A
Bucarest A Bucarest
la
lotta dei minatori rumeni
Non
sappiamo chi sono stati i capi della rivolta operaia che ha infiammato la
Romania, non sappiamo se hanno rispettano le norme sindacali e democratiche, se
rispettano i cittadini, se sognavano una vincita a qualche lotteria locale, se pensavano che la Romania può vincere il campionato del
mondo di calcio, se erano vegetariani o se abbiano letto l’ultima ristampa di
qualche saggio di politica o se si vedono come difensori della libertà della
Romania.... tuttavia noi abbiamo visto una forza di classe che ha spaventato il
governo e i padroni ed è riuscita a non perdere.
Leggiamo
dai giornali pietosi commenti sulla inciviltà di questi lavoratori, sulla loro
violenza. Tutti i giornali, compreso il “morbidissimo e patetico”, Manifesto
si lancia a descrivere questa “barbaria”.
Ci
dispiace per i nuovi vecchi “creativi”, che non hanno scorto manager in
giacca e cravatta “frustrati da una vita oziosa, che noia il sabato
sera...”, in queste manifestazioni, non si vedevano studenti di sinistra
“impegnati, acculturati e educati e un tantino ribelli” ma il proletariato,
questa forza sociale non omogenea e gravida di tutte le contraddizioni
possibili, ma la sola che riesce a muovere una tale energia sociale. Non
crediamo che esista un ideal-tipo di “proletariato” che il più delle volte
per i giornali di sinistra o di estrema sinistra è quello delle cartoline
illustrate o dei libri di storia di inizio novecento “che tanto fa scrivere a
professori, storici e dirigenti di un qualsiasi partito” ma un masso che nel
suo disconesso rotolare può travolgere tutto.
Così come alcune minoranze proletarie vedevano gli scioperi della Germania nel 1953, la rivolta operaia Ungherese del 1956, le lotte selvaggie dei lavoratori polacchi negli anni 70 e la lotta clandestina dei lavoratori russi contro gli stacanovisti (venivano impiccati di notte sopra le travi delle fabbriche, quando venivano scoperti questi operai ribelli erano a loro volta fucilati o internati dalla polizia russa) una dimostrazione tangibile della incapacità di addomesticamento dei lavoratori (Sia essa tentata dai padroni bianchi, rossi o neri) e una “creatività proletaria” nel conflitto sociale, noi vediamo ora la stessa energia e risposta proletaria alle modificazioni produttive e di ristrutturazione in atto. E’interessante osservare come siano stati i minatori a muovere tale protesta e a far montare il movimento, ribaltando contro i padroni la loro collocazione produttiva organizzata. La capacità di unificare e dare forma a un movimento (sia solo per la tenuta militare contro la polizia) e la porzione sociale che si è mossa a reso il padronato e il governo rumeno incapace di rispondere, la repressione di fronte a queste manifestazioni può solo creare una maggiore “guerra sociale”.
Per
quello che può valere, noi difendiamo tale manifestazione (indipendentemente
dai capi e capetti che guidavano tale protesta) ma sappiamo benissimo che la
migliore solidarietà è quella fatta sul terreno locale: è darsi degli
strumenti indipendenti di comunicazione tra noi
lavoratori, non delegare a nessuno i nostri interessi e esperienze, poiché
noi siamo i soli che possiamo descrivere e negare lo sfruttamento che ci viene
imposto. Non gridiamo alla sommossa o sogniamo una esotica Bucarest-Italiana
(lasciamo questi sogni agli amanti dei racconti messicani....) ma invitiamo
tutti i lavoratori (di tutte le lingue) a ripartire dalla loro esperienza
proletaria, dalla forza che abbiamo come classe.
Precari Nati