<<La
novità è che questa categoria finalmente è stata unita, abbiamo fatto
all’interno dei parchi un salto di qualità di crescita, io ho proposto un
coordinamento anche perché c’è stato un salto da parte degli operai e delle
operaie, che ci sono da quelle anziane a quelle giovanissime, perché c’è
stato un salto di crescita in questa lotta qua, in questa partecipazione…
Perciò adesso c’è
bisogno di dargli un via, dicendo: adesso siamo una categoria, non siamo più
degli stronzi che erano lì solo a lavorare e basta, e che non eravamo nemmeno
una categoria ma sullo stralcio, eravamo uno stralcio del contratto nazionale
dei ferrovieri, messi, ma messi da parte, nell’ultima pagina>> (un
operaio delle pulizie ferroviarie)
La
lotta dei lavoratori delle pulizie ferroviarie è appena iniziata. Le vicende
che hanno caratterizzato questa vertenza, durante la settimana che va dall’11
al 16 febbraio sono momenti di un percorso che sta proseguendo ora, tra
l’altro, con il tentativo di coordinarsi autonomamente a livello nazionale.
Questa
vicenda è parte integrante del processo di ristrutturazione complessiva delle
ferrovie in Italia e in Europa: la lotta attuale si inserisce nel quadro delle
risposte date dai lavoratori a questo processo.
È
un passaggio della modificazione della composizione sociale dei lavoratori,
nello specifico dei servizi, attraverso un processo di “rottamazione”, come
lo definì il governo di centro-sinistra, della forza lavoro con più anzianità
di “servizio” e una immissione di giovani leve operaie autoctone, immigrate
dal sud o da altri paesi, nell’ industria e nei servizi.
È
un aspetto della trasformazione del profilo contrattuale, del quadro di
condizioni retributive e normative e non ultimo delle condizioni di lavoro delle
“classi subalterne”, che sta procedendo incessantemente.
La
visibilità della lotta s’è avuta attorno alle 9 di Lunedì 11 con
l’occupazione dei binari della Stazione Centrale di Milano. Si è sviluppata
immediatamente “a macchia di leopardo” su tutta la penisola, articolandosi
con le iniziative autonome prese nella propria realtà locale, fino
all’accordo raggiunto con la proroga al 6 Maggio, previa relativa
cancellazione degli scioperi già previsti per il 18 e 19 Febbraio.
Le
azioni di lotta sono così scemate, con la convocazione delle assemblee relative
alle presentazione dei contenuti dell’accordo,
il giorno seguente.
La
lotta, anche se più sotterranea, sta proseguendo, seppur con mille difficoltà,
nel tentativo di sedimentare il salto di qualità fatto durante quei giorni,
cercando innanzitutto di rispondere collettivamente alle provocazioni padronali,
che mirano a rompere l’unità dei lavoratori.
Le
aziende che sono subentrate cercano di risolvere con una trattativa per
singolo lavoratore l’intera vicenda, incentivando i licenziamenti
volontari, facendo pervenire lettere dal sapore minatorio. In queste lettere
viene chiesto di presentarsi il giorno x alla tal ora, nella sede della nuova
ditta che ha vinto l’appalto, per discutere della proposta dell’assunzione
pena, l’irrevocabile rinuncio al futuro reintegro presso la ditta vincitrice!.
La
lotta prosegue anche contro le provocazioni del governo che ha attivato una
commissione d’inchiesta per accertare eventuali “irregolarità” (sciopero
non annunciato e blocchi vari) nello svolgimento dello sciopero, con
l’intenzione di comminare pesanti pene pecuniarie ai lavoratori più attivi.
L’occupazioni
dei binari, il monitoraggio delle stazione contro la possibilità di utilizzo
(come successo in precedenza) personale esterno o dipendenti di Treni Italia per
la pulizia delle stazioni, il presidio dei punti fondamentali del traffico su
rotaia, il blocco del traffico, oltre allo sciopero “bianco” (cioè il
mancato svolgimento delle proprie mansioni rimanendo sul posto di lavoro) sono
state forme di lotta intraprese per un breve, ma intenso, periodo di tempo.
Queste
lotte senza alcuna forma di collegamento e coordinazione, hanno avuto una
conseguenza visibile, amplificata dai media, involontari mezzi di comunicazione
tra i lavoratori e stimolo alla riproducibilità delle azioni stesse, riempiendo
le cronache dei giornali e i servizi dei telegiornali.
Lavoratori
“manuali” vicini al licenziamento, di cui molti assunti con contratti a
tempo determinato o interinali, tra cui molti proletari provenienti da ogni
parte del globo, impiegati in un servizio esternalizzato, ad alta intensità di
lavoro e con una bassa composizione tecnologica, hanno espresso direttamente la
propria forza.
Sono
usciti dall’ invisibilità, rompendo, in parte, una equazione entrata nel
senso comune dei lavoratori, ricatto=passività, mostrando come si lotta contro
l’abbassamento delle condizioni di lavoro, contro i licenziamenti, contro la
precarietà sociale.
L’incisività
della loro azione è stata l’aver colpito un nervo scoperto di questa
organizzazione sociale: i flussi di pendolari verso le aree metropolitane,
aumentando la già latente congestione, come a Milano; hanno paralizzato,
sedendosi sull’asfalto, un nodo fondamentale del traffico, come Porta Pia a
Roma, mandando in tilt il sistema del traffico metropolitano, facendo cancellare
179 corse degli autobus, riducendone della metà 84, deviandone oltre 230; hanno
presidiato la Galleria di Santa Lucia a Salerno, provocando la soppressione di
tutti i treni diretti sia al Nord che al Sud.
Le
forme di lotta si sono modellate sulle relazioni quotidiane che la cooperazione
sociale sul posto di lavoro sviluppa: il lavoro di squadra. Hanno ribaltato
l’organizzazione del lavoro contro aziende appaltatrici e Treni Italia,
cercando poi di coordinarsi a livello cittadino a Milano, tra le varie realtà
territoriali, per ottimizzare le azioni di lotta, e impedire l’uso di crumiri,
facendo dei picchetti volanti una arma vincente.
Quest’arma
è stata però spuntata sul nascere dai confederali che l’hanno
congelata nelle calde stanze della Camera del Lavoro a Porta Vittoria.
Più
intense sono le relazioni di comunicazione tra lavoratori, più intensa è la
cooperazione sociale, più forte quindi è la partecipazione effettiva, cioè
l’organizzazione diretta dei propri fini, sui “piazzali” e sui
“parchi”.
La
giornata del blocco in stazione centrale si è contraddistinta per un continuo
scambio di vedute, un confronto con i sindacalisti, una attenzione particolare a
cosa stava succedendo nelle altre stazioni, con un orecchio alla radio e un
occhio verso la televisione.
È
partendo dalla propria realtà di lavoro, che cresce una forza effettiva in
grado di dirigere la lotta, rompere le gabbie della contrattazione e esautorare
le direzioni sindacali.
I
bonzi sindacali si sono proclamati rappresentanti di una lotta che non hanno
contribuito a sviluppare. Non l’hanno appoggiata, ma anzi hanno lavorato per
frenarla. Ne hanno esaurito la forza propulsiva, come nel caso del
“dirottamento” - deciso in gran segreto, solo da loro -
dell’appuntamento che i lavoratori si erano dati in segreto a Lambrate (mentre
le forze dell’ordine credevano che fosse a Rogoredo), verso una inutile
assemblea alla Camera del Lavoro a Porta Vittoria.
I
sindacalisti di mestiere cercheranno sempre di appropriarsi della forza sociale
dei lavoratori per trasformarla in loro forza contrattuale da spendere sui
tavoli delle trattative al ribasso.
In
questi giorni i lavoratori si interrogano sulla bontà o meno dell’ultimo
accordo e più di uno sostiene che a Dicembre, a ridosso di Natale e Capodanno,
bisognava continuare la lotta per
avere il coltello dalla parte del manico, per imporre le trattative “al
rialzo” e non accettare invece la “mini” proroga fino a febbraio.
Questo
è il loro compito, pompieri durante la lotta, compiacenti con la contro-parte
durante le trattative, bugiardi nelle assemblee quando cercano di far passare le
sconfitte per vittorie, e fare ingoiare l’ennesimo accordo bidone agli operai.
I
lavoratori hanno sviluppato una adeguata intelligenza collettiva trovando nelle
forme di lotta applicate, uno sbocco necessario alle altre manifestazioni di
lotta, partendo dal proprio posto di lavoro, aggredendo il territorio
immediatamente circostante.
Hanno
saputo anticipare le scadenze, intervenendo per tempo, scavalcando le
organizzazioni sindacali che avevano organizzato gli scioperi per il 18 e 19.
La
lotta di classe non è una battaglia campale che inizia e finisce sul teatro
dell’azione nel corso del suo svolgimento, certamente la sua efficacia
immediata è quella sviluppata in un dato luogo, in un determinato momento,
all’interno di un particolare contesto, ma le sue premesse e le sue
conseguenze definiscono un processo più ampio.
Si
scontrano due forze di una si è fatta le ossa nella quotidiana
resistenza all’intensificazione dello sfruttamento, nell’auto-riduzione dei
ritmi, nel rifiuto a compiere mansioni rischiose o usuranti o turni impossibili,
producendo risposte che magari sono semplicemente solo una addizione di singoli
comportamenti individuali ma che creano comunque rogne all’azienda.
L’altra,
affina strumenti di controllo, dosa bene incentivi e punizioni, a volte facendo
strane avances alle “teste calde” per farle diventare capi-squadra,
spostando chi non si piega ai dettami aziendali, divide verticalmente i
lavoratori in nuovi arrivati, solitamente precari e immigrati, con i lavoratori
con più anzianità di servizio.
È
comunque in questo tiro alla fune ingaggiato con l’azienda, che chiede sempre
quell’”in più” agli operai, che matura la coscienza della propria forza
data dalla propria collocazione: le necessità dell’azienda diventano una
potente arma di ricatto in mano ai lavoratori.
Stato
e padroni e mass-media possono incassare il colpo, registrarlo e reagire di
conseguenza attingendo dal loro arsenale, sfruttando ogni risorsa. Prima,
durante la lotta isolano i lavoratori, facendo credere che il loro caso è un
caso particolare all’interno del loro settore, proprio quando la
loro condizione particolare, è una condizione generale.
La
precarietà sociale diffusa è un territorio di frontiera, una no
man’s land in cui si incontrano giovani, e meno giovani, precari,
lavoratori soggetti a procedimenti di mobilità e cassa integrazione, meno
prosaicamente al licenziamento, le fasce meno tutelate del proletariato
femminile tra precarietà nei servizi e lavoro domestico e naturalmente la
forza-lavoro multinazionale arrivata nel breve-medio periodo in Italia.
Stato,
padroni e media tacciano le forme di lotta di “inciviltà”, mentre noi le
consideriamo parte di un processo di trasformazione verso una migliore forma di
organizzazione sociale, che si sedimenta in una comunità di lotta: lo sviluppo,
nel conflitto, di rapporti sociali differenti, che sono il contenuto
dell’ autonomia proletaria.
Attribuiscono
le forme di lotta alla “disperazione” e non all’intelligenza collettiva
che prende forma nel momento in cui si deve dare uno sbocco efficace alla
propria azione per renderla effettivamente incisiva. Il blocco sociale dominante
copre la fragilità dell’attuale organizzazione complessiva della mobilità e
la sua facile congestionabilità, perché sanno che il suo possibile uso
operaio per estendere il conflitto è una arma potente.
Eccezzziunale
veramente? Veramente
eccezzziunale! Ovvero crisi del capitale e azione autonoma di classe…
“noi
sappiamo che quando blocchiamo una strada è come se tagliassimo un arteria ad
un essere umano” (un piquetero)
Cos’hanno
in comune un lavoratore di una piccola azienda di un distretto industriale tra
la Francia e la Germania che produce la Smart, un disoccupato piqueteros
che vive in Argentina e un lavoratore delle pulizie ferroviarie a Milano?
Tutti
questi lavoratori per dare uno sbocco positivo alla propria lotta bloccano il
traffico di uomini e/o di merci in un punto vitale, hanno colpito le
terminazioni nervose dei “poderosi” muscoli del capitale, gonfiati dagli
steroidi dell’ideologia borghese e dalla precedente passività della classe.
Queste
lotte sono una manifestazione del cervello sociale
in azione, della critica pratica dell’esistente, la “propaganda del
fatto”, che la più grande forza produttiva della storia non è il capitale,
ma il proletariato, checché ne dicano i rassegnati che pensano di avere a che
fare con un mostro invincibile.
Questo
tipo di fratture nella routine
capitalistica, all’interno di un movimento sociale più ampio, hanno una
capacità di diffusione e una propulsione all’avanzamento, e al loro
superamento, verso forme più “incisive” e “robuste” di scontro, come è
successo in Argentina e sta succedendo in Corea.
Paese
in cui è in atto, da quasi un anno, un processo, allo stesso tempo, di
contaminazione e di unificazione dei soggetti sociali più attivi, nelle forme e
i contenuti della lotta. Lavoratori del pubblico impiego che prendono parte e
promuovono piquetes, piqueteros
che si danno forme assembleari di decisione e di coordinamento mutuate dalle
assemblee di quartiere nei barrios e
nelle villas, forme di boicottaggio, che
cercano di coinvolgere tutti i proletari investiti dalla crisi, verso le ditte
che licenziano, modernissimi agit-prop che fanno circolare orizzontalmente ed in
tempo reale le discussioni nelle assemblee di quartiere, le manifestazioni di
strada, i piquetes, i volti dei poliziotti più attivi nella repressione,
trasformandoli in video, in registrazioni audio digitalizzate, in mostre
cinematografiche, in affiches per renderle effettivamente di dominio pubblico, perché come è scritto sui muri di un quartiere
della Capitale: ci pisciano addosso e i media dicono che piove..
È
significativo che in pochi mesi alcune città, tra le più importanti, di
importanti paesi a capitalismo avanzato in Sud-America, in Europa e in Asia
siano state piegate dall’azione dei lavoratori.
Gli
scioperi in Argentina, prima e dopo l’insurrezione del 19-20 Dicembre a Buenos
Aires e non solo, lo sciopero dei lavoratori delle pulizie ferroviarie a Milano,
Roma, Napoli, ecc., gli scioperi in Corea del sud[1],
nelle ragioni che li hanno causati, nel contenuto positivo
che hanno espresso e nelle forme che hanno assunto, l’inizio di un ciclo di
lotte a livello internazionale, all’interno della manifestazione sempre più
sincronica della crisi di accumulazione del capitale.
Che
sia il taglio di costi di Treni Italia, la privatizzazione-ristrutturazione-razionalizzazione
dei settori di proprietà statale in Corea del Sud o l’azzeramento totale
delle prospettive di sopravvivenza per la maggioranza della popolazione,
nell’avanzamento della crisi, come in Argentina, il proletariato non ci sta a
pagare i costi complessivi di questo sistema di produzione: quando irrompe sulla
scena, non è più solo il capitale e la sua necessità di accumulazione a
essere messa in crisi, ma il capitalismo come rapporto sociale ad entrare
in crisi.
L’attuale
ritmo di accumulazione e le condizioni necessarie che lo permettono, cioè il
livello di integrazione e di sincronia a livello mondiale delle differenti parti
della cooperazione sociale produttiva e distributiva e dei servizi, rendono
questo “ingranaggio” particolarmente fragile, mentre gli effetti
dell’azione dei lavoratori producono un effetto a catena, sia a “monte”
che a “valle”, rispetto a dove è stato prodotto l’inceppamento. Se ogni
anello della catena è al massimo della tensione per tirare il carro dei
profitti capitalistici, la sua rottura, sarà particolarmente gravida di
conseguenze.
Pensiamo
all’effetto provocato dai blocchi autostradali, con l’annullamento del
traffico su gomma, delle merci, durante i conflitti sul rincaro dei prezzi del
carburante in Italia, Francia, Spagna e Inghilterra o nel corso di altre
delicate vertenze negli anni passati.
Code
ai valichi, fabbriche a cui non arrivano semi-lavorati da lavorare ulteriormente
o prodotti da assemblare, merci che non possono essere immesse nel mercato…
Super-mercati
i cui generi alimentari freschi cominciano a esaurirsi velocemente e a ruota,
tutti gli altri prodotti, mentre alcuni generi alimentari non possono essere
lavorati (latte e suoi derivati, ecc.)…
Stazioni
di servizio che prosciugano in fretta il carburante, meccanici e quanti altri
contribuiscono alla manutenzione, a cui manca quel ‘pezzo’ che hanno
ordinato…
Cantieri
a cui non arrivano cemento, calce, mattoni, sabbione, perché le scorte nei
magazzini si sono esaurite, insomma, una bella porzione sempre più crescente di
lavoratori costretti a stare con le mani in mano, mentre tutto va a rotoli.
Lavoratori costretti a lottare con le aziende che vogliono mandarli a casa senza
rimborsarli completamente, o per niente!
Senza
menarcela troppo, questa descrizione da un quadro in potenza di ciò che sarebbe
potuto essere e di ciò che potrebbe essere se…Sommando
una serie di fattori di criticità e connettendo le loro relazioni reciproche,
avanziamo ipotesi sulle loro conseguenze reali e facciamo una previsione che non
è aria fritta rispetto agli sviluppi di una vertenza particolare.
Il
fatto che:
si
produca ormai solo quello che si è sicuri di vendere e si distrugge o si fa
marcire ciò che non si può vendere (come in agricoltura) e quello che deve
essere consumato in fretta (rottamazioni di automobili, motorini, ecc.)
che
i polmoni di scorte nella catena produttiva da cui attingere in caso di
mancata consegna di un prodotto siano minimi e che i magazzini siano sempre
più luoghi di transito dei prodotti “in entrata” e “in uscita”, che
non luoghi di stoccaggio vero e proprio
che
la dilatazione dell’indotto trasformi quello che una volta era lo spazio
che ci poteva essere tra capannone e capannone della stessa fabbrica nella
distanza tra uno stabilimento ed un altro rende
il capitale più fragile e relativamente più facile far salare la
baracca...
Lo
sciopero dell’UPS, leader dei corrieri espresso, ha mandato in tilt
l’economia americana, facendo lamentare anche una famosa tennista che nel
corso degli USA Open non si è vista recapitare la propria racchetta, oltre a
una marea di businessman infuriati che
non potevano né spedire, né mandare pacchi tramite l’UPS, né con altri
corrieri, perché congestionati dall’over-work.
I lavoratori dell’UPS hanno usato sistemi ideati per fini militari e
utilizzati poi anche per fini civili, dagli anti-furti satellitari come internet
e il Ground Position Sistem, diventato tristemente famoso con la guerra in
Afganistan, per coordinare i picchetti e intercettare i crumiri.
Nel
giro di qualche settimana uno sciopero in una azienda della General Motors nella
periferia di Detroit, dove si produceva un
particolare componente, ha fatto fermare tutti
gli stabilimenti degli USA, cioè più di una novantina, della GM, anche grazie
alla solidarietà dei lavoratori GM in Messico e in Canada che si rifiutarono di
montare quello stesso componente costruito in una altra fabbrica.
4
Settembre 2001 Le Segreterie Nazionali
apprendono dalla stampa l’emanazione, da parte di FS-SpA, dei bandi di gara
per lo svolgimento dei servizi di pulizia per gli immobili e per il materiale
rotabile, emettono un comunicato alle strutture Regionali e Territoriali,
convocando un attivo dei quadri per il 12 settembre, per <<definire lo
sviluppo delle iniziative e della vertenza>> e inviano una missiva al
Ministro e al Vice Ministro Infrastrutture e Trasporti.
Il
17 luglio scorso le Organizzazioni Sindacali avevano indicato le problematiche
con una lettera indirizzata al Ministro Pietro Lunardi, Ministro delle
Infrastrutture e dei Trasporti e al vice Ministro Trasporti Mario Tassone
che si prospettavano connesse a tale iniziativa.
nessun
obbligo per gli offerenti di rispettare il contratto dei servizi per le
imprese di trasporto, recentemente sottoscritto, con il conseguente rischio
di dumping contrattuale, in spregio a quanto previsto dalla legge 327/2000
(valutazione del costo del lavoro e della sicurezza nelle gare di appalto) e
con grave pregiudizio delle condizioni salariali e normative dei lavoratori:
nessuna
previsione di clausola sociale che consenta la tutela della occupazione da
parte del subentrante, per evitare che il riaffidamento dei servizi abbia
ripercussioni traumatiche in tema di mantenimento del posto di lavoro;
rilevantissimo
spezzettamento delle prestazioni, senza una reale selezione qualitativa
delle imprese e con una metodologia sul massimo ribasso e, quindi, con una
competizione giocata esclusivamente sulla compressione del costo del lavoro.
Nel
corso dell’incontro che tenne lo scorso 1° agosto, le oo.ss. denunciarono la
situazione del comparto e le possibili conseguenze e registrarono l’impegno ad
attivare un esame preventivo all’avvio della iniziativa, che ovviasse ai
possibili traumi.
A
fronte dell’ impegno del Ministro, la società FS attivò comunque le
procedure con una chiara violazione unilaterale del Patto sulle regole per il
sistema dei trasporti, sottoscritto da tutte le Parti Sociali interessate e dal
Governo in data 23 dicembre 1998.
In
particolare denunciano la violazione deliberata del punto relativo alla clausola
sociale di tutela del reddito e dell’occupazione dei lavoratori (4.4) e di
quello sulla realizzazione di contratti di settore (4.5).
L’emanazione
dei bandi e la predisposizione delle gare, così come avvenuta, corrisponde alle
più negative ipotesi temute :
non
si fa nessun richiamo al CCNL di settore recentemente sottoscritto,
limitandosi a richiedere in modo generico di assicurare "condizioni
minime economiche non inferiori a quelle risultanti dai CCNL di lavoro
applicabili nel settore", che possono quindi essere scelti a
piacimento.
non
vi è alcuna tutela occupazionale in quanto l’aggiudicatario
"dimensionerà il proprio organico secondo la propria autonomia
organizzativa in misura adeguata a garantire l’esatta e regolare
esecuzione delle prestazioni", senza alcuna concreta garanzia per i
lavoratori oggi in forza.
Si
è avuto uno spezzettamento degli appalti in circa 70 lotti, con
parcellizzazione quindi delle attività.
Le
gare si sarebbero svolte al massimo ribasso, con durata degli appalti di 2 o 3
anni, e l’importo complessivo messo a base dai bandi di gara è stato di circa
470 mld, riducendo di circa 1/3, le somme attualmente utilizzate per lo
svolgimento dei servizi, che già risultavano scarsamente coperti.
Vi
è inoltre la possibilità – prevista dai bandi di gara – di ricorrere al
subappalto per il 15 % del valore dell’appalto stesso, aggravando così le già
pesanti condizioni.
Peraltro
la considerazione – avanzata in numerose dichiarazioni di FS - sulla
parificazione del CCNL delle attività di supporto a quello dei dipendenti FS è
una bufala, nel mentre si omette l’esistenza di un CCNL di settore
recentemente rinnovato e coerente con le impostazioni del Patto del 23/12/1998.
Tutto
questo è accompagnato da gravi
minacce e dichiarazioni nei confronti delle manifestazioni di dissenso e delle
possibili iniziative di sciopero dei lavoratori, segnalano la volontà di andare
avanti per la propria strada, in coerenza ai comportamenti della società FS
tenuti nelle trattative per il CCNL delle attività ferroviarie.
La
conseguenza inevitabile di tutto quanto sopra è la riduzione delle condizioni
contrattuali dei lavoratori, passando ad applicare contratti i meno onerosi
possibili, e la netta contrazione della occupazione per circa un terzo della
categoria e quindi per 4.000 lavoratori.
Viene
deciso di inviare a tutti le lettere di licenziamento.
FILT,FIT
e Uiltrasporti dichiarano che da ciò nasce<<un più forte impegno delle
Federazioni di categoria, in rappresentanza di tutti i lavoratori dei trasporti,
con iniziative di mobilitazione e di sciopero coerenti con questa impostazione
solidale.Sarà inevitabile una fase di accesa conflittualità, che non potrà
che partire immediatamente e che avrà alla base elementi primari la tutela del
posto di lavoro e del salario, le cui conseguenze non potranno che essere
imputate alle scelte delle FS>>.<<Alla luce di quanto precede>>
i segretari generali chiedono al Ministro un << autorevole intervento che
contribuisca a superare le difficoltà da noi denunciate>>.
12 Settembre:
viene proclamato lo sciopero nazionale di 24 ore per il 25 settembre con
manifestazione a Roma, per <<la difesa del posto di lavoro>> e
<<la difesa del contratto di lavoro>>, non sono presi in
considerazione problemi legati ai contratti precari e alle condizioni di lavoro.
25 Settembre:
sciopero nazionale con manifestazione di 5000 persone a Roma, le FS e Treni
Italia utilizzano personale proprio e esterno per la pulizia dei treni e delle
stazioni.
Ottobre: si
svolgono scioperi a livello regionale, a Milano durante lo sciopero del 12
Ottobre Le FS e Treni Italia
utilizzano personale proprio e esterno per la pulizia dei treni e delle
stazioni.
31 Ottobre:
viene proclamato per il 5 e il 6 novembre lo sciopero
di 48 ore. I sindacati chiedono tra l’altro <<di costruire una
società per la gestione diretta dei servizi di pulizia attualmente affidati
all’esterno>>
5-6 Novembre:
sciopero nazionale
21 Novembre:
viene proclamato lo sciopero di 24 ore per il 3 Dicembre, a partire da lunedì
26 Novembre è previsto un presidio permanente dei lavoratori del settore
davanti Palazzo Chigi
28 Novembre: Il
Ministro Lunardi afferma che è noto che non esiste un unico contratto nazionale
di lavoro applicabile a tutte le imprese operanti nel settore
7 Dicembre:
proroga di due mesi per i contratti degli appalti delle pulizie di treni e
stazioni, in scadenza il 21 Dicembre, sospensione dei licenziamenti fino al 21
febbraio 2002 e apertura immediata di un tavolo di trattative. Guido Abbadessa
dichiara che: <<l’accordo raggiunto rappresenta un atto di giustizia che
consente di avviare una trattativa tra le parti senza la spada di Damocle dei
licenziamenti. Il nostro obbiettivo rimane, comunque, la piena applicazione del
contratto nazionale di lavoro, firmato lo scorso anno la ministero del Lavoro, e
della clausola sociale per la salvaguardia dei livelli occupazionali e nei
trattamenti retributivi
4
Febbraio:viene proclamato lo sciopero nazionale di 48 ore per il 18 e il 19
febbraio
8
Febbraio: dopo essersi riuniti in
assemblea in Stazione Centrale i lavoratori si dirigono in massa alla stazione
di Pta Garibaldi dove è sito il palazzo della Direzione di Treni Italia.
Occupano il piano terra, rovesciando immondizie e impediscono a tutti di salire
ai piani superiori, chiedendo di essere ricevuti per discutere della propria
condizione. La tensione rimane alta fino alle 11, quando una delegazione sale ai
piani superiori e si incontra con alcuni responsabili di treni Italia, che dopo
tre ore di colloqui, precisano di non potere fare alcunché e il tavolo delle
trattative per discutere della condizione dei lavoratori è un altro. I
lavoratori allora ritornato nei rispettivi luoghi di lavoro, con l’intenzione
di continuare la lotta.
11
Febbraio : dopo alcuni giorni di
sciopero bianco e assemblee consecutive, i lavoratori delle pulizie ferroviarie
di Milano occupano intorno alle 9.15 i binari della stazione centrale fino alle
18.00 circa. Già dall’inizio dell’azione,
i sindacati sono stati completamente scavalcati dall’azione dei
lavoratori. I responsabili sindacali premono per andare a parlare con Formigoni.
Una delegazione si recherà al Pirellone alle 15, dopo che i lavoratori si erano
ritirati dalle 12 alle 14 in cabina A all’interno della stazione. Formigoni è
assente e i lavoratori parlano con un portaborse, un certo Morra, che promette
di parlarlgline direttamente e di emettere un comunicato stampa che poi non si
degnerà di mandare. I lavoratori fanno credere che si incontreranno
l’indomani a Rogoredo, ma si danno appuntamento a Lambrate, dopo essersi
incontrati nei propri parchi.
Durante tutta la settimana blocchi dei binari paralizzano tutta l’Italia da Torino a Palermo, dalla Lombardia alle Puglie.
12
Febbraio: I sindacati confederali
emettono un comunicato affisso nelle bacheche in cui viene convocata un’
assemblea alla camera del lavoro di Pta Vittoria. La tensione è alta per la
decisione presa, in gran segreto, dai confederali.
Chi
prende la parola esprime un forte dissenso per questa decisione, intanto volano
spintoni, qualche schiaffo e anche sputi in direzione di qualche bonzo.
L’assemblea a vita breve perché arrivano telefonate dai parchi, monitorati
dai lavoratori, che personale esterno sta lavorando. Il responsabile della CGIL
propone di andare a controllare, recandosi con 3 autovetture sul posto!
I
lavoratori si alzano in massa, dividendosi, chi andando in centrale, chi al
Duomo per improvvisare una manifestazione.
15
Febbraio: Viene convocata
un’assemblea per presentare i termini dell’accordo raggiunto, proroga fino
al 6 maggio dell’appalto e quindi continuità del rapporto di lavoro fino a
quella data, cancellazione degli scioperi previsti per il 18 e 19 di Febbraio,
nessuna effettiva garanzia del mantenimento dell’organico oltre questa data
con le aziende vincitrici dell’appalto. Il prossimo incontro fissato per il 5
Aprile dovrebbe avviare una trattativa per la risoluzione di questo problema. Le
due righe di comunicato emesse non dicono nulla su tutti gli altri problemi che
la lotta ha posto sul tappeto. Intanto, Una commissione di garanzia sta
lavorando per accertare le irregolarità commesse, individuare le responsabilità
e infliggere pesanti pene pecuniarie ai lavoratori.
Durante
l’assemblea una cinquantina di lavoratori, per la maggioranza della Stazione
di Pta Garibaldi, si pronunciano contro l’accordo raggiunto e per la
continuazione della lotta…L’accordo passa per alzata di mano.
16
Febbraio Il Tribunale Ordinario di
Milano Sez.Lavoro <<dichiara anti-sindacale la condotta di Treniitalia SpA
consistita nella sostituzione del personale in sciopero nei giorni 25 settembre
2001 e 24 ottobre 2001 e, per l’effetto, ordina a Treniitalia SpA di non
sostituire il personale in sciopero dipendente dalla società appaltatrice>>
Le segreterie provinciali di Milano della Filt CGIL, FIT CISL, UILT UIL,
rappresentate dagli avv.ti Nyranne Moshi, Velia Addonizio e Valentina Civitelli
avevano chiesto di dichiarare antisindacale il comportamento di Treni Italia SpA
(gruppo FS).
Intervista
con uno dei lavoratori più attivi delle pulizie ferroviarie a Milano, fatta
Lunedì 25 Febbraio durante la riunione dello Sportello Sociale-Organizzazione
Spazi Liberati in via Torricelli.
Quanti
sono i lavoratori delle pulizie ferroviarie e quali le ditte che hanno vinto
l’appalto?
I
dati esatti, il Ministero dei Trasporti non li da e le società che hanno
partecipato alle gare d’appalto non li forniscono. I lavoratori richiesti
dalle 8 società concorrenti al Centro, al nord e al sud sarebbero 8500, con
circa 3000 licenziamenti, escludendo i part-time, i contratti a tempo
determinato e gli interinali
Al
sud ci sono lavoratori assunti con contratti di solidarietà, mentre al nord ci
sono lavoratori assunti tramite agenzia di lavoro interinale, contratti a
termine e così via, per cui i dati precisi non ci sono. Questa richiesta fatta
al Ministero, durante l’ultimo incontro del 14 Febbraio, quello della proroga,
si parlava di 8500 lavoratori ufficialmente dentro queste società, con
richiesta di 3000 licenziamenti in totale. Secondo noi però i lavoratori
richiesti erano 8500 su 13000, esclusi i part-time e gli interinali, perché
questi vanno e vengono secondo i vari periodi: Pasqua, Natale, Carnevale,
Ferragosto…
Qual
è il vostro compito dentro all’azienda?
Si
lavora a squadre e si va dalle 20 alle 7 persone minimo a pulire i treni, ci
sono vari tipi di Treni.
Per
esempio c’è un gruppo in cui ci sono molte donne che vanno a lavorare sui
Cisalpini, sui TR 50, sui TGV Francesi, Spagnoli,… Su questi di treni che sono
tutti moquettati la pulizia che viene fatta è leggera, però più o meno con
macchinari. Si tratta di sbattere tappeti, pulire per terra con
l’aspira-polvere, spolverare le
lampade con degli stracci, pulire i cessi, mettere la carta igienica, pulire i
pavimenti dei corridoi delle seconde classi, che sono plastificati, con il mocio.
Quindi viene pulito tutto abbastanza velocemente.
Poi
ci sono i treni di 2° categoria che sono invece i treni per i pendolari, quelli
regionali o gli intercity.
Qua
ci sono due tipi di pulizia, una
che viene chiamata “volante” nel senso che se il treno è in ritardo e deve
partire subito, quando viene in stazione gli si da una pulita, così alla come
viene viene, se no invece, viene fatto tutto un lavoro: dai cestini, ai
portacenere, dai pavimenti, ai portabagagli, ai sedili che vengono spostati,
tirati giù, viene aspirata la polvere, cioè viene pulito ad hoc.
Poi
invece c’è un settore dove lì gli operai e le operaie scapperebbero tutti
piuttosto che pulirli, nel senso ci sono i treni, che noi chiamiamo I “Treni
Colera”, come
il
Milano-Siracusa, il Milano-Lecce, il Milano-Reggio Calabria, il Milano-Crotone,
il Milano-Avellino, il Milano-Napoli, in cui basterebbe chiamare qualsiasi ASL
che ti prenderebbero per matto se li facessi salire, e ti direbbero di non
salirci. Questi treni percorrono l’Italia con ritardi che arrivano fino a 28
ore, la gente ci sta tutto il giorno, fa colazione, pranzo e cena sopra.
Quando
te arriva uno e al mattino ti dicono, vai su questo treno, vai sul Reggio
Calabria, come mi è capitato a me ieri di andarlo a pulire, solo in una
carrozza fai tre sacchi di mondezza!
Ci
ritrovi dei rifiuti di tutti i tipi, panini, bibite, giornali, di tutto! Ci
trovi di tutto…In questi treni qua ci sono sedili disvelti, cessi distrutti,
corridoi che fanno paura solo a guardarli!
Non
solo è anti-costituzionale far pagare i biglietti su questi treni qua, ma è
far viaggiare i passeggeri trattandoli da carne da macello.
Perciò
quanto ti dicono che devi pulirli, devi fare praticamente la disinfestazione,
nel senso che prima sali e tiri via tutta la quintalata di roba, e poi si sale a
gruppi di 3 o 4 carrozza per carrozza e incominci con l lavaggio dei vari
scompartimenti, fai i sedili, togli la polvere, pulisci i poggiatesta, i
portapacchi, il tetto, pulisci carrozza per carrozza e poi passi con il
disinfestante, con le bombole spray e fai i vetri, tutto quanto… fai proprio
la disinfestazione generale! Questi treni sono lunghi 14 carrozze, prova a
immaginarti a pulire 14 carrozze in cui il più delle volte manca il personale e
ti chiedono addirittura di farlo con 7 persone, quando ne occorrerebbero il
triplo, per cui questa riduzione di personale che loro chiedono è fantasiosa.
Per
esempio la società che ha vinto l’appalto ha detto che userà i Robot, però
ti ricordo che lì dove lavoro io abbiamo 36 binari funzionanti, per cui ci sono
36 treni al giorno che tu pulisci, 36 al mattino, 36 al pomeriggio, 36 di notte,
più fai il conto che hai una altra ventina di binari morti, dove ci sono le
motrici che si muovono. Quando tu vai a pulire questi treni, ti fai i Kilometri,
perché per esempio parti da Milano e vai a Greco. 14 carrozze sono 600 metri ad
andare e 600 metri a tornare, questo avanti-indietro durante il giorno lo fai
almeno 6 volte. Inoltre devi stare poi molto attento a quando scendi, perché
sui binari abbiamo le prese per l’acqua, per cui con i secchi dobbiamo sempre
scendere, andare a prendere l’acqua , cambiarla, ogni carrozza, lavare tutto
con quello che hai in mano, stracci, guanti, tutto quanto, e poi devi risalire e
nel frattempo hai i treni che sfrecciano in continuazione, per cui ogni volta
che vai a prendere un secchio d’acqua devi stare attento che il treno di
fianco non parta, perché se parte ti porta via la testa!
Per
cui c’è un problema di pericolo costante, devi sempre stare attento ai fischi
dei treni, ai segnali che mettono e talvolta non mettono. é
un lavoro dispendioso che non riesci mai a fare in maniera completa.
Ogni
quanto tempo si rinnova il bando degli appalti?
Un
vero bando degli appalti in realtà non c’è mai stato, nel senso che le
società che hanno in mano i servizi di pulizie sono sempre le stesse. Al bando
che è stato fatto l’anno scorso, praticamente hanno partecipato le stesse
società, hanno detto che hanno applicato le leggi dell’Unione Europeo, ma se
lo avessero fatto nel bando avrebbe dovuto concorrere aziende di tutta Europa.
In Europa questo bando non c’è andato, perché non ci sono documenti che
comprovano questo, però hanno partecipato le stesse società, alla fine quella
che ha vinto nel nostro lotto, è la Mazzoni ambiente S.P.A. che aveva
l’appalto per il Piemonte, che ha giocato al ribasso del 30% sul costo.
Ma
con quale contratto questa nuova vecchia società assumerebbe tutti i vari
dipendenti, gli abbiamo chiesto durante l’incontro e dopo tre ore di presa in
giro, le FS se ne sono venute fuori dicendo:
ma
si vi assumeranno con il CCNL delle imprese di pulizia sociale. Gli abbiamo
chiesto, ma che significa questo? Significa, ci hanno risposto,
che la Gorla per esempio vi licenzia, vi da i soldi della liquidazione e
tutto. Poi la Mazzone vi assume…E noi perdiamo tredicesima, quattordicesima,
scatti di anzianità, premi e indennità notturne…
Abbiamo
detto grazie e arrivederci, noi iniziamo lo sciopero! Quello violento!
Si
è passato al blocco dei binari!
Quali
sono state le conseguenze dopo che la ditta ha vinto l’appalto?
Praticamente
qua la gente si è abbastanza incazzata, volevano passare subito al blocco
totale dei binari, cosa che alla fine è stata fatta, però ad esempio nel
mentre, molti anziani si sono licenziati, molti giovani hanno capito che non
c’era un futuro e se ne sono andati. In effetti queste società hanno già
incominciato ad avere un dato, che a livello nazionale incominciava a diminuire
il personale, anche se poi se c’è stata una gran volontà nella lotta, nel
scioperare. Tenendo conto che in questi 25 anni queste imprese di pulizie non
hanno mai fatto uno sciopero come quest’anno, questa è stata la prima e vera
lotta.
Qual’è
stata la partecipazione dei lavoratori alla lotta e le forme adottate?
La
partecipazione è stata all’incirca dell’80%.
Tenendo
conto che molta gente è abituata a mettersi in malattia - e questo sciopero ha
creato molta paura in molti soggetti -, per esempio, al mio parco dove lavoriamo
in circa 250, se ne sono messi una cinquantina in malattia. Tutti gli altri
erano per le lotte più esasperate, nel senso, che non erano per bloccare la
stazione centrale o le altre stazioni, ma per non fare uscire nemmeno un treno
dai nostri piazzali, cioè non facendo uscire un treno dai nostri spiazzali, gli
facevi, secondo me, molti, ma molti più danni.
Abbiamo fatto sei giorni di scioperi in cui i giornali non ne hanno parlato, le tv non ne hanno parlato. Noi arrivavano lì sui nostri parchi, stavamo sui piazzali e NESSUNO andava a pulire i treni. Quando c’è stato un tentativo di Treni Italia di mandare gli altri lavoratori delle ferrovie a lavorare al nostro posto, si sono fatte le squadre nei vari capannoni, si girava tutto il giorno controllando che i ferrovieri non lavorassero, alla fine è stato fatto un articolo 28 con L’avvocato Civitelli e la ….che l’hanno vinto. Treni Italia pagherà 8 milioni di spese processuali più l’IVA, più una penale per questo comportamento anti-sindacale. Queste qua sono state le forme di lotta iniziali, dopodiché si è passati al blocco, quello sui binari, blocco sui binari.
Parlaci dei rapporti con i sindacati confederali, i sindacati autonomi ed i sindacati di base, prima e durante la lotta?
I
sindacati prima della lotta erano “clandestini”, dal primo all’ultimo.
Tieni conto che in questo settore non c’è un sindacato solo, ma ci sono
dall’ ORSA, alla Fisaspas all’UGL, alla Fivap che è quello per i piloti
dell’alta velocità, ai Cobac ai Cobas, agli RdB, alle rappresentanze
sindacali unitarie, alla Uiltrasporti, alla Filt-CIGL alla FIT-Cisl e poi
mettine che ce ne sono un bel po’ pacco parco per parco…
Per
cui il comportamento di questi sindacati è, per quello che ho visto io in un
anno che sono lì… La cosa più divertente e più simpatica che ti posso dire
è che il 24 Ottobre c’era lo sciopero nazionale dei trasporti a Roma, si
andava tutti al Ministero per protestare, ti posso solo dire che qua i
sindacati, praticamente sono stati mandati a Roma da queste società, che gli
hanno organizzato i Pullman, i Treni, le navi, gli aerei, il mangiare, tutto!
Per portarli in modo da difendere questi appalti qua, che li mantenessero
loro…
Per
cui che sindacato c’è? C’è un sindacato che non è un sindacato, lì il
sindacato è da costruire, esiste ma è da costruire, nel senso che per esempio
in una assemblea io ho letto l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori… La
gente per un po’ ma quasi portato in trionfo, perché nessuno gli aveva mai
letto una cosa del contratto.
Questi
qua, i sindacalisti, sono rimasti un po’ così, poi però ad esempio alla
fine, sono stato costretto a mettermi da parte e a non andare a nessuna
assemblea, perché andare ad una assemblea in cui c’era un qualsiasi sindacato
significava che ti schieravi contro.
C’è
poi un fatto che è di lunga data. Le assunzioni degli anni ’70, ’80 anche
’60, per cui intere famiglie sono state trasportate e sono lì al lavoro e i
sindacati sono legati alle famiglie, le famiglie sono legate ai sindacati. Perciò
andando contro di loro, tu andavi a toccare, facendo il discorso politico
generale, qualcosa che non dovevi… l’ invito è stato quindi quello di
mettersi da parte, della serie stai in un angolo, fatti i tuoi treni e pedala!
Quale
contro parte avete avuto davanti, la ditta appaltatrice, le ferrovie, …?
Qua
le abbiamo avute tutte e nessuna. Perché per esempio oggi c’è la Mazzoni che
sta mandando in giro una lettera di assunzione in cui alla fine, sulle ultime
tre righe, se non la ritiri, praticamente per lei sei licenziato. Tenendo conto
che l’appalto della Gorla non è finito fino al 6 Maggio per legge, queste
società ti mandano le lettere già di assunzione nella loro società. Tu ti
rifiuti di andare a questo colloquio a prendere questa lettera per cui sei già
licenziato, cioè la Gorla ti ha già licenziato, lo stato ti ha già
licenziato, però ti hanno riassunto tutti fino al sei maggio!
Oggi
per esempio mi è arrivata la lettera di assunzione fino al 6 maggio, però allo
stesso tempo le altre società, siccome hanno praticamente perso dei soldi, nel
fare la gara di appalto, mandandoci queste lettere vogliono dimostrare
che la gente in parte l’assumono, in parte non si presenta. C’hanno dei
costi, richiederanno i costi alle FS e a Treni Italia dicendogli…Voi ci
dovete dare indietro dei soldi perché noi per avere l’appalto abbiamo pagato
per partecipare, per cui le contro parti sono queste che si comportano in
questo modo qua, praticamente non c’è ancora una chiarezza tra il Gruppo
Nord-Est, il Gruppo CNPO che è il gruppo Sud e poi CSE che è il gruppo del
centro Italia. Non si è ancora concordato con le varie società come spartirsi
la gare d’appalto a livello nazionale…
Qual
è l’accordo momentaneo raggiunto?
L’accordo
raggiunto firmato la settimana scorsa, in
cui praticamente questa lotta qui, cioè questo accordo, è stato fatto grazie
ai lavoratori, non grazie al sindacato.
Allora
quando Milano è partita con il primo blocco e siamo andati sui giornali, sulle
TV, allora tutti gli altri dipendenti a livello nazionale, che hanno visto che
eravamo sei giorni che non pulivamo e poi abbiamo fatto un giorno TOTALE dalle
nove alle sei del pomeriggio a bloccare i treni in Centrale, quando hanno visto
questa cosa qua in TV sono partiti tutti a spron’ battuto, per cui il
sindacato è stato scavalcato di netto a livello nazionale. La gente,
addirittura, si è legata ai binari come a Palermo, per cui la gente è partita
con questo grande sciopero, volevano continuare anche per un mese o due, non
aveva più importanza…
La
gente era esasperata, a quel punto si sono mossi i sindacati nazionali che hanno
alzato finalmente il culo e hanno detto:
Oh!
Ma allora non sono dei deficienti questi qua, c’è una specie di classe
operaia che protesta e meglio che andiamo al Ministero.
I
partiti di sinistra hanno fatto la stessa cosa, te lo posso garantire per
telefonate, hanno fatto la stessa cosa, hanno alzato il culo, è stata fatta una
delegazione a livello nazionale di delegati sindacali di tutti i tipi, sono
andati tutti giù a Roma, e stato fatto questo incontro, ed è stato IMPOSTO che
la Gorla non facesse più licenziamenti ma mantenesse i livelli attuali di
occupazione. Non solo ma anche con richiesta di assunzioni! A questo punto qua,
al ministero c’è stata una grossa spaccatura, una grossissima. C’è CNS che
è il gruppo grosso al centro che fa riferimento ai Ds, al sud c’è il CNPO
che fa riferimento all’UGL ad A.N., hai presente?, al nord c’hai tutti i
vari sindacati. Questa lotta qua in parte cos’ha fatto? Al Sud
siccome AN rischiava di perdere molti voti, ma mmmolti voti, ha spinto a
tutta birra la lotta, al centro i Ds, la paura del centro, zone rosse,… Si è
cautelata, ha detto: No, è meglio che si scioperi, qua è meglio che ci
siate, alzate tutti il culo, per cui questa roba qua… Al ministero è
stata fatta una grossa forzatura verso Forza Italia e verso l’Ulivo
all’interno della trattativa. Gli unici due che non volevano firmare, che se
ne volevano sbattere i coglioni, era Forlezza dei trasporti e Cimoli.
Che
alla sera, alla fine, sono stati presi per le orecchie, non so da quale capo di
governo, tirati fuori in una saletta e minacciati: voi andate fuori dai
coglioni, dal governo, se non firmate almeno questa tregua, questa è una
tregua, intanto, stabiliamo che non hanno vinto, non abbiamo vinto, è un pari,
un uno a uno, bocce ferme, si rigioca da Maggio in avanti.
La
novità è che questa categoria finalmente è stata unita, abbiamo fatto
all’interno dei parchi un salto di qualità di crescita, io ho proposto un
coordinamento anche perché c’è stato un salto da parte degli operai e delle
operaie, che ci sono da quelle anziane a quelle giovanissime, perché c’è
stato un salto di crescita in questa lotta qua, in questa partecipazione…
Perciò
adesso c’è bisogno di dargli un via, dicendo: adesso siamo una categoria,
non siamo più degli stronzi che erano lì solo a lavorare e basta e che non
eravamo nemmeno una categoria ma sullo stralcio, eravamo uno stralcio del
contratto nazionale dei ferrovieri, messi, ma messi da parte, nell’ultima
pagina.
Adesso
puoi avere un contratto nazionale, chiederlo, chiedere assunzioni, se fai un
coordinamento porti i sindacati ad una crescita maggiore, perché i sindacati
qua, per esempio…
La
maggioranza non parla l’italiano, perciò se tu vai li sui parchi quando senti
parlare nelle assemblee ci vuole il vocabolario garzanti per la traduzione
simultanea dai vari dialetti…
Le
nostre speranze sarebbero queste di fare un contratto…
Per
esempio, non c’ è un contratto interno, almeno da vent’anni, all’interno
di questa categoria, perciò partire già dal contratto nazionale sarebbe una
cosa ottima, però si vuole arrivare anche zona per zona anche a stipulare dei
contratti di migliorie interne, perché per esempio noi abbiamo tre mense, ma se
tu sei a Greco o fuori Milano e devi andare a mangiare, ti devi fare tre
silometri, hai una ora di tempo per mangiare. Poi ci sarebbero da fare anche
piccole richieste su tutto. Per cui le speranze sono, che si riesca a fare
questa cosa qua, un accoedo interno, un accordo interno con un mantenimento dei
livelli occupazionali, il timore è che la corruzione all’interno continuerà
a dilagare è molto probabile che alla fine…
Cioè,
per esempio, ci danno altri sei mesi di prospettiva, ma in questo senso qua, noi
ci scherziamo sui piazzali, però è una cosa che hanno tirato fuori gli operai,
quelli più simpatici, che dicono:
si,
ma tanto finiscono le scuole a Maggio…Ma tanto c’è la Coppa dei Campioni,
ci sono i mondiali, la gente va in ferie e mica ci romperanno i ciglioni, che
blocchiamo i treni, gli facciamo danni maggiori, per cui si spera che ci siano
questi tre mesi fino a Settembre, perché quest’andazzo di queste cose qua,
poi magari c’è Natale e Capodanno, che non ci potranno rompere i ciglioni,
nel frattempo studieranno i termini secondo me, dopo di ché il prossimo anno
passeranno al setaccio, nel senso che ridurranno realmente i lavoratori, però
dipenderà tutto come è successo in questa lotta qua, che non hanno fatto i
conti con l’oste, e per cui ci si riuscirà ad organizzarsi a livello
nazionale e mettere su un coordinamento, che sia qualcosa di positivo, credo che
la possiamo spuntare, altrimenti credo che questo settore qui vada a sparire…
Un’altra
cosa…
Qua
a Milano su mille e duecento persone, che siamo a lavorare in questo settore
qua, il 30% proviene dal Sud-America e dall’India…Per esempio vengono
dall’Equador, oppure dal Bangladesh, Afganistan, Pakistan, India, per cui
molto personale c’è il problema di parlare con loro e c’è solo un
sindacalista bravo della CGIL che li porta tutte le settimane lì alla camera
del lavoro e fa scuola di Italiano, per cui c’è un 30% grosso di manodopera
immigrata…
Si
hanno partecipato alla lotta, ogni tanto venivano lì a chiederci cosa
succedeva, partecipavano anche grazie a questo lavoratore italiano, di fede
mussulmana che sa l’arabo e che faceva da interlocutore tra noi e loro e vice
versa, perché questi lavoratori, giustamente, chiedevano se il loro essere
precari li avrebbe penalizzati per il rinnovo dei contratti…
[1] I lavoratori elettrici sudcoreani sono in lotta da più di otto giorni, hanno bloccato le centrali elettriche, che sta provocando da più di una settimana un black-out parziale della fornitura dell’energia elettrica.. Insieme a loro erano scesi in lotta i lavoratori delle ferrovie e del gas, che portarono alla quasi totale paralisi del paese. Inoltre si erano uniti allo sciopero i solidarietà a questi lavoratori i lavoratori della Daewoo e della Hunday, nonché una settantina di ditte più piccole.