativo di coordinarsi autonomamente a livello nazionale.

Questa vicenda è parte integrante del processo di ristrutturazione complessiva delle ferrovie in Italia e in Europa: la lotta attuale si inserisce nel quadro delle risposte date dai lavoratori a questo processo.

È un passaggio della modificazione della composizione sociale dei lavoratori, nello specifico dei servizi, attraverso un processo di “rottamazione”, come lo definì il governo di centro-sinistra, della forza lavoro con più anzianità di “servizio” e una immissione di giovani leve operaie autoctone, immigrate dal sud o da altri paesi, nell’ industria e nei servizi.

È un aspetto della trasformazione del profilo contrattuale, del quadro di condizioni retributive e normative e non ultimo delle condizioni di lavoro delle “classi subalterne”, che sta procedendo incessantemente.

La visibilità della lotta s’è avuta attorno alle 9 di Lunedì 11 con l’occupazione dei binari della Stazione Centrale di Milano. Si è sviluppata immediatamente “a macchia di leopardo” su tutta la penisola, articolandosi con le iniziative autonome prese nella propria realtà locale, fino all’accordo raggiunto con la proroga al 6 Maggio, previa relativa cancellazione degli scioperi già previsti per il 18 e 19 Febbraio.

Le azioni di lotta sono così scemate, con la convocazione delle assemblee relative alle presentazione dei contenuti dell’accordo,  il giorno seguente.

La lotta, anche se più sotterranea, sta proseguendo, seppur con mille difficoltà, nel tentativo di sedimentare il salto di qualità fatto durante quei giorni, cercando innanzitutto di rispondere collettivamente alle provocazioni padronali, che mirano a rompere l’unità dei lavoratori.

Le aziende che sono subentrate cercano di risolvere con una trattativa per singolo lavoratore l’intera vicenda, incentivando i licenziamenti volontari, facendo pervenire lettere dal sapore minatorio. In queste lettere viene chiesto di presentarsi il giorno x alla tal ora, nella sede della nuova ditta che ha vinto l’appalto, per discutere della proposta dell’assunzione pena, l’irrevocabile rinuncio al futuro reintegro presso la ditta vincitrice!.

La lotta prosegue anche contro le provocazioni del governo che ha attivato una commissione d’inchiesta per accertare eventuali “irregolarità” (sciopero non annunciato e blocchi vari) nello svolgimento dello sciopero, con l’intenzione di comminare pesanti pene pecuniarie ai lavoratori più attivi.

L’occupazioni dei binari, il monitoraggio delle stazione contro la possibilità di utilizzo (come successo in precedenza) personale esterno o dipendenti di Treni Italia per la pulizia delle stazioni, il presidio dei punti fondamentali del traffico su rotaia, il blocco del traffico, oltre allo sciopero “bianco” (cioè il mancato svolgimento delle proprie mansioni rimanendo sul posto di lavoro) sono state forme di lotta intraprese per un breve, ma intenso, periodo di tempo.

Queste lotte senza alcuna forma di collegamento e coordinazione, hanno avuto una conseguenza visibile, amplificata dai media, involontari mezzi di comunicazione tra i lavoratori e stimolo alla riproducibilità delle azioni stesse, riempiendo le cronache dei giornali e i servizi dei telegiornali.

Lavoratori “manuali” vicini al licenziamento, di cui molti assunti con contratti a tempo determinato o interinali, tra cui molti proletari provenienti da ogni parte del globo, impiegati in un servizio esternalizzato, ad alta intensità di lavoro e con una bassa composizione tecnologica, hanno espresso direttamente la propria forza.

Sono usciti dall’ invisibilità, rompendo, in parte, una equazione entrata nel senso comune dei lavoratori, ricatto=passività, mostrando come si lotta contro l’abbassamento delle condizioni di lavoro, contro i licenziamenti, contro la precarietà sociale.

L’incisività della loro azione è stata l’aver colpito un nervo scoperto di questa organizzazione sociale: i flussi di pendolari verso le aree metropolitane, aumentando la già latente congestione, come a Milano; hanno paralizzato, sedendosi sull’asfalto, un nodo fondamentale del traffico, come Porta Pia a Roma, mandando in tilt il sistema del traffico metropolitano, facendo cancellare 179 corse degli autobus, riducendone della metà 84, deviandone oltre 230; hanno presidiato la Galleria di Santa Lucia a Salerno, provocando la soppressione di tutti i treni diretti sia al Nord che al Sud.

Le forme di lotta si sono modellate sulle relazioni quotidiane che la cooperazione sociale sul posto di lavoro sviluppa: il lavoro di squadra. Hanno ribaltato l’organizzazione del lavoro contro aziende appaltatrici e Treni Italia, cercando poi di coordinarsi a livello cittadino a Milano, tra le varie realtà territoriali, per ottimizzare le azioni di lotta, e impedire l’uso di crumiri, facendo dei picchetti volanti una arma vincente.

Quest’arma è stata però spuntata sul nascere dai confederali che l’hanno  congelata nelle calde stanze della Camera del Lavoro a Porta Vittoria.

Più intense sono le relazioni di comunicazione tra lavoratori, più intensa è la cooperazione sociale, più forte quindi è la partecipazione effettiva, cioè l’organizzazione diretta dei propri fini, sui “piazzali” e sui “parchi”.

La giornata del blocco in stazione centrale si è contraddistinta per un continuo scambio di vedute, un confronto con i sindacalisti, una attenzione particolare a cosa stava succedendo nelle altre stazioni, con un orecchio alla radio e un occhio verso la televisione.

È partendo dalla propria realtà di lavoro, che cresce una forza effettiva in grado di dirigere la lotta, rompere le gabbie della contrattazione e esautorare le direzioni sindacali.

I bonzi sindacali si sono proclamati rappresentanti di una lotta che non hanno contribuito a sviluppare. Non l’hanno appoggiata, ma anzi hanno lavorato per frenarla. Ne hanno esaurito la forza propulsiva, come nel caso del “dirottamento” - deciso in gran segreto, solo da loro - dell’appuntamento che i lavoratori si erano dati in segreto a Lambrate (mentre le forze dell’ordine credevano che fosse a Rogoredo), verso una inutile assemblea alla Camera del Lavoro a Porta Vittoria.

I sindacalisti di mestiere cercheranno sempre di appropriarsi della forza sociale dei lavoratori per trasformarla in loro forza contrattuale da spendere sui tavoli delle trattative al ribasso.

In questi giorni i lavoratori si interrogano sulla bontà o meno dell’ultimo accordo e più di uno sostiene che a Dicembre, a ridosso di Natale e Capodanno, bisognava  continuare la lotta per avere il coltello dalla parte del manico, per imporre le trattative “al rialzo” e non accettare invece la “mini” proroga fino a febbraio.

Questo è il loro compito, pompieri durante la lotta, compiacenti con la contro-parte durante le trattative, bugiardi nelle assemblee quando cercano di far passare le sconfitte per vittorie, e fare ingoiare l’ennesimo accordo bidone agli operai.

I lavoratori hanno sviluppato una adeguata intelligenza collettiva trovando nelle forme di lotta applicate, uno sbocco necessario alle altre manifestazioni di lotta, partendo dal proprio posto di lavoro, aggredendo il territorio immediatamente circostante.

Hanno saputo anticipare le scadenze, intervenendo per tempo, scavalcando le organizzazioni sindacali che avevano organizzato gli scioperi per il 18 e 19.

La lotta di classe non è una battaglia campale che inizia e finisce sul teatro dell’azione nel corso del suo svolgimento, certamente la sua efficacia immediata è quella sviluppata in un dato luogo, in un determinato momento, all’interno di un particolare contesto, ma le sue premesse e le sue conseguenze definiscono un processo più ampio.

Si scontrano due forze di una si è fatta le ossa nella quotidiana resistenza all’intensificazione dello sfruttamento, nell’auto-riduzione dei ritmi, nel rifiuto a compiere mansioni rischiose o usuranti o turni impossibili, producendo risposte che magari sono semplicemente solo una addizione di singoli comportamenti individuali ma che creano comunque rogne all’azienda.

L’altra, affina strumenti di controllo, dosa bene incentivi e punizioni, a volte facendo strane avances alle “teste calde” per farle diventare capi-squadra, spostando chi non si piega ai dettami aziendali, divide verticalmente i lavoratori in nuovi arrivati, solitamente precari e immigrati, con i lavoratori con più anzianità di servizio.

È comunque in questo tiro alla fune ingaggiato con l’azienda, che chiede sempre quell’”in più” agli operai, che matura la coscienza della propria forza data dalla propria collocazione: le necessità dell’azienda diventano una potente arma di ricatto in mano ai lavoratori.

Stato e padroni e mass-media possono incassare il colpo, registrarlo e reagire di conseguenza attingendo dal loro arsenale, sfruttando ogni risorsa. Prima, durante la lotta isolano i lavoratori, facendo credere che il loro caso è un caso particolare all’interno del loro settore, proprio quando la loro condizione particolare, è una condizione generale.

La precarietà sociale diffusa è un territorio di frontiera, una no man’s land in cui si incontrano giovani, e meno giovani, precari, lavoratori soggetti a procedimenti di mobilità e cassa integrazione, meno prosaicamente al licenziamento, le fasce meno tutelate del proletariato femminile tra precarietà nei servizi e lavoro domestico e naturalmente la forza-lavoro multinazionale arrivata nel breve-medio periodo in Italia.

Stato, padroni e media tacciano le forme di lotta di “inciviltà”, mentre noi le consideriamo parte di un processo di trasformazione verso una migliore forma di organizzazione sociale, che si sedimenta in una comunità di lotta: lo sviluppo, nel conflitto, di rapporti sociali differenti, che sono il contenuto dell’ autonomia proletaria.

Attribuiscono le forme di lotta alla “disperazione” e non all’intelligenza collettiva che prende forma nel momento in cui si deve dare uno sbocco efficace alla propria azione per renderla effettivamente incisiva. Il blocco sociale dominante copre la fragilità dell’attuale organizzazione complessiva della mobilità e la sua facile congestionabilità, perché sanno che il suo possibile uso operaio per estendere il conflitto è una arma potente. 

Eccezzziunale veramente?  Veramente eccezzziunale! Ovvero crisi del capitale e azione autonoma di classe…

noi sappiamo che quando blocchiamo una strada è come se tagliassimo un arteria ad un essere umano” (un piquetero)

Cos’hanno in comune un lavoratore di una piccola azienda di un distretto industriale tra la Francia e la Germania che produce la Smart, un disoccupato piqueteros che vive in Argentina e un lavoratore delle pulizie ferroviarie a Milano?

Tutti questi lavoratori per dare uno sbocco positivo alla propria lotta bloccano il traffico di uomini e/o di merci in un punto vitale, hanno colpito le terminazioni nervose dei “poderosi” muscoli del capitale, gonfiati dagli steroidi dell’ideologia borghese e dalla precedente passività della classe.

Queste lotte sono una manifestazione del cervello sociale in azione, della critica pratica dell’esistente, la “propaganda del fatto”, che la più grande forza produttiva della storia non è il capitale, ma il proletariato, checché ne dicano i rassegnati che pensano di avere a che fare con un mostro invincibile.

Questo tipo di fratture nella routine capitalistica, all’interno di un movimento sociale più ampio, hanno una capacità di diffusione e una propulsione all’avanzamento, e al loro superamento, verso forme più “incisive” e “robuste” di scontro, come è successo in Argentina e sta succedendo in Corea.

Paese in cui è in atto, da quasi un anno, un processo, allo stesso tempo, di contaminazione e di unificazione dei soggetti sociali più attivi, nelle forme e i contenuti della lotta. Lavoratori del pubblico impiego che prendono parte e promuovono piquetes, piqueteros che si danno forme assembleari di decisione e di coordinamento mutuate dalle assemblee di quartiere nei barrios e nelle villas, forme di boicottaggio, che cercano di coinvolgere tutti i proletari investiti dalla crisi, verso le ditte che licenziano, modernissimi agit-prop che fanno circolare orizzontalmente ed in tempo reale le discussioni nelle assemblee di quartiere, le manifestazioni di strada, i piquetes, i volti dei poliziotti più attivi nella repressione, trasformandoli in video, in registrazioni audio digitalizzate, in mostre cinematografiche, in affiches per renderle effettivamente di dominio  pubblico, perché come è scritto sui muri di un quartiere della Capitale: ci pisciano addosso e i media dicono che piove..  

È significativo che in pochi mesi alcune città, tra le più importanti, di importanti paesi a capitalismo avanzato in Sud-America, in Europa e in Asia siano state piegate dall’azione dei lavoratori.

Gli scioperi in Argentina, prima e dopo l’insurrezione del 19-20 Dicembre a Buenos Aires e non solo, lo sciopero dei lavoratori delle pulizie ferroviarie a Milano, Roma, Napoli, ecc., gli scioperi in Corea del sud[1], nelle ragioni che li hanno causati, nel contenuto positivo che hanno espresso e nelle forme che hanno assunto, l’inizio di un ciclo di lotte a livello internazionale, all’interno della manifestazione sempre più sincronica della crisi di accumulazione del capitale.

Che sia il taglio di costi di Treni Italia, la privatizzazione-ristrutturazione-razionalizzazione dei settori di proprietà statale in Corea del Sud o l’azzeramento totale delle prospettive di sopravvivenza per la maggioranza della popolazione, nell’avanzamento della crisi, come in Argentina, il proletariato non ci sta a pagare i costi complessivi di questo sistema di produzione: quando irrompe sulla scena, non è più solo il capitale e la sua necessità di accumulazione a essere messa in crisi, ma il capitalismo come rapporto sociale ad entrare in crisi. 

L’attuale ritmo di accumulazione e le condizioni necessarie che lo permettono, cioè il livello di integrazione e di sincronia a livello mondiale delle differenti parti della cooperazione sociale produttiva e distributiva e dei servizi, rendono questo “ingranaggio” particolarmente fragile, mentre gli effetti dell’azione dei lavoratori producono un effetto a catena, sia a “monte” che a “valle”, rispetto a dove è stato prodotto l’inceppamento. Se ogni anello della catena è al massimo della tensione per tirare il carro dei profitti capitalistici, la sua rottura, sarà particolarmente gravida di conseguenze.

Pensiamo all’effetto provocato dai blocchi autostradali, con l’annullamento del traffico su gomma, delle merci, durante i conflitti sul rincaro dei prezzi del carburante in Italia, Francia, Spagna e Inghilterra o nel corso di altre delicate vertenze negli anni passati.

Code ai valichi, fabbriche a cui non arrivano semi-lavorati da lavorare ulteriormente o prodotti da assemblare, merci che non possono essere immesse nel mercato…

Super-mercati i cui generi alimentari freschi cominciano a esaurirsi velocemente e a ruota, tutti gli altri prodotti, mentre alcuni generi alimentari non possono essere lavorati (latte e suoi derivati, ecc.)…

Stazioni di servizio che prosciugano in fretta il carburante, meccanici e quanti altri contribuiscono alla manutenzione, a cui manca quel ‘pezzo’ che hanno ordinato…

Cantieri a cui non arrivano cemento, calce, mattoni, sabbione, perché le scorte nei magazzini si sono esaurite, insomma, una bella porzione sempre più crescente di lavoratori costretti a stare con le mani in mano, mentre tutto va a rotoli. Lavoratori costretti a lottare con le aziende che vogliono mandarli a casa senza rimborsarli completamente, o per niente!     

Senza menarcela troppo, questa descrizione da un quadro in potenza di ciò che sarebbe potuto essere e di ciò che potrebbe essere se…Sommando una serie di fattori di criticità e connettendo le loro relazioni reciproche, avanziamo ipotesi sulle loro conseguenze reali e facciamo una previsione che non è aria fritta rispetto agli sviluppi di una vertenza particolare.

Il fatto che:

Lo sciopero dell’UPS, leader dei corrieri espresso, ha mandato in tilt l’economia americana, facendo lamentare anche una famosa tennista che nel corso degli USA Open non si è vista recapitare la propria racchetta, oltre a una marea di businessman infuriati che non potevano né spedire, né mandare pacchi tramite l’UPS, né con altri corrieri, perché congestionati dall’over-work. I lavoratori dell’UPS hanno usato sistemi ideati per fini militari e utilizzati poi anche per fini civili, dagli anti-furti satellitari come internet e il Ground Position Sistem, diventato tristemente famoso con la guerra in Afganistan, per coordinare i picchetti e intercettare i crumiri.  

Nel giro di qualche settimana uno sciopero in una azienda della General Motors nella periferia di Detroit, dove si produceva un particolare componente, ha fatto fermare tutti gli stabilimenti degli USA, cioè più di una novantina, della GM, anche grazie alla solidarietà dei lavoratori GM in Messico e in Canada che si rifiutarono di montare quello stesso componente costruito in una altra fabbrica.       

Breve cronologia degli eventi

4 Settembre 2001 Le Segreterie Nazionali apprendono dalla stampa l’emanazione, da parte di FS-SpA, dei bandi di gara per lo svolgimento dei servizi di pulizia per gli immobili e per il materiale rotabile, emettono un comunicato alle strutture Regionali e Territoriali, convocando un attivo dei quadri per il 12 settembre, per <<definire lo sviluppo delle iniziative e della vertenza>> e inviano una missiva al Ministro e al Vice Ministro Infrastrutture e Trasporti.

Il 17 luglio scorso le Organizzazioni Sindacali avevano indicato le problematiche con una lettera indirizzata al Ministro Pietro Lunardi, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e al vice Ministro Trasporti Mario Tassone  che si prospettavano connesse a tale iniziativa.

Nel corso dell’incontro che tenne lo scorso 1° agosto, le oo.ss. denunciarono la situazione del comparto e le possibili conseguenze e registrarono l’impegno ad attivare un esame preventivo all’avvio della iniziativa, che ovviasse ai possibili traumi.

A fronte dell’ impegno del Ministro, la società FS attivò comunque le procedure con una chiara violazione unilaterale del Patto sulle regole per il sistema dei trasporti, sottoscritto da tutte le Parti Sociali interessate e dal Governo in data 23 dicembre 1998.

In particolare denunciano la violazione deliberata del punto relativo alla clausola sociale di tutela del reddito e dell’occupazione dei lavoratori (4.4) e di quello sulla realizzazione di contratti di settore (4.5).

L’emanazione dei bandi e la predisposizione delle gare, così come avvenuta, corrisponde alle più negative ipotesi temute :

 

  1. non si fa nessun richiamo al CCNL di settore recentemente sottoscritto, limitandosi a richiedere in modo generico di assicurare "condizioni minime economiche non inferiori a quelle risultanti dai CCNL di lavoro applicabili nel settore", che possono quindi essere scelti a piacimento.

  2. non vi è alcuna tutela occupazionale in quanto l’aggiudicatario "dimensionerà il proprio organico secondo la propria autonomia organizzativa in misura adeguata a garantire l’esatta e regolare esecuzione delle prestazioni", senza alcuna concreta garanzia per i lavoratori oggi in forza.

  3. Si è avuto uno spezzettamento degli appalti in circa 70 lotti, con parcellizzazione quindi delle attività.

Le gare si sarebbero svolte al massimo ribasso, con durata degli appalti di 2 o 3 anni, e l’importo complessivo messo a base dai bandi di gara è stato di circa 470 mld, riducendo di circa 1/3, le somme attualmente utilizzate per lo svolgimento dei servizi, che già risultavano scarsamente coperti.

Vi è inoltre la possibilità – prevista dai bandi di gara – di ricorrere al subappalto per il 15 % del valore dell’appalto stesso, aggravando così le già pesanti condizioni.

Peraltro la considerazione – avanzata in numerose dichiarazioni di FS - sulla parificazione del CCNL delle attività di supporto a quello dei dipendenti FS è una bufala, nel mentre si omette l’esistenza di un CCNL di settore recentemente rinnovato e coerente con le impostazioni del Patto del 23/12/1998.

Tutto questo è accompagnato da  gravi minacce e dichiarazioni nei confronti delle manifestazioni di dissenso e delle possibili iniziative di sciopero dei lavoratori, segnalano la volontà di andare avanti per la propria strada, in coerenza ai comportamenti della società FS tenuti nelle trattative per il CCNL delle attività ferroviarie.

La conseguenza inevitabile di tutto quanto sopra è la riduzione delle condizioni contrattuali dei lavoratori, passando ad applicare contratti i meno onerosi possibili, e la netta contrazione della occupazione per circa un terzo della categoria e quindi per 4.000 lavoratori.

Viene deciso di inviare a tutti le lettere di licenziamento.

FILT,FIT e Uiltrasporti dichiarano che da ciò nasce<<un più forte impegno delle Federazioni di categoria, in rappresentanza di tutti i lavoratori dei trasporti, con iniziative di mobilitazione e di sciopero coerenti con questa impostazione solidale.Sarà inevitabile una fase di accesa conflittualità, che non potrà che partire immediatamente e che avrà alla base elementi primari la tutela del posto di lavoro e del salario, le cui conseguenze non potranno che essere imputate alle scelte delle FS>>.<<Alla luce di quanto precede>> i segretari generali chiedono al Ministro un << autorevole intervento che contribuisca a superare le difficoltà da noi denunciate>>.

12 Settembre: viene proclamato lo sciopero nazionale di 24 ore per il 25 settembre con manifestazione a Roma, per <<la difesa del posto di lavoro>> e <<la difesa del contratto di lavoro>>, non sono presi in considerazione problemi legati ai contratti precari e alle condizioni di lavoro.

25 Settembre: sciopero nazionale con manifestazione di 5000 persone a Roma, le FS e Treni Italia utilizzano personale proprio e esterno per la pulizia dei treni e delle stazioni.

Ottobre: si svolgono scioperi a livello regionale, a Milano durante lo sciopero del 12 Ottobre  Le FS e Treni Italia utilizzano personale proprio e esterno per la pulizia dei treni e delle stazioni.

31 Ottobre: viene proclamato per il 5 e il 6 novembre lo sciopero  di 48 ore. I sindacati chiedono tra l’altro <<di costruire una società per la gestione diretta dei servizi di pulizia attualmente affidati all’esterno>>

5-6 Novembre: sciopero nazionale

21 Novembre: viene proclamato lo sciopero di 24 ore per il 3 Dicembre, a partire da lunedì 26 Novembre è previsto un presidio permanente dei lavoratori del settore davanti Palazzo Chigi

28 Novembre: Il Ministro Lunardi afferma che è noto che non esiste un unico contratto nazionale di lavoro applicabile a tutte le imprese operanti nel settore

7 Dicembre: proroga di due mesi per i contratti degli appalti delle pulizie di treni e stazioni, in scadenza il 21 Dicembre, sospensione dei licenziamenti fino al 21 febbraio 2002 e apertura immediata di un tavolo di trattative. Guido Abbadessa dichiara che: <<l’accordo raggiunto rappresenta un atto di giustizia che consente di avviare una trattativa tra le parti senza la spada di Damocle dei licenziamenti. Il nostro obbiettivo rimane, comunque, la piena applicazione del contratto nazionale di lavoro, firmato lo scorso anno la ministero del Lavoro, e della clausola sociale per la salvaguardia dei livelli occupazionali e nei trattamenti retributivi

4 Febbraio:viene proclamato lo sciopero nazionale di 48 ore per il 18 e il 19 febbraio

7 Febbraio: assemblea di 3 ore in Stazione Centrale a Milano, dove si decide di iniziare lo sciopero bianco nei rispettivi parchi e stazioni.

8 Febbraio: dopo essersi riuniti in assemblea in Stazione Centrale i lavoratori si dirigono in massa alla stazione di Pta Garibaldi dove è sito il palazzo della Direzione di Treni Italia. Occupano il piano terra, rovesciando immondizie e impediscono a tutti di salire ai piani superiori, chiedendo di essere ricevuti per discutere della propria condizione. La tensione rimane alta fino alle 11, quando una delegazione sale ai piani superiori e si incontra con alcuni responsabili di treni Italia, che dopo tre ore di colloqui, precisano di non potere fare alcunché e il tavolo delle trattative per discutere della condizione dei lavoratori è un altro. I lavoratori allora ritornato nei rispettivi luoghi di lavoro, con l’intenzione di continuare la lotta.

11 Febbraio : dopo alcuni giorni di sciopero bianco e assemblee consecutive, i lavoratori delle pulizie ferroviarie di Milano occupano intorno alle 9.15 i binari della stazione centrale fino alle 18.00 circa. Già dall’inizio dell’azione,  i sindacati sono stati completamente scavalcati dall’azione dei lavoratori. I responsabili sindacali premono per andare a parlare con Formigoni. Una delegazione si recherà al Pirellone alle 15, dopo che i lavoratori si erano ritirati dalle 12 alle 14 in cabina A all’interno della stazione. Formigoni è assente e i lavoratori parlano con un portaborse, un certo Morra, che promette di parlarlgline direttamente e di emettere un comunicato stampa che poi non si degnerà di mandare. I lavoratori fanno credere che si incontreranno l’indomani a Rogoredo, ma si danno appuntamento a Lambrate, dopo essersi incontrati nei propri parchi.

Durante tutta la settimana blocchi dei binari paralizzano tutta l’Italia da Torino a Palermo, dalla Lombardia alle Puglie.

12 Febbraio: I sindacati confederali emettono un comunicato affisso nelle bacheche in cui viene convocata un’ assemblea alla camera del lavoro di Pta Vittoria. La tensione è alta per la decisione presa, in gran segreto, dai confederali.     

Chi prende la parola esprime un forte dissenso per questa decisione, intanto volano spintoni, qualche schiaffo e anche sputi in direzione di qualche bonzo. L’assemblea a vita breve perché arrivano telefonate dai parchi, monitorati dai lavoratori, che personale esterno sta lavorando. Il responsabile della CGIL propone di andare a controllare, recandosi con 3 autovetture sul posto!

I lavoratori si alzano in massa, dividendosi, chi andando in centrale, chi al Duomo per improvvisare una manifestazione.

15 Febbraio: Viene convocata un’assemblea per presentare i termini dell’accordo raggiunto, proroga fino al 6 maggio dell’appalto e quindi continuità del rapporto di lavoro fino a quella data, cancellazione degli scioperi previsti per il 18 e 19 di Febbraio, nessuna effettiva garanzia del mantenimento dell’organico oltre questa data con le aziende vincitrici dell’appalto. Il prossimo incontro fissato per il 5 Aprile dovrebbe avviare una trattativa per la risoluzione di questo problema. Le due righe di comunicato emesse non dicono nulla su tutti gli altri problemi che la lotta ha posto sul tappeto. Intanto, Una commissione di garanzia sta lavorando per accertare le irregolarità commesse, individuare le responsabilità e infliggere pesanti pene pecuniarie ai lavoratori.

Durante l’assemblea una cinquantina di lavoratori, per la maggioranza della Stazione di Pta Garibaldi, si pronunciano contro l’accordo raggiunto e per la continuazione della lotta…L’accordo passa per alzata di mano.

16 Febbraio Il Tribunale Ordinario di Milano Sez.Lavoro <<dichiara anti-sindacale la condotta di Treniitalia SpA consistita nella sostituzione del personale in sciopero nei giorni 25 settembre 2001 e 24 ottobre 2001 e, per l’effetto, ordina a Treniitalia SpA di non sostituire il personale in sciopero dipendente dalla società appaltatrice>> Le segreterie provinciali di Milano della Filt CGIL, FIT CISL, UILT UIL, rappresentate dagli avv.ti Nyranne Moshi, Velia Addonizio e Valentina Civitelli avevano chiesto di dichiarare antisindacale il comportamento di Treni Italia SpA (gruppo FS).

Intervista con uno dei lavoratori più attivi delle pulizie ferroviarie a Milano, fatta Lunedì 25 Febbraio durante la riunione dello Sportello Sociale-Organizzazione Spazi Liberati in via Torricelli.

Quanti sono i lavoratori delle pulizie ferroviarie e quali le ditte che hanno vinto l’appalto?

I dati esatti, il Ministero dei Trasporti non li da e le società che hanno partecipato alle gare d’appalto non li forniscono.  I lavoratori  richiesti dalle 8 società concorrenti al Centro, al nord e al sud sarebbero 8500, con circa 3000 licenziamenti, escludendo i part-time, i contratti a tempo determinato e gli interinali

Al sud ci sono lavoratori assunti con contratti di solidarietà, mentre al nord ci sono lavoratori assunti tramite agenzia di lavoro interinale, contratti a termine e così via, per cui i dati precisi non ci sono. Questa richiesta fatta al Ministero, durante l’ultimo incontro del 14 Febbraio, quello della proroga, si parlava di 8500 lavoratori ufficialmente dentro queste società, con richiesta di 3000 licenziamenti in totale. Secondo noi però i lavoratori richiesti erano 8500 su 13000, esclusi i part-time e gli interinali, perché questi vanno e vengono secondo i vari periodi: Pasqua, Natale, Carnevale, Ferragosto…

Qual è il vostro compito dentro all’azienda?

Si lavora a squadre e si va dalle 20 alle 7 persone minimo a pulire i treni, ci sono vari tipi di Treni.

Per esempio c’è un gruppo in cui ci sono molte donne che vanno a lavorare sui Cisalpini, sui TR 50, sui TGV Francesi, Spagnoli,… Su questi di treni che sono tutti moquettati la pulizia che viene fatta è leggera, però più o meno con macchinari. Si tratta di sbattere tappeti, pulire per terra con l’aspira-polvere,  spolverare le lampade con degli stracci, pulire i cessi, mettere la carta igienica, pulire i pavimenti dei corridoi delle seconde classi, che sono plastificati, con il mocio. Quindi viene pulito tutto abbastanza velocemente.

Poi ci sono i treni di 2° categoria che sono invece i treni per i pendolari, quelli regionali o gli intercity.

Qua ci sono due tipi  di pulizia, una che viene chiamata “volante” nel senso che se il treno è in ritardo e deve partire subito, quando viene in stazione gli si da una pulita, così alla come viene viene, se no invece, viene fatto tutto un lavoro: dai cestini, ai portacenere, dai pavimenti, ai portabagagli, ai sedili che vengono spostati, tirati giù, viene aspirata la polvere, cioè viene pulito ad hoc.

Poi invece c’è un settore dove lì gli operai e le operaie scapperebbero tutti piuttosto che pulirli, nel senso ci sono i treni, che noi chiamiamo I “Treni Colera”, come

il Milano-Siracusa, il Milano-Lecce, il Milano-Reggio Calabria, il Milano-Crotone, il Milano-Avellino, il Milano-Napoli, in cui basterebbe chiamare qualsiasi ASL che ti prenderebbero per matto se li facessi salire, e ti direbbero di non salirci. Questi treni percorrono l’Italia con ritardi che arrivano fino a 28 ore, la gente ci sta tutto il giorno, fa colazione, pranzo e cena sopra.

Quando te arriva uno e al mattino ti dicono, vai su questo treno, vai sul Reggio Calabria, come mi è capitato a me ieri di andarlo a pulire, solo in una carrozza fai tre sacchi di mondezza!

Ci ritrovi dei rifiuti di tutti i tipi, panini, bibite, giornali, di tutto! Ci trovi di tutto…In questi treni qua ci sono sedili disvelti, cessi distrutti, corridoi che fanno paura solo a guardarli!

Non solo è anti-costituzionale far pagare i biglietti su questi treni qua, ma è far viaggiare i passeggeri trattandoli da carne da macello.

Perciò quanto ti dicono che devi pulirli, devi fare praticamente la disinfestazione, nel senso che prima sali e tiri via tutta la quintalata di roba, e poi si sale a gruppi di 3 o 4 carrozza per carrozza e incominci con l lavaggio dei vari scompartimenti, fai i sedili, togli la polvere, pulisci i poggiatesta, i portapacchi, il tetto, pulisci carrozza per carrozza e poi passi con il disinfestante, con le bombole spray e fai i vetri, tutto quanto… fai proprio la disinfestazione generale! Questi treni sono lunghi 14 carrozze, prova a immaginarti a pulire 14 carrozze in cui il più delle volte manca il personale e ti chiedono addirittura di farlo con 7 persone, quando ne occorrerebbero il triplo, per cui questa riduzione di personale che loro chiedono è fantasiosa.

Per esempio la società che ha vinto l’appalto ha detto che userà i Robot, però ti ricordo che lì dove lavoro io abbiamo 36 binari funzionanti, per cui ci sono 36 treni al giorno che tu pulisci, 36 al mattino, 36 al pomeriggio, 36 di notte, più fai il conto che hai una altra ventina di binari morti, dove ci sono le motrici che si muovono. Quando tu vai a pulire questi treni, ti fai i Kilometri, perché per esempio parti da Milano e vai a Greco. 14 carrozze sono 600 metri ad andare e 600 metri a tornare, questo avanti-indietro durante il giorno lo fai almeno 6 volte. Inoltre devi stare poi molto attento a quando scendi, perché sui binari abbiamo le prese per l’acqua, per cui con i secchi dobbiamo sempre scendere, andare a prendere l’acqua , cambiarla, ogni carrozza, lavare tutto con quello che hai in mano, stracci, guanti, tutto quanto, e poi devi risalire e nel frattempo hai i treni che sfrecciano in continuazione, per cui ogni volta che vai a prendere un secchio d’acqua devi stare attento che il treno di fianco non parta, perché se parte ti porta via la testa!

Per cui c’è un problema di pericolo costante, devi sempre stare attento ai fischi dei treni, ai segnali che mettono e talvolta non mettono. é  un lavoro dispendioso che non riesci mai a fare in maniera completa.

Ogni quanto tempo si rinnova il bando degli appalti?

Un vero bando degli appalti in realtà non c’è mai stato, nel senso che le società che hanno in mano i servizi di pulizie sono sempre le stesse. Al bando che è stato fatto l’anno scorso, praticamente hanno partecipato le stesse società, hanno detto che hanno applicato le leggi dell’Unione Europeo, ma se lo avessero fatto nel bando avrebbe dovuto concorrere aziende di tutta Europa. In Europa questo bando non c’è andato, perché non ci sono documenti che comprovano questo, però hanno partecipato le stesse società, alla fine quella che ha vinto nel nostro lotto, è la Mazzoni ambiente S.P.A. che aveva l’appalto per il Piemonte, che ha giocato al ribasso del 30% sul costo.

Ma con quale contratto questa nuova vecchia società assumerebbe tutti i vari dipendenti, gli abbiamo chiesto durante l’incontro e dopo tre ore di presa in giro, le FS se ne sono venute fuori dicendo:

ma si vi assumeranno con il CCNL delle imprese di pulizia sociale. Gli abbiamo chiesto, ma che significa questo? Significa, ci hanno risposto,  che la Gorla per esempio vi licenzia, vi da i soldi della liquidazione e tutto. Poi la Mazzone vi assume…E noi perdiamo tredicesima, quattordicesima, scatti di anzianità, premi e indennità notturne…

Abbiamo detto grazie e arrivederci, noi iniziamo lo sciopero! Quello violento!

Si è passato al blocco dei binari!

Quali sono state le conseguenze dopo che la ditta ha vinto l’appalto?

Praticamente qua la gente si è abbastanza incazzata, volevano passare subito al blocco totale dei binari, cosa che alla fine è stata fatta, però ad esempio nel mentre, molti anziani si sono licenziati, molti giovani hanno capito che non c’era un futuro e se ne sono andati. In effetti queste società hanno già incominciato ad avere un dato, che a livello nazionale incominciava a diminuire il personale, anche se poi se c’è stata una gran volontà nella lotta, nel scioperare. Tenendo conto che in questi 25 anni queste imprese di pulizie non hanno mai fatto uno sciopero come quest’anno, questa è stata la prima e vera lotta.

Qual’è stata la partecipazione dei lavoratori alla lotta e le forme adottate?

La partecipazione è stata all’incirca dell’80%.

Tenendo conto che molta gente è abituata a mettersi in malattia - e questo sciopero ha creato molta paura in molti soggetti -, per esempio, al mio parco dove lavoriamo in circa 250, se ne sono messi una cinquantina in malattia. Tutti gli altri erano per le lotte più esasperate, nel senso, che non erano per bloccare la stazione centrale o le altre stazioni, ma per non fare uscire nemmeno un treno dai nostri piazzali, cioè non facendo uscire un treno dai nostri spiazzali, gli facevi, secondo me, molti, ma molti più danni.

Abbiamo fatto sei giorni di scioperi in cui i giornali non ne hanno parlato, le tv non ne hanno parlato. Noi arrivavano lì sui nostri parchi, stavamo sui piazzali e NESSUNO andava a pulire i treni. Quando c’è stato un tentativo di Treni Italia di mandare gli altri lavoratori delle ferrovie a lavorare al nostro posto, si sono fatte le squadre nei vari capannoni, si girava tutto il giorno controllando che i ferrovieri non lavorassero, alla fine è stato fatto un articolo 28 con L’avvocato Civitelli e la ….che l’hanno vinto. Treni Italia pagherà 8 milioni di spese processuali più l’IVA, più una penale per questo comportamento anti-sindacale. Queste qua sono state le forme di lotta iniziali, dopodiché si è passati al blocco, quello sui binari, blocco sui binari.

Parlaci dei rapporti con i sindacati confederali, i sindacati autonomi ed i sindacati di base, prima e durante la lotta?

 

I sindacati prima della lotta erano “clandestini”, dal primo all’ultimo. Tieni conto che in questo settore non c’è un sindacato solo, ma ci sono dall’ ORSA, alla Fisaspas all’UGL, alla Fivap che è quello per i piloti dell’alta velocità, ai Cobac ai Cobas, agli RdB, alle rappresentanze sindacali unitarie, alla Uiltrasporti, alla Filt-CIGL alla FIT-Cisl e poi mettine che ce ne sono un bel po’ pacco parco per parco…

Per cui il comportamento di questi sindacati è, per quello che ho visto io in un anno che sono lì… La cosa più divertente e più simpatica che ti posso dire è che il 24 Ottobre c’era lo sciopero nazionale dei trasporti a Roma, si andava tutti al Ministero per protestare, ti posso solo dire che qua i sindacati, praticamente sono stati mandati a Roma da queste società, che gli hanno organizzato i Pullman, i Treni, le navi, gli aerei, il mangiare, tutto! Per portarli in modo da difendere questi appalti qua, che li mantenessero loro…

Per cui che sindacato c’è? C’è un sindacato che non è un sindacato, lì il sindacato è da costruire, esiste ma è da costruire, nel senso che per esempio in una assemblea io ho letto l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori… La gente per un po’ ma quasi portato in trionfo, perché nessuno gli aveva mai letto una cosa del contratto.

Questi qua, i sindacalisti, sono rimasti un po’ così, poi però ad esempio alla fine, sono stato costretto a mettermi da parte e a non andare a nessuna assemblea, perché andare ad una assemblea in cui c’era un qualsiasi sindacato significava che ti schieravi contro.

C’è poi un fatto che è di lunga data. Le assunzioni degli anni ’70, ’80 anche ’60, per cui intere famiglie sono state trasportate e sono lì al lavoro e i sindacati sono legati alle famiglie, le famiglie sono legate ai sindacati. Perciò andando contro di loro, tu andavi a toccare, facendo il discorso politico generale, qualcosa che non dovevi… l’ invito è stato quindi quello di mettersi da parte, della serie stai in un angolo, fatti i tuoi treni e pedala!

Quale contro parte avete avuto davanti, la ditta appaltatrice, le ferrovie, …?

Qua le abbiamo avute tutte e nessuna. Perché per esempio oggi c’è la Mazzoni che sta mandando in giro una lettera di assunzione in cui alla fine, sulle ultime tre righe, se non la ritiri, praticamente per lei sei licenziato. Tenendo conto che l’appalto della Gorla non è finito fino al 6 Maggio per legge, queste società ti mandano le lettere già di assunzione nella loro società. Tu ti rifiuti di andare a questo colloquio a prendere questa lettera per cui sei già licenziato, cioè la Gorla ti ha già licenziato, lo stato ti ha già licenziato, però ti hanno riassunto tutti fino al sei maggio!

Oggi per esempio mi è arrivata la lettera di assunzione fino al 6 maggio, però allo stesso tempo le altre società, siccome hanno praticamente perso dei soldi, nel  fare la gara di appalto, mandandoci queste lettere vogliono dimostrare che la gente in parte l’assumono, in parte non si presenta. C’hanno dei costi, richiederanno i costi alle FS e a Treni Italia dicendogli…Voi ci dovete dare indietro dei soldi perché noi per avere l’appalto abbiamo pagato per partecipare, per cui le contro parti sono queste che si comportano in questo modo qua, praticamente non c’è ancora una chiarezza tra il Gruppo Nord-Est, il Gruppo CNPO che è il gruppo Sud e poi CSE che è il gruppo del centro Italia. Non si è ancora concordato con le varie società come spartirsi la gare d’appalto a livello nazionale…

Qual è l’accordo momentaneo raggiunto?

L’accordo raggiunto firmato la settimana scorsa,  in cui praticamente questa lotta qui, cioè questo accordo, è stato fatto grazie ai lavoratori, non grazie al sindacato.

Allora quando Milano è partita con il primo blocco e siamo andati sui giornali, sulle TV, allora tutti gli altri dipendenti a livello nazionale, che hanno visto che eravamo sei giorni che non pulivamo e poi abbiamo fatto un giorno TOTALE dalle nove alle sei del pomeriggio a bloccare i treni in Centrale, quando hanno visto questa cosa qua in TV sono partiti tutti a spron’ battuto, per cui il sindacato è stato scavalcato di netto a livello nazionale. La gente, addirittura, si è legata ai binari come a Palermo, per cui la gente è partita con questo grande sciopero, volevano continuare anche per un mese o due, non aveva più importanza…

La gente era esasperata, a quel punto si sono mossi i sindacati nazionali che hanno alzato finalmente il culo e hanno detto:

Oh! Ma allora non sono dei deficienti questi qua, c’è una specie di classe operaia che protesta e meglio che andiamo al Ministero.

I partiti di sinistra hanno fatto la stessa cosa, te lo posso garantire per telefonate, hanno fatto la stessa cosa, hanno alzato il culo, è stata fatta una delegazione a livello nazionale di delegati sindacali di tutti i tipi, sono andati tutti giù a Roma, e stato fatto questo incontro, ed è stato IMPOSTO che la Gorla non facesse più licenziamenti ma mantenesse i livelli attuali di occupazione. Non solo ma anche con richiesta di assunzioni! A questo punto qua, al ministero c’è stata una grossa spaccatura, una grossissima. C’è CNS che è il gruppo grosso al centro che fa riferimento ai Ds, al sud c’è il CNPO che fa riferimento all’UGL ad A.N., hai presente?, al nord c’hai tutti i vari sindacati. Questa lotta qua in parte cos’ha fatto? Al Sud  siccome AN rischiava di perdere molti voti, ma mmmolti voti, ha spinto a tutta birra la lotta, al centro i Ds, la paura del centro, zone rosse,… Si è cautelata, ha detto: No, è meglio che si scioperi, qua è meglio che ci siate, alzate tutti il culo, per cui questa roba qua… Al ministero è stata fatta una grossa forzatura verso Forza Italia e verso l’Ulivo all’interno della trattativa. Gli unici due che non volevano firmare, che se ne volevano sbattere i coglioni, era Forlezza dei trasporti e Cimoli.

Che alla sera, alla fine, sono stati presi per le orecchie, non so da quale capo di governo, tirati fuori in una saletta e minacciati: voi andate fuori dai coglioni, dal governo, se non firmate almeno questa tregua, questa è una tregua, intanto, stabiliamo che non hanno vinto, non abbiamo vinto, è un pari, un uno a uno, bocce ferme, si rigioca da Maggio in avanti.

La novità è che questa categoria finalmente è stata unita, abbiamo fatto all’interno dei parchi un salto di qualità di crescita, io ho proposto un coordinamento anche perché c’è stato un salto da parte degli operai e delle operaie, che ci sono da quelle anziane a quelle giovanissime, perché c’è stato un salto di crescita in questa lotta qua, in questa partecipazione…

Perciò adesso c’è bisogno di dargli un via, dicendo: adesso siamo una categoria, non siamo più degli stronzi che erano lì solo a lavorare e basta e che non eravamo nemmeno una categoria ma sullo stralcio, eravamo uno stralcio del contratto nazionale dei ferrovieri, messi, ma messi da parte, nell’ultima pagina.

Adesso puoi avere un contratto nazionale, chiederlo, chiedere assunzioni, se fai un coordinamento porti i sindacati ad una crescita maggiore, perché i sindacati qua, per esempio…

La maggioranza non parla l’italiano, perciò se tu vai li sui parchi quando senti parlare nelle assemblee ci vuole il vocabolario garzanti per la traduzione simultanea dai vari dialetti…

Che prospettiva avete? Quali sono i vostri timori e le vostre speranze?

Le nostre speranze sarebbero queste di fare un contratto…

Per esempio, non c’ è un contratto interno, almeno da vent’anni, all’interno di questa categoria, perciò partire già dal contratto nazionale sarebbe una cosa ottima, però si vuole arrivare anche zona per zona anche a stipulare dei contratti di migliorie interne, perché per esempio noi abbiamo tre mense, ma se tu sei a Greco o fuori Milano e devi andare a mangiare, ti devi fare tre silometri, hai una ora di tempo per mangiare. Poi ci sarebbero da fare anche piccole richieste su tutto. Per cui le speranze sono, che si riesca a fare questa cosa qua, un accoedo interno, un accordo interno con un mantenimento dei livelli occupazionali, il timore è che la corruzione all’interno continuerà a dilagare è molto probabile che alla fine…

Cioè, per esempio, ci danno altri sei mesi di prospettiva, ma in questo senso qua, noi ci scherziamo sui piazzali, però è una cosa che hanno tirato fuori gli operai, quelli più simpatici, che dicono:

si, ma tanto finiscono le scuole a Maggio…Ma tanto c’è la Coppa dei Campioni, ci sono i mondiali, la gente va in ferie e mica ci romperanno i ciglioni, che blocchiamo i treni, gli facciamo danni maggiori, per cui si spera che ci siano questi tre mesi fino a Settembre, perché quest’andazzo di queste cose qua, poi magari c’è Natale e Capodanno, che non ci potranno rompere i ciglioni, nel frattempo studieranno i termini secondo me, dopo di ché il prossimo anno passeranno al setaccio, nel senso che ridurranno realmente i lavoratori, però dipenderà tutto come è successo in questa lotta qua, che non hanno fatto i conti con l’oste, e per cui ci si riuscirà ad organizzarsi a livello nazionale e mettere su un coordinamento, che sia qualcosa di positivo, credo che la possiamo spuntare, altrimenti credo che questo settore qui vada a sparire…

Un’altra cosa…

Qua a Milano su mille e duecento persone, che siamo a lavorare in questo settore qua, il 30% proviene dal Sud-America e dall’India…Per esempio vengono dall’Equador, oppure dal Bangladesh, Afganistan, Pakistan, India, per cui molto personale c’è il problema di parlare con loro e c’è solo un sindacalista bravo della CGIL che li porta tutte le settimane lì alla camera del lavoro e fa scuola di Italiano, per cui c’è un 30% grosso di manodopera immigrata…

Hanno partecipato alla lotta?

Si hanno partecipato alla lotta, ogni tanto venivano lì a chiederci cosa succedeva, partecipavano anche grazie a questo lavoratore italiano, di fede mussulmana che sa l’arabo e che faceva da interlocutore tra noi e loro e vice versa, perché questi lavoratori, giustamente, chiedevano se il loro essere precari li avrebbe penalizzati per il rinnovo dei contratti…   


[1] I lavoratori elettrici sudcoreani sono in lotta da più di otto giorni, hanno bloccato le centrali elettriche, che sta provocando da più di una settimana un black-out parziale della fornitura dell’energia elettrica.. Insieme a loro erano scesi in lotta i lavoratori delle ferrovie e del gas, che portarono alla quasi totale paralisi del paese. Inoltre si erano uniti allo sciopero i solidarietà a questi lavoratori i lavoratori della Daewoo e della Hunday, nonché una settantina di ditte più piccole.