La vita delle frazioni della Sinistra comunista internazionale
La Frazione italiana si costituì ufficialmente alla Conferenza di Pantin, nel 1928, allorché l’Internazionale Comunista giunse, dopo innumerevoli esclusioni di comunisti internazionalisti in tutti i Paesi, alle decisioni del VI Congresso che sancì l’incompatibilità tra l’appartenenza al Comintern e la difesa delle posizioni rivoluzionarie. In realtà, la Frazione italiana poté costituirsi nel corso della guerra civile, che rivestì forme molto aspre in Italia, e di una lotta assai forte contro il centrismo. Verso la fine della Prima Guerra mondiale, in seno al Partito Socialista Italiano diretto dagli opportunisti del famoso «né aderire, né sabotare la guerra» (che andarono a Zimmerwald), apparve la corrente degli «astensionisti» con a capo Bordiga e la Federazione di Napoli, che pubblicava «Il Soviet».
Nella forma dell’astensionismo parlamentare faceva la sua apparizione la prima frazione marxista solidale con la Rivoluzione russa, non a parole, ma con l’elaborazione di posizioni comuniste che ne dovevano fare la capofila della scissione con i traditori e l’artefice principale della fondazione del Partito Comunista d’Italia. Si sa che Lenin, nell’Estremismo, malattia infantile del comunismo, rese un pessimo servizio ai comunisti italiani, giudicandoli, sulla base di un’informazione frammentaria e incompleta, unicamente per il loro astensionismo parlamentare e accreditando gli opportunisti dell’«Ordine Nuovo» di Torino. L’astensionismo, che era un aspetto della differenziazione tra comunisti e socialisti legati allo Stato capitalista, non era allora una questione di principio, bensì una posizione analoga a quella difesa dai bolscevichi nel 1906, all’epoca del boicottaggio della Duma, poco dopo l’assalto rivoluzionario degli operai russi. Del resto, nel 1924, all’epoca dell’ascesa fascista, la Sinistra di Bordiga raccomandò la partecipazione elettorale.
Nel gennaio 1921, a Livorno, la frazione astensionista, appena separatasi dal Partito Socialista diretto da Serrati, fondò il Partito Comunista. La situazione italiana era già pregiudicata dal tradimento socialista, che aveva liquidato il gigantesco movimento delle occupazioni di fabbrica, e dallo scatenamento dell’attacco sanguinoso del fascismo, unito alla repressione dello Stato capitalista. Socialisti e capitalisti disarmavano gli operai italiani, mentre fascisti e forze statali passavano all’eliminazione fisica e alla distruzione delle organizzazione operaie.
Un anno dopo, al secondo congresso, il Partito Comunista – ov’erano riunite le migliori energie del proletariato italiano – adottava le «Tesi di Roma», che sintetizzavano i princìpi del primo partito di classe degli operai italiani. La natura organica del partito, i suoi rapporti con la classe e le altre organizzazioni, la sua tattica nella fase delle guerre e delle rivoluzioni si trovano consegnate in queste Tesi che il centrismo sembrò accettare, nel 1923, in Italia, per rigettarle appena poté farlo impunemente con l’aiuto dell’Internazionale Comunista. Queste Tesi, che proseguivano il cammino storico di Lenin dal 1903 al 1917, incontrarono l’opposizione dell’Internazionale. Quest’ultima, tuttavia, fino alla morte di Lenin, non le respinse mai apertamente, sebbene obbligasse gli Spartachisti tedeschi a seguire la linea opposta, costringendoli alla fusione con i Socialisti Indipendenti.
Al iii e al iv Congresso del Comintern, il partito italiano, diretto dalla Sinistra, si oppose alle direttive che avrebbero condotto alla disfatta tedesca del 1923 e che avevano tuttavia ricevuto l’appoggio di Lenin e, in particolare, di Trockij. Fu su esplicita richiesta di Lenin che Bordiga e la Sinistra rinunciarono a dimettersi dalla direzione del partito, benché maggioritari al Congresso, giacché per dei marxisti non era possibile risolvere i problemi della rivoluzione in un Paese essendo minoritari a livello internazionale.
Al v Congresso, svoltosi dopo la sconfitta del ’23, la Sinistra rifiutò il mercanteggiamento propostole da Zinov’ev, che le offriva la direzione del partito in cambio dell’appoggio alla campagna anti-trockijsta in Russia. Su molti problemi, essa era in disaccordo con Trockij, il quale però rappresentava quantomeno una reazione internazionale al centrismo, e ciò bastava per imporre una totale solidarietà. La Sinistra, peraltro ancora maggioritaria nel partito, si dimise dunque da tutti gli incarichi, e dette inizio alla lotta ideologica che, con la formazione di una corrente, avrebbe condotto alla nascita della Frazione di Sinistra. Nel 1926, la corrente marxista che, con Bordiga, si era opposta, in Italia, alle avventure del centrismo (p. es., la secessione dell’Aventino nel 1924) e che, sul piano internazionale, lottava contro il «socialismo in un solo Paese», la «bolscevizzazione», il Comitato Anglo-Russo, elaborò un documento programmatico che fu presentato a un Congresso del Partito Comunista d’Italia. Questo documento è conosciuto come «Piattaforma della Sinistra»1.
Le «Tesi di Roma» (ripudiate dai centristi) e la «Piattaforma» furono i documenti di base per la formazione, a Pantin, della Frazione Italiana; il suo organo in lingua italiana era «Prometeo» (tutt’ora esistente).
Quando nel 1930 si costituì l’Opposizione Internazionale di Sinistra, diretta da Trockij esiliato in Turchia, la Frazione Italiana vi partecipò rivendicando i propri documenti fondativi. Trockij salutò la «Piattaforma» del 1926 come uno dei migliori documenti dell’opposizione, il che che non gli avrebbe impedito di scatenare una lotta di manovre e intrighi per piegare la frazione alla sua politica.
Fin dal gennaio 1932, la crisi profonda dell’Opposizione Internazionale di Sinistra aveva acuito le divergenze tra la Frazione e Trockij, che usava metodi burocratici per formare e dividere i gruppi, dissolvendo e spiazzando la direzione internazionale, attaccando la Frazione che si rifiutava di partecipare a questo gioco che impediva la costituzione di organismi comunisti nei diversi Paesi. L’opposizione tra la fedeltà ai «primi quattro Congressi dell’Internazionale Comunista» – credo del trockijsmo – e l’analisi marxista degli avvenimenti del dopoguerra – che vedeva il trionfo internazionale del centrismo – trovò la sua espressione non solo nell’opposizione tra la politica di «raddrizzamento dei partiti» e quella della costituzione di frazioni agenti nel partito e solo canale del pensiero marxista, ma anche nell’opposizione tra « le parole d’ordine democratiche» – che avrebbero fatto di Trockij il campione della guerra imperialista in Spagna e in Cina – e le tesi classiste, per le quali il proletariato e le sue posizioni sono le sole parole d’ordine adeguate alla situazione del dopoguerra.
Alla fine del 1932, alla vigilia dell’ascesa al potere di Hitler, la separazione aveva luogo sulla base di una proposta di esclusione della Frazione, fatta da Trockij (Gourov) che, parallelamente, intravedeva una possibilità di vittoria in Germania, anche con Thällman.
Nel 1935, dopo l’aperto tradimento del centrismo – che faceva sèguito alla morte definitiva dell’Internazionale Comunista e all’ingresso della Russia nella Società delle Nazioni –, la Frazione Italiana si trasformava e, da frazione del Partito Comunista d’Italia, diventava la frazione del nuovo partito che le eruzioni rivoluzionarie avrebbero permesso di fondare. Ciò avveniva in un momento in cui l’imperialismo italiano scatenava la guerra d’Abissinia, e il Congresso si concentrò sui problemi della trasformazione della Frazione in Partito, che il tradimento del centrismo e l’apertura della fase delle guerre imperialiste ponevano imperiosamente. Si affermava una corrente che voleva sostituire al processo reale delle lotte di classe – fecondatore delle condizioni necessarie per la formazione del partito – un volontarismo generatore di opportunismo e di revisione del programma comunista. I principali dirigenti di questa corrente dovevano formare la minoranza che nel corso degli avvenimenti spagnoli avrebbe sostenuto la guerra imperialista, passando dall’altra parte della barricata.
Alla fine del 1932, la Frazione italiana decideva un lavoro comune con la Ligue des Communistes Internationalistes de Belgique, sulla base di una convergenza nella critica alle posizioni dell’Opposizione Internazionale (trotskysta), critica contenente le questioni centrali del movimento operaio: lo Stato e il partito.
Gli avvenimenti spagnoli dovevano determinare una crisi in seno alla Frazione e nei suoi rapporti con la Ligue belga, al cui interno appariva d’altra parte una corrente marxista confluente con quella maggioritaria nella Frazione. L’esclusione dalla Frazione Italiana della minoranza che sfuggiva alla discussione, avrebbe poi preceduto la rottura con la Ligue ove si sarebbe verificata una scissione (vedi la risoluzione della C. E., «Bilan», n. 42). Nel novembre 1933, parallelamente alla collaborazione con la Ligue belga, la Frazione iniziò a pubblicare una rivista teorica, al fine d’intraprendere un lavoro di chiarificazione internazionale che doveva spingere i gruppi di avanguardia che avevano rotto con Trockij a seguire il cammino della formazione di frazioni di sinistra. [tale rivista era «Bilan», nota di Jean Barrot]
A quell’epoca tutti i tentativi della Frazione volti alla costituzione di un Bureau International si scontravano con la passività e la confusione dei gruppi esistenti, tra i quali solo la Ligue sembrava disposta ad affrontare una discussione internazionale seria.
Con la guerra di Spagna, tutte le divergenze con la Ligue e gli altri gruppi sfociarono in una rottura che segnava la caduta di questi «comunisti di sinistra» nella palude delle ideologie capitaliste. Una nuova fase si apriva, quella della formazione di frazioni di sinistra contro tutti i gruppi esistenti, sulla base delle nozioni programmatiche sullo Stato e sul partito proclamate dalla Frazione, insieme alla minoranza della Ligue belga. Questo sforzo ricevette la sua consacrazione con la formazione del Bureau delle frazioni di sinistra e la trasformazione di «Bilan» in «Octobre».
Attualmente, la Frazione Italiana pubblica «Prometeo» e «Il Seme», organo di discussione, in lingua italiana, che serve da strumento di preparazione teorica per il Congresso della Frazione. In una prossima cronaca, parleremo delle divergenze esistenti oggi nella Frazione, dei problemi discussi e che trovano la loro espressione in «Prometeo» e ne «Il Seme»2.
Il 21 febbraio 1937, la Conferenza Nazionale della Ligue des Communistes Internationalistes de Belgique dichiararò incompatibile l’appartenenza all’organizzazione con l’adesione alla risoluzione pubblicata da Jehan nel suo «Bulletin». Si trattava della contrapposizione tra i partecipazionisti alla guerra imperialista spagnola e gli internazionalisti sostenitori delle posizioni classiste.
Pertanto una minoranza – l’insieme del gruppo di Bruxelles, eccetto tre compagni (tra cui Hennaut) – lasciava la Ligue. Il 15 aprile appariva il primo numero del suo bollettino mensile, contenente i documenti di base concernenti la costituzione della Frazione Belga della Sinistra Comunista Internazionale. Non si trattava, come Hennaut voleva far credere, di un’emanazione della Frazione Italiana, ma della conclusione di tutto un processo nel corso del quale il proletariato belga era arrivato, per la prima volta, a gettare le basi per la costruzione di un autentico partito di classe.
Si sa che il Partito Comunista Belga fu creato dalla gioventù socialista che, al richiamo della Rivoluzione russa, lasciò il pob3. In Belgio la sua costituzione non fu preceduta da eventi sociali, poiché la borghesia riuscì, grazie al compromesso di Lophem, ad arginare con delle «riforme sociali» l’ondata proletaria che rifluì verso le organizzazioni del pob. Molto presto, il giovane nucleo comunista fu imbrigliato in una fusione, imposta dal Comintern, con il gruppo della sinistra socialista di Jacquemotte. Nondimeno, nel 1928, la maggioranza del partito passava all’Opposizione che, dopo la scissione di Anversa, aveva con sé tutti i militanti di avanguardia del movimento operaio belga. L’Opposizione si mosse a tentoni tra la moltitudine di problemi che si ponevano alla sinistra marxista. L’assenza di grandi movimenti sociali e l’impressione generale di stagnazione, incisero non poco nello scoramento che rapidamente la pervase. Bisognava agire come partito o come frazione? Questi problemi erano dibattuti al suo interno senz’esito, allorché era evidente che unicamente un lavoro come frazione – seppur escluso dall’Opposizione – avrebbe permesso di approcciare i problemi della degenerazione centrista e di elaborare le posizioni che avrebbero consentito, al momento del tradimento del centrismo, di evolvere verso la costituzione del nuovo partito. Trockij, dal suo esilio, pose imperativamente i termini del problema («raddrizzamento dei partiti» contra frazioni di sinistra) e senza attendere una discussione internazionale, senza comprendere le difficoltà inevitabili dell’Opposizione Belga, provocò sulla questione dell’Est Cinese4 (la ferrovia venduta da Stalin alla Cina) una scissione che disgregò definitivamente l’Opposizione Belga. Quest’ultima si scisse in due tronconi: il primo (la Federazione di Charleroi) creò il gruppo trockijsta ufficiale che sarebbe andato a finire nel pob, per poi uscirne con elementi della sinistra e costituire il Partito Socialista Rivoluzionario; il secondo diede vita alla Ligue des Communistes Internationalistes de Belgique che vegetò fino al 1932. Nel momento in cui il gruppo trockijsta degenerava, escludeva gli elementi internazionalisti e rompeva con la Sinistra italiana, la Ligue appariva come il solo gruppo classista sopravvissuto.
Nel mentre opponeva all’idea reazionaria del «raddrizzamento» l’idea confusa di «nuovi partiti», la Ligue ammetteva tuttavia che non esistevano le condizioni storiche e la preparazione ideologica per costituirli. D’altra parte, riguardo a «democrazia e fascismo», sul piano dei princìpi, dava una risposta soddisfacente (benché oggi l’abbia rivista per appoggiare i repubblicani spagnoli) e non riteneva possibile accontentarsi dei «primi quattro Congressi dell’Internazionale Comunista»5.
La sua collaborazione con la Frazione Italiana, che ne determinava un’allargamento della base di lavoro, e l’arrivo di nuovi elementi rimasti in posizione di attesa o provenienti dal gruppo trockijsta, avrebbero determinato un’atmosfera di discussione in cui erano affrontati i problemi essenziali del movimento comunista, tanto sul piano internazionale che su quello specificamente belga. Nel corso di queste discussioni, che avevano per oggetto l’evoluzione della Russia e la nuova situazione internazionale e belga, apparvero delle divergenze che si cristallizzarono poco a poco in due correnti che trovavano ancora, comunque, una base comune di lavoro. Le divergenze vertevano sulla Russia, sul problema della guerra (guerra d’Abissinia), sulla democrazia (plebiscito della Saar), sulle elezioni, sulla sinistra socialista e, infine, sul problema del partito e sul processo della sua formazione in Belgio, e furono esposte nel «Bulletin» della Ligue e nei «Cahiers» (soprattutto in «Bilan»).
Al termine di questa evoluzione, gli avvenimenti spagnoli misero le due correnti di fronte alla necessità di dare un’espressione politica alle loro divergenze e si manifestò un’opposizione di principio. Il problema dello Stato e del Partito vedeva sorgere due posizioni contrapposte, di cui una conduceva alla guerra imperialista e l’altra alla lotta per la rivoluzione proletaria. La scissione s’imponeva ed ebbe luogo.
Nel processo di evoluzione della corrente che avrebbe formato la Frazione belga, la Frazione italiana intervenne attivamente, ma in quanto acceleratore di una tendenza classista in via di definizione e come sostegno internazionalista del proletariato italiano al proletariato belga trascinato nell’appoggio alla guerra imperialista.
Se, dunque, dal punto di vista formale, non c’è legame storico tra la Frazione Belga e il primo nucleo comunista che formò il partito, in realtà, tale legame esiste dal punto di vista dell’evoluzione storica del proletariato belga, giacché la frazione attuale non è che il compimento dello sforzo realizzato dal proletariato in tutti i Paesi dopo il 1917: la creazione delle basi del partito di classe.
Il n. 1 di «Communisme», organo mensile della Frazione Belga, ha pubblicato una sua dichiarazione, punto di partenza per l’elaborazione della sua piattaforma, che s’ispira agli stessi princìpi della Frazione Italiana. Nei suoi bollettini, ha già pubblicato una serie di risoluzioni sui problemi centrali della situazione attuale e al suo interno la discussione prosegue su di un insieme di problemi che analizzeremo nel nostro prossimo numero.
in «Octobre», organo mensile del Bureau International des Fractions de la Gauche Communiste, n.1, febbraio 1938.