Il
Nuovo Movimento
1)
La lotta contro il dominio capitalista, che nelle sue varie forme moderne si
verifica in tutti i paesi, presenta nuove tendenze. Esse sono in completo
contrasto con quanto accadeva prima dell’inizio del 20° secolo.
2)
La caratteristica comune ed essenziale di queste tendenze è la gestione da
parte di quelli stessi che lottano della totalità dei loro bisogni in tutte le
circostanze della loro vita, nel campo dell’azione e del pensiero.
3)
I segni d’una potenziale quanto radicale trasformazione dei rapporti sociali
devono essere visti nello sconvolgersi stesso del capitalismo nelle sue crisi e
nei suoi tentativi di adattarsi. Questi segni possono erompere in esplosioni
isolate rapidamente distrutte dagli interessi dominanti, altrimenti possono
affievolirsi ed essere assorbiti con lenti progressi e riforme.
4)
Gli effetti di quanto stabilito sopra si possono più o meno rintracciare in
tutte le aree dell’attività umana, in tutti i paesi, a livello d’individui
ed organizzazioni in cui sono coinvolti. Essenziale è la lotta nel classico
luogo dello sfruttamento umano da parte del capitale, impresa industriale o
commerciale; ma l’espressione della nuova tendenze può essere rintracciata in
tutte le aree di vita e prende forme simili. Conflitti si diffondono in tutti i
settori della vita sociale mostrando che l’autonomia non può essere limitata
ma conquisterà tutte le cose.
5)
L’abolizione del lavoro alienato e conseguentemente l’abolizione d’ogni
dominio dell’uomo sull’uomo trasformerà tutti i rapporti sociali. Una
tale trasformazione accade nel momento stesso in cui la lotta sta
prendendo piede.
6)
Le tendenze all’autonomia e a i modi originali di convivenza in tutte le aree
della società si scontrano con le strutture del mondo capitalista: stato,
partiti politici, sindacati, tradizionali gruppi della sinistra, l’intero
sistema d’idee e valori della società sfruttatrice. Il risultato è un
conflitto permanente coinvolgente individui e gruppi sociali. Da questi
conflitti concludiamo che le varie espressioni del Nuovo Movimento si oppongono
a tutte le forme di elitismo e avanguardismo. Riflettono la tendenza a
distruggere tutte le gerarchie, a stabilire nuovi rapporti tra individui e
organizzazioni di lotta e fra queste stesse organizzazioni.
7)
Le nuove lotte e tendenze sono legate a certe lotte e tendenze del passato. Per
esempio abbiamo visto sorgere i consigli operai o analoghe istituzioni in tutti
i periodi in cui conflitti sociali hanno minacciato i fondamenti stessi del
sistema. Conoscere, studiare e riflettere su questi eventi è il modo in cui si
esprime oggi la nostra attività intellettuale. ma dobbiamo guardarci dal
pensare come il movimento tradizionale: collezionare informazioni su lotte
precedenti, analizzare e teorizzare da queste informazioni non fornisce in sè e
per sè progetti per la futura attività. Quello che nasce da una lotta si
adatta alle necessità di quella lotta, per questa ragione non può servire da
obiettivo per altre lotte o da criterio per giudicare cosa nascerà da altre
lotte.
8)
Gli elementi d’un nuovo mondo tendono a rivelarsi continuamente dallo stesso
funzionamento del sistema capitalista. Questi elementi sono prodotti dal
funzionamento del sistema e nello stesso tempo necessari al suo funzionamento; per
esempio la moderna società capitalista abbisogna dell’iniziativa individuale
e collettiva fin dai più bassi livelli per funzionare. Ma le forme in cui il
Nuovo Movimento si rivela possono essere soltanto transitorie, effimere e
rigidamente adattate su misura solo alla società da cui si sono sviluppate.
Esempi di queste forme sono il blocco di vaste unita produttive da parte di
spontanei movimenti in un settore industriale, scioperi non passivi, resistenza
al lavoro, movimento delle donne, azioni di comunità locali, ecc. E’
importante risaltare l’esistenza di questi movimenti, analizzare loro forme e
sviluppo, ma è futile glorificare ogni esempio d’attività autonoma come
imminente avvento della rivoluzione. Altrettanto futile è criticare
sistematicamente simili esempi sotto il pretesto che il loro isolamento alla fin
fine fa loro contribuire a rafforzare il sistema. La sinistra tradizionale vede
in ogni sciopero la rivoluzione o denuncia ogni sciopero come riformista. Ora è
stata sostituita da gruppi più smaliziati che propongono forme tattiche di
lotta che supporrebbero una strategia radicale.
9)
Glorificare o denigrare, solo raramente le lotte autonome sono state viste come
il primo sintomo di un nuovo movimento, dell’organizzazione autonoma.
In
pratica i tentativi di analizzare queste azioni autonome si riducono a spiegare
il loro fallimento con mancanza di organizzazione, l’inesistenza del partito
rivoluzionario, la mancanza di coscienza, l’arretratezza ideologica ecc.. Nei
fatti tutte queste critiche si riferiscono a vecchi schemi della sinistra
tradizionale che giudicano quanto accade secondo criteri definiti da
rivoluzionaria. Essa suppone quando sarà ora di giocare un ruolo centrale nella
rivoluzione usando vari mezzi. Nella rivoluzione operaia tale élite dovrebbe
annunciare la crisi e tracciare la strada della liberazione, proprio come la
borghesia fece a suo tempo. La rivoluzione è quindi concepita come un unico
evento in cui il rivoluzionario si trova a possedere un magico potere: esso lo
mette in grado di trasformare totalmente e brutalmente tutti i rapporti sociali.
In quel momento una forza sufficientemente violenta generata da questa élite
sarebbe in grado di spezzare l’anello a monte della catena della dominazione
capitalista mondiale e porterebbe alla società comunista.
10)
Il Nuovo Movimento si oppone a quello che abbiamo chiamato vecchio movimento.
Quest’ultimo si riferisce ai piani e alle situazioni del periodo storico
apertosi agli inizi del 19° secolo e continuato fino allo scoppio della Prima
guerra mondiale. Prima di essa valori di idee di quel periodo potevano avere
qualche validità. Quanto allora poteva sembrare rivoluzionario nei partiti
socialdemocratici e bolscevichi o nei sindacati era appena una rivoluzione nella
forme del capitalismo: si riduceva all’utopistica proposta d’un capitalismo
burocratico pianificato al posto del capitalismo liberale. Nei fatti questo
permise il dominio del capitale e lo sfruttamento mai minimamente scalfito della
forza lavoro.
11)
Fin dalla 1° guerra mondiale il vecchio movimento è divenuto sempre più
inadeguato alla situazione derivante dal rigenerarsi del capitalismo. Fin dai
suoi primi segni di vita il Nuovo Movimento dovette scontrarsi non solo con le
vecchie forme di dominio capitalista ma anche con le varie forme del vecchio
movimento anche se queste per allora potevano ancora contenere illusioni
rivoluzionarie. Citiamo il conflitto fra bolscevichi e consigli di fabbrica
nella Russia del 1917 e il suo epilogo a Kronstadt: è il classico esempio di
scontro tra vecchio e Nuovo Movimento. Non solo il Nuovo Movimento mette in
discussione l’esistenza di ciò che possiamo definire avanguardia (gruppi,
partiti, ecc..) ma anche l’assenza, la concezione stessa della rivoluzione.
Nella misura in cui il vecchio movimento è l’attuale o potenziale detentore
del potere capitalista deve scontrarsi a morte con tutte le manifestazioni del
Nuovo Movimento, sia con la distruzione violenta sia che col totale
assorbimento.
12)
Una caratteristica essenziale del Nuovo Movimento, di chi lotta oggi è di non
domandare più niente a chiunque sia esterno ad esso: ai genitori in famiglia,
al marito nel matrimonio, all’insegnante nella scuola e nell’università, ai
padroni sui luoghi di lavoro, ai sindacati nei conflitti di lavoro, a partiti e
gruppi nell’organizzare azioni o formarsi di teorie, a istituzioni d’ogni
tipo. La forma di lotta tende molto spesso ad essere il fare o prendere le cose
di cui si sente necessità. La nuova tendenza è fare ciò che si vuole da se
stessi e per se stessi, prendere e fare invece di chiedere e aspettare.
13)
La più visibile dimostrazione di questa tendenza è nelle nuove forme di lotta
di classe, nel diffondersi e trasformarsi dei conflitti di classe in scontri
aperti fra dominatori e dominanti in tutte le strutture della società. Questi
scontri dimostrano le spaccature fra chi vuole agire a vantaggio dei lavoratori
adottando qualsiasi motivazione e le azioni degli sfruttati stessi. I tentativi
di rigettare i sindacati, l’organizzazione sotterranea dei conflitti, i
tentativi di creare legami orizzontali fra chi è in lotta, i nuovi
atteggiamenti di studenti, donne omosessuali e così via, dei lavoratori verso
il lavoro riflettono tutti il desiderio di chi vi è coinvolto di gestire la
lotta da se stesso e per se stesso.
14)
Una delle costanti caratteristiche del vecchio movimento era che i suoi aderenti
si consideravano come il solo movimento operaio e avevano fatto della storia
delle loro organizzazioni la storia del movimento operaio. Invece il Nuovo
Movimento considera la sua storia e la sviluppa come semplice attività dei
lavoratori stessi, ignorata da chi ha scritto e fatto “storia” a partire
della sua “rivoluzionaria” attività.
15)
Il vecchio movimento riconoscerà le diverse manifestazioni del Nuovo Movimento
solo per sottometterle ai propri obiettivi politici. In generale condanna senza
appello simili manifestazioni etichettandole come “riformiste”, “mancanti
di coscienza” o addirittura “hippy”. Ma il Nuovo Movimento è così forte
da costringere gli aderenti al vecchio movimento a salti acrobatici per
mantenersi nei limiti del possibile nel loro autodesignato ruolo o in quello
loro assegnato. Per questo motivo cambiamenti o conflitti entro partiti o
sindacati, le attuali scissioni in diverse partiti e gruppi possono essere
spiegate nel tentativo di adattare posizioni fondamentali al nuovo carattere del
movimento di lotta; si vuole così piegarlo a servire i loro interessi.
16)
C’è chi ripete instancabilmente le stesse vecchie idee o slogan come se il
mondo capitalista non fosse profondamente cambiato durante gli ultimi 150 anni.
Ma altri hanno tentato di adattarsi.
Esistono dunque due correnti d’opinione:
a)
Chi assegna un valore assoluto a certe lotte particolari. Ecco allora sorgere
tutta una serie di teorie che privilegiano la rivolta giovanile, la liberazione
della donna, il potere degli studenti ecc.. Chi considera il rifiuto del lavoro
e la distruzione fisica del posto di lavoro il solo segno annunciante la
distruzione del capitalismo; chi vuole restringere la nozione di classe
lavoratrice al solo proletariato di fabbrica. Infine c’è chi nega che esista
ancora lotta di classe vedendo unicamente vittime individuali dell’alienazione
universale.
b)
D’altro lato c’è chi rigetta i particolarismi e si prefigge di dare una
spiegazione totale. Così facendo, modernizzano il linguaggio e teoria
integrando in misura maggiore o minore evoluzione capitalista e lotta di classe.
Nello stesso tempo rigettano le caratteristiche essenziali del Nuovo Movimento
senza eccezione, cioè l’autonomia in tutti i campi di attività e di lotta.
17)
Simili tentativi non sono sempre insignificanti: spesso aiutano a chiarire il
senso di nuove manifestazioni di autonomia, sottolineano ambiguità e limiti
dell’autonomia entro la società capitalista. Ma l’importanza di teorie,
idee o attività di gruppo sopracitate è spesso esagerata oltre misura
attraverso dibattiti passionali limitati al ghetto dell’estrema sinistra.
Inoltre questi stessi dibattiti e le idee che ne vengono fuori sono recuperati,
come tutto quello che si sviluppa nella società capitalista, dalla società
dominante, qualunque cosa possa pensare chi a dato origine a questi dibattiti.
Le stesse avanguardie funzionano come crogiolo di ideologie che finiscono per
essere appropriate dalle strutture costituite del vecchio movimento
18)
Nei conflitti l’intervento di questa moderna avanguardia conduce alla
situazione sovradescritta. Le avanguardie rivendicano di portare un grande
contributo alla lotta in tutte le aree. Ma la realtà è completamente diversa
da quello che pensano. Talvolta coloro che dovrebbero essere gli strumenti per i
loro fini politici rivolgono la situazione contro se stessi e i fini della lotta
si trasformano e si capovolgono negli strumenti delle avanguardie stesse.
Talvolta, e più spesso, simile intervento riesce solo ad ostacolare lo sviluppo
autonomo della lotta. Dicono di superare partiti politici e sindacati, ma in
realtà questi ultimi si servono dei primi per incanalare e sopprimere
l’autonomia, quell’autonomia alla quale i primi originariamente sembravano
contribuire con il loro intervento.
19)
Qualunque disaccordo ci sia fra di loro, anche se sono ai ferri corti, i gruppi
d’avanguardia hanno tutti una caratteristica essenziale in comune sia a
livello teorico che pratico: rifiutano di lasciar gestire da se stessi e per se
stessi l’intera situazione di lotta a chi ne è direttamente coinvolto. Simili
situazioni implicano azione, organizzazione, scopi, tattiche, riflessione e
prospettive. Qualora siano incalzati dalla base, entrino in conflitto con se
essa, i gruppi riconoscono che essa può decidere delle sue azioni e
organizzazione; ma negano che abbia coscienza della sua lotta, negano in
partenza che si basi su una qualsiasi teoria valida e che abbia prospettive. Così
facendo, danno la priorità a certi modi di pensare concernenti l’azione
stessa. In tal modo questi specialisti della teorizzazione politica diventano
nuovamente i superiori di chi ritiene azione e pensiero inseparabili. Una tale
inseparabilità è naturale per tutti gli individui coinvolti nel processo di
lotta contro il dominio sociale. Cioè il ganglio vitale della presente società
in cui sono coinvolti. In diversi gruppi l’autonomia d’azione è accettabile
solo se conduce a un tipo d’eventi definito in anticipo dagli esperti come
“socialisti” o “rivoluzionari”.
20)
Il Nuovo Movimento non è qualcosa di relativamente numeroso, organizzato,
strutturato o coerente che possa essere pensato o costruito per liberare altri.
Il Nuovo Movimento è qualcosa che tutti creano da se stessi nella lotta, per la
loro lotta, per i loro interessi. Il superamento dei particolarismi,
l’unificazione delle rivendicazioni e il loro trascendere a obiettivi più
generali e fondamentali, le prospettive di lotta, tutte queste cose sono il
prodotto della lotta stessa arrivata ad un dato grado del suo sviluppo, a un
dato momento. I sindacati parlano spesso di unità, la sinistra tradizionale di
fronti popolari, di comitati, ecc..; ma ad esempio in ogni sciopero in cui si
esprime l’azione autonoma nessuno parla più di queste cose, perché la lotta
sfugge al loro controllo ed è espressione di tutti i lavoratori in azione.
21)
L’apparire del movimento autonomo ha condotto all’evoluzione del concetto di
partito. Nei primi tempi il partito come leadership si vedeva nel ruolo di
avanguardia rivoluzionaria e si identificava col proletariato. Si vedeva come
una frazione cosciente del proletariato che doveva giocare un ruolo determinante
nel far prendere coscienza alla classe, l’alto livello della quale sarebbe la
prova essenziale del costituirsi del proletariato in classe. I moderni eredi del
partito sono ben consapevoli della difficoltà di mantenere una simile
impostazione. Così affidano al partito o al gruppo una ben precisa missione:
quella di essere la necessaria integrazione per le deficienze nell’attività
della classe operaia. Questo fa sorgere gruppi specializzati nell’intervento,
nel collegamento, in azioni esemplari, spiegazioni teoriche, ecc.. Ma anche
questi gruppi non possono più esercitare la funzione gerarchica di specialisti
nel generale movimento di lotta. Il Nuovo Movimento, dei lavoratori e altri
nella lotta, considera tutti questi elementi, i gruppi vecchi come i nuovi,
importanti tanto quanto le sue azioni. Assimila quel che di buono essi possono
dare e respinge quel che non gli si adatta. Teoria e pratica appaiono ora
l’unico ed indivisibile elemento del processo rivoluzionario, in cui l’uno
non può precedere o dominare l’altro. Nessuno gruppo politico ha quindi un
ruolo essenziale da giocare.
22)
La rivoluzione è un processo. Abbiamo potuto indicare le prime manifestazioni
di questo processo in tutti i campi dell’attività sociale. Nessuno può dire
quanto tempo richiederà questo processo, il suo ritmo e le forme in cui
progredirà. Le sue manifestazioni saranno inevitabilmente violente perchè
nessuna classe dominante permetterà di essere spossessata senza resistere al
massimo delle forze di cui dispone. Ma non ci sarà battaglia campale che finirà
nel tracollo del capitalismo e nell’instaurazione d’una struttura
rivoluzionaria della società. Un’intera serie di eventi, di cui non possiamo
predire luogo, sfera e forma dello scontro riguarderà tutte le strutture
sociali in tutte le parti del mondo. Sorprenderà tutti per il fatto di capitare
all’improvviso inattesa da tutti. Nessun evento singolarmente preso costituirà
la rottura brutale e generale che ci si aspetta. Nessuno potrebbe dire oggi che
la Rivoluzione Russa, quella Spagnola, l’Insurrezione del blocco orientale
(Ungheria, Polonia, ecc...) o il maggio 68 in Francia erano la rivoluzione.
Nondimeno ognuno di questi eventi ha profondamente influenzato l’evoluzione
del capitalismo e il processo rivoluzionario. Se guardiamo al mondo odierno dal
punto di vista giacobino diremmo
che la rivoluzione sta divenendo sempre più sorpassata. eppure nei fatti il
processo rivoluzionario diventa sempre più forte.
23)
L’idea della rivoluzione come un singolo evento persevera non solo nelle
vecchie teorie marxiste o anarchiche della distruzione o conquista dello stato
in uno scontro diretto. Continua anche in tutti i sostituti più o meno
modernizzati di queste teorie. Il vecchio movimento dimostra ingenuità senza
fine nei suoi incommensurabili sforzi per ricostruire una adeguata
organizzazione nei modi più vari: con l’aiuto di vecchie formule (quelle
varie del leninismo e neo anarchiche), con nuove formule (gruppi informali,
comitati vari, comuni, ecc..) o infine promuovendo una nuova forma di élite in
nome di necessità teoriche o pratiche
24)
Nello stesso tempo organizzazioni che si fanno carico di compiti particolari
evolvono secondo la lotta o le circostanze. Queste organizzazioni allora si
sciolgono e si ricompongono qua e là. Molto spesso esibiscono un carattere
ambiguo essendo animate da membri di gruppi che non hanno perso tutto il loro
avanguardismo e tendono a sostituirsi a chi lotta. ma sempre più l’esistenza
di simili organizzazioni è legata apertamente ad un particolare conflitto,
devono esprimere gli interessi di chi lotta e rimanere sotto il loro controllo.
Tutti i tentativi di mantenere in vita simili organizzazioni dopo un conflitto o
d’imprimere loro un’altra direzione o di legarle ad un’organizzazione
politica finiscono nel fallimento e spesso conducono alla fine delle
organizzazioni originarie.
25)
Sempre più individui in lotta per i loro interessi tendono essi stessi a farsi
carico di tutti i compiti che il corso della lotta richiede (coordinazione e
informazione, collegamenti, ecc..). Nella misura in cui non si sentono
sufficientemente forti da intraprendere essi stessi simili compiti ricorrono ad
organizzazioni che gli offrono i loro servizi, come sono le branche sindacali,
tutta la composita schiera dei gruppi di sinistra. Gli interventi e i
collegamenti delle organizzazioni tradizionali si sviluppano e spezzano
l’autonomia. Nella misura in cui queste si sviluppano e si potenziano
l’autonomia regredisce. nella misura in cui solo qualcuno si riserva come suo
compito particolare di promuovere aperture e contatti, tutti gli altri
subiscono, sono esclusi e sottomessi. La delega delle masse ad una minoranza,
sia pure contro strutture legali costituite, alla fin fine ricrea nuove
strutture simili alle prime. La lotta ricondotta nell’alveo di strutture e
correnti ideologiche come sindacati e partiti è perdita di autonomia.
L’ideologia che affonda le radici nel passato blocca l’immaginazione e la
capacità di condurre l’iniziativa autonoma il cui significato è tutto
proiettato nel futuro.
26)
Sembra allora esistere un doppio scontro. La base è contro il capitalismo e le
sue strutture da un lato, dall’altro contro chi sembra in conflitto con
l’ordine stabilito ma in realtà sogna di costruire nuove strutture che
imporrebbero ai lavoratori i concetti di élite rivoluzionaria. Così si
costruisce un’infinita serie di legami orizzontali che prendono diversi
indirizzi, sono estremamente mobili, hanno molte forme, sono tanto effimere
quanto permanenti, si potenziano con l’accumularsi dell’entusiasmo.
Rigenerano forze e mezzi materiali utilizzando un’impensabile energia. Si crea
un’enorme potenzialità d’idee e teorie che mette spietatamente a nudo
debolezza e forza di ognuno. Sembra cominciare un intero processo di
autoeducazione e autorganizzazione attraverso la lotta e nella lotta, nè
possiamo prevedere forma e scopo finale di questo processo.
27)
C’è chi crede d’aver scoperto in questo nuovo traboccare di forze ed idee
la nascita d’un nuovo movimento di rivoluzionari, d’un nuovo partito.
Aiutandosi nella nuova situazione, essi tentano di ringiovanire le vecchie
teorie dell’organizzazione e dei partiti o teorie concernenti l’azione
diretta di minoranze.
28)
Il Nuovo Movimento è comunque la negazione di simili vecchie teorie. Prova ne
sia il totale fallimento pratico dei tentativi di monopolizzare in una sola
organizzazione tutti i fili del vecchio movimento ringiovanito, il fallimento
nell’inglobare in una sola ideologia le innumerevoli forme d’azione e
pensiero portate da chi è coinvolto nella lotta. Il tentativo di raggruppare
questi disparati ed irrecuperabili elementi che appaiono nelle dimostrazioni di
strada viene da chi li ritiene naturalmente inglobabili ed inglobati in qualche
organizzazione fissa. D’altronde “élite rivoluzionaria” è ancora forte e
numerosa, nella forma ad esempio di partiti tradizionali; in certi conflitti può
anche giocare un ruolo non trascurabile. E’ debole proprio per il fatto di
essere élite, per la fiducia nella sua forma che la autorizza ad ogni sorta di
manipolazione ed illusione; questi gruppi di sinistra arrivano tranquillamente a
sostituirsi all’autoattività degli sfruttati. In tutte queste teorie ed
azioni si annida l’idea che qualcuno possa fare la rivoluzione per altri.
29)
Abbiamo già risaltato che le nuove forme di lotta alla base dell’esistenza
del nuovo movimento sono forme transitorie plasmate da precise circostanze di
lotta in un dato momento. Nel tentativo di disarmare chi lotta e di superare la
crisi apertasi con simili lotte, il capitalismo attinge e profitta ai suoi fini
di quanto la pratica di lotta ha finora dato.
Questo accade inevitabilmente nelle più dinamiche sezioni delle
strutture di potere, strutture che irreggimentano gli sfruttati: associazioni
“progressive”, sindacati, partiti, ecc.. L’autogestione stabilita per
decreto del potere statale (di qualsiasi stato) è solo un tentativo fra gli
altri di adattare la struttura di potere capitalista. Ma qualsiasi adattamento
è la premessa a nuove e superiori forme di lotta per l’emancipazione. Chi
confonde la vera autonomia di lotta col suo recupero (mai completo) nega la
dialettica del processo di lotta. Vuole imporre la sua “scienza” teorica
alla classe operaia col pretesto di metterla in guardia per evitare di cadere
nelle trappole tese dal nemico come l’autogestione. In realtà chi è
coinvolto nella sua pratica di lotta sa meglio d’ogni ideologo dei nuovi
gruppi distinguere tra autonomia dettata dai propri interessi e tentativi
d’integrarlo dettati dagli interessi del capitale
30)
Quando accade nei conflitti rende puntualmente giustizia contro tutti i richiami
dei gruppi di sinistra: una caratteristica del Nuovo Movimento, il movimento
degli stessi sfruttati, è di minimizzare la pretesa delle minoranze o “élite
rivoluzionarie” di essere il Nuovo Movimento e di ridurle al ruolo che la
lotta assegna a loro. L’esistenza ed il ruolo d’un gruppo rivoluzionario
sono così radicalmente trasformati. La rivendicazione d’un tal gruppo di
essere universale è così ridotto ad elemento d’esperienza fra gli altri.
Tutte le teorizzazioni diventano parti dell’intero e sono comprese come tali.
Inoltre gli atteggiamenti contrari ai valori capitalistici e alle istituzioni ad
essi legate sono importanti almeno quanto la lotta stessa e sono chiaramente
legati alla sua evoluzione. Questa trasformazione è una parte importante del
processo rivoluzionario.
31)
Una critica basata sui fatti riguarda tutti gli aspetti della teoria e include
tutti i concetti di organizzazione. Quanto sosteniamo è innanzitutto motivato
dall’esperienza personale dei rapporti sociali nel mondo capitalista. Questa
esperienza, la riflessione sulle sue conseguenze e la conclusione che ne traiamo
sono anch’essi un aspetto particolare dell’esistenza in un mondo così
vasto, ancora tanto sconosciuto e capace di infiniti rapporti, eppure in
costante evoluzione. Nessuno può pretendere di possedere una verità valida
anche per altri, va collocata allo stesso livello di tutte le altre.
32)
Anche quando si progetta o si agisce insieme prima di tutto ognuno lo fa per se
stesso. La riflessione e l’azione d’un gruppo non hanno più valore di
quelle d’ogni altro gruppo simile. Qualsiasi compito venga assunto da un
gruppo, qualsiasi livello di generalizzazione dell’intervento suo proprio, la
sua stessa esistenza non autorizzano a concludere di essere superiori a
qualsiasi altro gruppo simile o all’organizzazione tipica del movimento di
lotta, cioè del Nuovo Movimento.
33) Gruppi ed organizzazioni sono sempre esistiti in varie forme e hanno fatto varie rivendicazioni. La loro odierna moltiplicazione è un fattore positivo e per la precisione dimostra che ogni gruppo si sviluppa secondo le particolari circostanze in cui si trovano chi lo forma. Tutto questo testo ha avuto per scopo di definire il generale orientamento per il lavoro del nostro gruppo in rapporto al Nuovo Movimento. La concezione del Nuovo Movimento si trasformerà con l’evoluzione incessante del processo rivoluzionario. Il Nuovo Movimento non è un assoluto immutabile, ma una pratica in costante cambiamento di cui non possiamo prevedere il futuro.
Henri
Simon 1974