rompiamo l'isolamento

Le nuove carceri modello sono progettate e costruite nelle periferie delle città, distanti ed isolate dal "libero" svolgimento della vita sociale. Evidentemente oggi non è più necessario collocare il carcere nel centro della città poiché la paura suscitata alla sola vista non è più sufficiente ad intimorire se confrontata con la totale incoerenza delle sue finalità. 
Il carcere non serve né all'espiazione della colpa attraverso la privazione e la sofferenza, come avveniva nelle carceri dell'800, e nemmeno alla rieducazione e al reinserimento sociale del detenuto. 
Tutta la retorica cattolica, fascista e borghese che ha cercato di giustificare la funzione sociale del carcere si trova oggi davanti all'unica giustificazione credibile: la reclusione, l'isolamento, il ricatto, la privazione non servono a risolvere le contraddizioni sociali ma semplicemente a contenerle e a nasconderle alla vista. Una verità difficile da ammettere! 
L'unico consenso possibile verso il carcere è ottenuto sfruttando il crescente senso di paura e disorientamento causato dai conflitti sociali prodotti dall' organizzazione capitalistica di questa società. 
La criminalizzazione di sempre nuove fasce sociali offre di volta in volta un nuovo "nemico pubblico" come valvola di sfogo all’ inquietudine e alla rabbia sociale: la crescente criminalizzazione degli immigrati extraeuropei ha portato alla nascita dei Centri di Detenzione Temporanea, veri e propri carceri-lager dove rinchiudere, reprimere ed isolare chi ha la sola colpa di non essere nato nella fortezza Europa (mica ci mettono dentro gli americani degli Stati Uniti che pure loro sono extracomunitari). 
Da questa paura, abilmente coltivata sulla pelle dei soggetti più deboli e meno organizzati, nasce la nuova parola d'ordine di questo inizio secolo: SICUREZZA.
La "sicurezza del cittadino", l'osso su cui Polo ed Ulivo si azzannano bavosi alla vigilia del nuovo spettacolo elettorale del maggio 2001, consiste in una serie di leggi, decreti, provvedimenti, regolamenti che espandono l'uso della reclusione e delle pene detentive e assegnano sempre più risorse, autonomia e potere ai corpi di polizia. 
Le misure contenute nel "pacchetto Fassino", il nuovo regolamento penitenziario e le agguerrite manifestazioni della Polizia Penitenziaria a tutela dei propri interessi corporativi, apertesi di fatto in conseguenza degli 82 ordini di custodia cautelare emessi a carico dei "colleghi" responsabili del brutale pestaggio avvenuto nel carcere di S. Sebastiano (SS), costituiscono non solo un esempio di quanto detto ma una probabile tendenza.
Il carcere di massima sicurezza di Parma offre un esempio reale di quanto detto.
Mancanza pressoché totale di educatori e operatori; possibilità di accesso al lavoro esterno e ai benefici di legge quasi azzerate dalla mancanza di sintesi sui detenuti che ne fanno richiesta; mancanza di luoghi ed attività alternative per non trascorrere 20 ore al giorno in cella; mancanza di medicinali e gravi inadeguatezza delle strutture e delle cure sanitarie (il carcere di Parma è famoso per il suo rinomato centro per disabili che purtroppo non ha nemmeno i bagni a misura di carrozzella!); massiccio ricorso ad arbitrarie forme di ritorsione da parte della direzione nei confronti dei detenuti; massiccio utilizzo dell'isolamento spesso protratto oltre i limiti di tempo previsti dalla legge; sospensioni e ritardi non motivati della corrispondenza; merci comprate dai detenuti a prezzi esorbitanti e senza che vi siano apposte le etichette recanti il peso, il prezzo, la scadenza e la provenienza; elevato numero di suicidi o presunti tali (5 dall'inizio dell'anno di cui 2 avvenuti in circostanze a dir poco sospette) senza immediata comunicazione alle famiglie e agli organi di stampa (di 1 suicidio non è stata data ancora oggi alcuna comunicazione).