PERCHE' NESSUNO POSSA DIRE: "IO NON SAPEVO!"…
NO ALL'ART.41 BIS !
Il
governo si accinge, con l'assenso delle opposizioni, ad estendere l'art.41 bis
ai prigionieri politici.
QUESTO
NON E' CHE UNO DEGLI ATTACCHI CHE IL GOVERNO STA PORTANDO ALLA CLASSE: DAL LIBRO
BIANCO SUL LAVORO ALL'ABOLIZIONE DELL'ART.18, DALLA SANITA' ALLE PENSIONI, DALLA
RIFORMA MORATTI SULLA SCUOLA ALLA LEGGE BOSSI-FINI SULL'IMMIGRAZIONE.
ALLA
CRISI ECONOMICA IN ATTO, ALLE MOBILITAZIONI DEI LAVORATORI, ALLA RIPRESA DELL'ATTIVITA'
COMBATTENTE, LO STATO RISPONDE ATTUANDO UNA CONTRORIVOLUZIONE PREVENTIVA TESA A
REPRIMERE OGNI FORMA DI RESISTENZA ED E' IN QUESTO CONTESTO CHE SI
INSERISCE L'ESTENSIONE DELL'ART. 41 BIS AI PRIGIONIERI POLITICI.
L'art.41
bis, prevede un notevole peggioramento delle attuali condizioni carcerarie:
abolizione delle
telefonate,
colloqui ridotti a una sola ora al mese con i soli familiari e con
vetri-citofoni-microfoni-telecamere, un solo pacco al mese di 5 kg. aria ridotta
al massimo di 2 ore al giorno, isolamento in cella singola, partecipazione ai
processi soltanto in video-conferenza, etc. In sintesi,
si
torna ai "braccetti della morte", al vecchio art. 90 riveduto e
peggiorato.
L'intento
dello Stato è duplice: da una parte aumentare la pressione su quei compagni
delle organizzazioni
combattenti
che ancora resistono e difendono la loro identità politica per spingerli alla
resa, unico modo per uscire dal carcere di massima sicurezza, e dall'altra,
sottoporre a questo trattamento le avanguardie di lotta che vengono arrestate
per presunti reati con finalità di terrorismo (art.270 bis), nel tentativo di
dividere e desolidarizzare, usando i prigionieri più deboli come strumento di
propaganda contro le lotte e gli stessi compagni.
L'art.
41 bis sarà poi esteso anche ai prigionieri islamici arrestati per presunta
appartenenza ad organizzazioni come Al Qaeda, o simili. La situazione di questi
prigionieri, che sono prigionieri politici a tutti gli effetti, è
particolarmente difficile, sia per la mancanza di collegamento con i familiari,
trattandosi di cittadini immigrati, sia perché, nella maggior parte dei casi,
difesi soltanto da avvocati d'ufficio. Mancano quindi, notizie precise al loro
riguardo; si stima però, che possano essere in un numero che va dagli ottanta
ai cento.
Per
quanto riguarda i tre prigionieri accusati di appartenenza ad una cellula di Al
Qaeda e processati di recente a Milano, sappiamo che per più di un anno, sono
stati detenuti nel carcere di Opera, in completo isolamento e senza usufruire
nemmeno di due ore d'aria. Ma la cosa più grave, è che la sentenza di primo
grado dispone l'espulsione nei paesi d'origine, in questo caso la Tunisia, dove
sono stati condannati alla pena capitale. Se la sentenza diverrà definitiva,
sarà come condannarli a morte.
Occorre
vigilare, visto che l'Italia non è nuova a condanne del genere (vedi caso
Ocalan)! E' necessario quindi, al più presto, approfondire la situazione di
questi detenuti e verificare le condizioni in cui si trovano.
Se
la situazione dei prigionieri politici sta peggiorando, nemmeno ai detenuti per
reati comuni vengono garantite condizioni dignitose. Il sovraffollamento, i
numerosi casi di autolesionismo, i pestaggi e il continuo aumento dei casi di
suicidio, la dicono lunga sulle condizioni nelle carceri italiane.
Lo
Stato, a partire dalla sua collocazione sul piano internazionale, in quanto
Stato imperialista, accentua il suo ruolo repressivo ogni qualvolta le
contraddizioni interne e internazionali si acuiscono.
Proprio
perché nasce da un contesto internazionale, questa non è una caratteristica
del governo di centrodestra, ma una tendenza comune di tutti gli Stati
imperialisti…basti pensare al trattamento riservato dagli U.S.A ai
prigionieri afgani.
Dopo
aver bombardato e ucciso centinaia di prigionieri nelle carceri afgane, alcuni
gruppi sono stati prelevati e portati nella base militare di Guantanamo
imbavagliati, legati e sedati. A Guantanamo i prigionieri vengono tenuti, con
occhiali e paraorecchie, in gabbie metalliche aperte di un metro per due, con il
tetto di lamiera, una stufa e un secchio di plastica. Nessuna imputazione
precisa, nessun diritto! Il governo americano li considera "combattenti
illegali" e in quanto tali, non rientrano nella categoria dei prigionieri
di guerra quindi, non sono garantiti dalla convenzione di Ginevra né da altri
diritti internazionali.
"Combattenti
illegali" dunque, rei di essersi opposti alla penetrazione imperialista nel
loro paese. La guerra in corso è molto chiara, non ha più bisogno di
camuffarsi dietro presunte "emergenze umanitarie". E' una guerra
contro tutti quelli che osano opporsi al nuovo ordine mondiale: quello delle
potenze occidentali. Il nemico sono tutti coloro che resistono: lo provano le
liste delle organizzazioni, cosiddette "terroristiche", che includono
praticamente tutte le organizzazioni combattenti.
Ma
Guantanamo non è un'eccezione. Prendiamo Israele, solitamente definito:
"unico Stato democratico del Medio Oriente". Con il rastrellamento nei
territori occupati durante la seconda Intifada, ha portato il numero dei
prigionieri palestinesi all' enorme cifra di 15.000. Possiamo dire che l'intera
popolazione palestinese è prigioniera a cielo aperto, impossibilitata ad uscire
dalle città sotto coprifuoco e assediata dai carri armati, sottoposta a
continue incursioni e uccisioni.
Altra
situazione drammatica che vogliamo ricordare, è quella dei prigionieri politici
turchi dal 20-10-01 in sciopero della fame fino alla morte, che finora è
costato 93 morti. Le ragioni che hanno portato i compagni a questa lotta estrema
sono il trasferimento in carceri di nuova costruzione, dette anche di tipo F,
che prevedono un continuo isolamento in celle singole, consentendo così di
sottoporre i compagni a pestaggi e torture senza che questi possano opporre una
efficace resistenza. Quello che succede in Turchia non è dovuto solo, alla
natura fascista dello Stato turco, come sostiene certa "sinistra",
bensì allo sforzo della Turchia di adeguarsi agli standard di detenzione della
"democratica" Europa, di cui lo Stato turco vorrebbe far parte.
Ricordiamo
infatti, che condizioni simili di detenzione, sono in vigore in tutti gli
Stati europei fin dagli anni '70…dall'Italia, con le carceri speciali e
l'art.90. all' ex-Germania occidentale, dove i compagni della R.A.F venivano
sottoposti in isolamento, alla totale deprivazione sensoriale, in un tentativo
di annientamento che è arrivato fino all'uccisione di alcuni di loro… per
continuare con i blocchi H, delle carceri in nord-Irlanda, dove gli inglesi
hanno cercato di stroncare la secolare resistenza del popolo irlandese, … fino
alla Spagna e ai paesi baschi, dove tuttora viene praticata la tortura.
Sappiamo
quindi molto bene quello che vogliono ottenere con l'applicazione dell'art.41
bis: mancanza di dibattito e confronto politico, mancanza di interrelazioni,
desocializzazione, isolamento dal mondo esterno.
Appoggiamo
la lotta di tutti i prigionieri rivoluzionari nel mondo. Difendiamo la loro
identità politica. Lottiamo contro l'art. 41 bis, consapevoli che gli unici
diritti a cui avremo diritto, saranno quelli che sapremo conquistarci con la
lotta.
AMICI
E PARENTI DEI RIVOLUZIONARI PRIGIONIERI
Fit.in.prop.15.06.02