Autodissoluzione dell’organizzazione politico-militare M.I.L.
Attraverso lo scacco della rivoluzione internazionale del 1848 ed a partire dalla ideologizzazione della sua teoria, si prevedeva per la fine del secolo l’impossibilità della riproduzione del sistema capitalistico.
In accordo con questa teoria, gli organi sovrani della lotta di classe e della rivoluzione socialista erano:
i sindacati riformisti
i partiti riformisti agli ordini dei sindacati, che applicavano in loro nome una pratica politica di partecipazione al parlamento borghese.
In realtà il riformismo (partiti e sindacati), servì solamente a rinforzare l’esistenza del sistema. All’inizio del secolo si poteva costatare che il capitalismo si riproduceva contro la previsione dei teorici del movimento operaio e che, di conseguenza:
il riformismo era totalmente incapace di eliminare il sistema con il solo mezzo dell’evoluzione del problema della sua riproduzione. (Crisi del sistema capitalistico: Belgio 1904, Russia 1917, Germania 1918-19, teorizzazione dello sciopero selvaggio della sinistra tedesca, scoppio della guerra imperialistica 1918-19, Ungheria 1919, Italia 1920, fascismo, crisi del 1929).
Diventava chiaro che, né i partiti parlamentari, né i sindacati riformisti erano gli organi della rivoluzione, ma piuttosto quelli della contro-rivoluzione del Capitale. (germania 1919, Ungheria 1919, Russia 1921, ecc…).
La rivoluzione socialista, impedita solamente dai partiti socialisti parlamentari e dai sindacati, si vede imposta, con o senza riproduzione di capitale, una pratica antiriformista, cioè seguace nella sua tattica dell’antiparlamentarismo e dell’organizzazione di classe. (Sindacalismo rivoluzionario, barricate, lotta armata, Consigli Operai).
Le sue frazioni più avanzate organizzano compiti rivoluzionari concreti sia nelle fabbriche che nei quartieri: lotta contro la CNS, critica delle Commisioni Operaie burocratiche e riformiste, del PCE e dei gruppuscoli, situandoli sullo stesso piano degli attuali gestori del Capitale (la borghesia). E’ con l’autorganizzazione nei luoghi di lavoro (per mezzo dei comitati di fabbrica e di quartiere) ed attraverso il coordinamento e la generalizzazione della lotta, l’affermazione della lotta di classe dal punto di vista comunista, che la lotta rivoluzionaria della classe operaia si consolida.
La pratica del MIL, è legata allo sviluppo del movimento comunista, e ne fa parte.
E’ per far questo che esso si propone di criticare tutte le mistificazioni.
La società attuale possiede le sue leggi, la sua giustizia, i suoi gendarmi, i suoi giudici, i suoi tribunali, le sue prigioni, i suoi crimini, la sua “normalità”.
Appaiano allora una serie di organismi politici (partiti e sindacati riformisti ed extraparlamentari) che fingono di contestare questa situazione, mentre in realtà non fanno altro che consolidare la società attuale.
La giustizia di piazza non è altro che denunciare ed attaccare ogni mistificazione di questa società. Il risultato di questa coerenza critica nell’azione, porta di fatto alle estreme conseguenze di una critica unitaria nel mondo, tramite la costituzione di associazioni di rivoluzionari in posti particolari o dappertutto.
Per critica unitaria si intende la critica globale di tutte le zone geografiche in cui sono instaurate le diverse forme di potere separato, come anche una critica di tutti gli aspetti della vita.
Non è tanto l’autogestione del mondo attuale da parte delle masse, quanto la sua trasformazione initerotta, la decolonizzazione totale della vita quotidiana, la critica radicale dell’economia politica, la distruzione e l’abolizione totale della merce e del lavoro salariato.
Dopo le ultime conseguenze della crisi mondiale, (fascismo, crack del 1929, guerra interimperialista del 1939-45, ricostruzione del dopoguerra che rende possibile una nuova rinascita del capitale, accompagnata però da crisi intermittenti fino alla crisi successiva alla riproduzione del capitale) dopo la riduzione degli obiettivi di lotta anticapitalista a quelli di lotta antifascista, si poneva di nuovo solamente la necessità dell’antimperialismo e delle organizzazioni di classe, ma di passare così dagli obiettivi puramente antifascisti agli obiettivi del movimento comunista, che nella sua fase di riflusso è quello del movimento sociale internazionale.
Per questo, possiamo dire che dopo la fine degli anni 60, la rivoluzione sociale si impone e si vede risorgere in diversi momenti.
Maggio 1968 francese ed i grandi scioperi in Italia nel 1969, nei quali i sindacati vengono scavalcati;
In Belgio i minatori di Lindbourg nel 1969 attaccano violentemente i sindacati nel corso di uno sciopero senza precedenti.
Ondata di scioperi in Polonia nel 1970-71, durante i quali i burocrati del P.C. furono attaccati e giudicati.
Parigi 1971, importanti scioperi operai alla Renault e saccheggi al quartiere latino
Ammutinamenti in diverse prigioni USA ed in Italia e Francia nel 1972-73, e sciopero dei minatori e dei portuali che si affrontano con i burocrati sindacali inglesi, rivolte generalizzate dai ghetti americani, giapponesi ecc…
In questo periodo, innumerevoli scioperi sorgevano in Europa ed in America, estendendosi in tutto il mondo.
Su scala mondiale le manifestazioni di riappropriazione del proletariato sulla scienza della violenza di classe si moltiplicavano (assenteismo nelle fabbriche, sabotaggi del processo di produzione, ecc…); in Spagna gli scioperi selvaggi e le manifestazioni di rivolta latente apparivano in tutta la loro forza. Dopo la distruzione fisica e la dispersione della teoria del proletariato, da parte del capitalismo internazionale, dopo la guerra civile, (1936-39) la combattività della classe operaia non era mai stata così potente.
1962-1965: creazione delle Commissioni Operaie C.O., dopo scioperi selvaggi nelle miniere delle Asturie, attacco al commissariato di Miérés, scioperi nei trasporti e nel settore metallurgico a Barcellona.
1966-1968: entrismo di tutti i partiti e di tutte le organizzazioni tradizionali nelle C.O. tentativo di introduzione nelle C.N.S. e, a cominciare da queste, tentativo di dare linea riformista alle C.O.
1968-1970: il maggio francese e l’autunno caldo italiano, con tutti i loro prodotti gruppuscolari, fanno entrare nel movimento operaio spagnolo una certa ideologia, facendogli così perdere una parte della sua forza. Rivalità burocratiche in seno delle C.O., scissioni gruppuscolari.
1971: importanti lotte proletarie in tutta la Spagna: Erandio, Granata, Harry Walzer, SEAT, Ferrol, Vigo, Valles, Sant’Adrias del Besos, ecc…, dove sotto diverse forme, ci si libera da ogni controllo gerarchico della lotta; questo si concretizza in pratica con l’espulsione dei militanti dei gruppuscoli dalle assemblee operaie e con la violenza generalizzata.
Il M.I.L. è il prodotto della storia della lotta di classe di questi ultimi anni.
La sua apparizione è legata a quelle lotte proletarie che hanno demistificato il ruolo dei burocrati riformisti e gruppuscolari, che volevano integrare il movimento operaio al loro programma di partito. Si creano gruppi specifici di appoggio alle lotte ed alle frazioni più radicali del movimento operaio di Barcellona.
E’ ora necessario in ogni momento partecipare alla esperienza proletaria ed appoggiarla materialmente, a livello di agitazione, di propaganda, dalla pratica e della teoria.
Nell’aprile 1970 il M.I.L. sviluppò apertamente una critica di tutte le posizioni riformiste ed extraparlamentari, (vedi il testo “Il movimento operaio a Barcellona”).
Durante lo stesso anno intraprese una critica del dirigismo, dell’extraparlamentarismo, dell’autoritarismo e del leninismo (vedi “La rivoluzione fino alla fine”), che lo portò a rompere con le organizzazioni di base che volevano formare un nucleo di lotta ed appropriarsi delle esperienze condotte in comune, come quelle dell’Harry Walzer, e formare così un altro gruppuscolo.
Il M.I.L. nel suo isolamento politico, e per la sua stessa sopravvivenza politico-militare, fece allora dei compromessi con alcuni gruppi militari, i nazionalisti dell’ETA, per esempio, che in quel momento erano i soli che avevano sviluppato la lotta armata.
Questi compromessi prodotti dall’isolamento lo portarono a dimenticare le sue prospettive precedenti.
NON C’E’ PRATICA COMUNISTA POSSIBILE SENZA LOTTA SISTEMATICA CONTRO I RIFORMISTI E I LORO ALLEATI.
E nello stesso tempo, non ci sono azioni efficaci contro di esse senza la comprensione della loro funzione controrivoluzionaria.
Fino ad oggi, tutte le strategie rivoluzionarie hanno tentato di sfruttare le difficoltà incontrate dalla borghesia nella sua gestione del capitale. Se le borghesie erano forti, si condannavano alla miseria. Oggi il proletariato ne ha abbastanza di questa strategia, ed impone la sua: LA DISTRUZIONE DEL CAPITALE E L’AUTONEGAZIONE COME CLASSE.
Esso attacca il capitale in tutte le sue manifestazioni di sfruttamento, inquadramento, autoritarismo, produzione del plus-valore, ecc…
La sola forma di azione possibile è la violenza rivoluzionaria che si esprime attraverso i fatti. Una tale associazione rifiuta in se stessa ogni riproduzione delle condizioni gerarchiche del mondo dominante.
La critica delle ideologie rivoluzionarie non è altro che lo smascheramento dei nuovi specialisti della rivoluzione, delle nuove teorie al di sopra del proletariato.
L’extraparlamentarismo non è altro che l’estrema sinistra del programma del capitale. La sua morale rivoluzionaria, il suo volontarismo, il suo militarismo, non sono che i prodotti di questa situazione.
Essi tentano di controllare e di dirigere la lotta di classe operaia; così ogni azione che non porta ad una critica e ad un rifiuto del capitalismo, ne resta al di dentro e viene recuperata.
Oggi parlare di militantismo tra la classe operaia e praticarlo, vuol dire evitare il passaggio al comunismo; parlare di azione armata e di preparazione all’insurrezione è lo stesso: è allora inutile parlare di organizzazione politico-militare.
Tali organizzazioni non sono altro che dei rackets politici.
Per tutte queste ragioni il M.I.L. si autodissolve come organizzazione politico-militare ed i suoi membri si dispongono ad assumere l’approfondimento delle prospettive comuniste del movimento sociale.
La lotta armata ed il sabotaggio sono armi attualmente utilizzabili da tutti i rivoluzionari.
Attaccare il regime militare spagnolo ed i suoi fedeli difensori - sia di destra che di sinistra - è la parola d’ordine attuale dei G.A.C. (Gruppi autonomi di combattimento), che hanno rotto con tutto il vecchio movimento operaio e che si assegnano dei compiti ben precisi.
L’organizzazione è l’organizzazione dei compiti, per questo è necessario che i gruppi si coordino per l’azione.
A partire da queste considerazioni, l’organizzazione, la politica, il militantismo, il moralismo, i martiri, le sigle, la nostra stessa etichetta, fanno parte del vecchio mondo.
Cosa ogni individuo prenderà le sue responsabilità nella lotta rivoluzionaria.
Gli individui non si auto-dissolvono: è l’organizzazione politico-militare M.I.L. che si autodiscioglie ed in questo passaggio lasceremo definitivamente la preistoria della lotta di classe.
M.I.L.-Conclusioni definitive del congresso
Agosto 1973