contro il Sapere

Le lotte degli insegnanti hanno espresso in questi ultimi anni un salto qualitativo notevole rompendo il monopolio organizzativo della triplice sindacale prima con la costituzione di nuovi organismi di lotta (cobas e sindacati di base) successivamente cercando di superare il categorialismo e corporativismo aristocratico di un settore alquanto ambiguo, visto il ruolo che ricopre nella società capitalista (controllore e formatore del sapere).

Gli insegnanti cominciano ad assaporare i livelli di precarizzazione e inquietudine che i proletari già conosco da tempo. Questo livellamento al ribasso non è da salutare in maniera positiva: se un settore privilegiato come questo viene attaccato tutta la classe lavoratrice ne subirà le conseguenze. Chi prendeva 10 ora prenderà 8 chi prendeva 5 ora prenderà 2!. La stitica Moratti (non ce ne vogliano chi soffre di stitichezza) non sta facendo altro che accelerare questo processo già avviato dal precedente governo di centro sinistra, favorendo le scuole confessionali, vere e proprie scuole d’élite per i figli dei borghesi, lasciando ai proletari soltanto degli avanzi. Contrastare questo processo è un obiettivo imprescindibile per tutta la classe proletaria in quanto rappresenta un ulteriore attacco al salario.

Nel frattempo gli studenti riempiono di nuovo le piazze ricominciano a discutere rompendo la noia e la banalità: scuola, bar, chiesa, arci e centri sociali per i sinistri, stadio per gli “aggressivi” e videogiochi per i più “passivi”. La loro forza non sta nell’essere un soggetto sociale, in quanto non esistono da un punto di vista di classe, ma nel fungere da campanellino d’allarme per la società borghese: le nuove leve si ribellano e si comportano in modo antisociale.

Le rivendicazioni che esprimono sono alquanto misere, derivanti dalla scarsa visibilità che ha ora la classe operaia di imporre la sua forza sociale di rottura anticapitalista. Gli slogan contro la scuola azienda, e per il Sapere con la S maiuscola, sono ingenuità colossali, ma possono essere l’anticipazione di un malessere ben più profondo.

Il sapere libero non esiste in una società non libera. La società è un sistema di classe, con le sue divisioni, con i suoi scontri di potere e di interesse. Il primo passo da fare quando si lotta “per il sapere”, per “libere università”, è quello di interrogarsi sul sapere stesso, sul suo ruolo e sul suo utilizzo in questa società. E’ questo l’unico modo per uscire dal ghetto dorato dell’università, per scoprire che esiste una società non solo quando eventi come la guerra o l’aumento delle rette da pagare fanno venire fuori qualche manifestazione studentesca.

Nelle università, scientifiche o umanistiche che siano, le idee che vengono impartite agli studenti, rispecchiano quelle dominanti, cioè del capitale, e la loro applicazione sarà gestita da enti o istituti che all’interno di questa società hanno come scopo principale il profitto e il controllo della classe proletaria. Le innovazioni tecnologiche diventano ritmi di lavoro più veloci, sia che si sta davanti ad una macchina o davanti a un video terminale. Il tempo libero viene riempito da programmi tv o play station, cioè da merci che ripropongono nel consumo il rapporto di sudditanza al capitale. Fino ad arrivare agli orrori della psicologia del lavoro o applicata al marketing...Questi sono solo alcuni esempi di che fini e “spazi” liberati può avere un “sapere liberato” in questa società

Destrutturare questo meccanismo, è riformulare un intervento che veda nel sapere negativo un punto di partenza per inserirsi nel più generale scontro tra classe operaia e capitale. Sapere negativo è decodificare il sapere che ci viene impartito. Le scuole aziende, non sono invenzioni moderne, ma se la società, da quando è arrivata alla forma di capitalismo totale, è organizzata da sempre come un immensa azienda. Quello che chiediamo, come operai e proletari, agli studenti, e agli insegnati è di ragionare sulla non oggettività del sapere e di praticare un METROPERAIO alla società che contrasti i processi in atto. Questo è il sapere negativo, è organizzare forme di sabotaggio, che riescano a utilizzare in funzione operaia le conoscenze capitaliste per riversarle contro i nostri padroni. Questa battaglia non è priva di ostacoli, primo fra tutti, il rifiuto della divisione (superiorità) del lavoro intellettuale a quello manuale. Vi è mai capitato di sentire, guarda che se non studi finisci a fare l’operaio, bene crediamo che non vi siano altri commenti da fare!.

Non sogniamo un mondo di operai e di intellettuali, ma un mondo di uomini e donne libere dal giogo delle differenziazioni, separazioni, dal capitale.

DISTRUGGERE IL SAPERE ORGANIZZARE CREARE SAPERE NEGATIVO

CONTRO IL POTERE DEI PADRONI PER IL POTERE OPERAIO

 

ZONA INDUSTRIALE 

foglio operaio territoriale-Bologna