ANTON PANNEKOEK
di Paul Mattick (1960)
Il tratto vitale di Anton Pannekoek è coinciso con quella che fu quasi l’intera storia del moderno movimento operaio; egli fece esperienza della sua crescita come un movimento di protesta sociale, della sua trasformazione in un movimento di riforma sociale e della sua eclisse come movimento di classe indipendente nel mondo contemporaneo. Ma Pannekoek fece esperienza anche delle sue potenzialità rivoluzionarie nei cambiamenti radicali spontanei che, di quando in quando, interruppero il regolare flusso dell’evoluzione sociale. Egli entrò nel movimento operaio come marxista e morì come marxista, ancora convinto che se ci sarà un futuro, sarà un futuro socialista.
Come la maggior parte dei socialisti olandesi, Pannekoek venne dalla classe media e il suo interesse nel socialismo, come egli una volta rimarcò, fu dovuto ad una tendenza scientifica forte abbastanza da abbracciare sia la società che la natura. Per lui il Marxismo era l’estensione della scienza ai problemi sociali e l’umanizzazione della società. Il suo grande interesse nella scienza sociale fu interamente compatibile con il suo interesse nella scienza naturale; diventò non solo uno dei principali teorici del movimento operaio radicale ma anche un astronomo e matematico di fama mondiale.
Questa attitudine unificante riguardante la scienza naturale e sociale e la filosofia determinò il carattere della maggior parte del lavoro di Pannekoek. Una delle sue prime pubblicazioni, "Marxismo e Darwinismo", elucida il sistema di relazioni tra le due teorie; una delle sue ultime, "Antropogenesi", tratta delle origini dell’uomo. "L’importanza scientifica del Marxismo, come del Darwinismo", egli scrisse, "consiste nel loro portare a compimento la teoria dell’evoluzione, l’una sul dominio del mondo organico, l’altra sul dominio della società" [del resto le mutazioni darwiniane corrispondono nel sociale alle rivoluzioni epieconomiche marxiane; infatti "Il Capitale" di Marx/Engels è dedicato a Darwin, n.d.t.].
Ciò che fu così importante nel lavoro di Darwin fu il riconoscimento che "sotto certe circostanze alcuni tipi di animali si svilupperanno necessariamente in altri tipi di animali". C’era un "meccanismo", una "legge naturale" che spiegava il processo evolutivo. Che Darwin identificasse questa "legge naturale" con una lotta per l’esistenza analoga alla competizione capitalista non ebbe effetto sulla sua teoria, né la competizione capitalista divenne con ciò una "legge naturale".
Fu Marx che formulò la forza propellente per lo sviluppo sociale, "Il materialismo storico riferito alla società"; e sebbene il mondo consista sia nella natura che nella società -come espresse nel bisogno dell’uomo di mangiare in modo da vivere- le leggi dello sviluppo sociale non sono "leggi di natura". E naturalmente, tutte le "leggi", sia della natura che della società, non sono assolute. Ma esse sono abbastanza attendibili, come verificato dall’esperienza, da essere considerate "assolute" per i propositi della pratica umana. Ad ogni modo esse negano la pura arbitrarietà e la libera scelta e si relazionano a schemi osservati e regolarità che tengono conto delle aspettative che formano la base logica per le attività umane.
Con Marx Pannekoek sostenne che "la produzione delle necessità materiali della vita che forma la struttura principale delle società e determina le relazioni politiche e le lotte sociali". E tramite la lotta di classe che decisivi cambiamenti sociali sono stati determinati e questi cambiamenti hanno portato da un meno produttivo a un più produttivo livello di produzione sociale. Il socialismo implica anche l’ulteriore sviluppo delle forze sociali di produzione che sono ora ostacolate dalle prevalenti relazioni di classe. E questo può essere fatto solo da una popolazione lavorativa capace di basare le sue aspettative sull’emergere di una società senza classi. Nella storia conosciuta, i livelli dell’esistenza umana e sociale sono riconoscibili attraverso mezzi e forme di produzione cangianti che alterano la produttività del lavoro sociale. L’origine di questo processo è persa nella preistoria, ma è ragionevole assumere che è da trovarsi nella lotta dell’uomo per l’esistenza in una collocazione naturale che lo sfavoriva e lo forzava a sviluppare una capacità per il lavoro e l’organizzazione sociale. Da quando Friedrich Engels scrisse "Il Ruolo del Lavoro nella Trasformazione dalla Scimmia all’Uomo", un’intera letteratura è stata costruita attorno alla questione degli utensili e dell’evoluzione umana.
In "Antropogenesi" Pannekoek ritornò ai problemi trattati nel suo precedente "Marxismo e Darwinismo". Proprio come ci sono "meccanismi", che spiegano lo sviluppo sociale e l’evoluzione naturale, così ci dev’essere un "meccanismo" che giustifichi la separazione dell’uomo nell’innalzamento dal mondo animale. La società, il soccorso mutualistico, e infine l’uso di "utensili" sono caratteristiche di altre specie prima dell’uomo; ciò che è specifico dell’uomo è il linguaggio, la ragione e la fabbricazione di utensili. E l’ultimo fattore, la fabbricazione di utensili, che in tutta probabilità giustifica il simultaneo sviluppo del linguaggio del pensiero. Poiché l’uso di utensili si interpose tra un organismo e il mondo esterno, tra stimolo ed azione, esso impose l’azione, e perciò il pensiero, a operare un giro lungo, dalle impressioni sensoriali per mezzo dell’utensile, verso l’oggetto.
La parola sarebbe impossibile senza il pensiero umano. La mente umana ha la capacità per il pensiero astratto, di pensare per concetti. Mentre la vita mentale sia per l’uomo che per l’animale comincia dalle sensazioni, che si combinano in immagini, la mente umana discerne tra percezioni e azioni per mezzo del pensiero, proprio come l’utensile interviene tra l’uomo e quello che questi cerca di conseguire. L’intervallo tra percezioni e azioni, e la ritenzione delle percezioni passate tiene conto della coscienza e del pensiero, che stabilisce le interconnessioni delle percezioni e formula teorie applicabili alle azioni pratiche.
La scienza naturale è una prova vivente della sinergica connessione che esiste tra gli utensili e il pensiero. Giacché l’utensile è un oggetto separato e morto che può essere rimesso a posto quando danneggiato, può essere cambiato per uno migliore e differenziato in una molteplicità di forme per vari usi, esso assicurò lo straordinario e rapido sviluppo dell’uomo; il suo uso, a turno, assicurò lo sviluppo della sua mente. Il lavoro, allora, è la costituzione e l"essenza" dell’uomo, nonostante la maggior parte dei lavoratori sia disprezzata e alienata. Il lavoro e la fabbricazione di utensili elevarono l’uomo al di fuori del mondo animale verso il piano di azioni sociali atte a far fronte alle necessità della vita.
Il cambiamento dall’animale all’uomo deve essere stato un processo molto lungo. Ma il cambiamento dall’uomo primitivo al moderno è relativamente breve. Ciò che distingue l’uomo primitivo dal moderno non è una differente capacità notevole ma una differenza negli usi di questa capacità. Dove la produzione sociale stagna, la società stagna; dove la produttività del lavoro si sviluppa lentamente ed il cambiamento sociale è pure tardivo. Nella società moderna la produzione sociale si è sviluppata rapidamente, creando nuove relazioni di classe e distruggendone di vecchie. Non la lotta naturale per l’esistenza ma la battaglia sociale per uno o un altro concetto di organizzazione sociale ha determinato lo sviluppo sociale.
Dalla sua reale origine, il socialismo è stato sia teoria che pratica. Così non è ristretto a coloro che sono ritenuti beneficiari della trasformazione dal capitalismo al socialismo. Essendo concernente con la società senza classi e la fine del conflitto sociale, e tramite l’attenzione di uomini intelligenti da tutti gli strati della società, il socialismo dimostra la sua possibile realizzazione in avanzata. Già da giovane studente di scienze naturali, specializzando in astronomia, Pannekoek entrò nel "Sociaal Demokratische Arbeiderspartij (S.D.A.P.)" e si trovò immediatamente nella sua ala sinistra, dalla parte di Herman Gorter ed Henriette Roland-Holst.
Questo partito è stato preceduto dal Sociaal Demokratische Bond [S.D.B., n.d.t.] che sotto l’influenza di Domela Nieuwenhuis si dissociò dalla Seconda Internazionale. L’antimilitarismo fu il suo principale riferimento e Domela Nieuwenhuis propugnò l’uso dello Sciopero Generale per la prevenzione della guerra. Non potette ottenere una maggioranza per le sue proposte e scoprì, abbastanza presto, il trend verso la collaborazione di classe all’interno dell’Internazionale. Si oppose all’esclusione degli Anarchici dall’Internazionale e le sue esperienze come membro del Parlamento lo portarono a rigettare il parlamentarismo come arma di emancipazione sociale. Le tendenze "anarcosindacaliste", rappresentate da Domela Nieuwenhuis, spaccarono l’organizzazione, ed il nuovo partito socialista, più simile al "modello" socialdemocratico tedesco, venne ad esistere. Comunque, l’ideologia radicale del vecchio partito entrò nelle tradizioni del nuovo movimento socialista olandese.
Il tradizionale radicalismo trovò espressione nel nuovo mensile di partito, "De Nieuwe Tijd" ["Il nuovo Tempo", n.d.t.], particolarmente nei contributi di Gorter e Pannekoek che svelarono il crescente opportunismo dei leaders di partito. Nel 1909 il gruppo di sinistra attorno a Gorter fu espulso e consolidò una nuova organizzazione, il "Sozial-Demokratische Partei" ["Partito Socialdemocratico", n.d.t.]. Pannekoek nel frattempo era andato in Germania: conferenziò nelle scuole di partito del Partito Socialdemocratico Tedesco, scrisse per le sue pubblicazioni teoriche e per vari altri giornali, specialmente la Gazzetta di Brema (Bremer Bürger Zeitung). Si associò con la nuova organizzazione di Gorter che anni dopo, sotto la leadership di van Ravesteyn, Wijnkoop e Ceton sarebbe diventata il Partito Comunista di orientamento moscovita [ossia in tale fase del tutto estraneo al comunismo, n.d.t.].
Sebbene nella tradizione del "Socialismo Libertario" di Domela Nieuwenhuis, l’opposizione di Pannekoek al riformismo ed al "revisionismo" fu un’opposizione Marxista al "Marxismo ufficiale" sia nelle sue forme "ortodosse" sia in quelle "revisioniste". Nella sua forma "ortodossa", il marxismo servì come un’ideologia che copiava una teoria e prassi non marxiana. Ma la difesa del marxismo di Pannekoek non fu delle dottrine; più di chiunque altro egli riconobbe che il Marxismo non è un dogma ma un metodo di pensiero sulle questioni sociali nell’attuale processo di trasformazione sociale. Non solo c’erano certi aspetti della teoria marxista superati dallo sviluppo stesso del marxismo, ma alcune delle sue tesi, elaborate sotto definite condizioni, avrebbero perso la loro validità quando le condizioni sarebbero cambiate [si vedano gli scritti sulla Comune di Parigi e il Capitale con le sue prefazioni originali, n.d.t.].
La prima guerra mondiale riportò Pannekoek in Olanda. Prima della guerra, insieme a Redek, Paul Fröhlich e Johan Knief, egli era stato attivo a Brema. Il gruppo bremiano di radicali di sinistra, i Comunisti Internazionali, più tardi si fuse con lo Spartakusbund, tessendo così la fondazione del Partito Comunista di Germania [K.P.D., n.d.t.]. I gruppi antinterventisti in Germania trovarono i loro leaders in Karl Liebknecht, Rosa Luxemburg e Franz Mehring; il sentimento antinterventista in Olanda ruotò attorno a Herman Gorter, Anton Pannekoek ed Henriette Roland Holst. A Zimmerwald e Kienthal questi gruppi raggiunsero Lenin ed i suoi seguaci nel condannare la guerra imperialista e sostenere azioni per la pace o la rivoluzione. La rivoluzione russa del 1917, salutata come un possibile inizio di un movimento rivoluzionario mondiale, fu supportata sia dai radicali olandesi che da quelli tedeschi a dispetto della primaria differenza di base tra loro ed i leninisti.
Ancora in prigione, Rosa Luxemburg espresse timori sulle tendenze autoritarie del bolscevismo. Ella aveva timore sulla qualità del contenuto socialista della rivoluzione russa a meno che essa non avesse trovato un apporto rettificante nella rivoluzione proletaria in occidente [in "La Rivoluzione Russa del 1917-un Esame Critico" (1918), n.d.t.]. La sua posizione di appoggio critico verso il regime bolscevico fu condivisa da Gorter e Pannekoek. Essi non di meno lavorarono nel nuovo Partito Comunista e verso lo stabilirsi di una nuova Internazionale. Nei loro punti di vista, comunque, questa Internazionale avrebbe dovuto essere nuova non solo nel nome, ma anche sulla prospettiva , e con riguardo sia al traguardo socialista che al modo di raggiungerlo. Il concetto socialdemocratico di socialismo è il socialismo di stato, da vincere per mezzo della procedure democratico-parlamentari. Il suffragio universale ed il tradeunionismo erano gli strumenti per compiere una transizione pacifica del capitalismo al socialismo. Lenin ed i bolscevichi non credevano in una trasformazione pacifica e sostennero il rovesciamento rivoluzionario del capitalismo. Ma il loro concetto di socialismo era ancora quello della socialdemocrazia, ed i mezzi per questo scopo includevano parlamentarismo e tradeunionismo.
Comunque, lo zarismo non fu superato da processi democratici ed attività tradeunioniste. L’organizzazione della rivoluzione fu quella dei soviet spontaneamente evolventesi, dei consigli dei lavoratori e soldati, che subito diedero via, comunque alla dittatura bolscevica. Proprio come Lenin fu pronto a far uso del movimento dei soviet, così fu pronto ad utilizzare ogni altra forma di attività, includendo parlamentarismo e tradeunionismo, per raggiungere il suo finale potere dittatoriale per il suo partito camuffato come "dittatura del proletariato". Avendo raggiunto il suo risultato in Russia, provò a consolidare il suo regime con l’aiuto dei movimenti rivoluzionari in Europa occidentale e, fallendo, col provare a raggiungere sufficiente influenza nel movimento dei lavoratori occidentali per assicurarsi almeno il suo indiretto appoggio.
A causa degli immediati bisogni del regime bolscevico, così come delle idee politiche dei suoi leaders, l’Internazionale Comunista non fu l’inizio di un nuovo movimento dei lavoratori ma meramente un tentativo di accrescere il controllo del vecchio movimento e di usarlo per securitare il regime bolscevico in Russia.
Il socialpatriottismo delle organizzazioni dei lavoratori occidentali e la loro politica di collaborazione di classe durante la guerra convinsero i lavoratori rivoluzionari dell’Europa occidentale che tali organizzazioni non potevano essere usate per propositi rivoluzionari. Esse erano diventate istituzioni legate al sistema capitalista e dovevano essere distrutte insieme al capitalismo. Comunque, inevitabili e necessari per il primo sviluppo del socialismo e la lotta per i bisogni immediati [ai tempi delle rivoluzioni borghesi d’Europa, n.d.t.], il parlamentarismo ed il tradeunionismo non furono più a lungo strumenti di classe. Quando entrarono nel conflitto sociale di base, fu dalla parte del capitale. Per Pannekoek non fu una questione di cattiva leadership, da risolversi con una migliore, ma di mutate condizioni sociali in cui il parlamentarismo ed il tradeunionismo non giocarono alla lunga un ruolo emancipatorio. La crisi capitalista sulla scia della guerra pose la questione della rivoluzione ed il vecchio movimento laburista non avrebbe potuto essere trasformato in una forza rivoluzionaria finché il socialismo non avesse avuto spazio tra le trade unions o la formale democrazia borghese.
Dovunque, durante la guerra, i lavoratori lottarono per bisogni immediati, dovettero farlo così contro i sindacati negli scioperi di massa sia in Olanda che in Germania, Austria e Scozia. Essi organizzarono le loro attività tramite commissioni interne, rappresentanti delle commissioni o consigli dei lavoratori, indipendentemente dai sindacati esistenti. In ogni reale situazione rivoluzionaria, in Russia nel 1905 ed ancora nel 1917, così come in Germania ed Austria nel 1918, i consigli dei lavoratori e dei soldati (soviet) sorsero spontaneamente e tentarono di organizzare la vita economica e politica tramite l’estensione del sistema dei consigli su scala nazionale. Il governo dei consigli dei lavoratori è la dittatura del proletariato, perché i consigli sono eletti ai posti di produzione, lasciando così non rappresentati tutti gli strati sociali non associati con la produzione, In sé ciò non può portare al socialismo, e infatti, i consigli dei lavoratori tedeschi si autosciolsero col sostenere l’Assemblea Nazionale. Ancora, l’autodeterminazione proletaria richiede un’organizzazione sociale che lasci il potere di decisione sulla produzione e distribuzione nelle mani dei lavoratori.
In questo movimento dei consigli, Pannekoek riconobbe gli inizi di un nuovo rivoluzionario movimento dei lavoratori che, allo stesso tempo, era l’inizio di un’organizzazione socialista della società. Questo movimento dei lavoratori poteva sorgere e mantenersi solo in opposizione con il vecchio movimento dei lavoratori. I suoi principi attrassero il settore più militante del proletariato ribelle più l’imbarazzo di Lenin, che non poteva concepire un movimento non sotto il controllo di un partito, o dello stato, che fu occupato a indebolire i soviet in Russia. Ma neanche poteva essere d’accordo per un movimento comunista internazionale sotto l’assoluto controllo del proprio partito.
Dapprima per mezzo dell’intrigo, poi apertamente, dopo il 1920, i bolscevichi provarono a deviare il movimento comunista dal suo corso antiparlamentare, sotto il pretesto che era necessario non perdere contatto con le masse che ancora aderivano alle vecchie organizzazioni. "Il comunismo dell’Ala Sinistra: una Malattia Infantile" era diretto prima di tutto contro Gorter e Pannekoek, gli oratori del movimento comunista dei consigli.
La Convenzione di Heidelberg nel 1919 spaccò il Partito Comunista Tedesco in una minoranza leninista ad una maggioranza aderente ai principi di antiparlamentarsimo ed anti tradeunionismo sui quali il partito era stato originalmente basato. Ma c’era ora una nuova questione dividente, nominativamente quella della dittatura del partito o della classe. I comunisti non leninisti adattarono il nome Partito Comunista dei Lavoratori Tedeschi (K.A.P.D.), ed una organizzazione similare fu fondata in Olanda. I comunisti pro-partito si opposero ai comunisti dei consigli e Pannekoek si schierò con i secondi: I comunisti consiliari attesero il Secondo Congresso della Terza Internazionale nel ruolo di simpatizzanti. Le condizioni di ammissione all’Internazionale –completa subordinazione delle varie organizzazioni nazionali al volere del partito russo- scissero del tutto il nuovo movimento dei consigli dall’Internazionale Comunista.
Le attività dell’Internazionale Comunista contro l’ "ultrasinistra" furono i primi interventi diretti russi nella vita delle organizzazioni comuniste in altri paesi. Il modello di controllo non è mai cambiato ed ha subordinato, eventualmente, l’intero movimento comunista mondiale agli specifici bisogni della Russia e dello stato bolscevico. Sebbene i russi avessero dominato il movimento, come Pannekoek e Gorter avevano previsto, non "catturarono" mai i sindacati occidentali, né dominarono le vecchie organizzazioni socialiste col divorziare i loro seguaci dai loro leaders, [ma] distrussero l’indipendenza ed il carattere radicale del nuovo emergente comunista del lavoro. Con l’enorme prestigio di una rivoluzione politica di successo dalla loro parte, e con il fallimento della rivoluzione tedesca, non potevano fallire nel vincere una larga maggioranza nel movimento comunista ai principi del leninismo. Le idee ed il movimento del comunismo consiliare declinarono continuamente e scomparvero praticamente del tutto nel regno fascista del terrore e della seconda guerra mondiale.
Mentre la lotta di Lenin contro l’ "ultrasinistra" fu la prima indicazione delle tendenze "controrivoluzionarie" del bolscevismo, la battaglia di Pannekoek e Gorter contro la corruzione leninista del nuovo movimento dei lavoratori fu l’inizio dell’antibolscevismo da un punto di vista proletario. L’ "antibolscevismo" borghese è l’ideologia corrente della competizione imperialista internazionale, le cui ire e declini mutano secondo il cambiamento delle relazioni di potere nazionali. La repubblica di Weimar, per esempio, combatté il bolscevismo da una parte e dall’altra fece segreti accordi con l’Armata Rossa ed aperti accordi d’affare col bolscevismo in modo da sostenere la propria posizione politica all’interno del processo di competizione mondiale. Ci fu il patto Hitler-Stalin e l’invasione della Russia [successiva, n.d.t.]. Gli alleati occidentali di ieri sono i nemici della guerra fredda di oggi, per menzionare solo la più ovvia delle "incoerenze" che, di fatto sono le "politiche" del capitalismo, determinate come sono da nient’altro se non il profitto ed i principi di potere.
L’antibolscevismo deve presupporre l’anticapitalismo siccome il capitalismo dello stato bolscevico è meramente un tipo di capitalismo. Non era così ovvio, naturalmente, nel 1920 come lo è ora. Ciò richiede esperienza col bolscevismo russo per imparare come il socialismo non possa essere realizzato. Il trasferimento di controllo dei mezzi di produzione dai padroni privati allo stato e la determinazione centralistica ed antagonistica della produzione e della distribuzione lascia ancora intatte le relazioni capitaliste del lavoro come relazione tra sfruttatori e sfruttati, governanti e governati. Nel suo sviluppo, ciò porta semplicemente ad una moderna forma di capitalismo in cui il capitale è, direttamente e non indirettamente, come fu preventivamente, la proprietà collettiva di una classe dominante politicamente mantenuta. È verso questa direzione che tutti i sistemi capitalistici muovono, riducendo così l’"antibolscevismo" capitalista ad una mera lotta imperialista per il controllo del mondo.
In retrospettiva è facile vedere che le differenze tra Pannekoek e Lenin non poterono essere risolte per mezzo di argomentazioni. Nel 1920, comunque, era possibile sperare che la classe lavoratrice avrebbe preso un corso indipendente non verso un capitalismo modificato ma verso la sua abolizione. Rispondendo a "Il Comunismo dell’Ala Sinistra: una Malattia Infantile" di Lenin, Gorter provò ancora a convincere i bolscevichi degli "errori" delle loro soluzioni, rimarcando le differenze nelle condizioni socioeconomiche tra la Russia e l’occidente, ed il fatto che le "tattiche" che portarono il bolscevismo al potere in Russia, come possibilità, non sarebbero state applicabili ad una rivoluzione proletaria in occidente [in "Risposta a Lenin", 1920]. L’immediato sviluppo del bolscevismo rivelò che gli elementi "borghesi" nel Leninismo erano dovuti non ad una "difettosa teoria", ma avevano la loro sorgente nel carattere della rivoluzione russa stessa, che era stata concepita e portata avanti come una rivoluzione capitalista di stato [a questo proposito si vedano gli scritti di Lenin, immediatamente successivi alla rivoluzione bolscevica sui compiti del "potere sovietico" e sulla N.E.P., n.d.t.] sostenuta da un’ideologia pseudomarxiana.
In numerosi articoli di giornale comunisti antibolscevichi, e fino alla fine della sua vita, Pannekoek elucidò sul carattere del bolscevismo e della rivoluzione russa. Come fece nel suo primevo criticismo della socialdemocrazia così anche qui non accusò i bolscevichi di un "tradimento" dei principi della classe lavoratrice. Puntualizzò che la rivoluzione russa, sebbene fosse stata un episodio importante nello sviluppo del movimento della classe lavoratrice, aspirava solo ad un sistema di produzione che poteva essere chiamato socialismo di stato, o capitalismo di stato, che sono una cosa e la stessa [vedasi in proposito il testo di Marx "Il Socialismo Imperiale", n.d.t.]. Essa non tradì il proprio obbiettivo più di quanto le trade unions "avessero tradito" il tradeunionismo. Proprio come non ci poteva essere un altro tipo di tradeunionismo che l’esistente, così non ci si poteva aspettare che il capitalismo di stato fosse qualcosa di diverso da sé stesso.
La rivoluzione russa, comunque, è stata combattuta sotto il vessillo del Marxismo e lo stato bolscevico è quasi generalmente considerato un regime marxista. Il Marxismo, e subito il Marxismo-leninismo-stalinismo [i termini furono così accozzati dagli stalinisti, cd. "comunisti ufficiali", n.d.t.], rimase l’ideologia del capitalismo di stato russo. Per dimostrare cosa di marxismo fosse racchiuso realmente nel leninismo, Pannekoek intraprese un esame critico delle sue basi filosofiche, pubblicato sotto il titolo "Lenin Filosofo", nel 1938.
Le idee filosofiche di Lenin apparvero nella sua opera "Materialismo ed Empiriocriticismo", in traduzione russa nel 1908 ed in traduzione inglese e tedesca nel 1927. Attorno al 1904 certi socialisti russi, Bogdanov in particolare, si erano interessati alla moderna filosofia naturale occidentale, specialmente alle idee di Ernst Mach, e provarono a combinarle col Marxismo. Esse raggiunsero una certa influenza all’interno del partito socialista russo e Lenin si dispone a distruggere tale influenza con l’attaccare la sua apparente fonte filosofica.
Sebbene non in senso filosofico, Marx aveva chiamato il suo sistema di pensiero materialismo. Si riferiva alla base materiale di tutta l’esistenza sociale e del cambiamento ed andò oltre il suo rigetto sia del materialismo filosofico di Feuerbach che dell’idealismo filosofico di Hegel. Per il materialismo borghese, la natura era obiettivamente data come realtà e l’uomo era determinato da leggi naturali. Questo confronto diretto dell’uomo individuale e la natura estranea, e l’incapacità di rendere la società ed il lavoro sociale come un aspetto indivisibile dell’interezza della realtà, distinsero il materialismo della classe media dal Materialismo Storico.
Il primevo materialismo borghese, o filosofia naturale, ha ritenuto che attraverso l’esperienza sociale e l’attività intellettuale derivata da li sarebbe possibile raggiungere l’assoluta, valida conoscenza della realtà-pensiero da concretizzare. In un tentativo di portare la rappresentazione materialistica del mondo obiettivo allo stesso processo di conoscenza, Mach ed i positivisti negarono la realtà obiettiva della materia, dacché i concetti fisici devono essere costruiti dall’esperienza sensoriale e così mantengono la loro soggettività. Ciò disturbò grandemente Lenin, perché per lui la verità era solo ciò che riflette la verità obiettiva, verità che è, riguardo alla materia. Nell’influenza di Mach nei circoli socialisti, egli vide una corruzione del materialismo. L’elemento soggettivo nella teoria della conoscenza di Mach divenne, nella mente di Lenin, un’aberrazione idealista ed un deliberato tentativo di rispolverare l’oscurantismo religioso.
Era vero, naturalmente, che il progresso critico della scienza trovò interpreti idealistici che avrebbero dato conforto ai religionisti. Alcuni marxisti cominciarono a difendere il materialismo della borghesia una volta rivoluzionaria contro il neo-idealismo e la nuova scienza come veicolare della classe stabilizzata capitalista. Per Lenin questo sembrò particolarmente importante poiché il movimento rivoluzionario russo, ancora al margine della rivoluzione borghese, conduceva la sua battaglia ideologica in gran vastità con gli argomenti scientifici e filosofici della prima borghesia occidentale.
Col confrontare l’attacco di Lenin sull’ "Empiriocriticismo" col suo reale contenuto scientifico, Pannekoek non solo rivelò la prevenuta e distante esposizione distorta di Lenin delle idee di Mach ed Avenarius, ma anche la sua incapacità a criticare il loro lavoro da un punto di vista marxiano. Lenin attaccò Mach non dal punto di vista del materialismo storico, ma da quello di un precedente e scientificamente meno sviluppato materialismo borghese. In questo uso del materialismo della classe media nella difesa del "Marxismo", Pannekoek vide un’indicazione addizionale del carattere mezzo borghese e mezzo proletario del bolscevismo e della rivoluzione russa stessa. Ciò andava insieme al concetto capitalista di stato del "socialismo", con le attitudini autoritarie verso la spontaneità e l’Organizzazione, con il fuoridatato ed irrealizzabile principio dell’autodeterminazione nazionale, e con la convinzione di Lenin che solo l’intellighentzia della classe media è capace di sviluppare una coscienza rivoluzionaria ed è così destinata a guidare le masse. La combinazione del materialismo borghese e del Marxismo rivoluzionario che caratterizzava la filosofia di Lenin riapparve col bolscevismo vittorioso come la combinazione di pratica molteplicità ed ideologia socialista.
Comunque la rivoluzione russa fu un evento progressivo di enorme significato, paragonabile alla Rivoluzione Francese. Essa rivelò anche che un sistema di produzione capitalista non è ristretto alle relazioni di proprietà privata che dominano il suo periodo di laissez faire. Con la decrescente debole onda di attività rivoluzionarie nel mezzo della prima guerra mondiale, il capitalismo si ristabilizzò, nonostante le prevalenti condizioni di crisi, per mezzo dei crescenti interventi dello stato nella sua economia. Nelle nazioni capitaliste più deboli ciò prese la forma di fascismo e portò all’intensificazione delle politiche imperialiste che, infine, portarono alla seconda guerra mondiale. Perfino più che la prima, la seconda guerra mondiale mostrò chiaramente che l’esistente movimento di lavoro non era da molto tempo un movimento di classe ma parte e branca del capitalismo contemporaneo.
Nell’Olanda occupata, durante la seconda guerra mondiale, Pannekoek iniziò il suo lavoro sui Consigli Operai, che completò nel 1947. Fu una ricapitolazione del processo della sua esperienza vitale con la teoria e la pratica del movimento internazionale dei lavoratori e lo sviluppo e la trasformazione del capitalismo in vere nozioni e nella sua interezza. Questa storia del capitalismo, e della battaglia contro il capitalismo, finisce col trionfo di un ravvivato, sebbene cambiato, capitalismo dopo la seconda guerra mondiale, e col completo soggiogamento degli interessi della classe lavoratrice ai bisogni competitivi dei due sistemi capitalisti rivali preparatisi per una nuova guerra mondiale. Mentre in Occidente le organizzazioni di lavoratori ancora esistenti aspirano, al meglio, a non più che al riposizionamento del monopolio tramite il capitalismo di stato, il così chiamato movimento del mondo comunista aspira ad una rivoluzione mondiale sul modello della rivoluzione russa. In ambedue i casi, il socialismo è confuso con la proprietà pubblica dove lo stato è padrone delle produzioni ed i lavoratori sono ancora soggetti ad una classe dominante.
Il collasso del capitalismo dei vecchi tempi fu anche il collasso del vecchio movimento del lavoro. Ciò che questo movimento considerava essere socialismo risulta essere una più aspra forma di capitalismo. Ma a differenza della classe dominante, che si adatta subitaneamente alle mutate condizioni, la classe lavoratrice, nell’aderire alle tradizionali idee ed attività, si trova in una situazione depotenziata e apparentemente senza speranza. E come i cambiamenti economici cambiano le idee solo gradualmente, potrà volerci un tempo considerevole prima che un nuovo movimento dei lavoratori –adatto alle nuove condizioni- sorga. Per il compito dei lavoratori è ancora lo stesso, cioè l’abolizione del modo capitalistico di produzione e la realizzazione del socialismo. E ciò potrà essere determinato solo quando i lavoratori organizzeranno sé stessi e le società in modo da assicurare una produzione e distribuzione pianificata determinata dagli stessi produttori. Quando un siffatto movimento dei lavoratori sorgerà, esso riconoscerà le sue origini nelle idee del comunismo dei consigli ed in quelle di uno dei più coerenti proponenti –Anton Pannekoek-.
TRAD. DA "NEW POLITICS (OLD SERIES) – 1960".